Capitolo 2 |Il passato non può essere cancellato

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Madre e padre russi, Aleksandra Marie Volk, o almeno così diceva di chiamarsi, era sempre stata una donna combattiva e testarda. Ma quei pochi anni di calvario l'avevano resa debole e ipersensibile.

All'età di vent'anni conobbe Peter Jacob Mitchell, ragazzo di cinque anni più grande di lei, pieno di vita, capelli di un marrone cioccolato, occhi più scuri dell'ebano, mascella possente e fisico atletico, un ragazzo bello, giovane e innamorato.

Aleksandra aprì un negozio di libri, Peter invece aprì un'agenzia immobiliare tutta sua. Passò un anno e durante una passeggiata serale sul lungo mare, Peter s'inginocchiò sulla sabbia umida e, con occhi luminosi, le aveva chiesto di sposarlo. Dopo un mese di preparativi erano uno legato all'altra dalle fedi nuziali e divennero quindi il signor e la signora Mitchell. Un mese dopo Aleksandra scoprì di essere incinta.

Nacque così Kassandra Megan Mitchell, una bellissima bambina dai capelli di un nero corvino, occhi di un verde smeraldo e labbra candide e rosee. Totalmente diversa dal padre e dalla madre.

Kassandra, crescendo, diventava sempre più bella, combattiva e testarda: un fuoco furente che illumina le tenebre.

Peter aveva sempre notato qualcosa che non andava nel comportamento della moglie riguardo la figlia, fin quando, dopo due anni dalla nascita di Kassandra, Aleksandra gli disse parte della verità, che gli bastò per cominciare ad ubriacarsi e a frequentare cattive compagnie.

Qualche tempo più tardi, Aleksandra scoprì, nella valigetta ventiquattro ore del marito, chili di cocaina. Avevano litigato spesso ed era sempre finita con percosse e abusi da parte di lui, ubriaco e strafatto e, nonostante lei avesse più di un modo per difendersi, Aleksandra non aveva mai reagito, perché l'aveva sempre presa come una sorta di punizione. Non aveva mai attribuito la colpa al marito: era soltanto lei che aveva causato il tutto.

Se lei non avesse commesso quello sbaglio, sarebbero ancora una famiglia felice. Se solo fosse riuscita ad essere più forte e più matura. Certo, non sarebbe nata Kassandra, ma avrebbero ancora festeggiato felicemente i diciotto anni di matrimonio e non con rancore e sensi di colpa.

Aleksandra si risvegliò dai ricordi nel sentire il clacson della macchina dietro, che la intimava a passare finché il semaforo fosse ancora verde. Arrivata al negozio diede un sguardo alla spiaggia dorata e brutti ricordi si insinuarono veloci nella sua mente. Angosciata si mise una mano sulla fronte e con l'altra fece poi quel gesto per allontanare i pensieri, lo stesso che si fa quando si cacciano le mosche.

Parcheggiò l'auto sul retro, scese dalla macchina, frugò nella borsa e cercò qualcosa che al tatto fosse freddo. Nel prendere le chiavi, urtò con il gomito un uomo che stava passando lentamente dietro di lei e le caddero a terra con un fragoroso suono metallico.

Si piegò per prenderle ma l'uomo fu più veloce di lei. Le lunghe dita di lui indugiarono sul palmo morbido di Aleksandra quando le porse le chiavi recuperate. Lei alzò lo sguardo: era un uomo alto più di un metro e ottanta, un cappello nero con la visiera metteva in ombra quasi metà della faccia, inoltre vi erano gli occhiali da sole che impedivano a Aleksandra di poterlo guardare negli occhi, ma un sorriso smagliante aveva fatto arrossire la donna.

Lei sorrise incantata da quell'uomo affascinante -Grazie, è stato veramente gentile, mi perdoni per averle dato una gomitata nello stomaco. Non l'avevo vista.-

Ma nel momento in cui l'uomo si tolse le lenti scure che gli coprivano gli occhi, mostrando due iridi verde smeraldo, con pagliuzze verde chiaro, un forte senso di angoscia crebbe nel cuore di Aleksandra. Lo stupore le fece schiudere la bocca e la paura le fece venire la pelle d'oca.

-Non sei cambiata affatto Accalia- le disse con il suo sorriso ammaliante mostrando denti bianchissimi.

-Ma tu... tu eri morto... tu... eri morto!- l'uomo sorrise vedendola sgranare gli occhi e la prese dai polsi -Beh, lo avresti voluto... forse. Ma invece eccomi qui. Perché non mi chiedi come sto? Dopo che... - l'uomo si abbassò lo scollo della maglietta mostrando una grossa cicatrice nel punto esatto dove era situato il cuore - ...mi ficcasti quel pugnale dritto al cuore. Sai, non sei stata molto gentile Accalia, almeno, non dopo quello che avevamo fatto. Poco coerente direi, Accalia-.

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