13.

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Era lì di fronte a me inginocchiato. «Dimmi di sì», mi pregò.
«Io...»
«Siamo unici, io e te. Scappiamo via di qui. Scappa con me. Molliamo tutto e ricominciamo.»
Una lacrima scese calda lungo il mio viso.
«Io...»
«Stop! Stop!» urlò Zachary.
«Cosa c'è che non va, Nina?» mi chiese David rialzandosi in piedi.
«Niente», risposi tra un singhiozzo e l'altro.
Mi abbracciò tenendomi stretta tra le sue braccia facendomi poggiare la testa al suo petto. Stringevo la sua maglietta con tutta la forza che avevo, perché di forza in realtà non ne avevo più per sostenere questa situazione da sola.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli e a rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Non mi chiese altre spiegazioni, cercò solo di calmarmi.
«Cosa sta succedendo qui?» chiese spazientito Zachary avvicinandosi a noi.
«Scusa», mormorai.
«Possiamo tornare alle riprese ora?» chiese incrociando le braccia.
«Abbiamo bisogno di una paura di almeno un'ora, Zachary», lo informò David prima che io potessi dire qualsiasi cosa.
«D'accordo», acconsentì alzando gli occhi al cielo.
David mi portò via dal set trascinandomi per mano. Lo seguii senza esitare, avevo davvero bisogno di evadere un po'.
«Grazie», mormorai quando ormai eravamo lontani da tutto e tutti.
«Nina, cosa succede?» mi chiede dolcemente.
Eravamo in spiaggia seduti sulla sabbia e osservavamo come le onde si infrangevano contro gli scogli. Era una giornata abbastanza uggiosa e grigia, metteva tristezza solo guardarlo il cielo.
Il mare era agitato e rispecchiava completamente il mio stato d'animo.
«Sono solo un po' stressata.»
«Certo. Come no», esclamò. «Di me ti puoi fidare.» Aggiunse.
Non risposi. Non potevo fidarmi di nessuno. David, Adam, Chloe, Justin, Nicole... nessuno di loro era sincero con me. Nessuno di loro meritava la mia fiducia.
E se uno di loro fosse immischiato nella vicenda?
Cercai immediatamente di accantonare quel pensiero. Mi spaventava a morte.
«Se non vuoi rispondermi, non fa niente.»
«Non mi va molto di parlarne.»
«Se vuoi sono qui.»
«Grazie.»
Restammo in silenzio per po' finché non fu di nuovo David a rompere il silenzio.
«Sai, stasera nel nostro hotel c'è una festa a sorpresa per il compleanno di Noah. Se ti va di passare, so che gli farà piacere. E anche a me.»
«Ci penserò.»
«Ci saranno anche Justin e la tua amica Chloe.»
«Bene. Così non mi sentirò troppo sola.»
«Ci sarei stato io a farti compagnia.»
Arrossii.
La sera, quando tornai in albergo, andai di nuovo alla reception con l'intento di cambiare suite.
C'era di nuovo Jake.
«Ciao.»
«Ehi, Nin... buona sera signorina Clarke», si corresse subito.
«Jake. Dammi del tu.»
«Non mi è concesso quando sono in servizio», rispose serio. Qualcosa era cambiato in lui. Non mi guardava più come aveva fatto durante la mattinata al centro benessere.
«Devo chiederti un favore.»
«Mi dica pure.»
«Ho bisogno di cambiare suite.»
«Non credo ci siano altre stanze disponibili.»
«Qualcuno che voglia fare a cambio con la mia?»
«Non credo sia possibile.»
«Dai, Jake. Ti chiedo solo un piccolo piacere.»
«D'accordo. Aspetta un attimo.» Scomparve all'interno di un ufficio. Quando uscì mi consegnò una card la quale doveva essere la chiave della mia nuova suite.
«Grazie. Sapevo che potevo contare su di te», affermo afferrando la scheda magnetica.
«Si trova al piano superiore al tuo. Ha due camere da letto e sul pianerottolo ci sono solo altre due suite. Solo una di esse è occupata.»
«Bene. Non avevo intenzione di fare conoscenza con i miei vicini.»
Accennai un saluto dopo averlo ringraziato e mi recai all'ascensore.
Jake mi raggiunse e chiese: «hai bisogno di un aiuto con le valigie?»
«Grazie. Accetto volentieri.»
Arrivammo alla mia vecchia suite e prendemmo tutte le mie cose per trasferirle al piano superiore. Jake fu molto silenzioso durante il trasporto.
Quando finalmente la mia ex suite fu vuota, salimmo nella mia nuova stanza per portare le ultime cose.
