22. Cavolo, vecchia, tempismo perfetto!

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<Secondo me hai sbagliato mossa.>
<Mh...> fa una smorfia. <Secondo me no!> dice poi, e butta giù un asso di cuori che mi fa perdere tutte le carte.
<Oh ma dai!> faccio delusa, e lancio in aria il mazzo.
Lui strizza gli occhi e mi guarda come per studiarmi, poi scoppia a ridere e mi punta il dito. <Mi...> ride. <Mi fai... Mi fai morire!> ride a crepapelle, e vorrei tanto tirargli un pingo dritto in mezzo agli occhi.
Faccio l'imbronciata. Andrew non è tipo da smancerie e sbaciucchiamenti vari, ma so che quando mi vede fare queste smorfie, mi salterebbe addosso.
Ride ancora. Possibile che non si accorga della faccia che ho?
Mi guardo attorno, e incrocio lo sguardo con la Signorina Donald, che ci fissa ininterrottamente da quando abbiamo iniziato la partita. I suoi occhi sembrano due piccole fessure, potrei provare ad infilare dentro delle monetine, ma non passerebbero da quando sono strette le sue palpebre. Giuro che se la Donald mi restituisse tutti i resti che non mi ha mai dato, glieli ficcherei tutti in quei piccoli occhi, solo per vedere la sua faccia nel vedere tante belle monete. La Donald è conosciuta in questo quartiere per via del suo "braccio corto", in zona la chiamano "Il T-Rex". Non restituisce mai i resti, però, non so il motivo, tutto il quartiere viene sempre in questa tavola calda, a parte me, che sono qui solo perché è l'unico posto aperto alle tre del mattino.
Io e Andrew siamo appena tornati da un locale insieme dai suoi amici, che sono tutti andati a casa propria.
Sono seduta su una panchina sporca di legno con i cuscini più duri del marmo. Andrew è davanti a me, mentre ridacchia ancora e mischia il mazzo di carte. Alzo gli occhi al cielo quando vedo che gli cadono due o tre carte dalla grande mano, e poi gli accenno un sorriso.
<A che ora avete intenzione di andare, ragazzi?> la voce del T-Rex mi ha sempre messo un po' di inquietudine; con quelle corde vocali vecchie e consumate, sembra quasi che abbia costantemente il catarro in gola. Che schifo. Tutti nel quartiere la temono: non sorride mai, non ride mai, non ringrazia mai, non cammina mai in compagnia di qualcuno e, soprattutto, non sbatte quasi mai le palpebre. Da quando sono qui a Malibù l'avrò vista dieci o undici volta sbatterle.
<Ehm, scusi... Se le diamo fastidio ce ne andiamo.> borbotta Andrew infastidito.
A volte la Donald sa essere simpatica, ma direi che questa non è proprio la sera giusta. Questa è la tipica serata che passerei ad ingozzarmi di cioccolata mentre guardo la mia solita maratona di Due uomini e mezzo, mentre Mavis dorme e russa, e la Donald se ne sta incazzata dietro al bancone, come se le avessero rubato qualche centesimino dal portafoglio. Quella donna ha una vera e propria passione per i soldi.
<Non è un problema mio, faccio il turno di notte.> spiega il T-Rex. Ci manca solo la ciccata per terra e siamo proprio come in un vecchio film Western. <Lo dico per voi. A me non importa un bel niente... Più state qui, e più soldi io guadagno.> Questa donna è di una maleducazione smisurata; e penso che devo utilizzare delle tecniche di respirazione per non saltarle addosso e strapparle quei pochi capelli bianchi che le sono rimasti sulla testa.
Non sentendo alcuna risposta da parte nostra, si gira imbronciata e torna dietro al suo bancone a fare zapping col telecomando.
Io guardo Andrew, che mi sta fissando.
<Che c'è?> gli chiedo.
Fissa i miei occhi come se non ci fosse nulla intorno a noi. Li guarda intensamente, come faccio io con la crostata alla Nutella.
<I tuoi occhi sono...> balbetta. <Sono grigi, azzurri, verdi, blu, giallognoli...> parla senza staccare nemmeno per un momento lo sguardo dai miei occhi, e mi sento bene.
<Cosa sei?> mormora.
Il mio battito inizia ad accelerare, il respiro a farsi più affannoso, le gambe cedono. Mi sento estremamente impaurita. Perciò dico, a malincuore, una frase talmente stupida da sentirmi una completa cretina: <Ehm... Una ragazza.>
Il suo volto s'illumina e scoppia in una risata soave e sincera. Mi sento un'idiota. Anzi, non mi sento, lo sono. Io sono un'idiota. Attenzione, signore e signori, abbiamo qui tra noi la ragazza più idiota della Terra... Polly...Evans! M'immagino gli applausi stupidi delle persone, mentre io salgo sul palco con un microfono per raccontare tutte le mie esperienze. Potrei scriverei un libro su tutte le mie figuracce, si potrebbe chiamare "Le figure di Polly". Racchiuderei in quel libro ogni mia esperienza andata male, descriverei ogni persona che mi ha guardata male per via delle mie figuracce, poi scriverei il mio pensiero personale su questa faccenda, e infine...
<Ci sei?> La voce del mio ragazzo interrompe la mia mente, e gliene sono grata: almeno non sono arrivata al punto in cui avrei firmato autografi sul mio libro.
<Sì, sì.> scuoto la testa e gli sorrido.
Lui mi fa un sorriso sincero, poi avvicina il suo volto al mio e chiude gli occhi.
Io mi lascio trasportare da quella che è la sensazione più bella del mondo. Sento andare il mio corpo in fibrillazione e i brividi percorrere tutto il mio corpo: dalla testa ai piedi.
I suoi occhi azzurri sono chiusi, ma riesco ad immaginarmeli muoversi ferocemente sotto le palpebre.
È il momento perfetto per questo bacio. È notte fonda, nessuno passa per il marciapiede.
Prendo un respiro e chiudo anche io gli occhi, per poi avvicinarmi al suo volto...
<Volete dell'altro caffè?> strilla la Donald dal bancone. Cavolo, vecchia, tempismo perfetto!
Io scoppio a ridere a crepapelle, e rifiuta l'offerta del T-Rex, mentre io nemmeno le rispondo. Lo ha fatto solo per dare fastidio, ne sono sicura. Ci stava fissando da quando siamo entrati qui dentro, era ovvio che sapesse che ci stavamo per baciare! Non li capirò mai gli anziani.
<No, grazie, non vogliamo dell'altro caffè.> La smorfia di Andrew mi fa ridere. Pronuncia quelle parole con la mascella stretta, e i pungi forti chiusi sul tavolo.
Soffoco una risata vedendo il T-Rex lanciare un'occhiata al ragazzo qui davanti, coraggioso come una strega dell'800 che cammina verso il rogo. Andrew purtroppo sta camminando orgogliosamente verso la sua morte, a quanto so, la vecchia signora nata nel Paleolitico che ho qui davanti, è molto vendicativa e spesso porta rancore.
Lei sembra un po' a disagio e lo guarda come se fosse un alieno. In parte la capisco, non deve essere bello avere davanti un ragazzo di ottantacinque chili che ti guarda minaccioso. Io me la darei a gambe levate se fossi quella vecchia signora.
<Posso sapere che problemi ha?> La scena è veramente esilarante: Andrew se ne sta lì in piedi davanti al T-Rex, con una smorfia in faccia che fa troppo ridere. I suoi occhi blu la trapassano di odio, la fronte è aggrottata e tiene sollevato quel sopracciglio, come è suo solito fare. Si sporge in avanti e appoggia le braccia al bancone come se stesse aspettando la risposta della Donald, che, sorprendendomi, gli risponde con un bel dito medio e si volta per preparare dell'altro caffè. Lui torna indietro e si siede di nuovo sulla panchina davanti alla mia.
<Vecchiaccia.> si lamenta fra sé e sé, ed io soffoco una risata.
Andrew mi rivolge uno sguardo divertito.
È questo che mi piace di lui, so che gli piace quando sorrido, e fa di tutto per farmelo fare. Fin da quando abbiamo iniziato a frequentarci ha sempre tentato di farmi sorridere, nonostante io all'inizio opponessi resistenza alle sue avance, e so per certo che in questo momento sta godendo nel vedere che, ancora una volta, è riuscito ad ottenere ciò che voleva.
<Smettetela, voi due. Non siamo in una commedia romantica. I tempi di Romeo e Giulietta sono finiti.>, la Donald ci interrompe nuovamente, e questa volta sono io a perdere le staffe. E poi...che c'entrano Romeo e Giulietta? Questa donna ha il senso dell'umorismo di un insetto morto, penso mentre chiudo gli occhi per calmarmi. Giuro su Dio che se apre un'altra volta la bocca, vado lì e la faccio affogare nel suo cavolo di caffè.
<Mi avete sentita?>
Okay, adesso basta.
Mi alzo di scatto e mi avvicino minacciosa a questa preistorica donna che, fosse per me, potrebbe essere esposta in un antico museo. Le punto il dito, e improvvisamente sento il coraggio calare sempre di più. Me ne sto qui con la punta dell'indice appoggiata alla spalla di questa vecchietta scorbutica senza dire niente; penso che adesso mi tirerà uno schiaffo.
<Andiamo, Polly.>, sento Andrew chiamarmi dal tavolo, ma io non mi volto per guardarlo. <Su, Polly, lasciala stare.>
La Donald mi fa un sorrisetto divertito, e questo mi fa irritare ancora di più. Come diavolo fa una vecchietta della sua età ad avere ancora la voglia e le forze di sfinire le persone?
<Il tuo ragazzo ti sta chiamando, ti conviene andare.> dice il T-Rex, così mi allontano, con il fuoco negli occhi e la voglia di strangolarla.
<Andiamo via?> domanda il mio fidanzato.
Annuisco convinta, meglio così, penso, almeno non rischio di essere arrestata per omicidio colposo.
Usciamo dalla tavola calda con, per la prima volta, tutto il resto nelle mani, e ci avviamo alla macchina di Andrew.

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