16. Ho vent'anni e sono più ubriaca di Nicolas Cage in Via da Los Angeles.

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Sento il bruciore della vodka accumularsi lentamente nelle mie vene, dopo il quinto shot che Mavis mi obbliga a bere.
Ormai sono ubriaca (non reggo l'alcool) e credo che la mia amica sia conciata peggio di me. Sta seduta al bancone affianco a me, mentre ordina shot di vodka a raffica. La cameriera la guarda male, ma basta un'occhiata contrariata del suo capo, che sguscia via con la coda fra le gambe.
《Non ci posso credere... Quella stronza continua a guardarmi male.》biascica Mavis dopo aver sorteggiato un altro shot.
Mi viene da ridere, se ripenso a tutte le volte che io e Mavis siamo rimaste da sole in stanza mentre Charlie e Rosalie andavano a divertirsi e ad ubriacarsi rutti i sabati sera.
La differenza sta nel fatto che oggi è domenica sera, e domani io ho scuola, ma decido di non pensarci, di spostare il mio pensiero solo sul fatto che io mi stia divertendo. Tanto è per una sera soltanto.
《Mi è venuta un'idea.》dice poi la mia amica, sbattendo forte il bicchierino sul bancone.
Ridacchia quando vede che le persone attorno a lei si voltano a guardarla, e poi dice:《Perché non andiamo da Sharman?》
Strabuzzo gli occhi. Credo che sia una pessima idea anche con tutto l'alcool che ho in corpo, ma ho vent'anni, e sono più ubriaca di Nicolas Cage in Via da Los Angeles.
Da sobria direi di no, penserei che anche se ho vent'anni e dei rischi li devo correre, non sarebbe questo il modo, nè il momento. Ma dato che il tasso di buon senso che avevo ancora nel mio cervello è andato sotto zero quando mi sono offerta di bere il terzo shot di vodka, rispondo un sì davvero troppo esaltato, e quasi cado scendendo dallo sgabello.
Solo quando inizio a barcollare quando faccio per andare verso l'uscita, mi rendo conto di quanto cavolo io abbia bevuto. La stanza attorno a me gira in continuazione, e ho quasi paura di cadere quando pesto un piede ad un ragazzo affianco a me.
Entro nell'auto di Mavis, e mi siedo dalla parte del passeggero.
《Forza!》strilla allacciandosi la cintura.
Dubito che arriveremo al campus senza aver nemmeno procurato un graffio a questa bella auto sportiva nera, però almeno abbiamo la scusa che eravamo ubriache. Almeno credo.
《Piano!》grido quando supera una macchina in curva. Roba da ammazzarsi.
《Tranquilla, non ci faremo nulla.》biascica in risposta.
Tengo stretta la maniglia attaccata al tettuccio dell'auto, mentre pigia l'acceleratore.
《Andrew non aveva il diritto di trattarti così, perciò ora noi andremo da lui, e tu gli dirai quello che pensi.》borbotta.
Non ha senso andare da lui, tanto in questo momento credo che mi odi, o forse no. Non lo capisco.
Prima sembra indifferente al fatto che io entri nella sua stanza, poi mi grida cose orribili, dopo cerca di baciarmi, e dopo ancora non mi cerca nemmeno.
Non so cosa voglia da me, e questo lo devo capire. Non so il perché abbia iniziato a frequentarmi, forse per gioco, o solo per divertimento. Al solo pensiero mi viene la nausea (e vi assicuro che non è per la vodka).
Non so se abbia mollato Ally per me, e nemmeno so il perché, se prova qualcosa, ancora non me ne abbia parlato. Non so nulla di quello che ha in quella testa, ed è difficile capirlo.
《Mavis io non so se...》
《No, Polly. Sarò anche ubriaca, ma non sono stupida. So quello che è giusto, e fidati, è giusto che metta le cose in chiaro con te.》fa seria entrando nel parcheggio della confraternita.
《Ora scendi, bussi a quella cavolo di porta e ti fai dire ogni singola cosa.》ordina.
《E tu dove vai?》
《Io starò qui, se vedo che non torni entro mezz'ora è perché avete risolto e starai lì a dormire...》
《Non ho intenzione di stare lì a dormire.》ribatto secca.
《Be', cara, a meno che tu non trovi il passaggio per tornare al campus, la vedo molto dura.》fa l'occhiolino e si ferma.
Improvvisamente sento l'effetto coraggioso che mi dona l'alcool, ed esco dall'auto, dirigendomi molto lentamente in direzione della casa.
Sento il sangue scorrere alla velocità della luce nelle vene, e il mio cervello elabora le centinaia tipologie di risposte per iniziare un discorso.
Busso alla porta.
Potrei iniziare con quel《Sei un cretino.》alla quale ci sono molto affezionata, ma non credo che mi prenderebbe sul serio.
Magari potrei farmi spazio nella sua stanza e iniziare a gridargli contro. Però non credo che la prenderebbe bene.
Anzi, non mi importa nulla di quello che pensa. Non mi importa più di nulla. L'unica cosa che voglio sapere è il perché si sia comportato così ieri sera, dopodiché me ne tornerò nella mia stanza e dirò addio ad Andrew Sharman il Cretino della Pepperdine.
《Chi sei?》
Un ragazzo alto, biondo, grandi occhi scuri, e con il classico pancione da grande mangiatore di hot dog mi si presenta davanti, con in mano una birra.
Prendo un bel respiro, e mi ripeto nella mente la frase a cui ho pensato per tutto il viaggio, nel caso mi si presentasse qualcuno che non sia Andrew alla porta, come in questo caso.
《Levati, devo vedere Sharman.》
Lo sorpasso e mi dirigo, barcollando, verso le scale.
In un secondo momento gli chiederò umilmente scusa in quattordici lingue differenti, ma in questo momento penso che per quel che mi riguarda questo ciccione sudato può anche andarsene al diavolo.
Che cattiveria... È l'alcool che parla al tuo posto. Attenzione, la vocina subdola e irritante è tornata! L'avevo data per dispersa ormai, era da tutta la sera che non dava segni di vita.
《Dorme.》mi avverte mentre salgo, da totale idiota, le scale.
《Ma va' al diavolo!》gli grido in risposta.
Mi appoggio al muro mentre tento di salire le scale nel modo meno ridicolo possibile, e cerco in tutti i modi di non sembrare una ritardata una volta arrivata all'ultimo gradino.
Barcollo verso l'unica stanza nella quale sia mai stata: quella di Andrew.
Inizio a bussare con una tale forza che, se fosse vero, Hulk verrebbe a complimentarsi con me, magari donandomi anche una medaglia ed un trofeo.
《Andreeeeeew...》sussurro ridacchiando, a mo' di bambina inquietante rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
Busso ancora, stavolta più forte di prima, e in pochi secondi mi ritrovo a bussare contro il petto di Andrew.
《Polly?》dice con voce impastata.
Metto le mani sui fianchi, e aggrotto le sopracciglia.
《Perspicace.》osservo.
Mi guarda con quei suoi grandi e meravigliosi occhi azzurri, che rimangono fissi sulle mie labbra per qualche istante.
《Perché sei qui alla una di notte?》sbadiglia.
Be', tanto per cominciare perché sei un cretino. Vorrei rispondere, ma so che la vocina mi rimprovererebbe per il mio cattivo modo di presentarmi, e francamente non ho voglia di sentirmi sgridare da una vocina irritante, ho già mal di testa.
《Allora?》fa seccato.
Oh, adesso mi sente. Non mi importa un fico secco della vocina, sono troppo incavolata.
《Perché sei un idiota, un pezzente, un cretino, uno scemo, uno stronzo, un bastardo senza cuore, un pezzo di merda, e...》mi fermo un istante per respirare.
《Hai finito?》chiede sedendosi sul suo letto, poi si passa una mano fra i capelli.
《No! Non ho ancora finito, Andrew.》quasi grido.
《Dai, smettila adesso.》mormora.
Lo guardo soddisfatta.《E perché? Perché non vuoi che i tuoi amici ti vedano per quello che sei? E cioè un cretino?》dico con aria di sfida.《Sai Andrew... Francamente non ti capisco... Sei solo un subdolo stronzo, per non parlare poi, del fatto che...》
Sto per dire lui, ancora una volta, che è un cretino, quando si alza deciso e mi carica in spalla.
Solo ora noto che è a petto nudo. Uno spettacolo eclatante.
I pantaloncini da calcio gli stanno da Dio. Con il bordo dei boxer che sbuca fuori poi...
Va, o per meglio dire andiamo, a chiudere la porta a chiave, e poi mi adagia sul letto.