«Eccoti la vecchia card magnetica della suite», esclamai porgendogliela. Lui l'afferrò e fece per andarsene ma sulla soglia della porta si fermò e si voltò per un attimo.
«Nina, devi stare attenta. Nicole è una tipa assai stramba.»
Rabbrividì a quell'affermazione.
«Grazie del consiglio.»
Jake mi salutò e uscendo chiuse la porta lasciandomi sola con i miei innumerevoli dubbi e insicurezze.
Andai nella mia nuova camera da letto e mi poggiai sul mio letto per rilassarmi un po' prima di iniziarmi a preparare per la festa a sorpresa di stasera.
Avevo accanto a me i due cellulari e come mi aspettavo lo stalker-cell suonò. Era un messaggio:
-hai cambiato suite. Furbo da parte tua. Credi davvero che in quella nuova io non riesca ad entrare?! Sei sempre stata così ingenua.-
Decisi di rispondere a tono:
-Potrei cambiarla ogni giorno fino a farti impazzire. Non riuscirai ad arrivare a me. Arrenditi-
Mi rispose quasi subito:
-Hai ragione. Ho già tutto il materiale che mi serve.-
Mi mandò alcune foto che ritraevano me al centro benessere durante il massaggio con Jake.
Quasi ogni dubbio svanì in quel momento. Eravamo solo noi tre al centro benessere: io, Nicole e Jake.
Sommato all'avvertimento fatto poco prima da Jake, non avevo più nessun dubbio. Lo stalker era Nicole. Doveva essere per forza così.
Ma perché parlare di se stessa in terza persona e farmi dubitare di lei come amica? Era molto contraddittorio.
Lei conosceva, inoltre, David, ne ero sicura. Dal modo in cui lui fosse sorpreso alla vista di lei, non me la contava giusta. E se fosse una sua ex?
Potevo denunciarla. Dovevo solo farle fare una mossa falsa e l'avrei consegnata in mano alla polizia.
Dovevo pensare ad un buon piano.
La sera raggiunsi la sala delle cerimonie. Avevo un vestito lungo nero attillato fino alla vita e uno spacco che partiva quasi da inizio gamba.
Quando entrai tutti si fermarono a guardarmi. Il genere maschile rimase a bocca aperta, mentre quello femminile guardava con invidia, tutte tranne Chloe che mi venne incontro con un gran sorriso.
«Sei stupenda!» squittì.
«Grazie. Anche tu sei uno schianto», esclamai ammiccando.
Chloe indossava un lungo vestito in chiffon turchese privo di maniche con drappeggi sul corpetto. Una fata. Le donava davvero tanto.
«Il tuo cavaliere?» chiese guardando oltre le mie spalle.
«Deve essere morto», mormorai.
Chloe mi guardò con occhio indagatore.
«Avete litigato?»
«Magari, almeno saprei il motivo per il quale non lo vedo o sento da due giorni.»
«Che tipo strano.»
«Già.»
Qualcuno ordinò di nasconderci e di spegnere le luci. Obbedimmo e ci nascondemmo sotto i tavoli.
Sentimmo dei passi e non appena Noah entrò nella sala accesero la luce e gridammo «Tanti auguri Noah».
Una pioggia di coriandoli cadeva dal soffitto e lui quasi si emozionò.
David fu il primo ad avvicinarsi e lo strinse in un vero abbraccio tra uomini rinnovando i suoi auguri.
La serata fu alquanto tranquilla. Chloe passò tutto il suo tempo appiccicata a Justin e a lui fu evidente che non dispiacque.
David invece mi fu molto vicino soprattutto nella prima parte della serata, giusto il tempo di qualche foto scattata dai paparazzi in modo che il mondo credesse che stessimo ancora insieme. Dopodiché rimasi completamente sola. Decisi così di andarmene.
Mentre stavo per uscire dalla sala, una mano mi afferrò per la vita e mi trascinò con se in quella che doveva essere la stanza del guardaroba.
Mi si gelò il sangue tanto che non riuscii ad emettere nemmeno un suono, nemmeno un grido d'aiuto. Chiusi forte gli occhi terrorizzata.
«Nina, guardami. Sono io», esclamò accarezzandomi la testa.
Quando riconobbi la voce, lo spinsi quasi via da me.
«Adam! Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai qui dentro?»
«Ho bisogno di parlarti.»
«Beh, anche io», lo canzonai. «Dove diavolo sei stato? Non ti sento da giorni.»
«Non posso dirtelo», disse guardando in basso.
«Ti rendi conto che...»
«Nina, ti amo. Devi fidarti di me. Ti spiegherò tutto quando sarai al sicuro.»
Non so se ero più sconvolta per il suo "ti amo" o per il fatto che io non ero al sicuro.
