Mercoledì.
Un giorno qualunque, uguale a tutti gli altri, ma io sento che in fondo non è proprio così.
L'incubo di questa notte mi tormenta ancora, mi tiene imprigionata alla paura di quel personaggio e alla curiosità di scoprire chi fosse quel bellissimo angelo che mi fa venire voglia di ascoltare ancora quella sua voce così confusa ma al contempo così viva nella mia mente e nel mio cuore.

Stamattina non avevo proprio voglia di scendere dal mio bellissimo e caldo letto, ma mia madre e poi, in seguito, mio padre mi hanno obbligata. Cavoli, a volte vorrei proprio vivere da sola, fare ciò che voglio, ma ci vorrà ancora molto tempo perché questo accada. Per ora mi devo accontentare purtroppo..
E così, mi ritrovo alle 7:55 davanti all'imponente inferno che tutti chiamano comunemente "scuola". Potrei dire che mi piace studiare, che mi piace alzarmi presto la mattina, che adoro stare 5 o talvolta 6 ore seduta ad ascoltare insegnanti che blaterano e si aspettano di essere seguiti tutte e 5 le ore, che amo passare il pomeriggio a studiare un miliardo di materie per il giorno dopo, ma tutte queste sono stronzate ed io odio dirle, quindi mi limito solo al "a me non piace niente di tutto questo" oppure al "ma sticazzi".

Salgo i pochi gradini, attraverso corridoi strapieni di ragazzi e ragazze intenti a scherzare, ripassare, copiare e tutte le altre robe che io non faccio. Non mi reputo una ragazza per bene, né una viziata, né una chiacchierona e nemmeno una tipa circondata da amici, perché dopo tutto ciò che ho passato con quelle che credevo amicizie, ho perso la speranza su di esse. Penso solo che chi ha una persona importante al suo fianco, debba considerarsi super speciale e debba tenersela bella stretta perché, solo chi ha fortuna, può trovare persone così.
Continuo ad ascoltare la musica che rimbomba nelle mie orecchie e ad osservare ogni minimo dettaglio, anche se insignificante, perché, si, a me piace osservare, mi piace studiare le persone, ma non ho mai il coraggio di conoscerle né di interagire con nessuno.
Così come nessuno ha avuto mai le palle di rivolgermi la parola, considerandomi troppo strana per loro.
Io sono solo diversa, non strana.

Arrivo alla mia classe, la 3^T.
Scelgo un posto a caso, beh, non proprio a caso. Lo voglio verso le ultime file, voglio stare accanto alla finestra e al termosifone. Durante le ore di supplenza o quando mi annoio, scelgo la canzone che più mi rappresenta in quel momento, infilo gli auricolari e mentre mi lascio trasportare dalla dolce melodia, mi metto ad osservare il paesaggio circostante. Mi immagino una Sofia spensierata in cerca di qualcosa in quel territorio, una me curiosa, una me che si diverte davvero. A volte mi capita anche di immaginare una presenza che mi sta sempre accanto, che in un certo senso mi protegge. In quelle volte che mi accade sento quella persona in modo così forte, infatti qualche volta mi è capitato di riaprire velocemente gli occhi, credendo che ci fosse veramente e con la voglia di scoprire chi sia, ma poi una volta aperti, la magia scompare, si dissolve, così come la mia speranza.

Nel momento in cui mi distolgo dal mio mondo, suona la campanella di fine lezione.
Finalmente! Non che mi stessi annoiando, solo che sembrava non finire mai. Non mi è mai piaciuta la storia, le date da memorizzare e tutti gli eventi passati che non serviranno più ricordare..
Raccolgo lo zaino che avevo lasciato in fin di vita a terra e mi dirigo verso la prossima aula. Controllo l'orario, bene.. algebra, che emozione!
Cammino verso il mio armadietto: devo lasciare i libri della lezione appena passata e riprendere quelli della prossima.
Ad un tratto sento come un formicolio alla nuca, così confusa, mi giro.
Non c'è nulla Sofia, stai tranquilla, ripeto a me stessa, ma la medesima sensazione non sembra intenzionata ad andarsene.
Così lo faccio io.
Stavo quasi per arrivare in ritardo alla lezione a causa di quella stupida confusione.
Molto velocemente cerco un posto seguendo sempre le mie condizioni, ma stavolta vedo qualcuno, che ha avuto un'idea uguale alla mia, sedersi prima di me.
Rassegnata prendo un posto a caso.
Sto cercando le mie cuffie, ma di esse non ci sono tracce.
Dove cavoli le ho lasciate?
Ripenso ai diversi posti in cui sono stata, però non riesco proprio a ricordare nulla.. strano.
Rassegnata, mi riprometto di passarci appena finita la lezione di Algebra.
Mi metto seduta comoda aspettando che inizi la tortura, stavolta appesantita a causa dell'assenza delle mie auricolari.

Assorta nei miei più contorti pensieri, non mi rendo conto della voce stridula e per niente maschile, del professore che mi sta richiamando a gran voce.
"Sì Professore Pelatelli?"
"Sì? Ma cosa mi dice, signorina Ferri, le andrebbe di risolvere questa espressione?".
"Mm, non mi andrebbe molto professore..".
"FERRI ALLA LAVAGNA."
"Corro prof".
Uffa. Perché sempre me? Eh Ghali? Perché?
Scazzata osservo i geroglifici che mi ritrovo davanti.
Cazzarola, sono in una merda.
"Allora..qui prof visto che è presente il meno davanti alla parentesi..no prof guardi non so un cazzo."
"Ferri, il suo linguaggio scurrile non mi è mai piaciuto, come anche la sua distrazione facile. Quindi le metto un impreparato."
"Vabbe".
"Ferri vattene a posto ora."
Non me lo faccio chiedere di nuovo e anzi, per farlo incazzare di più me ne vado, sentendo soltanto le risate e gli schiamazzi che si fanno sempre più lontani.
Tanto mancavano soltanto tre quarti d'ora..

Il primo posto dove vado a cercare sono agli armadietti, sono sicura che sono lì le mie tesorine.
Ma mi sbagliavo, infatti non ci sono.
"Dove cazzo sono?!", dico sottovoce.
Non le vedo in nessun posto.
Le troverò, sono sicura, ma ora basta cercare.
Così mi lascio trasportare dalle mie Converse ormai usurate, non più di quel bianco candido, in un posto che solo loro e me sappiamo.
Salgo e scendo diverse scale, sono pesanti e trituracazzi, ma devo farle per raggiungere quel luogo di perdizione.
Mi ritrovo così fuori. In quel posto che tanto immagino durante le mie ore di assoluta tranquillità.
Mi accerto di non essere vista da occhi indiscreti e una volta capito di essere al sicuro, mi distendo su quel prato così verde e così rigoglioso, tanto che sembra quasi un sogno.
Tiro fuori dal mio eastpack generosamente nero un pacchetto di sigarette e mi metto a fumare. Non so perché ma farlo qui non mi è mai sembrato così bello, così meraviglioso.





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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2016 ⏰

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