11.

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Il mattino seguente, prima di raggiungere Zachary, bussai alla porta di Justin.
«Chi è?» chiese con voce impastata dal sonno.
«Ehi, Justin. Sono Nina.»
Aprí la porta ancora in pigiama e con due occhiaie che gli contornavano gli occhi.
«Buongiorno, tesoro.»
«Che faccia che hai! Non ti senti bene?»
«No, no. Va tutto bene. Ho semplicemente dormito poco, meno del previsto. Vuoi entrare?» Si spostò sul lato della porta ed io entrai.
«Ho pensato di portarti la colazione essendo che non ti ho visto giù.»
«Grazie, sei stata molto dolce», esclamò sorridendo.
«Come sta andando il tuo soggiorno qui? Conosciuta qualche bella australiana?» cominciai con il chiedere vagamente per poi arrivare all'argomento "Chloe".
«Se ti riferisci alle mie occhiaie, non sono per un'australiana», puntualizzò ridendo.
«Non ci credo. Ultimamente ti si vede poco in giro. C'è per forza di mezzo una ragazza», esclamai ammiccando.
«Piuttosto, parlami di te e Adam.» Cambiò subito argomento spostando l'attenzione su di me. Come faceva a sapere di me e Adam?
Dovevo guadagnarmi la sua fiducia, così decisi di raccontargli della nostra prima uscita. Restammo almeno mezz'ora a parlare del mio primo appuntamento con Adam e l'unica reazione che ottenni da Justin fu: «Un cartone animato? Ma davvero?!» chiese ridendo a crepapelle.
«Già.»
«Incredibile. Mi stupisce ogni giorno di più.»
«A proposito, sai per caso dove sia?»
«E a me lo chiedi? Ormai dorme nella tua suite da giorni. Da allora non l'ho più visto. E poi non sono certo io ad uscirci insieme.»
Alzai gli occhi a cielo.
«Ma invece ora parlami di te. Chi è questa fortunata donna che ti tiene sveglio la notte?» chiesi maliziosa.
«Ma in realtà non è successo niente tra noi. Non ho trascorso la notte con lei come stai pensando. Ero lì nelle vesti di "consolatore". Ho cercato di farla ragionare, l'ho convinta a non lasciare Sidney. Sono anni che cerco di attirare la sua attenzione ma lei nemmeno mi guarda se non come tuo manager...», si interruppe capendo di avermi dato più informazioni del dovuto.
«Sei innamorato di lei?»
«Si.»
«Lei lo sa?»
«No.»
«È qui?»
«Si.»
«È Chloe?»
Sgranò gli occhi per poi richiuderli capendo che non era poi così difficile indovinare chi fosse. Annuì.
«Mi porteresti da lei?»
«Non posso le ho promesso che non ti avrei detto nulla. È ancora molto arrabbiata con te.»
«Lo so, ma se tu casualmente mi dicessi dove sarebbe il prossimo vostro incontro, io accidentalmente potrei passare nei paraggi.»
«Non posso mica dirti che tra un'ora ci incontriamo da Starbucks's», esclamò ammiccando. È proprio un buon amico.
«Come farai con le riprese?»
«Aspetteranno. Lei è più importante.»
«Sappi che sta soffrendo molto questo vostro allontanamento.»
«Lo so. Vale lo stesso per me.»
«Posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Come sei arrivato a me? Come hai collegato me a Chloe?»
«Ho chiamato al suo numero con l'anonimo e ... mi hai risposto tu», dissi sorridendo. «Ora vestiti. Che tra un'ora hai un appuntamento.» Mi alzai frettolosamente e mi avvicinai alla porta.
«Nina.»
«Si?» dissi voltandomi.
«Chloe sapeva che prima o poi tu e Adam avreste cominciato a frequentarvi. Non so da parte di Adam, ma da parte sua c'era dell'interesse nei suoi confronti, ma sapeva benissimo che lui avesse occhi solo per te ed è per questo che si è messa da parte. Era il suo scopo iniziale quello di avvicinarsi a lui per far ingelosire te. Era questo quello che voleva dall'inizio, poi però le cose sono cambiate abbastanza...»
«Deduco sia stato tu a dirgli di un presunto mio avvicinamento ad Adam.»
«Si.»
«Ma se era proprio quello che voleva, se voleva che io e Adam ci avvicinassimo, allora perché fare tutta questa messa in scena? Perché sparire da me? Perché fingere di partire? Perché non cercarmi?»
«Perché non voleva tu sapessi di tutto questo. Sapeva che essendo lei presente, tu non ti saresti mai avvicinata al tuo bodyguard, proprio per non farla soffrire. E inoltre lei voleva partire davvero, ma io le ho fatto cambiare idea», disse con un sorriso.
