Verso febbraio finimmo tutte le riprese per la realizzazione del film e ne fui più che contenta. Non vedevo l'ora di tornare a casa mia, Londra.
Avrei voluto avere un bel ricordo dell'Australia, ma non è così. Il posto è magnifico insieme al suo clima invidiabile da tutto il mondo, ma avevo troppi ricordi spiacevoli lì per far sì che la bellezza di Sidney li sovrastasse.
Dall'altro lato, sapere di lasciare Sidney, mi dava un senso di angoscia poiché mi sarei allontanata anche da Adam di parecchie migliaia di chilometri.
Il mese successivo sarei dovuta tornare, poiché sarei dovuta essere presente alla prima del film.
Nonostante non vedessi Adam da un mese, ovvero da quando l'avevo accompagnato in caserma, riuscivamo comunque a sentirci quasi tutti i giorni. Purtroppo però non era mai riuscito ad ottenere nessun permesso di uscita per venirmi a trovare.
Preparai le valigie con molta calma, sarei dovuta partire da sola. Il resto del cast decise di restare lì in "vacanza" essendo che il mese successivo saremmo dovuti tornare tutti. Anche Chloe e Justin restarono lì.
Non ero molto contenta di partire da sola, ma avevo bisogno della mia famiglia. A Sidney mi sentivo così sola senza Adam. Tutti avevano qualcuno con cui passare il tempo: Chloe aveva Justin, Jake si vedeva con Nicole, Noah aveva trovato la sua anima gemella...
E poi c'era David che cambiava compagnia ogni sera. Ovviamente non l'avevo ancora perdonato e non avevo intenzione di passare un mese in sua compagnia fingendoci una coppietta felice. Il sol pensiero che avremmo dovuto fingere anche alla prima del film mi dava il voltastomaco.
Dopo aver chiuso le valigie, mi avvio all'aeroporto.
Speravo che, una volta arrivata al gate, avrei vissuto una fantastica scena da film in cui Adam sarebbe arrivato pochi attimi prima il mio imbarco pregandomi di restare lì con lui. Ma non fu affatto così. Superai il gate in tutta tranquillità e presi posto in aereo. Controllai il mio cellulare per assicurarmi di non avere messaggi o chiamate perse per poi spegnerlo.
Il viaggio fu alquanto tranquillo. Una signora anziana seduta di fianco a me mi ha raccontato tutta la sua storia d'amore con il suo ormai defunto marito. Non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto ad una storia. Forse vedevo in lei un po' di me stessa che aspetta il suo amore eterno dopo un innumerevole caso di sfortunati eventi, con la sottile differenza che l'amore della sua vita era al fronte nella seconda guerra mondiale, mentre lei era a casa ad accudire le sorelle e la madre in fabbrica a lavorare.
Atterrata a Londra, mi aspettavo che qualcuno sarebbe venuto ad accogliermi all'aeroporto, per esempio mia sorella. Ma nessuno si presentò. Ero così delusa e amareggiata. Tutti quelli che si recavano all'uscita dell'aeroporto sapevano che c'era qualcuno pronto ad accoglierli con un caloroso abbraccio di benvenuto. Io no. Ero sola.
Fermai un taxi e trascinai la mia pesantissima valigia verso l'autovettura.
«Scusi può darmi una mano? Non riesco ad alzare la valigia», chiesi al conducente gentilmente.
Ma non fu altrettanto gentile nei miei confronti. Uscì dall'auto sbuffando e imprecando parole indecifrabili tra se e se, raccolse la mia valigia e la scaraventò all'interno del bagagliaio.
«Grazie», mormorai.
Non che avessi voluto fare conversazione con il tassista, ma trovai di poco gusto il suo comportamento: mise ad altissimo volume la sua stupida musica indiana e, a parte chiedermi quale fosse l'indirizzo da raggiungere, non mi rivolse più nessuna parola se non, una volta arrivati, «sono venti sterline.» Non mi aiutò nemmeno a raccogliere le mie cose dal bagagliaio. Tamburellava nervosamente le sue dita sullo sterzo aspettando impazientemente che raccogliessi la mia valigia e lo pagassi. Ovviamente me la presi comodamente.
«Buona giornata», esclamai con un ghigno porgendogli i soldi. Me li strappò violentemente dalle mani e accelerò per andare via.
Mi avvicinai alla porta di casa mia e cercai le chiavi all'interno della borsa, ma solo dopo aver inserito le chiavi nella serratura mi accorsi che in realtà la porta era aperta. L'unica persona ad averne una copia era mia sorella. "Forse è qui per farmi una sorpresa", pensai. Tremavo al pensiero che qualcuno potesse essere entrato in casa mia, se fosse stata Candice mi avrebbe sicuramente avvertito.
