Capitolo XIV : Back To You

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BOSTON, ANNO 2012
I raggi del sole penetravano tra le fessure delle veneziane ed accarezzavano il mio viso. Strofinai gli occhi e allungai il braccio per svegliar Alec. Era stata una notte strana, quasi mistica, ad osservare le stelle e parlare di ogni singola cosa che ci passasse per la testa. Non avevamo fatto sesso ma la cosa non si era fatta sentire.
La sua parte di letto era vuota ma ancora tiepida.
<< Alec ? >> cercai di tirare quella poca voce rauca.
<< Sono ai piedi del letto >> disse con voce squillante. << Buongiorno >>.
Aprii gli occhi di scatto e mi misi a sedere. Era davanti a me, con solo un paio di boxer a coprire la sua intimità, due tazze fumanti in mano. La sua figura davanti a me era rassicurante, lo vedevo come l'eroe che mi aveva salvato dalla disperazione più profonda, colui che stava facendo avverare ogni mio desiderio. Con un sorriso smagliante si avvicinò a me e mi passò la tazza.
<<Caffè amaro e con uno spruzzo di cannella >> mi baciò la fronte. <<Proprio come piace a te>>.
<< Se continui così, finirò per abituarmi alle tue premure >> gli diedi un bacio sulle labbra setose.
<<Mi sembra il minimo per ciò che hai fatto ieri notte e, se devo essere sincero, per quello che stai facendo per me dall'inizio di questa relazione>> disse mentre mi accarezzava la schiena. Non riuscivo a capire cosa avessi fatto di così speciale per meritarmi quei ringraziamenti. Non avevo fatto nulla di così eclatante da meritarmeli.
<< Non capisco>> dissi confuso. << Non ho fatto nulla per meritarmi i tuoi elogi >>.
<<Shane, la cosa più importante per me è l'essere ascoltato. Ieri notte l'hai fatto senza esitare, hai ascoltato ogni singola parola e mi hai infuso tantissima fiducia>> mi guardò fisso negli occhi. << Nessuno dei miei ex ha mai difeso la nostra relazione, nessuno mai ha detto le parole che tu hai detto a tua madre per difendermi>>.
<<Lo sai che ascoltarti per me è meraviglioso>> poggiai la testa sulla sua spalla. << E sai anche che le cose che ho detto sono la pura e semplice verità>>.
<< Lo so benissimo >> bevve un sorso di caffè dalla sua tazza. << Vorrei sposarti, ma qui sembra che essere gay è sinonimo di mostruosità e, delle volte, ho davvero paura a dimostrarti ciò che provo. I pregiudizi mi fottono. >>.
<< La gente può pensare quello che cazzo vuole. Siamo liberi di amare chi vogliamo, di vivere senza limiti in questa società fatta di ideali di carta. Non c'è modo di cambiare il mondo, ma possiamo cambiare le sorti del nostro destino>> dissi e mi alzai in piedi. Le limitazioni erano per le persone deboli, per le persone che hanno paura di guardare oltre il proprio naso.
<< E ricorda che le difficoltà fanno paura, ma se ci lasciassimo divorare dalla paura, la nostra vita finirebbe>> conclusi.
<<Allora promettimi che, nel caso uno dei due sarà in difficoltà di qualunque natura, non dovrà nasconderlo all'altro e non avremo più paura>> disse Alec. << Lo prometti ?>>.
<<Lo prometto>>.

CHICAGO, ANNO 2016
La casa era buia e polverosa, respirare era difficoltoso. Accesi la torcia per evitare di inciampare. Davanti a me vi era l'ombra di un piccolo corridoio che dava su quello che, un tempo, era un lussuoso soggiorno, ormai in decadimento. Il grande tavolo laccato bianco al centro della sala era sul punto di cadere, sorretto solo dalle sedie rivestite di seta. La parete attrezzata , posta sin fondo la sala, era completamente bucherellata dalle tarme ed il divano di fronte ad essa, non aveva più i piedi a supportare il suo peso. Il camino in mattoni ,alle spalle del tavolo, era completamente macchiato dalla muffa e la carta da parati crema, si stava staccando dalle pareti. Le tende, anch'esse color crema, rendevano l'aspetto della sala ancora più inquietante. Sul lato destro del grande soggiorno vi era una scala, anch'essa rivestita in legno, che portava alle camere da letto.
<<Diamine, me lo ricordavo messo meglio questo posto>> esclamò Lydia dopo una veloce occhiata al soggiorno.
<< Non si respira qui dentro, dovremmo aprire le finestre e far arieggiare almeno un po' >> dissi. << Potrebbe causare asma, congiuntivite ed altre patologie >>.
<< Senti dottorino, tu fai il tuo mestiere ed io faccio il mio. Ho scassinato molti appartamenti e so che, alterando anche di un minimo la posizione delle cose si scatenerebbe il putiferio>> s' incamminò << Inoltre, ho vissuto anche in questo quartiere. Le persone guardano costantemente questa casa per ciò che è successo>>.
Non aveva tutti i torti. Le persone non erano più abituate al movimento in quella casa e, immaginando la gente snob che ci viveva, avrebbero subito chiamato la polizia per paura di un ladro che rubasse l'unica cosa che gli importava: il denaro.
<< Muoviamoci, questo posto mi mette i brividi >> dissi e mi girai verso Lydia. << Precisamente dove dobbiamo cercare?>>.
<< Da quel che mi ricordo, mio padre passava la maggior parte del suo tempo nel suo studio e nello scantinato >> disse indicando le scale con una mano e, contemporaneamente con l'altra mano, indicò una porta nascosta.
<<Dovremmo dividerci per fare prima>> dissi iniziando ad incamminarmi sulle scale.
<<Spero che i film horror non si rivelino veri>> iniziò a tremare leggermente, come si vedeva dal fascio di luce della torcia. Cercai di soffocare la risata, ma non ci riuscii. Risi fragorosamente, un po' per ciò che aveva detto Lydia e anche per la tensione.
<< Fottiti>> si girò indignata e andò verso la porta della cantina. Scrollai le spalle e iniziai a salire le scale polverose. Il parquet scricchiolava ad ogni passo che facevo, il che contribuì a a rendere l'atmosfera come un film di Quentin Tarantino. Il cuore mi batteva come un martello pneumatico, forte e dolorante nel mio petto, e riuscivo a malapena a respirare. 
"Non puoi mollare proprio ora, non dopo il casino che hai combinato con Alec" - pensai.
> <<Allora promettimi che, nel caso uno dei due sarà in difficoltà di qualunque natura, non dovrà nasconderlo all'altro e non avremo più paura>>
Mi ricordai la frase che Alec mi disse all'inizio della nostra relazione. Stavo facendo tutto questo per non metterlo in pericolo fisicamente, ma mentalmente lo stavo distruggendo. Dovevo chiamarlo e chiedergli scusa, e tutto si sarebbe risolto. Mi amava e mi avrebbe perdonato. Arrivai su un pianerottolo e mi trovai davanti a un corridoio con porte di legno bianco disposte su entrambi i lati delle pareti. Dovevo tentare la fortuna. Aprii la prima porta vidi una stanza quasi completamente spoglia, composta solo da un letto ad una piazza e mezza ed un comò con frammenti di vetro, che brillavano alla luce della mia torcia. Molto lentamente chiusi la porta. Erano dieci porte e, con molte probabilità, lo studio era nella stanza più lontana, distante da occhi indiscreti. Percorsi deciso il corridoio fino ad arrivare davanti l'ultima porta bianca.  Il respiro era tremante, le mani facevano lo stesso. Allungai la mano sul pomello, e lo girai senza esitazione. La porta si aprì con uno scricchiolio raggelante, e il sangue sembrò essersi fermato nelle mie vene. Trovato. Era la stanza più in ordine della casa, con una libreria che percorreva la parete di fronte a me, piena zeppa di libri e fascicoli, ed una lavagna bianca sulla parete opposta piena di fogli e fili color rosso acceso. La differenza importante tra lo studio e la camera da letto vista prima, era che nello studio non c'era nessuna finestra, solo un bocchettone sul soffitto per il ricircolo d'aria. La scrivania era cosparsa da vecchi fascicoli, documenti ingialliti e polvere. Mi misi subito alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa per uscire da questo baratro di disperazione. Aprii i primi fascicoli che mi capitarono a tiro e li aprii. Un mucchio di fatture e di documenti catastali. Procedetti nell'analizzare ogni fascicolo, ogni libro per vedere se nascondessero messaggi o roba del genere, ogni foglio accartocciato e anche gli assi del pavimento per vedere se vi era qualcosa di nascosto sotto di esse. Il nulla più totale. Guardai l'orologio sul mio polso sinistro e mi resi conto che avevo passato circa tre ore a cercare un indizio o una prova sulla società Thule, ma senza risultati. Deluso, decisi di abbandonare la stanza quando quei fili rossi catturarono la mia attenzione. Ero stato così concentrato sui documenti che avevo completamente dimenticato la lavagna, forse l'unica fonte di informazioni. I fili rossi disegnavano un pentagramma, la quale si spostava sempre nelle stesse cinque città: Chicago, Huston, Knoxville, Tesla e Tallahassee. Nell'angolo inferiore destro della lavagna, notai un foglio ingiallito incastrato. Lo presi e iniziai a leggerne il contenuto.
" 1939:  Huston
  1949:  Chicago
  1959:  Knoxville 
   1979: Tesla
   1989: Tallahassee
   1999: Huston
   2009: Chicago
   2019: Knxville
Salvo variazioni, loro lavorano in queste città ma non so perché nel 1969 siano stati fermi a Knoxville"
Riguardai il bigliettino più e più volte, soffermandomi sempre sul 1969. <<Perché si erano fermati lì? Cosa stava succedendo in quel periodo? >> dissi tra i denti. Sapevo di star parlando da solo, ma sapevo anche che non erano affari miei sapere quelle cose. Guardai di nuovo la lavagna e sorrisi.
Finalmente avevo scoperto dove lavoravano, ora rimaneva sapere come e perché lavoravano in questo modo. Uscii dalla stanza velocemente, e corsi fino alle scale. In fondo ad esse c'era Lydia che stava per salire al piano superiore, con un espressione intimorita sul volto.
<< Ho scoperto le loro basi, o almeno, le città in cui sono>> dissi entusiasta. Stavo tremando dall'eccitazione, l'adrenalina era arrivata fino al cervello.v
<<Anche io ho trovato qualcosa, delle immagini più che altro, ma non sono eccitata quanto te>> disse Lydia mantenendo un tono di voce cupo. In quel momento il cuore sembrava si stesse fermando, il peso della gravità si faceva sempre più sentire e mi schiacciava. Scesi le scale scricchiolanti rapidamente, come se stessi volando, e raggiunsi Lydia. Tra le mani tremanti  aveva delle fotografie, leggere per il loro peso ma pesanti per il contenuto.
<<Sono immagini forti, sicuro che vuoi vederle?>> chiese la ragazza con voce flebile.
<< Sì, sono più che sicuro >> affermai con sicurezza. Mi passò le foto e, senza esitazione, le guardai tutte e dieci. Mostravano tutti la stessa scena: un uomo o una donna in un pentacolo fatto di sangue, nudi ed indifesi.
<<Mio Dio >> esclamai mentre le guardavo. <<È disumano >>.
<<Dietro ci sono le informazioni di queste persone >> indicò Lydia con il dito.
Girai le foto.
Tre gay, due musulmani, due africani e 3 ebrei. Uccisi perché sono in minoranza. Uccisi perché diversi dalla loro visione di normale. Uccisi perché erano loro stessi.
<< Non c'è altro lì sotto?>> chiesi senza togliere lo sguardo da quelle foto. Anche se erano immagini orribili, ne ero ipnotizzato come un magnete.
Lydia si limitò a scuotere la testa ed io sospirai.
<< Usciamo da qui>> dissi. << Ma prima devo portare un souvenir >>. Mi girai e corsi nello studio al piano di sopra, tolsi la lavagna dalla parete e la portai con me di sotto.
<< A questo punto possiamo portare via un po' di mobili >> disse Lydia mentre mi fissava. << Mi servirebbe proprio un bel tavolo >>.
<< Anche il divano, porta anche il divano >> dissi ridendo. <<Usciamo di qui, questa casa mi da i brividi>>.
<<Sì, ne ho abbastanza >> disse e ci avviammo alla porta d'ingresso. L'aria fuori da quel posto sembrava pura, la più pura che avessi mai respirato. Con molta attenzione andammo via, sperando che nessuno ci avesse visto.

Arrivammo al monolocale in affitto, stremati dalla lunga camminata alternata a corsa. Le gambe sembravano andare a fuoco, lo stesso i polmoni.
<< Devo chiamare Alec>> dissi a Lydia mentre prendevo un cellulare prepagato.
<<Finalmente ti sei deciso sul da farsi>> esclamò Lydia. <<Io vado a farmi una doccia >>.
Mi affacciai e composi il numero di Alec.
<<Pronto?>>.
<<Alec, sono Shane. Puoi parlare?>>.
<<Guarda chi si fa sentire dopo che sparisce nel nulla. Che vuoi?>>.
<< So che sei arrabbiato, ma lo sto facendo per noi>>.
<<Per noi? Forse volevi dire per te>>.
<< Lo faccio per proteggerti, non pensare che mi piaccia fare ciò >>.
<< Shane, pensi che a me piaccia essere sparato e poi scoprire che non ci sei? Pensavo fossi morto>>.
<<È una cosa che devo fare da solo, troppi hanno sofferto per causa mia>>.
<<Le persone sono ferite dal tuo egocentrismo, cazzo. Smettila di pensare a salvare tutti per poi escluderli dalla tua vita>>.
<<Lo faccio perché ti amo, perché amo le persone che ho attorno e voglio proteggerle >>
<<Ma che cazzo ne sai tu di amore? Non hai mai saputo cosa vuol dire amare una persona perché sei concentrato sui tuoi smisurati momenti da diva e drama queen per renderti conto che allontani tutti, ti fai odiare da tutti>>.
<<Quindi mi odi? >>.
<<Sì, odio questo lato di te, ma ti amo troppo per lasciarti e torno sempre da te>>.
<< Ho fatto dei progressi, ti prometto che tornerò a giorni >>.
<<Shane, hai una figlia, sei il primario di chirurgia e hai me. Tu non puoi fare cazzate, non puoi escludermi>>.
<<Ti nascondo le cose per il tuo bene>>.
<<Tu non sei la persona di cui mi sono innamorato, non sei lo Shane che mi diceva sempre ogni cosa, che amava la vita con me. Tu sei uno sconosciuto >>.
<<Sono sempre io, non sono cambiato >>.
<< Ti do un ultimatum: diventa la persona di prima, parla con me e sfogati oppure puoi dire addio a me e tua figlia >>.
<<Non penso sia...>>
<<Sai a che numero chiamare. So che sei a Chicago, so che non mi tradisci perché ti conosco troppo bene, e ti troverò se tu non vuoi dirmi il tuo indirizzo>>.
<<Perché ti comporti così?>>.
<<Ne ho le scatole piene di questi comportamenti da immaturi. Pensa a ciò che ti ho detto. Ti amo>> e staccò la chiamata.
Tutto ciò che credevo di star facendo bene era solo una mera bugia, stavo bruciando la mia vita con le mie mani e non ne ero consapevole.
*<<Tu non sei la persona di cui mi sono innamorato, non sei lo Shane che mi diceva sempre ogni cosa, che amava la vita con me. Tu sei uno sconosciuto >>.*
Mi accasciai e scoppiai in un pianto profondo, versando le mie lacrime sul pavimento freddo.

SPAZIO AUTORE
Allora, finalmente riesco ad aggiornare dopo secoli! Sono successe tantissime cose ultimamente:
1)Mi sono diplomato con 100/100 ed ora sono un perito energetico;
2)Mio padre si è operato (ora sta bene ma non era nulla di grave)
3) Ho compiuto 19 anni (vecchiaia sto arrivando);
4) Domani parto per una vacanza studio a Dublino;
5)Mi sono iscritto all'università.
Sta succedendo tutto così in fretta che non riesco ancora a realizzare il tutto, ma pensò che sia il mio periodo migliore. Vi ringrazio di cuore per la pazienza portata fino ad ora per poter leggere i nuovi capitoli e, in tutto questo tempo, ho sempre pensato a nuove idee e sviluppi per le storie. Non preoccupatevi che troverò sempre il tempo di scrivere, di portare avanti la mia passione anche se sto entrando nel terribile mondo degli adulti!

I Will Be Your Remedy ( A Different Love 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora