Capitolo XI : Fear and Loathing

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<< Ecco fatto >> disse Alec porgendomi il cellulare. << Adesso non dovrebbe essere rintracciabile  >> .

<< Ne sei sicuro ? >> gli chiesi guardandolo dritto negli occhi. In questi anni avevo capito quando le persone mentivano o non erano sicuri di qualcosa. Le pupille si dilatavano , iniziavano a fare dei movimenti impercettibili e la voce diventava leggermente più acuta , ma molto era istinto.

<< Metti in discussione le mie capacità di informatico ? >> disse con un sorriso malizioso sulle labbra.

<<E se fosse così ? >> mi avvicinai a lui e gli diedi un piccolo bacio sulle labbra. Poi gliene diedi un'altro ed un ancora.

<< Diamine , prendetevi una stanza >> disse Jeanine . Era sull'uscio della porta e aveva la bambina in braccio.

<<Tecnicamente questa è la nostra stanza >> disse Alec quasi ridendo. <<Ho finito con il tuo telefono >>.

<<Grazie Alec >> si avvicinò è lo prese. <<Scoperto qualcosa ?>.

<<Non ancora. Ho avuto un trapianto di fegato e ho dovuto fare dei bilanci >> mi massaggiai la nuca delicatamente. La stanchezza mi stava piombando addosso come un'incudine ma non potevo riposare. Il tempo scorreva velocemente e la resa dei conti sembrava così lontana.

<< Se ti serve una mano non esitare a chiedere. Stai davvero andando oltre le tue possibilità e dovresti staccare un po' >>. Jeanine mi stava guardando nel modo più materno che io avessi mai visto. Neanche mia madre lo aveva mai fatto .

<< Sarebbe bello farlo. Staccare per un po' intendo, ma ,se non chiudiamo questa storia una volta per tutte , non potrò farlo >>  presi la bambina in braccio. << Ora vado a dare un'occhiata al libro. Più tardi vengo a controllare la tua ferita chirurgica e , se gli esami saranno nella norma , domani ti dimetto >> . Alec sorrise , un sorriso a trentadue denti . Non vedeva l'ora di uscire da quella stanza e ricominciare la vita quotidiana. Lasciai Alec e Jeanine soli nella stanza e andai nel mio ufficio. Una leggera tachicardia mi stava accompagnando da quando avevo lasciato la stanza e, non so perché,  mi piaceva .
Arrivai  nel mio ufficio e lasciai mia figlia libera di giocare.

<< E se non trovassi niente ? >> nella mia mente questo pensiero si stava facendo spazio velocemente.

<< Smettila di fare il piagnucolone e muovi il culo >> si rispose da sola. Sembrava che la mia mente fosse bipolare o era semplicemente confusa .  Scostai la sedia girevole in pelle nera dalla scrivania e mi ci sedetti di peso. Le mani iniziarono a tremarmi per il nervosismo ma le costrinsi a non farlo. Spostai la miriade di scartoffie che occupavano la scrivania e, da un cassetto a doppio fondo , presi il tomo.

<< Ci siamo >> pensai e non riuscivo a respirare . Senza esitare lo aprii . Le prime pagine erano vuote , non avevano neanche un indice . Niente.  Iniziai a sfogliarlo finché non arrivai alla prima pagina con l'inchiostro color cremisi. Rimasi nuovamente ipnotizzato da quel colore e un brivido percorse la mia schiena.  Sembrava essere stato scritto con il sangue e sentivo un'aura minacciosa intorno ad esso. Sapevo che non dovevo credere a queste cose ma chi ero io per dire cosa era giusto o sbagliato ?  Iniziai la lettura. Il titolo , scritto a caratteri cubitali , mi saltò subito all'occhio :  La Società Thule .  Una domanda mi sorgeva spontanea : come facevo a sapere che si trattava proprio di loro ? Poi notai un piccolo angolo di carta che non era perfettamente allineato . Forse non era niente ma era meglio dare un'occhiata. Sfogliai le pagine fino ad arrivare a quella pagina . Una lettera scritta con inchiostro nero era nascosta agli occhi di una persona normale ma non agli occhi di una persona disperata.

I Will Be Your Remedy ( A Different Love 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora