Le settimane passarono e le ultime foglie divennero arancioni sugli alberi.
James, la sigaretta spenta tra le labbra, guardava Sirius lavorare febbrilmente ad un tavolo consunto. Era così da settimane, e il fatto che stesse architettando qualcosa gli era parso piuttosto evidente.
-"Di', ti sarai mica innamorato?"-
il moro, ciocche di capelli scappate alla coda di cavallo posata bassa sulla schiena, alzò lo sguardo, confuso.
-"Scusa, hai detto qualcosa?"-
James alzò gli occhi al cielo, prendendo la cicca fra le dita. -"Dicevo, ti sarai mica innamorato?"-
Sirius lo guardò currucciato -"E come ti sovviene tale illuminante intuizione, mio prode?"- chiese, sarcastico.
-"Hm... non so, forse perché riesco a vedere la tua testa lassù, fra le nuvole, ogni volta che ti spacco il culo a quidditch?"-
Black scosse il capo contrariato, ed altri capelli fuggirono dalla morsa dell'elastico -"Direi che no, non saresti proprio un buon Corvonero."-
Remus, sdraiato sul divano malmesso (il tessuto rosso era lacerato in diversi punti, e l'imbottitura fuoriusciva da diversi punti), levò il braccio dagli occhi, svelando di essere sveglio.
-"Effettivamente Sir, mi stavo ponendo qualche domanda pure io, recentemente. Sei molto distratto, cioè, più del solito. O sei innamorato, o stai male."-
Sirius gettò allora il lapis, incrociò le braccia e guardò i ragazzi con sufficienza -"Chiamate Peter. È giunto il momento"- si soffiò via dagli occhi un ciuffo nero, ribelle -"Di rendervi partecipi."-
James, ignorando il tono solenne usato dal moro, si avvicinò allora al tavolo malmesso, mentre Remus si accostò a Peter, seduto nella sua bolla, al piano. Gli posò una mano sulla spalla, e questo sobbalzò, smettendo di suonare, e rivolgendo gli occhi grandi verso l'amico, interrogativo. Remus si limitò ad un cenno col capo, rivolto verso il tavolo, e accostò una sedia agli altri. Peter li raggiunse e si appoggiò al ripiano, il solito sguardo confuso.
Sirius, allora, si avvicinò maggiormente al proprio lavoro, ed aprì un foglio ripiegato, molto grande. Sulla pergamena giallognola, miriadi di segni in matita, leggerissimi e quasi invisibili, la costellavano con apparente disordine. Remus, lo sguardo corrucciato, si avvicinò maggiormente, distinguendo i tratti casuali da quelli precisi: tutto, ogni punto, era in realtà tracciato con assoluta minuzia. E così lo distinse, una stanza alla volta, sala per sala, corridoio per corridoio: il castello di Hogwarts si distendeva, nella sua misteriosa immensità, sulla carta sotto le sue dita. Sirius osservò le espressioni dei quattro, e riconobbe la loro realizzazione dal sorriso che, in tempi diversi, si apriva, illuminando i volti d'improvvisa comprensione.
James parve entusiasta e, con gli occhi castani che brillavano, puntò la sigaretta verso il moro -"Questa... Questa è Hogwarts!"- un pò di cenere cadde sul legno bruciacchiato, e rimase là, grigia e sporca.
Sirius si limitò a sorridere, nel modo complice e malandrino che solo gli altri tre conoscevano.
Remus, affascinato, puntò lo sguardo nei suoi occhi, come cercando là una risposta ai quesiti che gli si affollavano sulla punta della lingua. Era l'espressione che rivolgeva alle cose nuove, ricco di curiosità e voglia di apprendere. Come un bambino che guarda verso le stelle, e vorrebbe comprendere tutti i perché dell'immenso universo.
Sirius si alzò, appoggiando le mani sul ripiano consumato dall'uso, si appuntò la matita dietro l'orecchio, insieme ad alcune ciocche corvine.
-"No. Questa non è semplicemente Hogwarts. Guardate: tutti questi corridoi, queste sale, non sono le vie che percorriamo quotidianamente. Sono passaggi segreti, non è vero, Sir?"-
Sirius sorrise furbo a Peter, con uno sguardo d'intesa, ed annuì lentamente. Peter rise lievemente, soddisfatto della sua intuizione, e gli occhi brillarono di riflessi dorati, come il miele.
Sirius aveva raccolto note su note, appunti e piccoli scarabocchi disordinati. Ogni via, corridoio, stanza e anfratto della scuola, era ora là, sulla pergamena, ad osservarli.
Raccontò loro di quella notte, in cui era giunta l'ispirazione. Dei passi, che svelti e trafelati erano rimbombati fra le mura muffite.
Peter si strinse nelle braccia. Questo clima, teso e di timore, lo spaventava e innervosiva. Tutti, d'altronde. La paura era densa e palpabile, nell'aria.
I quattro si scambiarono un'occhiata, e decisero di non parlarne. Dopotutto, bastava questo: sapere di essere vicini, loro contro il mondo. Era incredibile, come un semplice ed innocuo sguardo potesse renderli partecipi, e comunicare tante emozioni, tanti discorsi non detti.
Poi Sirius cominciò a richiudere le carte, senza il bisogno di chiedere, o ricevere risposte: già sapeva, che i suoi amici avrebbero collaborato al perfezionamento della sua opera. Della loro, opera.*
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto, votato e commentato. Siamo arrivati oltre le quattrocento letture, e sebbene non sia un grande numero, vale ugualmente moltissimo per me. In particolare vorrei ringraziare krisanguedilupo, che mi ha inizialmente convinta a pubblicare il primo capitolo.
Grazie, quindi, a tutti.
Laura
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Only Us In The World ~ Marauders
FanficJames fuma. Sirius è dipendente dalla vita. Remus si odia. Peter cerca il suo posto nel mondo. ~•~ "Chiudi fuori il resto delle persone. Ci siamo noi, e poi ci sono loro. Solo noi, siamo nel mondo. Il resto è irrilevante: se le ami, se le odi; non i...