Nel pomeriggio, come mi era stato già anticipato, Nicole venne a trovarmi ma questa volta non indossava abiti da civile, indossava la sua divisa.
Era lì per farmi delle domande sull'accaduto per poter archiviare il tutto e poter chiudere dietro le sbarre Kevin.
Non posso credere di aver amato e aver dato tutta me stessa per anni ad una persona così subdola. Non pensavo fosse capace di tali cose, soprattutto nei miei confronti.
Mi ha quasi ucciso per soldi.
Una cosa era certa, dalla notte scorsa, avevo perso di nuovo la fiducia in me stessa e il coraggio per poter vivere una vita normale.
Nicole si sedette accanto a me con un registratore tra le mani cominciò a farmi domande su Kevin.
«Allora, quando è stata l'ultima volta che hai sentito Kevin, ovviamente prima di ieri sera?»
«A Londra, una settimana prima del mio arrivo qui a Sidney. Anche se mi è stato detto da Chloe e Adam che è venuto qui a cercarmi pochi giorni dopo il mio arrivo.»
«La vostra relazione quanto è durata e perché è finita?»
«Dieci anni circa. È finita perché l'ho beccato a letto con un'altra.»
«Che bastardo!»
«Già.»
«Ora dovresti descrivermi dettagliatamente la tua giornata di ieri.»
Qualcuno interruppe il mio interrogatorio bussando alla porta.
Era Adam.
«Posso assistere?»
«Certo siediti pure lì», acconsentì Nicole indicandogli la poltrona sulla quale lui aveva passato la notte.
Non avevo molto piacere nel raccontare la serata passata al locale. Non volevo che Adam sapesse delle avance fatte da Josh e delle effusioni che avevo avuto con lui.
«Non mi hai chiesto dello stalker-cell», le feci notare cercando di spostare l'attenzione su altro.
«Stalker-cell?» chiede Adam.
«Si, è così che ho deciso di chiamarlo per distinguerlo dal mio cellulare personale.»
«Sappiamo già tutto quello che c'è da sapere su quello.»
«Come? Non ve l'ho mai detto.»
«Io sapevo che possedevi questo cellulare. Quando al centro benessere tu e Jake eravate già in vasca, io ho frugato nella tua borsa e l'ho trovato. Purtroppo non ho potuto duplicare la sim ma ho avuto il tempo di leggere tutte le vostre conversazioni e segnare i suoi numeri telefonici.»
«Quindi lo sapevi anche tu?» chiesi rivolta ad Adam che annuii.
Mi sentivo così stupida ad aver dubitato di loro.
«Ora, Nina, tornando a ieri sera, dovresti raccontarmi la tua giornata, senza omettere nessun particolare.»
Non posso omettere proprio nulla?
«Si, allora...», iniziai. Le raccontai la mia mattinata di riprese, il mio pomeriggio in giro per negozi, la mia cena take away e l'arrivo di Adam con i cellulari usati dallo stalker.
«Adam!» lo ammonì Nicole, «avevamo concordato di non dirgli nulla finché non saremmo stati sicuri che quei cellulari appartenessero realmente allo stalker.»
«I numeri coincidevano. Cos'altro dovevamo verificare? Abbiamo già fallito nell'impresa: è riuscito comunque ad arrivare a lei», sbottò nervoso.
«Continua, cara», esclamò Nicole portando l'attenzione di nuovo su di me.
«Dopo aver bussato alla porta di Adam e avervi trovati insieme, non ci ho visto più. Ho deciso allora di uscire, ma non volevo farlo da sola. Sono andata alla reception con la speranza di trovare Jake.»
«Chi è Jake?» chiese Adam.
«Oh, Jake è il classico figo: corpo da urlo, occhi di ghiaccio, capelli lunghi biondi. Il classico surfista», rispose Nicole con un sorrisetto malizioso stampato sul viso.
Adam alzò gli occhi al cielo in segno di arresa.
«Continua.»
«Jake non c'era, ma la sua collega mi aveva dato l'indirizzo del locale che frequenta: il "surfista". Sono stata a zonzo per un po' per le strade di Sidney quando finalmente l'ho trovato. Appena arrivata, sedutami al bancone, mi è stata offerta una birra da non so chi portatami dal cameriere, dopodiché ho incontrato Jake che mi ha presentato suo fratello e il suo amico Josh.»
«Oh, anche loro due sono niente male, soprattutto Josh.»
«Come li conosci?» chiedo curiosa.
«Mi servivano le testimonianze anche loro. Ancora non ho avuto il piacere di ascoltarli, li ho solo conosciuti. Josh purtroppo aveva un impegno stamattina quindi ha detto che sarebbe passato più tardi al distretto per deporre la sua testimonianza.»
«Furbo da parte sua», mormorai senza pensarci. Voleva prima sposarsi e solo dopo raccontare che aveva tradito la futura moglie con me, cosicché non l'avrebbe mollato sull'altare.
«No, niente.»
«Ti avevo anticipato dicendoti che non dovevi omettere nulla.»
Adam era a tutt'orecchi ed io avrei voluto che il materasso mi inghiottisse.
«Mi ha offerto da bere.»
«Chi?»
«Josh. Abbiamo bevuto parecchi cicchetti. Credo cinque o sei, non ricordo. Poi...» Non riuscii a proseguire, avevo gli occhi indagatori di Adam puntati su di me.
«Poi cos'è successo?» chiese Nicole.
«Siamo andati in bagno e...»
«E cosa?»
«Vuoi proprio che te lo dica? Non è già abbastanza chiaro così? Hanno fatto sesso», sbottò Adam alzandosi furioso dalla poltroncina.
«No», gridai subito. «Ci siamo solo... scambiati qualche effusione finché Jake non è venuto a prendersi il suo amico informandomi che il giorno dopo avrebbe dovuto sposarsi.»
«E certo. Grazie Jake per aver impedito la mia ragazza a darla ad un estraneo», esclamò sarcastico. «Questo è troppo!» Uscì furioso dalla stanza sbattendo la porta in modo così violento che fu quasi un miracolo che non andò giù.
«Gli passerà.»
«Lo spero.»
Continuai il mio racconto e fui felice che Adam non dovette assistere al continuo della mia storia. Se avesse saputo i dettagli su quello che mi aveva detto e fatto Kevin glielo avrebbe fatto pagare.
Nicole rabbrividì al solo pensiero di quello che avevo subito.
«Va bene così. Verrò a trovarti domani per vedere come stai, ora devo sbattere in cella quello stronzo.»
«E che ci resti!»
«Non potrà mai più avvicinarsi a te, anche quando uscirà. Farò firmare al giudice un ordinanza restrittiva.»
Adam fece irruzione in stanza. Sembrava essersi calmato.
Nicole mi sorride e sussurra: «in bocca al lupo.» Uscì e chiuse la porta lasciandoci soli.
«Adam. Mi dispiace. Io pensavo che...»
«Cosa pensavi? Cosa?» sbotta nervoso.
«Pensavo che tu e Nicole...»
«E ti è sembrato più giusto tradirmi. Si, un comportamento maturo il tuo.»
«Cosa dovevo fare? Tu non c'eri mai.»
«Ero lì fuori per te! Ero alla ricerca di quello stronzo.»
«Ma non me l'hai mai detto.»
«C'era bisogno che te lo dicessi? Pensavo fosse palese che stavo lavorando per te. Sei la solita egoista ed egocentrica che non riesce a guardare al di là del suo naso.»
Quelle parole mi ferirono non poco.
Mi voltai verso la finestra dandogli le spalle. «Vattene», ordinai tra le lacrime.
Adam non se lo fece ripetere una seconda volta, andò via senza dir nulla.
Il giorno dopo Adam non tornò a farmi visita e nemmeno il giorno seguente.
Dopo tre giorni fui dimessa dall'ospedale e con mia sorpresa David si fece trovare all'uscita.
«Nina, come stai?» chiese abbracciandomi.
«Meglio, grazie.»
«Vuoi che ti accompagno in albergo?»
«Si. Sono molto stanca. Ho proprio bisogno di farmi una doccia», gli confesso.
«D'accordo.»
Una volta entrati in macchina mi accorsi che David era alquanto nervoso.
«Sai non mi aspettavo di trovare proprio te qui stamattina.»
«Già.»
«Ho parlato con Nicole.»
«Chi?»
«Mi ha detto tutto su voi due.»
«Ok.»
«perché non me l'hai detto? Perché almeno tu non mi hai avvisato che Nicole fosse una brava persona? Così almeno avrei evitato di pensare a lei come stalker.»
«Senti, Nina. Non sono qui per parlare di Nicole. Sono qui per chiederti scusa. Kevin era qui in Australia a causa mia.»
«Cosa?» chiesi sbalordita.
«Non sapevo fosse il tuo ex. Era nella lista dei migliori fotografi, non conoscevo nemmeno la sua provenienza. L'ho ingaggiato come paparazzo. Aveva il compito di seguirci e fotografarci sopratutto in atteggiamenti un po' più... insomma hai capito.» Sembrava davvero dispiaciuto ma non riuscivo a perdonarlo in quel momento.
«Portami in albergo. Subito», ordinai.
David eseguì gli ordini e non aprì più bocca durante il tragitto.
Quando arrivammo in albergo le nostre strade si separarono. Non mi voltai nemmeno per ringraziarlo. Ringraziarlo per cosa? Per aver chiamato Kevin? O per avermi fatta seguire dai paparazzi?
Tra tutti i sospettati, su di lui non avevo torto, è proprio un egocentrico narcisista. Non so come Nicole possa amare una persona del genere.
Quando entrai nella mia suite, trovai Adam seduto sul divano che mi fissava con i suoi occhi da cucciolo bastonato.
Dovevo mantenere la calma.
