15.

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Quando riaprii gli occhi mi sentii così strana. Ero come ubriaca, vedevo tutto a rallentatore e probabilmente se avessi avuto la forza mi sarei mossa anche lentamente, ma allo stesso tempo sentivo dentro di me una specie di energia incredibile.
Mi accorsi di essere su di un letto, un letto che non è mio.
Provai a guardarmi intorno, nonostante tutto girasse intorno a me, ma nemmeno quelle pareti mi sembravano familiari.
Dove sono? Da quanto tempo sono qui? Come ci sono arrivata?
Avrei tanto voluto gridare ma le mie labbra nonostante si schiudevano molto lentamente non riuscivo ad emettere nessun suono di alcun tipo.
Il mio corpo era così pesante da non riuscire a muovere nessun muscolo.
Provai a ricordarmi cosa fosse successo prima di ritrovarmi su quel letto così estraneo, ma il mio ultimo ricordo risaliva a quando Jake aveva fatto irruzione in bagno trascinando fuori l'amico con cui avevo avuto delle effusioni.
Forse Jake è tornato indietro per venirmi a prendere. Forse ora sono a casa sua, nel suo letto...
Ma ebbi un flash improvviso.
Un ricordo balenò nella mia mente: un tizio in fondo al bancone che mi aveva offerto da bere. Lo stesso tizio che mi aveva sorretto prima di svenire.
Ora ricordo, era...
«Finalmente sei sveglia. Sono stufo di aspettarti.»
...Kevin.
Era lì in piedi sulla soglia della porta che mi fissava con un sorriso sinistro.
Provai a rispondergli, volevo domandargli tante cose come che ci faccio qui? Che ci fai qui in Australia? Perché non posso comandare il mio corpo? Cosa mi succede?
«Oh, piccola. Non riesci a parlare. Mi dispiace così tanto.» Ma il suo tono era tutto fuorché dispiaciuto. Sembrava quasi si stesse prendendo gioco di me.
Più mi sforzavo nel provare a muovermi o ad emettere dei suoni, più la mia vista si annebbiava e tutto intorno a me riprendeva a girare.
Sudavo ma al contempo avevo freddo. Tremavo e non capivo il motivo.
Cosa mi sta accadendo? Aiutami! Non vedi che sto male?
Ma Kevin sembrava divertito da tutto questo.
«Non ti sforzare troppo, potresti svenire di nuovo e sinceramente sono stanco di aspettare.»
Stanco di aspettare cosa?
«Kevin», balbetto.
«Si, in carne e ossa.»
Voglio andare via.
«Cosa mi succede?» biascicai tremando.
«Credo sia tutto l'alcol che hai bevuto. Ah, no, aspetta. Forse è la droga che ti ho messo negli ultimi drink.»
Mi ha drogata?
«Perché?»
«Cosa?» sogghigna.
«Perché?» provo a ripetere debolmente.
«Smettila di frignare!» sbotta.
Mi sentii così male che i miei occhi quasi si chiusero. Resta sveglia!
La mia mente non funzionava a dovere e i miei arti non volevano saperne di muoversi. Mi lamentai.
«Stai zitta», mi ordinò.
Si avvicinò al letto e mi accarezzò la guancia. «Pensavi davvero mi sarei fermato alle chiamate e ai messaggi anonimi? O alle minacce legate alle foto? Tu vali molto più di quanto credevo, tesoro.»
Kevin è lo stalker? È stato sempre lui fin dall'inizio? Non è possibile.
Non riuscivo a credere a tutto quello. Ero così occupata a cercare lo stalker tra i miei amici che ora mi sento una vera deficiente per aver dubitato Adam.
Adam era stato al mio fianco dal primo momento. Dovevo fidarmi di lui.
Kevin si allontanò un attimo e cominciò a scavare all'Inter di uno zaino finché non trovò quello che cercava. Estrasse la sua preziosa macchina fotografica.
«Prima iniziamo, prima finiamo», esclamò.
Cosa ha intenzione di fare?
Si avvicinò e mi sfilò il top e i pantaloncini di jeans.
«Non toccarmi» cercai di gridare, ma uscì solo un sussurro.
«Conosco questo corpo a memoria, ma ogni volta che ti spoglio è sempre come se fosse la prima volta.»
Le sue mani ruvide accarezzavano il mio corpo esplorando anche le parti più intime.
Strinsi gli occhi. Non volevo vedere quello che mi avrebbe fatto da lì a poco.
«Ti prego lasciami andare», sussurrai tra le lacrime.
«Tranquilla, non ti farò del male. Il mio è un semplice risarcimento ai danni morali che mi hai provocato quando mi hai lasciato.»
«Cosa vuoi...», iniziai ma non riuscii a terminare la domanda.
«Cosa voglio fare? Semplice. Ti spoglierò e ti scatterò qualche foto nuda. "Nudo come un verme" ricordi? E poi venderò le tue foto a tutti i gossip del mondo. Diventerò ricco.»
Mi si gelò il sangue.
«Ti denuncerò.»
«Tesoro. Non so nemmeno se con tutto questo alcol e questa droga che hai in circolo e la prossima sostanza psicoattiva che ti somministrerò ricorderai di questo giorno. Ti lascerò a pochi metri dell'hotel e non mi vedrai mai più. Quando ti troveranno penseranno che ti sia fatta della cocaina di tua spontanea volontà in qualche squallido locale. E se mai per miracolo dovessi ricordarti di me, negherò fino alla morte qualsiasi cosa tu dica.»
Altra droga? Vuole uccidermi?
Aveva architettato un piano con i fiocchi.
Nei suoi occhi c'era una scintilla che mi dava i brividi, mentre le sue mani avide mi strapparono l'intimo di dosso.
Provai a coprirmi con tutte le forze che avevo ma fu inutile. Spostò le mie braccia con facilità.
«Magari se abbiamo un po' di tempo...», iniziò accarezzandomi il basso ventre.
Vuole violentarmi?
«Allontanati da me», ordinai.
«Eppure non mi sembra tu abbia fatto tanto la preziosa con David e Adam», sbottò nervoso alzandosi dal letto.
Cominciò a scattarmi qualche foto finché qualcuno non bussò violentemente alla porta.
«Shhh!»
«Apri la porta!» gridò qualcuno fuori.
«Aiuto!» sussurrai.
«Zitta!» mi ammonì Kevin coprendomi la bocca con una mano.
«Kevin, apri questa cazzo di porta! So che sei lì!»
Mugolai.
«Zitta, puttana», bisbigliò.
Kevin raccolse in fretta le sue cose rimettendole all'interno del suo borsone. Forse voleva scappare dalla finestra.
«Aiuto!»
Qualcuno sfondò la porta e corse verso di me, ma non era solo c'era una donna con lui che corse subito verso Kevin gridando: «mani in alto!»
Kevin si fermò di colpo e si voltò consegnando il borsone alla donna che impugnava una pistola.
«Nina! Guardami!» ordinò l'uomo. Voltai piano la testa e cercai di mettere a fuoco il suo viso.
«Adam», sussurrai.
«Sono qui. Sono qui. È tutto finito.»
Mi avvolse nelle lenzuola e accarezzò dolcemente.
«Adam, lo porto via.»
«Aspetta, Nicole.» Adam si avvicinò a Kevin. «Non mi sei mai piaciuto», digrignò tra i denti prima di mollargli un pugno al centro del viso.
Kevin quasi cadde all'indietro ma Nicole lo tenne in piedi e lo trascinò fuori casa.
«Adam», lo cercai.
Corse subito verso di me.
«Ho freddo», sussurrai tremando.
«Cosa ti ha fatto?» chiese nervoso.
«Mi ha drogata», biascicai.
Adam si alzò e iniziò a gridare: «io lo ammazzo!»
«Ti prego, abbracciami.»
Fu subito al mio fianco e mi prese in braccio. «Ti porto in ospedale.»
Tenni la testa appoggiata nell'incavo del suo collo, i suoi battiti erano accelerati, li sentivo.
«Perdonami.»
«Per cosa?»
«Per non essermi fidata di te.»
Adam non rispose ma mi strinse più forte a se.
Probabilmente svenni, di nuovo, tra le sue braccia mentre mi portava in ospedale perché quando aprii gli occhi mi trovai su una barella.
Una flebo era attaccata al mio braccio mentre delle ventose collegate a dei fili erano attaccate alle mie tempie.
La vista era di nuovo stabile e i miei arti rispondevano ai comandi, ma la testa faceva ancora troppo male per restare sveglia.
Non avevo idea di che ora potesse essersi fatta, la luce fuori la finestra filtrava debole all'interno della stanza, pensai fosse l'alba.
Quando mi voltai dall'alto lato vidi Adam addormentato su una poltroncina. È stato tutta la notte qui per me?
La porta si aprii all'improvviso e istintivamente socchiusi gli occhi fingendo di dormire ancora.
Era Nicole.
Si avvicinò ad Adam e tentò di svegliarlo.
«No, per favore. Non svegliarlo», la pregai.
«Nina.» Fu subito al mio fianco. «Come ti senti?»
«Meglio», confessai con un sorriso.
«Mi dispiace per tutto quello che hai passato. Io e Adam stavamo lavorando proprio per evitare tutto questo, ma abbiamo fallito», disse dispiaciuta.
«È stata anche colpa mia. Ero abbastanza sicura che fossi tu lo stalker. Ti ho odiata ed evitata il più possibile quando i miei sospetti ricadevano su di te.»
«Io lo stalker? Ora capisco il tuo comportamento nei miei confronti nell'ultimo periodo. Mi sono chiesta molte volte in cosa avessi sbagliato per perdere la tua fiducia nei miei confronti ma non mi ero mai saputa dare una risposta.»
«Posso farti qualche domanda?»
«Si, certo. Ora posso rispondere con sincerità a tutte le tue domande.»
«Conoscevi già David, vero?»
«Si, eravamo sposati un paio d'anni fa. Poi ho chiesto il divorzio.»
«Almeno su questo ci avevo quasi preso. Non per farmi gli affari tuoi, so che non mi è dato saperlo o chiederlo, ma ci proverò lo stesso. Cosa ti ha portato a chiedere il divorzio?»
«Beh, quando sposi una celebrità non sposi solo lui ma anche i suoi impegni, il suo lavoro, i suoi gossip. Io e David ci conosciamo da bambini, lui passava le sue vacanze qui. Io sono nata e cresciuta proprio in questo paradiso e il mio sogno è sempre stato quello di entrare nel corpo di polizia. Per amore ho accantonato il mio sogno, ho accettato di sposarlo e di trasferirmi con lui a New York. Ma lui non c'era mai, era sempre impegnato mentre io trascorrevo le mie giornate sola in casa. Così ho deciso di prendere poi la mia vita in mano e di inseguire il mio sogno, ma David non approvava. E così tra un litigio e l'altro si è giunti al divorzio.»
«Lo ami ancora?»
«Non ho mai avuto nessun altro uomo dopo lui.»
«Questo è un modo come un altro per dirmi di "si", lo ami ancora», puntualizzai. E Adam? «Quindi tra te e Adam non c'è stato niente?»
«No, Nina. Assolutamente nulla. Abbiamo lavorato molto insieme, questo si, ma. Non c'è stato nulla tra di noi se non un rapporto professionale. Sai, sarebbe un ottimo detective. Se tu lo convincessi, a noi del distretto servirebbe proprio uno come lui.»
La sua confessione mi creò un senso di leggerezza ma al tempo stesso ansia.
E se il sogno di Adam fosse quello di entrare nel corpo di polizia? E se il suo amore per me ostacolasse le sue decisioni?
«Capisco. Proverò a convincerlo», le dissi rabbuiandomi.
«Tu lo ami?»
«Si», ammisi senza pensarci due volte.
«Allora sai cosa fare. Ora riposa ci vediamo tra qualche ora.»
Fece per andarsene ma la chiamai di nuovo.
«Nicole.»
«Si?»
«Come mi avete trovata?»
«Devi ringraziare il ragazzo della reception, Jake. Ci ha raccontato che, dopo aver accompagnato il fratello e l'amico a casa, è venuto a cercarti e ti ha visto in braccio ad un tipo poco raccomandabile che ti poggiava sui sediolini posteriori della sua macchina, o meglio una macchina a noleggio. Ha immediatamente chiamato la polizia per metterci al corrente di quello che aveva visto. I miei colleghi mi hanno subito informata e messa in contatto con lui, così gli ho ordinato di seguirvi per darci l'indirizzo del bastardo.»
Allora Jake è tornato davvero a cercarmi?
«Se lo vedi, potresti ringraziarlo da parte mia?» le chiedo con un sorriso.
«Certamente. È qui fuori, se vuoi lo faccio entrare.»
«No, meglio di no. Ora vorrei riposare se non ti dispiace.»
«Si, certo. Ci vediamo più tardi, passerò per farti qualche domanda sull'accaduto.»
«D'accordo.»
Nicole andò via lasciandomi con i miei dubbi che mi affollarono la mente. Il che non fece altro che far aumentare il mio terribile mal di testa.
Amavo Adam, sapevo quale era la giusta scelta da fare ma era dolorosa. Molto dolorosa.

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