《Allora, mi vuoi dire il perché sei qui alla una di notte, ubriaca come lo schifo, e incazzata nera?》
Raggira il letto, mentre mi fa questa domanda, poi si infila sotto le coperte.
Ed è proprio in questo momento (mentre l'effetto dell'alcool inizia a sparire), che mi rendo conto di quanto sia stata ridicola.
Piombo qui, senza nessun preavviso, ubriaca come non mai, e incazzata per un qualcosa che non è chiaro nemmeno a me.
《Lo hai detto tu...》sospiro.《... Perché sono ubriaca come lo schifo.》
Accenna ad un sorriso, e capisco che mi ha perdonata.
Santo Dio, domani andrò dal quel povero ragazzo e gli comprerò tutti gli hot dog della caffetteria, per farmi perdonare.
《Lo avevo capito... Ma perché?》nella sua voce noto uno spruzzo di delusione.
《Non lo so... Volevo provare a fare la ragazza "normale" di vent'anni... Ma direi che non ci sono riuscita molto bene.》sospiro ridacchiando.
Ho le lacrime agli occhi, e mi volto per non far vedere lui la parte più idiota di me.
Mi viene voglia di tirare un pugno forte a qualcosa, ma risulterei ancora più ridicola di quello che sono in questo momento.
Ho sempre criticato le persone che fingono di essere quello che non sono, ed ora mi ritrovo io stessa a fingere di essere una ragazza normale.
《Ehi...》sussurra, così piano che quasi non lo sento.
Metto le mani sul viso e scoppio in un pianto isterico.
《Polly...》
Lo sento avvicinarsi di più a me, cercando di fare attenzione a non disturbarmi.
《Lascia stare Andrew... Vorrei solo un po' d'acqua.》dico tra i singhiozzi.
Si alza dal letto e si dirige verso il mini-frigo accanto alla scrivania. Prende una bottiglietta di acqua minerale e la versa nel bicchiere sul suo comodino.
《Tieni.》me lo porge.
Scruto bene il contenuto del bicchiere, prima di portarmelo alle labbra e bere un lungo sorso.
《Mi spieghi cos'hai?》chiede poi sedendosi accanto a me.
Nello stato in cui mi ritrovo preferirei stare da sola, o al massimo con Mavis, e non con il ragazzo che mi ha portato ai livelli di ubriachezza di un alcolizzato, però direi che la sbronza mi sta passando, e perciò non me la sento di trattarlo male o di evitarlo.
《Perché non ti capisco.》sono sincera.《Non capisco cosa vuoi da me... Non capisco il perché tu abbia iniziato a frequentarmi... Cavolo, sono così ridicola.》
Sorrido osservando il pavimento.
Lo sento sospirare, per poi avvicinarsi ancor di più a me e dire:《Dio Polly... Senti, sono stato un vero coglione in questi anni, lo so bene... So di aver fatto delle cazzate, ma, davvero, non voglio che nessuno ti tratti come ti ha trattata Freddy, ed è per questo che sto cercando di proteggerti in tutti i modi.》mette una mano sul mio ginocchio.
Si sdraia e torna sotto le coperte.
È una cosa molto dolce da parte sua. Mi sarei aspettata di tutto, ma non questo. Mai mi sarei aspettata che uno come Andrew Sharman si interessasse alla mia incolumità, ancor prima di conoscermi. Se quello che dice è vero, allora ho sottovalutato il suo essere.
Non lo so, sono confusa in questo momento, e non voglio pensarci per ora.
Ci sono delle risposte che mancano per completare quello che è il puzzle più incasinato che si sia mai visto, però in questo momento non voglio saperne niente, voglio dormirci su.
Mi sdraio accanto a lui, e chiudo gli occhi, cercando di non pensare al fatto che sto per dormire vestita e puzzolente di vodka.
In pochi minuti inizio a sentire che il suo respiro si fa sempre più pesante, e guardo dormire questo meraviglioso ragazzo che sta tormentando, da un po' di mesi a questa parte, il mio cuore e i miei pensieri.
《Buonanotte.》dico in un sussurro. Poi mi avvicino e gli dò un delicato bacio sulla fronte.
So che non mi sente, perché sta dormendo, ma mi sentivo di farlo. Mi sentivo di augurare a questo ragazzo, che sta facendo di tutto per me, una buonanotte speciale.

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