Tornata alla mia suite, trovai Adam che si reggeva la testa tra le mani. Appena si accorse di me nascose qualcosa in una delle sue tasche.
«Ehi!»
«Cosa mi nascondi, Adam?» chiesi chiudendo la porta con violenza.
«Ehm, niente.»
«Ognuno di voi mi tiene all'oscuro di qualcosa. Tutti avete un segreto che io non posso svelare. Chloe è qui. Tu...»
«Aspetta. Cosa? Chloe è qui? A Sidney?»
«Si. Non dirmi che non lo sapevi, non ti crederei mai.»
«Invece dovresti visto che l'ho accompagnata personalmente io all'aeroporto.»
Restammo in silenzio a fissarci perplessi per un po' finché fu lui a rompere la quiete.
«Come sai che è qui?»
«L'ho chiamata e mi ha risposto Justin, quindi a meno che non sia tornato anche lui in Inghilterra a mia insaputa, posso dedurre che fossero insieme, qui, a Sidney.»
«Ottima deduzione, Watson!»
«Perché non è venuta da me? Perché non mi ha detto che era qui?»
«Forse perché sei il motivo per cui abbiamo smesso di frequentarci...»
Sapevo che ero stata io la causa della loro rottura ma non potevo confessargli di aver origliato alla porta quel giorno, prima della finta-partenza di Chloe.
Per quanto la situazione era così delicata, ero sicura al cento per cento che il problema tra me e la mia migliore amica non era di certo Adam, anche se ha contribuito nel suo piccolo ad ingigantire quell'astio che forse già provava nei miei confronti. Non credo Chloe fosse davvero innamorata di lui. La loro era una conoscenza approfondita, ma la nostra era un'amicizia così forte che nessun ragazzo al mondo mai avrebbe potuto/dovuto separarci.
Forse il vero problema era il mio atteggiamento nell'ultimo periodo: avevo sottolineato il fatto che lei fosse lì per lavoro e che la pagavo per fare il suo dovere (cosa che lei non stava rispettando) e nonostante avessi ragione sulla faccenda, so bene quanto i miei modi non siano stati poi così carini alla fin fine.
Ad ogni modo non appena avrei avuto l'occasione di vedere Justin gli avrei parlato e chiesto spiegazioni. Dovevo capire il perché non fosse venuta a chiarire con me.
Adam si alzò dal divano e mi venne incontro, forse preoccupato dalla mia espressione interrogativa. Si chinò per baciarmi, ma prima di farlo mi chiese: «hai chiarito con David?» Ecco questo era un altro punto dolente che avremmo dovuto affrontare.
«Diciamo che gli ho parlato», mormorai.
«Che vuol dire "diciamo"? Gli hai parlato, si o no?»
«Si, ma...», farfugliai nervosa.
«Ma, cosa? Non gli hai detto di noi?»
Quindi eravamo un "noi"? «No, meglio che per ora non lo sappia.»
«Non ti seguo. Hai vergogna, di me? Hai paura che farti vedere con me in giro, con il tuo "damerino", possa rovinare la tua reputazione?» sibilò a denti stretti.
«No, giuro. Non è questo il problema. Ma cosa dici?» Come potevo spiegargli che in realtà non aveva del tutto torto? Non era la mia reputazione ad essere rovinata, ma quella del film e di Zachary. Mi avrebbe uccisa se avesse saputo che tra me e David le cose non andavano più bene. La vita sotto i riflettori fa schifo. Il pubblico doveva credere almeno fino all'uscita del film che io e David fossimo una coppia felice, come nel film che stavamo girando. È tutta questione di pubblicità. Ma come avrei potuto spiegarlo ad Adam? Non credo che avrebbe subito compreso la situazione, soprattutto nello stato emotivo in cui si trovava in quel momento.
«Che ne dici se andiamo a farci un giro fuori città? Potremmo passare la notte fuori.»
«Solo se mi giuri che davvero hai chiarito e chiuso con David. Non mi importa in realtà se già gli hai parlato di noi o meno...», disse in tono dolce cambiando improvvisamente umore e opinione. Forse si era reso conto da solo che quello che voleva era un po' prematuro. Alla fine tra noi c'è stato un solo un bacio e nulla più. Nessuna dichiarazione. Anche se possiamo saltare la fase "conoscenza", visto che ci conosciamo da una vita, non ero ancora convinta che avremmo potuto funzionare come coppia.
Ero uscita da poco da una relazione importante durata anni, non mi andava di correre di nuovo. Non volevo fare il passo più lungo della gamba.
«Si, ho chiuso», gli promisi.
