6.

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«C'è una cosa che devo dirti da tempo», disse nervosamente prendendomi per mano.
«Ti prego, non è il momento. Hai aspettato troppo. Hai avuto tutto il tempo di questo mondo per dirmelo. Perché farlo proprio ora? Perché finalmente ora sono felice? Non ho la minima intenzione di stare qui ad ascoltare te e le tue idiozie», affermai voltandogli le spalle.
«Ti prego. Lasciami finire. Tu devi sentire quello che ho da dirti. Io ho bisogno di pronunciare quelle parole e sono sicuro che tu abbia bisogno di sentirtele dire.»
«Magari, un tempo, sarebbe stato così. Ora non più. Sono maturata, sai?! So distinguere chi ha veramente bisogno di me e chi mi merita per davvero. E con tutta onestà, non credo tu faccia parte in nessuna delle due liste. Mi hai abbandonata quando io avevo più bisogno di te», mormorai con voce rotta cercando di fermare le lacrime.
Gli diedi nuovamente le spalle in risposta al suo silenzio e mi incamminai sotto la pioggia per le vie di Sidney.
«Io ti amo», gridò pronunciando bene quelle parole. Mi fermai di botto ma nn mi voltai. Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance confondendosi con la pioggia.
In un batter d'occhio mi raggiunse e mi supplicò di guardarlo negli occhi. «Ti amo, hai capito? Guardami. Ti prego, guardami.»
Mi voltai verso di lui ma con il viso ancora basso e lo sguardo puntato sul lurido marciapiede.
Prese il mio mento tra le dite e mi trafisse con i suoi occhi ormai segnati dalla disperazione. Era impossibile distogliere lo sguardo, mi aveva catturata. La pioggia continuava a bagnare le calde strade di una Sidney desolata nel cuore della notte.
«Ti amo», ripeté sempre più sicuro di sé. Alzò ancora di più il mio mento e quasi si avvicinò per baciarmi.
«Non posso farlo», quasi sussurrai.
«La domanda è: vuoi farlo?»
Non risposi.
Si avvicinò sempre più, ormai le sue labbra quasi sfiorarono le mie.
«Non farlo. Lo sai che ora sto con lui. Non rendere le cose ancora più complicate.» La mia voce era sempre più debole.
«Tra meno di dieci secondi ti bacerò. Hai tutto il tempo di darmi delle valide ragioni per non farlo oppure potrai semplicemente fermarmi. Uno. Due. Tre...»
«Ho un'infinità di motivi per non lasciartelo fare...»
«...quattro. Cinque. Sei...»
«Per esempio...»
«Sette. Otto. Nove...»
«Non ti amo più...»
«Stronzate.» Si fiondò sulla mia bocca baciandomi con passione. La sua lingua accarezzava dolcemente la mia ed io ricambia senza mai sottrarmi.
«Stop!» gridò il regista, «va bene così.» Domani riprendiamo proprio da questa scena. Bravi tutti.» Ma io e David continuammo a baciarci. Nonostante fosse una semplice recitazione, quelle cinque lettere, due parole, suonavano così bene dalla sua bocca.
David continuò a stringermi di più a se e a baciarmi con sempre più passione. Nonostante io avessi sentito Zachary interrompere le riprese, non riuscii a controllare il mio corpo per staccarmi da quell'attimo travolgente.
«E voi», continuò Zachary divertito, «vi pago l'albergo, perché non continuate le vostre "prove" lì», disse avvicinandosi.
David si staccò da me e per un momento rimasi ad occhi chiusi, stordita per tutto quello che David era capace di provocare in me con un semplice bacio.
«Oh, Zachary! Non ho per niente sentito lo "stop"», affermò con un ghigno e dando di gomito al nostro registra.
«Tranquillo. Mi fa piacere che andiate così d'accordo», ci rivelò, «poi se dovesse nascere qualcosa tra di voi proprio grazie al mio film, beh... ne guadagnerei di pubblicità.»
«Giusto», concordò David.
«Ora andatevi a divertire, figli miei.»
Zachary ci salutò e si allontanò raggiungendo la sua splendida Ferrari rossa fiammante.
«Allora, che ti va di fare?»
«In realtà vorrei stare un po' con Chloe che non vedo da quel giorno che...»
«Da quel giorno che decidesti di pedinarla?»
«Shhh! Abbassa la voce!» lo ammonii. «comunque sì. Non vorrei avesse capito che l'abbiamo seguita.»
«Che tu l'hai seguita. Io ho semplicemente seguito te.»
«Che uomo!» esclamai ironica.
«Comunque, in pratica non vedi la tua amica da una settimana? E chi si occupa dei tuoi capelli la mattina? Non se n'è minimamente preoccupata?»
«Beh, me ne occupo da sola, sono abbastanza brava.»
«Ma tu la paghi, giusto?»
«Si.»
«Wow! Proprio una professionista. Se fossi in te io la licenzierei. Non merita le tue attenzioni, i tuoi soldi e la tua amicizia, a mio avviso.»
Non gli risposi, cercai di fare in modo che quelle parole mi scivolassero addosso ma in realtà si insinuarono nelle orecchie peggio di una zanzara durante il sonno notturno.
Una volta arrivati su nel corridoio delle nostre suite, salutai David e tornai in stanza per indossare qualcosa di più comodo dei vestiti da scena.
Sul tavolo trovai una scatola. Curiosa mi avvicinai e sfilai il fiocco rosso che manteneva la scatola bianca ben sigillata. Quando aprii, notai che conteneva solo petali di rose e nulla più. Scavai fino in fondo ma non vi trovai nulla. Decisi così di ribaltare la scatola facendo ricadere tutti i petali sul tavolo e poi la rigirai. Sul fondo c'era una scritta «stai lontana da David».
«Wow! Divertente.» Mi alzai come una furia e andai a bussare la suite difronte.
Fu Adam ad aprirmi la porta.
«Nina», esclamò sorpreso di vedermi.
«È un'idea tua?» chiesi nervosa facendogli vedere la scatola.
«E questa cos'è?»
«Leggi all'interno», sbottai.
«Entra.»
«Sto bene qui fuori, grazie», esclamai incrociando le braccia.
Adam mi tirò per un braccio e mi trascinò all'interno della sua suite chiudendo infine la porta alle nostre spalle.
«Siediti dove vuoi. Torno subito.»
Mi sedetti sul divano e poggiai la scatola sul tavolino dinanzi.
Adam mi raggiunse e si sedette al mio fianco.
«Siamo soli?»
Annuì.
«Justin? Chloe? Dove sono?»
«Justin è andato a cena con la costumista. Chloe è andata a prendere del cinese per noi due.»
«Da quando state insieme non vi vedo più. Siete sempre così sfuggenti...»
«Potremmo dire lo stesso di te. Da quando hai conosciuto quell'attore, tu...», si interruppe, come se stesse per dire qualcosa che io non avrei dovuto sentire.
«Io cosa? Continua.»
«Lascia perdere», disse lasciandosi andare sul divano. «Torniamo alla scatola.»
«Già. Beh, sappi che non è uno scherzo carino da fare...»
«Nina, ti sbagli. Non sono stato io, ne tantomeno Chloe. Anzi lei è entusiasta che tu stia uscendo con una star. Per non parlarti di quando l'ha raccontato a Kevin, avresti dovuto vedere la sua faccia...», si interruppe bruscamente, questa volta si era fatto sfuggire abbastanza.
«Kevin è qui?»
«Era qui», mi corresse.
«Kevin è venuto in Australia per me e voi me lo avete tenuto nascosto?» sibilai.
«Volevamo solo proteggerti.»
«Quindi ora prendete anche delle decisioni insieme che riguardano la mia vita?»
Lui non rispose.
«Bene. Magnifico.» Mi alzai dal divano e raggiunsi la porta. Adam fu subito dietro di me e con una mano bloccò la porta.
«Cosa stai facendo?»
«Ora devi ascoltarmi, Nina», disse in tono serio.
Restammo a fissarci per pochi secondi che sembrarono quasi un'eternità, poi una voce dietro la porta ci interruppe.
«David, dobbiamo fare qualcosa, amico. Il tuo bacio con la signorina Clarke è su tutti i giornali.»
Adam mi tappo la bocca e poggiò l'orecchio alla porta quasi schiacciandomi con il suo possente corpo.
«Tranquillo. Non c'è nulla di male...», intervenne David.
«Si ma se tua...»
«Rilassati, amico.»
I due si salutarono e raggiunsero ognuno le loro suite. Chiusosi le loro porte, decisi che era ora di tornare nella mia di suite. Spintonai Adam e aprii la porta. Lui mi prese per mano per fermarmi.
«Nina?»
«Ciao Chloe», dissi imbarazzata.
Lo sguardo di lei posò sulla mano di Adam che tratteneva la mia, così lui la lasciò subito andare.
«Non ti vedo da un po'», intervenne lei.
«Potrei dire lo stesso. Ti pago sai? E invece sono costretta ad acconciarmi i capelli da sola...» sbottai nervosa superandola e rifugiandomi nella mia suite.
Cosa stavo facendo? Avevo appena trattato male i miei amici. Io non sono così. Decisi di andare a scusarmi, così posai la scatola e uscii fuori intenta a bussare alla loro porta. Mi bloccai dal bussare quando li sentii litigare.
«Ti rendi conto di come mi ha risposto? E tu continui a difenderla. Perché?»
«Non è in se. Quell'attore le sta facendo il lavaggio del cervello. Lei non è così.»
«Provi ancora qualcosa per lei, non è vero?»
Adam non rispose o almeno non riuscì a sentirlo.
«Lo prenderò come un si. Che ingenua. E io che pensavo potessi provare qualcosa per me.»
«Aspetta, non te ne andare...»
«Che senso ha restare? Lei non mi vuole più qui. Tu... tu sei sempre stato innamorato della mia migliore amica. Che ruolo avrei qui?»
«Lei ha bisogno di te. Non puoi abbandonarla. Devi farle aprire gli occhi. David non è il ragazzo adatto a lei, è un idiota, un narcisista e un approfittatore. Lei ormai è accecata da lui, ma se tu le facessi notare tutte queste cose allora magari lei...»
«Magari capirebbe che tu sei il ragazzo perfetto per lei? Ma per favore. Sei solo geloso di David. Nina non guarderà mai te come lei guarda lui. Tu sei solo la sua guardia del corpo.»
«Sai che ti dico? Vá pure. Tornatene a Londra. Pensavo fossi una persona intelligente con cui poter parlare.»
«Sei un idiota.»
Tornai nella mia suite non appena sentii dei passi avvicinarsi alla porta.
Poco dopo qualcuno bussò alla mia porta. Pensai fosse Chloe. Aprii la porta con lo sguardo fisso per terra.
«Ehi, Nina. Ti va di fare un giro?» David era avanti alla mia porta con due caschi in mano.
«Si, ti prego, portami via da qua.»
«D'accordo. Ti porto in un posto magnifico.»
«Bene. Sei l'unica persona di cui posso fidarmi in questo momento.»
Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, ci incamminammo verso l'ascensore.
«David...»
«Dimmi.»
«No, niente. Lascia perdere.»
«C'è qualcosa che non va?»
«Ho ricevuto un "invito" a stare lontano da te», confessai.
«E tu gli darai ascolto?» chiese calmo.
«Se fosse stato così, ora non sarei qui con te», gli feci notare sorridendogli.
David mi abbracciò e mi condusse fuori dal nostro albergo.
«Tadan!» esclamò. «Questo sarà il nostro mezzo di trasporto, oggi.»
«Non ero mai salita su un quad.»
«Vieni qui, ti allaccio il casco.»
Salimmo sul nostro quattro ruote e partimmo. «Reggiti forte.» Prese le mie mani e le congiunse sul suo addome.
Non parlammo molto durante il tragitto anche perché era quasi impossibile comunicare in quelle condizioni.
Arrivammo in cima ad una collina dove era possibile vedere Sidney a trecentosessanta gradi.
«Wow!»
«Bello, vero?»
«Come conosci tutti questi posti?»
«Perché vuoi saperlo?»
«non puoi essere un semplice turista. Questi non sono posti che trovi sull'itinerario della città. Allora David, cosa ci nascondi?»
«Vieni sediamoci su quella panchina.» Mi prese per mano. «Quando era ragazzo, trascorrevo tutte le festività natalizie qui. Ho sempre adorato questo posto, ma non ero mai riuscito a farmi un amico, così avevo più tempo per me e per esplorare i posti più isolati e incantevoli di Sidney.»
«Ecco spiegato tutto. Ma come mai non avevi amici?»
«Che tu ci creda o no, non sono molto simpatico alle persone.»
«Mi dispiace...», confessai stringendogli la mano.
«Ora ho te, no?»
Alzai il mio sguardo e fissai i suoi occhi languidi. «Certo.»
Si avvicinò sempre più e baciò dolcemente le mie labbra.
Improvvisamente sentii il rumore dello scatto di una macchina fotografica, mi staccai da lui e mi girai di scatto.
«David. Ci sono due paparazzi!» gridai indicandoli. «Dobbiamo fermarli. Pubblicheranno le nostre foto.»
«Fingi che non siano qui. Guarda me. Continua a baciarmi.»
«No. non posso. Portami a casa.»
«D'accordo», disse sbuffando e alzandosi di scatto dalla panchina.
«David aspettami.»
Tornammo nel nostro hotel, ognuno nella propria suite. Quando vi fui dentro, notai una busta attaccata alla porta della mia camera da letto. Pensai che fosse di Chloe. Poteva almeno salutarmi.
Aprii la busta e vi trovai all'interno due foto che ritraevano me e David sul quad. Com'è possibile?
La busta conteneva però anche una lettera:
"Ti ho già avvisata di stare lontana da David. Ma non mi hai dato ascolto. Questo è il mio ultimo avviso."
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto. Qualcuno mi stava pedinando e non solo. Quella poteva considerarsi una vera e propria minaccia.
Uscii di corsa e bussai alla porta di Adam. Fu Justin ad aprirmi la porta.
«Nina. Cara. Tutto bene? Sei un po' pallida.»
«Dove è Adam?»
«Nella sua stanza. Entra.»
Mi precipitai nella sua stanza senza bussare, mentre Justin tornò nella sua.
«Nina!» esclamò Adam quasi spaventato dalla mia entrata o forse per la mia espressione.
«Ho bisogno del tuo aiuto!»

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