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Sirius si svegliò, e pensò che mancasse qualcosa. C'era un che di estraneo in quell'aria limpida, pulita; un qualcosa che no, lo faceva pensare, questa non è casa.
Buttò giù le coperte di seta, candide, e si tirò giù dal letto, esitante. Camminò in modo incerto fino alla finestra, forse perché intontito dal sonno, forse perché già, in fondo, aveva capito, e non voleva distruggere la delicata bolla di sapone in cui si era rifugiato.
Strinse le dita attorno alla maniglia, e notò che tremavano, impercettibilmente. Le ante si spalancarono facilmente, rivelando il niente, e svelando il tutto.
Del terriccio umido aveva macchiato il davanzale, quando qualcuno aveva sradicato le sue rose dal vaso. Ora la terra era lì, devastata, e giaceva vuota e desolata, e Sirius pensò che sembrasse molto triste. Pareva essere ciò che di morto rimane di una vita: pochi granelli sporchi a testimoniare quello che era stata. Affondò le dita e le unghie nella terra, come un cieco che arranca nel buio in cerca di un bene sperduto.
Strinse le labbra in una sottile linea pallida, e serrò gli occhi per nascondere, per negare, in pochi ultimi istanti.
Per bloccare le lacrime che premevano con forza, per non urlare la sua... Rabbia, delusione, frustrazione.
Sirius chiuse le mani a pugno, stringendo una misera manciata di terra nel palmo della mano.
Prese un lungo respiro, e l'aria bruciò, e parve fuoco nei polmoni.
Le sue rose non c'erano più, e Sirius si sentì demolire, mattone dopo mattone, come fosse un giocattolo. E gli schermi che aveva posto, i sentimenti che aveva costruito, caddero uno dopo l'altro come tessere del domino.
Si allontanò, tremante, dalla finestra ancora spalancata, pensando alle rose sanguigne che tanto aveva curato. Gli avevano insegnato tante cose, quelle rose: il loro profumo gli ricordava che bisogna saper amare, sì, ma che a volte l'amore ha un retrogusto amaro che non sempre si sa spiegare.
Il loro aspetto era bello e parevan forti ed invincibili, con le spine irte e pungenti, ma poi bastava scrollarle un poco perché tutti i petali cadessero. Appassivano, pian piano.
Sirius si sentiva come se lo avessero preso per le spalle e scosso con forza, senza riguardo: tutti i suoi petali erano precipitati, e lui stava appassendo con essi.
Era stato sradicato dal suo mondo, come le rose dal loro.
Per la prima volta, Sirius pensò ai suoi genitori, e provò rabbia.
Non sono il vostro burattino, si disse.
Quando scese le scale, e sentì la fragranza del pasto natalizio pizzicargli le narici, vide sua madre e suo padre seduti compostamente sul divano, rigidi come sculture intrappolate nel tempo, ed ebbe la sensazione che lo stessero attendendo. Poi
Walburga ed Orion si voltarono impercettibilmente, e tornarono a sfogliare svogliatamente le pagine del giornale, ed il ragazzo capì che, invece, lo avrebbero ignorato, anche oggi, anche dopo quel che hanno fatto. Sirius strinse i pugni con forza, ed ebbe l'impressione di sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua.
Avrebbe voluto gridargli, sputando tutta la frustrazione che aveva racchiusa, rombante come un mare in tumulto, nel petto dolorante. Aveva una voragine di delusione spalancata nel cuore, come un bambino che viene privato del suo gioco preferito, e soltanto perché non è ben gradito dagli altri.
Avrebbe voluto dirgli quanto detestasse tutto questo, invece disse soltanto -"Le amavo"-.
Quando distinse un ghigno invisibile prendere forma sulle labbra tirate del padre, capì di aver appena detto ciò che l'uomo si sarebbe aspettato.
Non sono il vostro burattino.
Corse verso l'uscio, e quasi si buttò fuori dalla casa, con le mura troppo spesse e l'aria troppo rarefatta. Si sentiva asfissiato, e caracollò lungo la strada grigia e cupa, inciampando nei suoi piedi e nelle sue emozioni. Corse, senza sapere dove fosse veramente diretto, e quando fu giunto in un campo deserto e incolto, urlò, e raccontò se stesso al cielo nuvoloso liberando la sua voce in uno sfogo di emozioni. Le lacrime, le sensazioni aspre che colavano fuori in un impeto potente, come se fuoriuscite da un palloncino scoppiato nelle sue viscere.

Il giorno dopo Sirius preparò i bagagli, silenzioso ed invisibile come uno spirito. Scritta una lettera a James e Remus, senza dedicare invece una parola alla sua famiglia, apparve in un camino di Hogsmeade, e si incamminò verso Hogwarts.
Se non c'erano le rose, Grimmauld Place non era più casa sua.

*

Spero il capitolo vi piaccia; sempre tanti baci,
Laura

Only Us In The World ~ MaraudersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora