Capitolo 21 |Rosso scarlatto

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Peter si era seduto da poco al volante della macchina e Kassandra aveva appena aperto la portiera del suo lato, stava per entrare nell'auto ma si bloccò.

–Peter...– iniziò a dire guardandosi con gli occhi le gambe nude –...mi serve qualcosa da mettere– concluse la frase muovendo le dita dei piccoli piedi scalzi.

Peter sbuffò e quando Kassandra alzò lo sguardo ma il suo patrigno non c'era più. Non ebbe neanche il tempo di chiedersi dove fosse andato ché una voce alle sue spalle la fece voltare

–Sempre stata nel tuo mondo tu, eh? Mi spieghi come hai fatto a non accorgerti di esser nuda? E soprattutto senza scarpe! – disse Peter indicando con gli occhi i piedi di Kassandra sopra il marciapiede grigiastro e porgendole degli anfibi e dei jeans.

Kassandra si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio –l'hai detto tu stesso: sono sempre nel mio mondo! – prese le cose che le aveva portato e disse –E poi non ti avevo mica detto di andar tu. La mia era solo una riflessione ad alta voce.–

Peter alzò un sopracciglio –Se vuoi ritorno dentro e te li riprendi da sola, signorina Sono arrogante e me ne vanto–

Kassandra brontolò parole indecifrabile, probabilmente inesistenti. Si sistemarono in macchina e mentre si infilava i jeans, la ragazza, mossa dalla curiosità chiese: –Come si diventa vampiri? – lo guardò aggottando le sopracciglia nere ben curate.

Peter fu un po' sorpreso da quella domanda, inconsciamente si portò una mano al collo, in corrispondenza della cicatrice del morso –Kassandra, sono preoccupato per tua madre, e ripercorrere ricordi abbastanza freschi di questo genere, ricordi che manterranno in me la consapevolezza di ciò che sono e sarò per sempre, non farà altro che rendermi ancora più irrequieto–

Kassandra emise un "oh" seccato e Peter aggiunse –Kassandra, mi pare di capire che non sei poi così tanto preoccupata per tua mamma–

Lei lo guardò con gli occhi sgranati, poi si mise l'anfibio destro –Sono preoccupata invece, sei tu che non percepisci la mia preoccupazione–

–Kassandra, stiamo parlando di tua mamma, che potrebbe anche esser morta e tu che fai? Ti allacci lo stivale–

–È un anfibio–

–KASSANDRA! Ma non vedi? – Peter frenò e Kassandra batté la testa –AHIA! – esclamò lei portandosi una mano alla testa.

–Ma sei scemo? Mi hai fatto sbattere! –

Peter la guardava furibondo, mentre i clacson delle macchine dietro venivano suonati e strasuonati dai guidatori stressati.

–Dietro suonano! E davanti non c'è nessuno! Va' avanti! –

L'uomo si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, le sue iridi erano diventate rosso scarlatto. Kassandra deglutì guardandolo come si guarda un fuori di zucca scappato da un manicomio.

Peter, con la mascella contratta, rimise le mani al volante e lo strinse con forza. Scosse la testa, come se volesse scrollarsi di dosso qualcosa. Poi si portò la mano destra, chiusa in un pugno, alla bocca e si morse due nocche. Kassandra poté intravedere i canini prominenti che affondavano nella pelle bianco-pallido dell'uomo, e si chiese subito dove avesse sbagliato. Si era arrabbiato perché lei non era tanto preoccupata quanto lui?

Due piccoli rivoli di sangue rosso scuro, più sul nero che sul rosso, percorsero il dorso della mano del patrigno. Lui aveva ancora i canini affondati nella sua pelle. Intanto gocce di quel sangue scuro si mossero lungo il polso e scesero per l'avambraccio, raggiungendo quindi il gomito spigoloso.

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