Capitolo 24 |Shaila

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-Tu lo sapevi?-

Sebastian alzò le sopracciglia biondo scuro guardando il padre.

Cristopher guardò la fata chiedendole con lo sguardo il perché di quella rivelazione in quel momento già di per sé delicato.

-Sto aspettando la tua risposta-

-Sì Sebastian. Lo sapevo-

Synnovea e Klarisa sbiancarono. Peter sogghignava e faceva no con la testa per esprimere il suo disaccordo nei confronti di tutte quelle omissioni.

-E voi? Voi lo sapevate immagino...- il ragazzo si passò una mano tra i capelli portandosi indietro il ciuffo biondo.

-Io no Seb- Synnovea si avvicinò a lui -lo giuro-

Klarisa alzò le spalle e con espressione dispiaciuta scosse le spalle.

-Ora capisco, più o meno, come ci si sente quando qualcuno di cui ti fidi ti cela qualcosa di importante sul tuo passato-

Sebastian si mise le mani in tasca e uscì dalla cucina. Salì le scale con lentezza, con naturalezza. Voleva far credere che più di tanto quella notizia non lo aveva sconvolto. E invece lo aveva completamente disorientato. Suo padre gli aveva sempre detto che era ignaro del passato di sua madre, non conosceva i membri della sua famiglia. Sapeva solo che era una mezza fata, un tempo molto importante. Diceva di non conoscere altro.

Non aveva neanche una foto. Sebastian non sapeva quindi che volto avesse sua madre.

Entrò nella sua camera e si mise davanti allo specchio. Si mise ad osservare i suoi lineamenti e cercava di scartare quelli paterni per poter ricostruire il volto della madre.

Pensandoci, trovava poco in comune con Cristopher, forse solo la mascella squadrata e l'arcata sopraccigliare lievemente sporgente. Più si guardava allo specchio e più vedeva somiglianza tra lui e la fata che si trovava in cucina. Il taglio degli occhi quasi orientale, gli zigomi lievemente marcati, il naso delicato dal taglio dritto e con la punta rivolta leggermente verso l'alto.

Si allontanò dallo specchio trascinando i piedi sul parquet e si buttò all'indietro sul letto. Le braccia aperte e lo sguardo verso l'alto.

Un pensiero dopo l'altro si appropriava della sua mente.

Suo padre avrebbe dovuto dirgli che vi era la possibilità di incontrare persone collegate a sua madre.

L'unica cosa che potesse connetterlo alla madre, ovvero quell'anellino di argento, non era più l'unica. Quella fata in cucina, non solo lo legava di gran lunga a ciò che più aveva desiderato e a ciò che non aveva mai avuto, ma gli avrebbe permesso di ricostruire, almeno in parte, caratteristiche e abitudini.

Tante domande alle quali nessuno aveva saputo rispondergli e adesso aveva la possibilità di essere soddisfatto. Ma no. Non avrebbe fatto neanche una domanda. Doveva rimanere offeso anche con quella fata: lei in diciannove anni avrebbe potuto benissimo fargli anche una visita di cortesia.

Sentì bussare alla porta. Non rispose.
Sentì bussare nuovamente. Smise anche di respirare per evitare di farsi sentire. Non aveva voglia di parlare. Con nessuno.

-Sebastian caro... Sono certa che tu sia dentro questa stanza, sarebbe alquanto gradito che tu aprissi-

Sbuffando Sebastian andò alla porta, mise una mano sulla maniglia. Rimase così per alcuni secondi. Il calore della sua mano aveva ormai riscaldato il metallo freddo.

-Sebastian... ambisco solo a discorrere con te. Non desidero alcun alterco-

Ma come cazzo parla questa? Pensò aprendo la porta.

Due occhi grigio perla lo fissavano teneramente.
Le labbra chiare e carnose si distesero in un timido sorriso scoprendo denti perfettamente bianchi.

-Comprendo la rabbia e il rancore che per ora sono padroni del tuo cuore e della tua mente e che ti stanno obnubilando la vista...-

-Sono alquanto costernato dal dover dire ciò che sto per dire, in un modo a dir poco brusco e maleducato- la interruppe Sebastian imitando la sua voce -Arriva al nocciolo della questione. Non ho altro tempo da perdere. Non starò qui a farmi nuovamente prendere per il culo-

La fata arricciò il naso e abbassò lo sguardo per terra sospirando. Poi lo guardò con una luce nuova negli occhi. -Dammi le mani- disse prendendogliele senza aspettar risposta.

Sebastian stava per obiettare ma d'un tratto lei scomparve, e con lei tutto ciò che lo circondava. Si trovava in un luogo piuttosto luminoso, fin troppo luminoso. Non riusciva a distinguere le cose. Doveva trovarsi in un edificio e dovevano trovarsi accanto ad una persona perché dalla sua sinistra si levò una voce calda e cristallina.

-Mio egregio popolo! È stata una scelta di tutti. Non incolpiamoci a vicenda! Agendo così non facciamo altro che metterci gli uni contro gli altri. Josh Filtiarn Lykaios! Lui ha ordito cabale contro di noi. Desideravamo solo la pace tra i vari mondi. Ma lui con il suo parlar forbito e con il suo mentire spudorato ci ha indotto ad accettare la sua alleanza dissimulatrice-

La donna che aveva parlato, dalla figura slanciata e dalla chioma dorata, si erigeva al centro di un'ampia sala con pavimenti di marmo e le mura rivestite da rampicanti di foglie rossicce. Sulla schiena della donna, tra le scapole, spuntava un bocciolo rosa chiaro, delle dimensioni di una mano.

Sebastian si chiese cosa mai fosse quella cosa che sembrava stesse crescendo sulla schiena di quella bellissima donna dalle orecchie stranamente umane. Non aveva mai visto una fata con un fiore attaccato sulla schiena.

-Regina dalla chioma d'oro e dalle vesti ialine- ora una voce roca e autoritaria aveva preso parola, mentre la mano diafana della regina si accarezzava il pancione gonfio coperto da una veste sottilissima, simile a seta di ragno-Come possiamo non considerare traditrice anche voi, se voi per prima avete il loro sangue nelle vene? Insegniamo da secoli alla nostra prole che il sangue della nostra razza non deve essere assolutamente contaminato da quello di un'altra razza per non perdere la nostra purezza. E voi siete il risultato di questa trasgressione. Un ibrido. Ed altrettanto lo è la creatura che state per far nascere. Voi, come vostra madre, avete messo voi prima del vostro popolo-

La fata che stava parlando dimostrava essere un anziano di sessant'anni ma probabilmente aveva sei secoli in più dell'età dimostrata. Il colore che lo caratterizzava era il verde. Gli abiti di seta che indossava erano verdi e gli occhi e i capelli verde scuro. Persino la carnagione aveva un tonalità tendenti al verde.

-Dovreste criticare i vostri di errori, Utelio, dettati dalla troppa vostra ossequenza alle leggi, come quello di aver ucciso vostro figlio poiché aveva aiutato una schiava ad alzarsi da terra. Vostro figlio era un validissimo guerriero con un cuore d'oro-

Era stato Sebastian a parlare. Ma non era la sua voce, era una voce femminile molto familiare. E poi non conosceva mica il nome di quel vecchio verdognolo che assomigliava tanto al Grinch. Tutti gli occhi adesso erano rivolti verso di lui. Doveva star sognando. Sicuramente.

-Shaila. Fa' silenzio- disse la fata in un sibilo.

Quindi in questo sogno aveva assunto l'identità di una certa Shaila? Molto insolito, pensò, insolito ma divertente.

-Maestà! SONO QUI! SONO ARRIVATI!- una fata vestita di blu e con un elmo quasi certamente in argento fece irruzione nella sala. Avanzò lentamente zoppicando, trascinando la gamba sinistra, e si inginocchiò al cospetto della regina. Con una mano coperta da un guanto color argento si teneva una spalla che aveva un grosso segno di un morso dal quale usciva del liquido biancastro. La gamba sinistra era completamente maciullata.

-Sono dentro il castello mia signora. Scappate...- dopo aver detto quell'ultima parola in un flebile sospiro, cadde per terra, morto.

Le fate presenti nella sala cominciarono a urlare e a correre verso l'uscita.

La regina rimase immobile. Pietrificata. Si premeva una mano sul ventre tondo.

-Shaila... - Sebastian poté vedere negli occhi di quella fata il terrore più totale -Sebastian sta per nascere-





Buongiornoooo! Sono davvero costernata per la mia lunga assenza... Ma purtroppo la scuola e impegni vari non mi permettono di essere molto attiva:(
Bacioni💕

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