«Che ci fai qui?»
«Sono qui per... chiederti scusa», farfugliò.
«Bene», esclamai mentre mi recavo in bagno per poter finalmente farmi una doccia.
«Devi credermi. Non le pensavo veramente quelle cose su di te.»
«E allora perché non sei tornato? Perché mi hai lasciato sola?»
«Perché sono uno stronzo.»
«Non è una giustificazione. Sarebbe troppo facile.»
«Non lo so. Ok?»
«Fa' come vuoi.»
Entrai in doccia e cominciai a grattare via il pensiero delle mani di Kevin sul mio corpo.
Adam entrò in bagno, rimase sul ciglio della porta continuando a blaterare qualcosa che non riuscivo ad ascoltare poiché ero occupata a liberarmi degli sporchi ricordi dell'altra sera.
«Nina?»
Non risposi.
Mi accasciai per terra e iniziai a singhiozzare. Adam se ne accorse e corse subito verso di me. Chiuse l'acqua e mi strinse forte al suo petto.
«Ci sono qui io», mi rassicurò.
Restammo per un bel po' in quella posizione e sfogai tutta la rabbia e la delusione repressa.
«Ti va di ricominciare daccapo?» chiese Adam dolcemente.
«È questo quello che vuoi? Restare il mio bodyguard e nel frattempo avere una relazione segreta con me? È questo il tuo sogno?»
«Il mio sogno è restarti accanto per il resto dei nostri giorni. Ti amo. Sei tu il mio sogno.»
Chiusi gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.
«Ti amo anche io, ma ho bisogno che tu non rinunci ai tuoi sogni per inseguire i miei.»
«Cosa vorresti dire?»
«So che ti piacerebbe entrare nel corpo di polizia. Me l'ha detto Nicole.»
«Non tiene mai la bocca chiusa», bofonchiò Adam.
«Adam devi inseguire anche i tuoi sogni. E se tu lo vorrai, io ti aspetterò.»
«Non posso e non voglio lasciarti sola. L'addestramento dovrei farlo qui e dura circa un anno, mentre tra qualche mese sarai in giro per il mondo per le anteprime del film.»
«Lo so, sarà difficile, ma non voglio essere la causa della tua infelicità.»
«Tu sei la mia felicità.»
«Adam, sai cosa intendo.»
«D'accordo, ci penserò.»
«No, devi promettermi ora che inseguirai questo sogno.»
«E noi due? Non ci hai pensato.»
Certo che ci avevo pensato. Era il mio pensiero fisso da giorni.
«Se siamo destinati a stare insieme, a tempo debito sarà così.»
«Non posso lasciarti da sola. Non voglio.»
«So cavarmela da sola.»
«Ma...»
«Sei licenziato, Adam.»
«Sei terribile.»
«Lo so», esclamai soddisfatta.
«Però devi promettermi che: vivrai la tua vita, che uscirai con altri ragazzi e che ti divertirai da vera diva quale sei.»
Mi spiazzarono un po' le sue richieste, un anno effettivamente è lungo ma non avevo pensato alla possibilità di frequentare altre persone.
«E se ci innamorassimo di qualcun altro?»
«Allora significa che non eravamo destinati a stare insieme.»
«Non mi piace questo accordo», mormorai.
«I patti sono patti.»
«Se questo è l'unico modo per convincerti ad entrare nel corpo di polizia, allora accetto.»
«Bene.»
«Mi mancherai, lo sai?»
«Anche tu.»
Passammo l'intera giornata insieme.
Lo aiutai anche con le valigie. Prima sarebbe partito, prima avrebbe finito l'addestramento, prima saremmo potuti stare insieme.
Lo accompagnai in caserma e i miei occhi si fecero lucidi al pensiero che non avrei rivisto per dodici lunghi mesi Adam.
«Ti amo.»
«Ti amo.»
«Potrai avere mille storie in un anno, ma io sarò il tuo ultimo vero amore», affermò Adam stringendomi forte.
Afferrai la sua nuca e lo baciai. Volevo assaporare per l'ultima volta quelle labbra per non dimenticarmene mai più.
«Ora devi andare.»
«Si.»
«Ci sentiremo, vero?»
«Ovviamente.»
Ci baciammo di nuovo a lungo prima che Adam prendesse le sue cose e sparisse dietro quei cancelli.
Tornai in macchina ma mi sentii così... strana. Quanto può essere difficile affrontare un anno? Noi siamo destinati, nulla ci impedirà di stare insieme.
Il cellulare vibrò e quando lo presi notai che era un messaggio di Adam.ADAM: ti amo. Supereremo anche questa. Siamo destinati a stare insieme.
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Resterò al tuo fianco
Mystery / ThrillerNina Clarke, modella inglese, è una delle donne più affascinanti di Londra. Un giorno Justin Cook, suo manager, le informa che è stata appena scritturata come protagonista per un film di Zachary Brooks, famoso regista australiano. Sarà così costret...