Le sue labbra poggiarono sulle mie, la sua lingua calda si fece strada tra di esse e accarezzò la mia con dolcezza. Mi tenne stretta a lui e mi trascinò verso un piccolo divano che si trovava dietro agli stand appendiabiti. Ci stendemmo senza mai staccarci. Ci volevamo. Avevamo bisogno l'uno dell'altro.
«Mi sei mancata», sussurrò prima di riportare la sua bocca sulla mia. Teneva premuto le mani, il petto e le labbra contro di me, insaziabili. Mi teneva il viso come se aveva paura di lasciarmi andare.
Fece scivolare una mano lungo la mia gamba e l'afferrò con decisione. Mi sentii avvampare.
La sua bocca si spostò sul mio collo e sul mio décolleté per poi tornare avida sulla mia.
Le mie mani dalla sua nuca scesero in una carezza lungo la schiena fino al suo sedere per stringerlo e avvicinare il suo bacino sempre più al mio.
Qualcuno entra nella stanza in cui ci troviamo, ma Adam non ho intenzione di fermarsi.
«Adam, Aspetta», bisbiglio. «C'è qualcuno.»
«Non ci vedrà nessuno qui.»
«Andiamo nella mia suite», gli propongo.
«D'accordo.»
Una volta accertati di essere di nuovo soli, sgattaiolammo fuori dopo esserci dati una sistemata. Prendemmo l'ascensore e non appena le porte si richiusero, Adam sorrise e riprese a baciarmi. Sorrisi anche io contro le sue labbra e mi aggrappai alla sua camicia attirandolo sempre più a me.
«Promettimi di non sparire più.»
«Te lo prometto.»
Arrivati alla mia nuova suite, Adam chiuse la porta d'ingresso con un calcio e mi trascinò in una delle due camere da letto. Fui io a prendere le redini in mano. Lo spinsi verso il letto e lui si lasciò cadere all'indietro senza esitare.
Mi sfilai il vestito restando completamente nuda.
«Oh Dio! Tu non indossi l'intimo», esclamò sorpreso quasi gemendo.
Mi misi a cavalcioni su di lui sorridendo maliziosa e iniziai a spogliarlo.
Volevo premere il mio corpo ancora di più sul suo e lui parve capirlo perché spostò le mani dal mio viso ai miei fianchi e mi strinse, mi strinse forte mentre con i suoi baci mi portava in paradiso.
Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai sotto il suo corpo nudo e caldo.
In un attimo fu dentro di me.
Le farfalle nel mio stomaco gridavano di gioia.
Stringeva le mie mani e ogni volta che il suo bacino era più vicino al mio gemevamo all'unisono.
Il mattino seguente mi svegliai tra le sue braccia e mi scappò un sorriso.
Gli accarezzai i capelli e lo baciai sulla fronte.
Sgattaiolai piano dalle sue brace e raccolsi la sua camicia per indossarla.
Quando alzai anche gli altri vestiti da terra e li poggiai sulla poltroncina, da una delle tasche della giacca di Adam caddero delle foto. Curiosa le raccolsi e le voltai. Erano le mie foto. Erano le foto con cui lo stalker mi stava minacciando.
Un altro brivido mi percorse lungo il corpo.
«Nina, che stai facendo?» chiese Adam.
In quel momento gli davo le spalle, non poteva quindi decifrare il mio stato d'animo.
Infilai di nuovo le foto nella sua giacca e mi asciugai le lacrime.
«Niente», mormorai.
«Torna a letto», ordinò.
Continuai a dargli le spalle. «Dove sei stato in questi giorni?»
«Ne abbiamo già parlato.»
«Dirmi che devo fidarmi di te non è certo una risposta.»
Adam si alzò e fu subito dietro di me. Le sue mani afferrarono le mie spalle per farmi voltare. Tenni lo sguardo basso.
«Hai trovato le foto?»
Non risposi.
«Nina, guardami», ordinò.
Alzai i miei occhi incrociando il suo sguardo preoccupato.
«Hai trovato le foto?»
«Si», ammisi con un filo di voce.
Chiusi gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.
«Non penserai mica che io abbia a che fare qualcosa con lo stalker?»
Non risposi.
«Guardami. Cazzo!»
Aprii gli occhi e le lacrime cominciarono a scorrere senza sosta.
Adam mi lasciò andare e scaraventò un pugno nel muro. «Lo troverò. Giuro, lo troverò.»
Non sapevo se fidarmi di lui. Non sapevo più di chi fidarmi.
«Devi credermi. Io non c'entro nulla. Capito?»
Annuii ma per quanto volessi davvero crederlo non ero in realtà più sicura nemmeno di me stessa.

Resterò al tuo fianco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora