Lily entrò nel bar con passo incerto. Una campanella suonò lieve, e alcuni uomini si voltarono senza voglia verso la nuova arrivata.
Tante sagome nere, grandi come orsi, sedute al bancone. Senza una vita, uno scopo, come automi si versavano il liquore, e lo trangugiavano subito dopo con gesti abituali.
Lily storse la bocca ed arricciò il naso: l'odore acre dell'alcool era forte e sgradevole, pungente.
Attraversò la sala buia con incedere lento, i passi moderati e cauti. Le assi di legno scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Quando aveva trovato il cartoncino per terra, nei corridoi fuori dall'ufficio del preside, non aveva inizialmente considerato l'idea di conservarlo. L'aveva infatti riposto in un cassetto del comodino ed ogni tanto, le stelle argentate sulla superficie lucida, le ricordavano la sua presenza con un occhiolino scintillante.
Da che l'aveva raccolto, non ci aveva più realmente pensato e, pian piano, la sua presenza era sprofondata nell'oblio.
Tornata ad Hogwarts, però, la memoria del biglietto da visita nel cassetto era riaffiorata spontaneamente, ed era diventata un pensiero pressante. Curiosità, forse. Preoccupazione, più probabilmente, che a volte spinge ad agire in modo anticonvenzionale.
Il fatto che fosse tornata in anticipo a scuola, e che quindi le lezioni non si svolgessero ancora e godesse di una certa libertà, erano stati i fattori decisivi.
Riconobbe una persona, avvolta nel suo spesso mantello di lana blu, seduta in un tavolo in angolo, lontano dalla fioca luce delle candele.
Tutto era scuro, là dentro, e Lily si sentiva un faro nell'Oceano, con i suoi luminosi capelli rossi e il maglioncino verde. Era inadeguata per quel locale, e per Nocturn Alley in generale. Eppure, ora era lì. Procedendo con passi ponderati, brancolanti fra il ripensamento e la determinazione, si sedette lentamente sulla sedia di fronte alla signora, che traballò sulle gambe rosicchiate dai tarli. La donna aveva un aspetto stravagante, decisamente originale, con i suoi ampi occhiali, che ampliavano ancor più gli occhi già enormi. I capelli erano ricci e voluminosi. Numerosi gioielli la adornavano, facendola sembrare una sorta di pomposo lampadario. Si limitò a scrutarla, ancorando i suoi occhi da gatta nei pozzi smeraldini della ragazza. A disagio, fu Lily a rompere il silenzio -"Sibilla Cooman?"-
La donna sussultò e si riscosse, come se qualcuno avesse inserito un monetina in un gioco meccanico, di quelli babbani che tanto amava da bambina.
-"Oh, devi essere Lily Evans! Ti stavo attendendo, cara"- poi, senza aspettare risposta, si chinò sotto il tavolo, frugando nella sua borsona sdrucita, posata ai piedi. Lily si mosse sulla sedia, a disagio. Quando la testa riccioluta della donna riemerse, teneva stretta fra le mani una sfera di cristallo -"Beh? Non perdiamo tempo, no? Avvicinati, cara, avvicinati!"-
Lily si curvò sul tavolo logoro, e Sibilla le spinse la sfera sotto il naso, bruscamente. Sembrava perforare il cristallo con lo sguardo, gli occhiali calcati sul naso ingigantivano l'iride verdognola, con sfumature gialle. Lily pensò che paresse proprio un gatto, e si ritrovò a fissare la donna, un sopracciglio inarcato, invece che la sfera. Si riscosse solo quando questa alzò la testa dall'oggetto, e sgranò gli occhi: il bambino aveva forse azionato una nuova leva nel suo gioco?
Le prese il volto fra le mani, e Lily si ritrasse appena, al tocco freddo delle lunghe dita. I suoi occhi felini avevano perso la loro lucentezza, le sfumature gialle perse nell'intensità di un'estranea malinconia, risucchiate dal buco nero della pupilla.
-"Oh, povera, povera dolce bambina! Quanto dolore, quanta disgrazia! Oh, che destino orrendo, davanti a creature tanto giovani..."-
La voce le morì in gola, spegnendosi del flebile lamento di un timore represso. Le sue mani posate sulle labbra grinzose tremavano impercettibilmente.
Lily percepì il proprio cuore balzare nel petto; l'aria del locale era cemento solido e peso, un macigno nei suoi polmoni.
-"Giovani... Di chi sta parlando, signora Cooman?"-
La donna si imbronciò, le sopracciglia aggrottate suggerivano una lucidità apparente, che al momento le era sconosciuta, e tenendo le mani della ragazza, si sporse sul tavolo instabile. Sembrava davvero turbata ma, quando si accinse a parlare, si bloccò, e fu come se una forza estranea ed invisibile la sbalzasse all'indietro, la testa reclinata e gli occhi, quei fanali felini, diventati vitrei, come se non la vedessero. Tremava, e le dita si strinsero intorno alle sue in modo spasmodico. Poi, così come era cominciato, tutto terminò improvvisamente, e la donna uscì dalla catalessi cui era entrata. Lily si accorse di aver trattenuto il fiato, paralizzata da un nascente senso di impotenza e confusione. Gocce di sudore le imperlavano la fronte, stremata.
-"Lily Evans"- prese un grosso respiro, il fiatone come dopo una corsa -"Il tuo futuro è oscuro. Stai attenta, ragazza. Scegli bene le tue compagnie e, soprattutto, ascolta il tuo cuore."- la sua voce si abbassò, e si ridusse ad un mormorio quasi impercettibile -"Vai, ora. Ricorda, è molto importante: non scordare mai l'amore. Sarà importante, per tutti, e per te stessa, che tu non smetta mai di amare."-
Detto questo, si alzò sulle gambe tremanti, sistemò la mantella blu notte sulle spalle, raddrizzò gli occhiali sul naso. Raccolse poi il borsone, ricacciando al suo interno la sfera e, in silenzio, se ne andò.
Lily la osservò tacitamente, ancorata alla sedia instabile, le dita strette sul ripiano consunto.
La vita nel locale continuava imperturbabile intorno a lei, un bicchiere di whisky dietro l'altro. Il vetro tintinnava allo sbattere dei bicchieri sul ripiano, coprendo il suono dei passi sulle assi incurvate. Tutto sommato, il locale era piuttosto silenzioso; il vero frastuono echeggiava nella sua testa.Lily non se la sentì di leggere, tornata al castello. Non mangiò nemmeno le arance, così che il loro profumo non riempì le stanze, nemmeno nei giorni a venire. Preferì rimanere sola con i suoi pensieri, rannicchiata davanti al focolare.
Quella sera, aveva osservato la linea viva e frastagliata mangiare il cartoncino blu, mentre le stelle argentate si spengevano, una ad una. Il ricordo della donna, però, non era scomparso con loro, permanendo nel suo alone di turbamento.
Pensò che il cielo plumbeo rispettasse doviziosamente la confusione offuscata che si agitava nella sua mente.*
Domani è Pasqua, quindi tanti auguri a tutti ❤
Laura
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Only Us In The World ~ Marauders
FanficJames fuma. Sirius è dipendente dalla vita. Remus si odia. Peter cerca il suo posto nel mondo. ~•~ "Chiudi fuori il resto delle persone. Ci siamo noi, e poi ci sono loro. Solo noi, siamo nel mondo. Il resto è irrilevante: se le ami, se le odi; non i...