Capitolo 26 |Debolezze

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-Kassandra?-

Questa fu l'unica parola che, appena appena udibile, uscì dalla bocca di Sebastian.

La bellissima e sensuale ragazza, che davanti a lui lo guardava, assomigliava moltissimo alla ragazza di cui, segretamente, si stava innamorando. L'unica differenza era il colore delle iridi. Completamente nero. Un nero pieno e ardente. Probabilmente qualcun'altro non avrebbe accostato quella donna a Kassandra, ma Sebastian ebbe proprio l'impressione che fosse lei. Una lei diversa. La versione oscura.

-Lilith, originariamente un invisibile satellite naturale della Terra che gli antichi Egizi chiamavano Nefti e che Pitagora chiamava Anticthon, l'Antiterra, o, più comunemente, Luna Nera-

I capelli nerissimi ondeggiavano lentamente mentre lei si muoveva elegantemente in una danza che aveva incantato Sebastian. -Non si sottomise al sole e dunque, anziché riflettere la sua luce, la assorbiva. Lilith rappresenta la parte oscura di ogni creatura. L'antonimo della purezza. Reincarnazione della ribellione e della seduzione. È anche fonte d'ispirazione per quelle creature che voi tanto odiate: i vampiri.-

Lilith si fermò e dopo avergli sorriso maliziosamente, scomparve.

Sebastian aveva il batticuore. Sentiva il sangue pulsare dappertutto. Poggiò una mano sopra l'altra e le mise, con la più nonchalance possibile, davanti al cavallo dei pantaloni, maledicendo l'esser nato maschio. Adesso doveva riuscire a inventare una scusa per andare via.

-Io... i-io c-credo di dover andare a fare una passeggiata e a prendere un po' di aria fresca. Creperò dal caldo sennò...- aggrottò le sopracciglia e buttò giù un sospirone.

-Sì caro. Non preoccuparti- rispose lei ridacchiando.

Uscì velocemente dalla stanza e cercando di non far rumore si chiuse in bagno.

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-Credo dovremmo chiamare Fangluin-

-Fan chi?-

-Fangluin- ripetè Cristopher guardando con aria seccata Peter -Lo stesso mago che aveva preparato un potente incantesimo per bloccare la licantropia di Kassandra.-

-Ma il potente incantesimo non era poi così potente. Perchè dovremmo chiamare questo Fangulin?-

-Fangluin- lo corresse Synnovea sospirando. Cristopher, invece, contrasse la mascella inspirando profondamente. Si avvicinò alla sedia sulla quale vi era seduto il vampiro, poggiò una mano sul tavolo e si chinò su di lui affinchè i loro occhi fossero alla stessa altezza. -Siamo noi qua che comandiamo. Ti abbiamo accolto nonostante tu non ci stia molto simpatico. Un po' di umiltà da parte tua sarebbe più che gradita-. Peter lo guardò con sufficienza ma poi annuì sommessamente. Però voleva a tutti i costi l'ultima parola -Levati da qua però per piacere, mi farai morire asfissiato- disse perciò sventolandosi la mano davanti al naso con una faccia fintamente schifata poichè era da quando era entrato in casa che non stava respirando, quindi la puzza insopportabile di cane bagnato non aveva potuto sentirla. Ma questo lo sapeva solo lui.

-Puoi anche uscire. Dai vai, vai a prenderti un po' d'aria fresca. Così avremo sollievo pure noi. Poi se sarai interessato ti aggiorneremo sulle decisioni prese-. Cristopher lo prese da un braccio e lo fece alzare dalla sedia. Lo condusse alla porta e dopo averla aperta lasciò la stretta e gli diede delle pacche sulla schiena con un sorriso falso volutamente esagerato.

Peter si voltò non appena la porta di casa venne chiusa con un fragoroso sbam. Cominciò a camminare lentamente aggrottando sempre di più le sopracciglia e con un ringhio calciò un sasso che, buono buono, se ne stava sul vialetto.

Forse non si rese conto della forza che aveva appena utilizzato o forse se ne accorse, ma troppo tardi. Fortunatamente quella era una strada tranquilla: non vi erano mai più di tre-quattro passanti al giorno. Ma proprio quel momento non fu tra i più fortunati per Peter.

Il sasso fischiò nell'aria e alla velocità di un proiettile colpì al collo, proprio sotto la mascella, un ragazzo sui vent'anni che stava camminando sul marciapiede opposto. Peter sgranò gli occhi quando lo vide cadere a terra di getto, con un sonoro tonfo. Il sangue vermiglio sgorgava a fiotti dal foro grande quanto una noce che il rudimentale proiettile aveva creato.

Il vampiro deglutì. Cercò di non respirare ma fu più forte di lui: prese una gran boccata d'aria, l'assaggiò per bene e una sete irrefrenabile cominciò a farsi sentire. I canini avevano cominciato ad allungarsi involontariamente, si sentiva bruciare gli occhi.

Scosse la testa. Non poteva. Si mise le mani sulla faccia e si inginocchiò e trattenne nuovamente il respiro. Mise una mano in tasca e tirò fuori freneticamente il pacco di sigarette e un accendino argentato. Si alzò cercando di non guardare il ragazzo inerme, immerso in una pozza di sangue.

Sfilò dal pacchetto una sigaretta e a testa bassa si sedette sugli scalini di casa. Se la mise in bocca e la strinse con le labbra, ma nel farlo si ferì con i denti. Non ebbe neanche il tempo di asciugarsi il labbro che già la ferita si era riemarginata.

Accese la sigaretta e aspirò. Il fumo bruciò in gola, cercò di trattenersi ma tossì. Vampiri del cazzo. Non potete fumarvi neanche una sigaretta in pace. Aveva echeggiato nella sua mente la voce del suo io interiore. Avete proprio una gran vita di merda. Non potete più usufruire dei cibi e dei vizi umani. Solo sangue. Alla parola sangue Peter alzò la testa d'istinto. Il corpo era ancora lì e il sangue, anche se debolmente, continuava a colare dalla ferita. Il sole lo rendeva scintillante e, anche se non stava respirando, riusciva benissimo ad immaginare il buonissimo odore ferroso.

Fece altri due tiri ma ciò non lo distrasse dal suo vero desiderio. Le mani tremavano e i canini non riuscivano più a stare dentro la bocca. Cosa poteva fare dopotutto? Non poteva lasciar lì quel corpo, lo avrebbero visto.. e poi? Lo avrebbe solo tolto da là e buttato nel bosco, i lupi avrebbero fatto il suo lavoro e nel caso in cui venissero ritrovati i resti... una semplice passeggiata finita male. Non si sarebbe nutrito nuovamente di un essere umano.

Peter buttò la sigaretta sul prato e la schiacciò con il piede come da sua abitudine. Con le mani in tasca si incamminò verso il cadavere. Poteva sentire il calore anche a vari metri di distanza. Deglutì rumorosamente.

Lo avrebbe solo portato via da lì, si ripeteva, lo avrebbe infine lasciato nel bosco e sarebbe immediatamente corso via.

Prese il ragazzo dalle braccia e se lo caricò sulle spalle. Cominciò a correre alla velocità non umana e arrivò subito al boschetto. Non appena poggiò il corpo dietro alcuni arbusti, notò che la sua maglietta si era completamente inzuppata di sangue.

Le mani ripresero a tremare. I canini ormai erano diventati zanne. I suoi occhi dovevano essere color sangue. Non riuscì più a resistere.


Buonasera ragazzi! Come va? Mi farebbe tanto piacere ricevere vostre critiche o giudizi in generale riguardo questa mia storia. Doveste mai vergognarvi di lasciare un commento pubblico potete sempre scrivermi in privato! La vostra opinione conta molto per me!♥️

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