"La vita non è un gioco, la vita è il gioco. È quel gioco che all'inizio non risparmia nessuno, che all'inizio non bacia i tagli sulle mani a chi lavora, che all'inizio scarnifica chi non dovrebbe e elogia chi avrebbe bisogno di essere raddrizzato.
È quel gioco di cui nessuno ha paura, ma che allo stesso tempo temiamo tutti quanti.
Dicono che la vita sia una continua camminata in salita verso la vetta di una montagna. Dicono che sia peccaminosa, perché induce al peccato. Che sia l'amante indiscreta dei peccati di noi uomini.
Esistono varie visioni della vita.
C'è chi la definisce il dono più grande, e chi la definisce una vera e propria catastrofe.
C'è chi è in grado di rovinare una vita grazie ad una frase, o chi è in grado di rovinarne dieci con una lama.
C'è chi dice che la vita è il viaggio più bello che una persona possa compiere, e chi invece dice che è maliziosa ed egoista.
Qualcuno pensa che solo i grandi restano al mondo, che peraltro è anche quella che si definisce La legge del più forte, mentre qualcun altro pensa che sia solo un'ingiustizia.
C'è chi vive una vita perfetta, e chi vive una vita disastrosa. O forse no, forse dipende solo dalla visione che si ha di essa.
Qualche persona è clemente con la vita. La perdona anche se si è portata via tutto quello di cui aveva bisogno.
Ma, e fin qui credo che tutti siamo d'accordo, resta il fatto che la vita è solo l'attesa; l'attesa della morte.
La vita è basata sulla ripetitività di essa.
Si è sempre in bilico tra due scelte: fare o non fare una qualsiasi cosa.
C'è chi crede nella reincarnazione, e chi crede che di vita ce ne sia una soltanto.
La vita è un viaggio costantemente in bilico tra l'illusione di un desiderio, e realtà troppo scomode su cui soffermarsi."
Scrivo queste parole venute dal cuore sul mio diario, nel cuore della notte, mentre tutti dormono.
Pensieri mai espressi prima, scritti su un foglio bianco che probabilmente non leggerà mai nessuno.
Come fa ad essere così intenso il piacere di sfogarsi su un sottile foglio dipinto di bianco? Mi chiedo mentre lascio scivolare la penna in terra.
A volte succede. Succede di svegliarmi nel cuore della notte con il bisogno di scrivere quello che provo su un foglio, per poi stracciarlo e ripensare alle parole scritte fino a riaddormentarmi. Soffermarsi su quelle frasi di un senso troppo complesso, credo che sia un'azione comune.
Ma perché?
Perché stiamo a rileggere così tante volte una cosa che non riusciamo a capire al volo?
Perché stiamo minuti e minuti a tentare di capire un qualcosa che, se non siamo riusciti a capirlo subito, evidentemente non vale la pena di afferrare?
Spesso ci soffermiamo su cose che sarebbe meglio lasciar perdere. Ci soffermiamo su battute poco gradite, o su commenti inopportuni. Quando sarebbe meglio fingere il nulla e continuare con la propria strada.
Se qualcuno ci dice che siamo stupidi, automaticamente, anche se diciamo il contrario, quel brutto commento ci rimane in mente per tutto il giorno.
Ma perché?
Perché l'uomo non ha abbastanza intelligenza per rimuovere completamente quello che si vuole?
Perché io non posso rimuovere completamente dalla testa quella nottata con Freddy?
O perché Sarah Michelle non può rimuovere dalla testa tutte quelle volte che le è stato detto "Cicciona di merda"?
O perché Mavis non può rimuovere dalla testa quei brutti ricordi che ha di suo padre?
Perché? Perché? Perché?
Sapete? Vorrei tanto potervi rassicurare, dirvi che, anche se bisognerebbe fare così, effettivamente non c'è nulla di cui starci male se qualcuno vi insulta o vi ride dietro. Ma so che sarebbero parole sprecate, perché siamo esseri umani, e come tali ci stiamo male. Ci stiamo molto male.
La notte è uno dei momenti che preferisco.
La notte rifletto. Ripenso ad ogni momento che ho passato durante la giornata.
Decine di domande annebbiano la mia mente, ma solo una, che fino a questo momento ho cercato di evitare, continua a ripetersi nel mio cervello da questo pomeriggio: Perché Andrew si è comportato in questo modo?
Credo che Bill sia uno degli amici migliori che potessero capitarmi.
Lui è dolce, gentile, simpatico, educato, e anche molto premuroso.
Mi piace parlare con Bill, perché non mi giudica mai, indipendentemente da ciò che mi è successo.
Sorride sempre, non l'ho mai visto giù di morale, per questo mi sono a dir poco impressionata quando l'ho visto in quello stato.
Diavolo se faceva paura.
I suoi capelli neri erano stracolmi di residui di sangue ormai seccato. Così come la sua fronte e le sue nocche.
Mi guardava con quei suoi occhi scuri che quasi facevano spavento. Trasmettevano tenerezza ma allo stesso tempo tanto di quell'odio...
Ma ancor più bizzarro è stato il comportamento di Andrew quando sono andata alla confraternita.
Sembrava impassibile, come se non gliene importasse nulla.
Stava lì, immobile, ad ascoltare le mie domande, finché alla fine è sbottato.
Mi ha detto cose orribili, che sinceramente non avrei mai pensato che potessero uscire dalle sue labbra.
E poi quando mi ha quasi baciata... Dio se è stato bello. Mi sono sentita come una quattordicenne che è alle prese con le prime emozioni sentimentali.
Mi sono sentita percossa da brividi intensi, quando il suo pollice ha iniziato a massaggiare il mio fianco. Nessuno lo aveva mai fatto.
È stata un'esperienza provata varie volte, ma con emozioni completamente diverse. Non ho sentito il classico cuore che batte all'impazzata; ma non l'ho proprio sentito.
Nel mio corpo stava succedendo qualcosa di magico, che non credevo possibile.
Ero così infuriata con lui, ma mi ha fatto calmare in una frazione di secondo. Ero arrabbiata, amareggiata, triste, e infelice, ma allo stesso tempo sentivo i fuochi d'artificio nello stomaco. Le mie famose farfalle stavano dando una festa lì dentro.
Anche all'ospedale, pur essendo infuriata con lui, non riuscivo a smettere di rivedere ciò che era successo, nella mia mente.
Rivedervo quelle labbra, quegli occhi... Le guance leggermente arrossate, e il petto che saliva e scendeva in modo irregolare.
Potevo sentire ancora il suo respiro sulla mia pelle, pur essendo distante chilometri.
Quanto a Bill... Passerà varie notti all'ospedale, per controllare che sia tutto a posto.
Ha deciso di non sporgere denuncia, e di questo Andrew dovrebbe essergliene grato, e, forse, lo ha anche perdonato.
Nemmeno lui mi ha detto il motivo del loro litigio, mi ha detto solo che in parte è stata anche colpa sua.
Chiudo gli occhi, dopo quasi un'ora a pensare.
Sogno, per la centesima volta, quel momento perfetto che ho vissuto qualche ora fa.
Occhi azzurri e labbra rosee si avvicinano lentamente al mio viso, finché il mio petto non si scontra contro il suo.
STAI LEGGENDO
WITH YOU? - COMPLETA -IN REVISIONE
FanfictionPolly Evans è una comune ragazza di vent'anni, con ambizioni ed un sogno: diventare giornalista. I suoi unici obiettivi sono sopravvivere alle continue frecciatine della sua nemesi Ally, procurarsi un buono stage in un'agenzia giornalistica e termin...