Capitolo 23 |Sangue reale

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Erano tutti seduti al tavolo tranne Peter e Sebastian. C'era un'aria soffocante e un silenzio assordante. Synnovea accarezzava la croce che aveva al petto guardando il pavimento. Peter era appoggiato al muro, la maglietta a brandelli e i pantaloni sporchi di sangue.

Sebastian, appoggiato al lavello della cucina, osservava tutto con le braccia incociate al petto.

Finalmente la donna delle nevi -così l'aveva soprannominata Sebastian-, seguita da Klarisa, entrò in cucina. Cristopher si alzò dalla sedia su cui era seduto volendo cederle il posto ma la donna fece un cenno leggero ed elegante con il capo, al che Cristopher fece sedere Klarisa, che teneva con un panno un coltello d'argento.

Sebastian si ricordò di quando, da piccolo, aveva trovato dentro un cassetto di suo padre, avvolto in un fazzoletto, un piccolo anellino. Appena preso con le dita aveva sentito un leggero bruciore ma era troppo impegnato ad ammirare quel piccolo anellino scintillante. Due sottili steli argentei di rosa si attorcigliavano tra loro e finivano con una piccola rosellina bianca. Se lo era messo al pollice ma il bruciore cominciava davvero a dargli fastidio. Le spine d'argento, seppur con la punta arrotondata, gli avevano lasciato dei solchi rossastri.

Aveva cercato di sfilarselo ma quell'anellino non aveva nessuna intenzione di abbandonare quel piccolo dito ormai martoriato.

Sebastian ricordava come suo padre, a seguito delle sue grida, era entrato di corsa della camera da letto e vedendo l'anellino al suo pollice aveva sgranato gli occhi. Lo aveva sfilato con tanta velocità e lo aveva lasciato cadere a terra. Ricordava di esser stato preso in braccio e portato in bagno a sciacquare con acqua fredda il povero dito bruciato.

Il ragazzo si guardò la piccola pallida cicatrice che aveva attorno al pollice destro. Suo padre gli aveva detto che se non fosse stato per quella percentuale di sangue di fata presente in lui, ereditata dalla madre metà fata e metà licantropo, sicuramente si sarebbe ritrovato con un dito in meno. Infatti, rispetto a un qualsiasi licantropo, il suo corpo riusciva a resistere più a lungo se a contatto con un oggetto in argento.

Il ferro invece gli causava solo prurito e delle bolle simili a uno sfogo cutaneo, perché si sa, per tutte le fate il ferro è mortale, come lo è l'argento per i licantropi.

Sebastian fu interrotto dal suo vagar nelle immagini del passato dalla voce grave di Peter.

–Comincio con il dire che sono stato trasformato pochi giorni fa da una certa Josephine–

–Sì, la conosco... Josephine Lefebvre– lo interruppe brevemente Cristopher per poi ridargli la parola.

–Sì, quella... dicevo: mi ha trasformato assieme ad un uomo di mia conoscenza, ma non sto qui a raccontarvi tutti i dettagli, solo le cose fondamentali ovvero che sta creando una specie di esercito ed ha minacciato sia me che l'altro che in caso non dovessimo far quel che dice ci ucciderà. Ha detto anche che entro due settimane ci avrebbe fatto visita per spartirci vari ordini–

–Cosa avresti intenzione di fare con questa Josephine?– questa volta fu Klarisa a parlare

–Vedere cosa vuole, è ovvio. Sono curioso di sapere perché gli servo–

–Devi stare attento. È pericoloso. L'effetto che il creatore ha sul proprio "figlio" è molto potente. Con lei accanto ti sentirai intimorito ma allo stesso proverai un senso di benessere soltanto per averla accanto. La tua sete si raddoppierà perché le tue forze si dimezzeranno. E nonostante la sensazione soffocante che avrai nello stare accanto a lei, ti sentirai comunque appagato dalla sua presenza e sarà difficile mantenere lucida la tua mente, molto difficile, soprattutto perché sei un nuovo nato...– Cristopher aveva una faccia seria. Le braccia incrociate al petto, le gambe leggermente divaricate. Quell'espressione crucciata faceva sì che quel viso, che aveva vissuto così tante sofferenze e angosce, divenisse più vecchio della realtà.

–Che ne dite se parlassimo di Kassy adesso? Poco importa dei suoi problemi da vampiro– la voce squillante, acuta e, soprattutto, infastidita di Synnovea echeggiò nelle orecchie di Sebastian, che alzò gli occhi al cielo.

Perché alle volte la voce di Synnovea doveva essere così fastidiosa? Quella di Kassandra era così calda e melodiosa. Ma doveva smetterla di pensare a lei! Non poteva, non potevano...

–Synnovea porta rispetto ed elimina quest'arroganza!– Cristopher la guardò severo –Anche perché sono sicuro che in questa faccenda c'entri Filtiarn. Perché mai un vampiro, così solitario, dovrebbe volere un esercito? Troppe responsabilità...–

–Di Kassandra e Aleksandra che sai dirci? – Klarisa voleva arrivare al nocciolo della questione il più in fretta possibile, si sarebbe sentita a distanza di miglia la sua angoscia.

–So che la sera in cui l'avete chiamata, parlo di Aleksandra, non ricordo bene perché di quella telefonata, mi pare che qualcuno di voi avesse detto a Kassandra non ho capito cosa...–

–Le ho svelato la nostra vera natura... e Aleksandra aveva detto che sarebbe venuta qui a parlare con Kassandra ma alla fine ha detto che aveva avuto un imprevisto–

–Senti Cristopher, Aleksandra ha sempre messo prima di tutto e tutti Kassy. Non avrebbe mai potuto lasciar sua figlia in un momento così delicato! Mi meraviglio di voi, ma soprattutto di te, che sembri molto sveglio e intelligente! Come hai fatto a non capire che c'era qualcosa sotto!? –

Cristopher si morse il labbro.

–Hai perfettamente ragione. Ma credevo che, magari, non lo so, dannazione! Magari Aleksandra, sapendo che c'eravamo noi, io, Klarisa Synnovea e Sebastian a darle supporto, pensavo si fosse tranquillizzata. Non lo so, non lo so. Sono un imbecille– Cristopher strinse i pugni e serrò le labbra.

–Sì, lo sei– aggiunse Peter.

–Quindi, a questo punto, anche il cambiamento repentino e la trasformazione di Kassandra... sotto c'è qualcosa–

–Ma è ovvio Synn, sono tutte collegate.– Sebastian era stato in silenzio per tutto il tempo, e con quella frase, aveva l'attenzione di tutti –L'esercito di vampiri, la scomparsa di Aleksandra... Kassandra, tutte portano ad un'unica persona: Filtiarn. Dovremmo solo capire se Josephine è dalla nostra parte o dalla parte di Filtiarn–

–Credo sia dalla nostra parte. Nella grande guerra uccideva chiunque non fosse un licantropo o comunque chiunque gli metteva i bastoni tra le ruote. In più, caro Sebastian, sai bene che licantropi e vampiri non sono mai stati buoni amici–

–Papà ti sei per caso scordato che le fate si erano alleate con lui?– con un segno del capo indicò la fata difronte a lui.

–Hanno combattuto al suo fianco, assieme al suo esercito di fanatici. Non dovremmo dare tutto per scontato. Alle fate aveva promesso un futuro glorioso, invece, una volta arrivato sulla vetta della montagna, ha cominciato ad uccidere anche loro in modi estremamente crudeli e sadici. Erano state le sue marionette fin dall'inizio. Nessuno se l'aspettava. Perché quindi fidarci di questa Josephine? E perché fidarci di lei? Chi ci dice che non è qui per spiare le nostre mosse?– Sebastian alzò un sopracciglio, mentre con l'indice indicava la fata dai capelli bianchi.

Quest'ultima lo guardò amorevolmente –Sei tale e quale a tua madre– disse infine quasi in un sussurro.

Sebastian sgranò gli occhi –E tu come fai a conoscerla? –

La ragazza si rigirò tra le dite un piccolo anellino d'argento con una piccola rosellina bianca.

–Era mia sorella–.

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