«È normale che non mi sarei mai avvicinata ad Adam. Non dovrei avvicinarmi nemmeno ora se vogliamo dirla tutta. Ci tiene davvero così tanto a lui?»
«Tiene di più a te. È stato un semplice invaghirsi il suo. Le è già passato, spero. Più che altro ce l'ha con te per come l'hai trattata negli ultimi giorni prima della sua finta-partenza.»
«So di aver sbagliato i toni e i modi, ma sai che ho ragione sulla questione.»
«Ah, io non mi ci intrometto. Chiarirete tra un'ora allo Starbucks's.»
Aprii la porta e sulla soglia, prima di chiuderla, mimai un grazie.
Justin sorrise. Chiusi la porta e nel corridoio inciampai cadendo sul possente corpo di David che fu subito pronto a sorreggermi con le sue braccia.
«Nina.»
«David.»
Si ricompose e mi lasciò andare rimettendomi in piedi.
«Possiamo parlare?»
«Mi dispiace, David. Ora non posso, vado di fretta.»
«Si lo so. Abbiamo fatto tardi. Dovevamo essere sul set dieci minuti fa. Dai ti accompagno io, così nel frattempo parliamo.»
«Oggi non posso venire. Spiegherò a Zachary il motivo più tardi.»
«Non puoi saltare le riprese.»
«Lo so. Ma ci sono cose più importanti in questo momento.»
«Dove devi andare? Ti accompagno io.»
«Sei molto gentile, ma è meglio di no.»
«Cone vuoi. Se cambi idea il mio numero lo hai», disse deluso avanzando verso l'ascensore.
Tornai nella mia suite sperando di trovare Adam, ma non era lì. Era dalla notte scorsa che non avevo più sue notizie. Dov'era? Con chi? Perché? Erano tante le domande che mi frullavano nella testa.
Mi sedetti sul divano e una volta afferrato il cellulare lo chiamai. Il telefono squillò per un po' ma non ebbi nessuna risposta e infine attaccò la segreteria telefonica.
Lanciai il telefono a fianco a me e mi presi la testa fra le mani esasperata.
Solo quando posai il mio sguardo sul tavolino dinanzi a me notai una lettera. Era un'altra di "quelle"? Un'altra minaccia?
Con mani tremanti mi sporsi verso il tavolino e l'afferrai. Estrassi il foglio.
"Cara Nina,
Ti avevo avvertita. Devi stare lontana da David! Ma tu non vuoi darmi ascolto. Non sai di cosa sono capace.
Domani ti arriverà un telefono usa e getta dal quale comunicheremo."
Di nuovo quel brivido pervase tutto il mio corpo.
Ero spiata, minacciata e... sola.
Afferrai di nuovo il telefono e vi trovai una chiamata persa da parte di Justin.
Lo richiamai.
«Pronto. Nina.»
«Justin, dimmi.»
«Chloe sta venendo qui. Sa che tu sei impegnata con le riprese, quindi non si aspetta che tu sia ancora in albergo.»
«Grazie della soffiata. A tra poco.»
Riagganciai e mi lasciai sprofondare nel divano.
Il mio pensiero era fisso su questo/a "stalker". Cosa voleva da me e da David. Nemmeno ci frequentavamo più, anche se i giornali facevano intendere il contrario. Erano passate solo ventiquattro ore circa dalla nostra rottura, ma i gossip all'oscuro da tutto ciò parlavano già di matrimonio e quant'altro.
Mi alzai dal divano e mi recai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
Solo allora mi accorsi che in cucina c'erano varie rose bianche, nonché i miei fiori preferiti. Era opera di Adam? Di David? Dello stalker?
Cercai frettolosamente un biglietto ma vi trovai solo una busta vuota. Qualcuno era arrivato prima di me.
Calma, Nina! Respira! Una cosa per volta. Ora pensa a chiarire con la tua migliore amica. Poi troverai il modo di liberarti da questa scomoda situazione.
Lasciai tutto come stava e uscii dalla mia suite.
Mi trovai di fronte alla porta di Justin e mentre stavo per bussare alla sua porta, l'ascensore si aprì e da lì uscì Chloe che non appena si accorse della mia presenza vi tornò a grandi passi all'interno. Mi precipitai verso l'ascensore prima che le porte potessero chiudersi mentre Chloe era occupata a premere tasti casuali affinché potesse scappare da me.
«Ho bisogno di parlarti», esclamai non appena riuscii ad entrarvi mentre le porte si chiusero alle nostre spalle.
«Io non ho niente da dirti», mormorò.
«Infatti tu devi solo ascoltarmi.»
Chloe non si mosse, né mi guardò in faccia. Era scura in volto e accigliata.
Premetti il tasto "alt" per fermare l'ascensore, senza pensarci due volte. Sapevo benissimo della paura che aveva Chloe degli ascensori, ma quella poteva essere la mia unica occasione per chiarire con lei ed avere la sua totale attenzione.
«Cosa hai fatto? Tu sei pazza!» gridò non appena l'ascensore si bloccò tra due piani.
«Io non rinuncerò a te per una stupidaggine. Devi ascoltarmi.»
«Fai ripartire l'ascensore, ora!» ordinò sgranando gli occhi pieni di terrore.
«Non posso farlo ripartire. Dobbiamo aspettare i pompieri. E sai bene il traffico che c'è di mattina qui a Sidney. Ci vorrà molto tempo prima che qualcuno possa venire a salvarti.»
«Non scherzare.»
«Non sei contenta? Ora hai tutto il tempo di ascoltarmi.»
«Aiuto!» gridò Chloe battendo le mani vicino alle porte.
«È insonorizzata. Non ti sentirà nessuno», la informai sedendomi a terra. «Siediti qui, a fianco a me e fai un profondo respiro.»
Chloe obbedì e si sedette al mio fianco. «Tu sei pazza, lo sai?» farfugliò.
«Lo so. Ma non vi è altro posto dove vorrei essere in questo momento se non qui con la mia migliore amica.»
«Non era meglio discuterne avanti ad un caffè?» chiese ironica.
«Beh, la mia idea era quella. Sarei dovuta venire da Starbucks's stamattina, ma tu hai ben pensato di cambiare i tuoi piani all'ultimo minuto.»
«Te l'ha detto Justin, vero? Piccolo bastardo, me la pagherà.»
«Non prendertela con lui. Sono stata brava io ad estorcergli delle informazioni.»
«Cosa hai da dirmi di così importante da bloccarci all'interno di un maledettissimo ascensore?»
«Scusa.»
«Cosa?»
«Volevo chiederti "scusa"!» le ripeto a voce più alta. «Ho sbagliato. Non volevo trattarti in quel modo. Non volevo usare quei toni con te e non volevo come sempre...»
«Tu avevi ragione. Io ero qui per lavoro e non ho fatto il mio dovere. È che... finalmente avevo delle attenzioni tutte per me da parte di un bel ragazzo come Adam e mi sono lasciata prendere un po' la mano.»
«Ma io non avrei dovuto usare quei toni. Non con te. Ma non è solo di questo di cui voglio scusarmi.»
«Eri gelosa di me e Adam, nonostante tu avessi David tutto per te. Il bello e tenebroso attore pende dalle tue labbra, ma tu sei innamorata di Adam. Probabilmente vi amate da anni e nemmeno ne siete a conoscenza di questo sentimento. Sapevo a cosa andavo incontro giocando con il fuoco e ho finito per bruciarmi. Non devi chiedermi scusa era tutto già scritto.»
Probabilmente ha ragione, io e Adam proviamo da sempre un forte sentimento l'uno per altro, ma ciò non toglie che, frequentarlo nonostante sapessi cosa la mia migliore amica provasse per lui, fa di me una pessima amica.
«Chloe, cosa provi per Adam?»
«Ora più nulla, te lo posso garantire. Ho messo gli occhi su qualcun altro.»
«Cosa? E chi? Dimmi che è Justin, ti prego. Sono anni che ha perso la testa per te.»
«Esattamente. Proprio lui. Tu, invece, dimmi che realmente vi frequentate tu e Adam. Che tutto questo ne è valsa la pena.»
Avrei voluto dirle la verità. Avrei voluto raccontargli delle minacce, di David, di Nicole, delle improvvise assenze di Adam, ma scelsi di incentrare il discorso su di lei.
«Tu e Justin. Chi l'avrebbe mai detto. Sono così contenta per voi.»
«Si, si. Non cambiare discorso», puntualizzò.
Ovviamente il mio tentativo era miseramente fallito.
«Beh, io e Adam ci stiamo provando...»
«State bene?» chiese una voce maschile.
«Si!» rispondemmo all'unisono.
«Vi tireremo presto da lì dentro», ci rassicurò quello che immaginai fosse un vigile del fuoco.
Mentre aspettammo risolvessero il problema da me causato all'ascensore, raccontai del mio primo appuntamento con Adam e della mia rottura e finta-relazione con David voluta dal regista per pubblicizzare meglio il suo film.
Una volte uscite da lì, ringraziammo i pompieri e ci abbracciammo per un lungo tempo. Sembrava fossimo scampate ad una catastrofe naturale agli occhi degli altri. In realtà il nostro abbraccio significava tutt'altro: il riavvicinamento l'una all'altra.

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