«Bene. Allora sarò io a portarti da qualche parte oggi. Mi dispiace non portarti in posti chic e costosi come faceva il tuo amichetto, ma apprezzerai lo stesso, spero.»
È sempre stato così dolce e premuroso nei miei confronti, come può essere possibile il fatto che io non sia riuscita ad aprire gli occhi prima? È vero, c'era Kevin, ero accecata da lui. Ma Adam a differenza sua è sempre stato presente nella mia vita e non ha mai tradito la mia fiducia. Noi donne siamo proprio strane, cerchiamo tanto il principe azzurro, il ragazzo perfetto, e poi quando ci capita avanti agli occhi non gli degniamo nemmeno di uno sguardo.
«Non mi interessa il "dove" ma con "chi" faccio le cose. Per me potremmo restare anche qui, l'importante è stare insieme, no?!»
«Sono perfettamente d'accordo. Ma tu hai bisogno di un primo appuntamento e forse anche io. Uno di quelli veri.»
«Ci conosciamo abbastanza non credi?» gli chiesi sarcastica.
«Tu avrai un primo appuntamento, non si discute.»
«D'accordo», risposi facendo finta di sbuffare.
Erano le cinque del pomeriggio e Adam decise di portarmi al cinema.
«Cosa andiamo a vedere?»
«Non so in realtà le uscite australiane di questa settimana. Mi sa che sceglieremo sul momento.»
Adam fece per prendermi la mano, ma la ritrassi subito. E se ci avesse visto qualcuno? Non potevo di certo rischiare.
Entrammo nel cinema e Adam chiese due biglietti per uno spettacolo per bambini, un cartone animato Disney. Lo guardai perplessa, ma lui ammiccò e fece segno di seguirlo.
Comprò un grosso secchiello di popcorn e ci dirigemmo verso la nostra sala. Ho sempre adorato i film della Disney ma non pensavo potessero diventare un ricordo del mio primo appuntamento con Adam.
Ci sedemmo nell'ultima fila. Tutte le poltroncine erano occupate da tantissimi bambini accompagnati dalle loro madri. Continuavo a non capire il perché di questa sua scelta, ma ormai eravamo lì, lo avrei scoperto prima o poi.
Il film iniziò e mettemmo il secchiello di pop corn tra noi due. Cominciammo a sgranocchiare qualche popcorn finché le nostre mani si incontrarono. La ritrassi nuovamente.
«Non ci sono paparazzi qui. Pensavo avessi capito il motivo della scelta di questa sala. I paparazzi qui non possono entrare, ci sono troppi bambini, minorenni, troppi volti da oscurare se volessero pubblicare una foto, e poi ci sono tantissime mamme pronte a prendere a borsettate il malintenzionato.»
Le mie guance presero fuoco, ma era impossibile notarlo essendo tutto buio. Con mia sorpresa, Adam aveva compreso il mio comportamento poco consono ad un primo appuntamento.
«Ehi, aspetta. I paparazzi non possono entrare in nessuna sala», gli feci notare.
«Ah, ma quindi oltre ad essere bionda, sei anche intelligente?! Wow!»
Gli lanciai un popcorn fissandolo con sguardo assassino. Da lì a poco iniziò una battaglia di popcorn finché non fummo richiamati dalla maschera che ci guardò esasperato.
Scoppiammo in una grossa risata fragorosa che per fortuna fu coperta dalle risate rumorose dei più piccini.
«Non che io non adori la Disney, anzi, ma come mai hai scelto proprio questo film? La verità.»
«In modo che tu ricordi sempre il tuo primo appuntamento con me. Se ti avessi portato a vedere un qualsiasi film romantico e cose così, non avresti mai collegato il tuo primo appuntamento al cinema, lo avresti confuso con le volte successive in cui saremmo andati. Portarti al primo appuntamento a vedere un cartone ti resterà impresso per sempre nella testa.»
Il suo ragionamento non fece una piega. Mi sentii di nuovo divampare. Ha parlato di "volte successive".
Adam si avvicinò posandomi un braccio sulle spalle e avvicinandomi sempre più a lui. Poggiai la testa sulla sua spalla mentre lui mi accarezzava dolcemente il braccio. Restammo per tutta la durata del film così. Quando finì tentai di alzarmi ma lui mi tenne ferma sulla sedia.
I bambini con i loro genitori si affrettarono ad uscire dalla sala.
«Dovremmo andare», mormorai.
«Non prima di questo», disse prima di posare le sue labbra sulle mie. La sua lingue schiuse le mie labbra e accarezzò la mia. Fu un bacio dolce e lento. La sua mano destra era sulla mia nuca e mi avvicinava sempre più a lui.
«Mamma, guarda! Che schifo! Questi due si baciano», esclamò un bambino prima che la madre lo invitasse a distogliere lo sguardo da noi. Adam ed io ridemmo di nuovo e infine ci alzammo per andarcene.
«Cosa ti va di fare ora?»
«Il mio stomaco brontola essendo ora di cena. Ti va se prendiamo due happymeal da portare in stanza?»
«Perfetto. Dopo Disney, il Mac Donald's. Vedo che anche tu sei entrata nello spirito del primo appuntamento.»
Tornammo a casa con la nostra cena. Avanti la porta un altra lettera appesa. La mia pelle divento d'oca e un brivido mi percorse per tutto il corpo. Adam, furioso,afferrò la lettera e, senza nemmeno vederne il contenuto, la stracciò in mille pezzi.
«Adam, no!» gridai.
«Non ne posso più di queste minacce. Se solo riuscissi a capire chi diavolo è...», la sua voce si incrinò.
«Perché l'hai fatto?» chiesi sconvolta.
«Che senso ha continuare ad assecondare questa psicopatica? Sono sicuro che sia una fan del "grande" attore.»
«Eh se lei avesse qualcosa con cui ricattarmi? Sempre ammesso che sia una donna.»
«No, impossibile», mormorò poco convinto distogliendo lo sguardo.
Adam mi nascondeva qualcosa. Ne ero più che sicura.
Aprii la porta ed entrai mentre Adam rimase inerme fuori.
«Che fai, non entri?»
«No.»
«Cosa? E i panini?»
«Non ho più fame. Ora ho da fare. Ci vediamo dopo.» Si allontanò lasciandomi lì imbambolata mentre lo vedevo entrare in ascensore.
Cosa gli era preso? Cosa aveva intenzione di fare?
Chiusi la porta e, una volta avvicinatami al divano, mi lasciai cadere sopra. Mangiai il mio panino e le mie patatine. Accesi la TV e, dopo un noioso zapping, scelsi di guardare MTV. Aspettai David fino a mezzanotte dopodiché mi appisolai sul divano.
Non so quanto tempo passò ne come arrivai al mio letto, ma quando mi girai vidi Adam al mio fianco.
«Che ore sono?» chiesi con uno sbadiglio.
«È molto tardi. Torna a dormire», rispose dandomi un bacio sulla fronte.
«Adam, dove sei stato?»
«Che importanza ha?»
«Sei scomparso al nostro primo appuntamento.»
«Ma se tu manco lo volevi.»
Lo guardai con sguardo torvo per poi girarmi dall'altro lato dandogli le spalle.
«Mi dispiace, Nina. Ok?»
«Allora dimmi dove sei stato.»
«Non posso.»
Non gli risposi. Mi alzai dal letto e ritornai sul divano. Adam mi seguì e si sedette accanto a me.
«Nina, per favore...»
«Cosa? Che vuoi? Come può nascere un qualcosa tra noi se non c'è fiducia e sincerità tra noi?» sbraitai.
Adam si gettò su di me e mi baciò. Un bacio che rivendicava tutta la sua rabbia e frustrazione. Lo spinsi e gli mollai uno schiaffo. Distolse lo sguardo toccandosi la guancia e fece per alzarsi.
«Adam, scusa», mormorai in lacrime.
«No, hai ragione. Non può nascere niente tra noi se continuiamo a mentire.»
«Allora non farlo! Vieni qui. Dimmi tutta la verità», lo pregai.
«No. Mi dispiace, non posso.»
Mi alzai velocemente e mi piazzai avanti alla porta d'ingresso.
«Non puoi andartene.»
«Nina, spostati.»
«No.»
«Spostati o io...»
«Tu, cosa?» chiesi urlando.
Si avvicinò per baciarmi di nuovo ma questa volta glielo feci fare. Accarezzò tutto il mio corpo con dolcezza.
Le sue labbra si spostarono sul mio collo e io quasi gemetti. Afferrò le mie gambe e mi prese in braccio mentre io gli mordicchiai il lobo dell'orecchio. Mi portò sul letto adagiandomi con cura sulle lenzuola.
Gli tolsi la cintura e gli sbottonai i pantaloni, ma improvvisamente mi afferrò le mani e mi fermò. Si alzò in fretta e mormorò: «Notte, Nina.»
Si affrettò a chiudersi i pantaloni ed uscì sbattendo la porta d'ingresso.
Mi lasciò lì, sola, di nuovo.
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Resterò al tuo fianco
Mystery / ThrillerNina Clarke, modella inglese, è una delle donne più affascinanti di Londra. Un giorno Justin Cook, suo manager, le informa che è stata appena scritturata come protagonista per un film di Zachary Brooks, famoso regista australiano. Sarà così costret...