Entrai piano e a tastoni cercai l'interruttore della luce.
«Candice?» gridai, «Sei qui, tesoro?»
Non ebbi nessuna risposta.
Entrai nel salone e quando accesi la luce rimasi senza parole.
«Bentornata», gridarono tutti in coro.
Mi avevano organizzato una festa di bentornata e non poteva non essere che Candice l'artefice di ciò.
C'erano i miei genitori, mia sorella in compagnia di un nuovo ragazzo, alcuni amici di infanzia e tanti altri parenti.
«Grazie. Sono così contenta di vedervi tutti.»
«Aspetta a ringraziarci», esclamò mia sorella prendendomi per mano. «Ho un'altra sorpresa per te.»
Mi trascinò vicino un grosso pacco alto circa quanto un bambino di dieci anni.
«Finalmente mi hai regalato un Labrador?!»
«Meglio.»
«Ehi! Non c'è niente di meglio di un cane», l'ammonii.
«Dai, scartalo.»
Cominciai a sciogliere il fiocco, poi a stracciare la carta, ma quando aprii la scatola rimasi di nuovo senza parole e gli occhi mi si fecero subito lucidi.
«Tadan!» esclamò Adam uscendo dal pacco.
«Tu che ci fai qui?» chiesi confusa ma contenta allo stesso tempo.
«Io non credo nel destino. Noi stessi siamo artefici del nostro destino. Non posso aspettare un anno per stare con te. Sei tu il mio sogno. Non permetterò che tu ti innamori di qualcun altro. Voglio essere il tuo ultimo amore.»
Adam si inginocchiò e aprii una scatolina rossa di pelle. Quando vidi all'interno quell'anello, corsi ad abbracciarlo piangendo.
«Ehi. Ehi. Non ho ancora fatto nessuna domanda.»
«Hai ragione, scusa», bisbigliai raddrizzandomi.
«Nina Clarke, voglio passare il resto dei miei giorni con te e spero lo voglia anche tu. Vuoi sposarmi?»
Avevo tutti gli occhi puntati su di me, ma in quel momento ero così concentrata su Adam che nemmeno mi accorsi di tutte le persone che erano attorno a noi.
«Allora?» chiese Candice impaziente.
«Si. Ovvio che si», risposi abbracciando Adam, il quale si alzò e mi bacio passionalmente.
Furono aperte varie bottiglie di champagne e tantissimi petali di rose caddero come coriandoli su di noi. Tutti urlavano per la gioia. Fu una serata molto piacevole. Ero così felice.
Adam ed io ci saremmo sposati. Ma c'era prima un piccolo ostacolo da superare: la prima del film a Sidney, dove avrei dovuto fingere di essere insieme a David come sua fidanzata.
Il mese successivo Adam ed io ci ritrovammo nello stesso hotel di Sidney dove ci amammo per la prima volta.
«Mi infastidisce non poco il fatto di vederti lì con lui», mi confessò Adam.
«È solo una stupida serata. Passerà in fretta.»
«Lo spero.»
Dopo esserci preparati per la grande serata, ci avviammo verso l'uscita.
«Nina.»
«Dimmi.»
«L'anello.»
Abbassai lo sguardo sulla mia mano e mi rigirai l'anello sul dito.
«Devo proprio?»
«Non vorrai mica che i giornalisti pensino che sia David il tuo futuro marito? Non lo sopporterei», confessò.
«No, hai ragione.»
Sfilai l'anello e lo infilai nella borsa.
Arrivati alla hall, David era lì ad aspettarci.
«Nina, tesoro. Sei stupenda», esclamò avvicinandosi a noi.
«Ciao, David», mormorai.
«Ancora non mi hai perdonato?»
«Perché dovrebbe?» chiese Adam.
«Smettetela. Facciamo questa farsa in modo da tornare alla nostre vite reali il più velocemente possibile.»
Una limousine venne a prenderci per portarci all'entrata del cinema.
Un corridoio improvvisato da una lunga fila di ringhiere teneva i fans e i paparazzi lontani dall'entrata.
David prese la mia mano e chiese: «Sei pronta?»
«Si», risposi dopo aver guardato Adam ed aver avuto la sua approvazione.
Uscimmo dall'auto mano nella mano, mentre Adam fu subito dietro di noi come un vero bodyguard.
Una volta superate la varie interviste e le varie foto fatte dai paparazzi, entrammo finalmente nella sala.
Ero seduta tra David e Adam, molte donne avrebbero invidiato la mia posizione, mentre io non vedevo l'ora di fuggire.
David mi tenne per mano per tutta la durata del film, mi sentii così a disagio, soprattutto vedendo Adam alquanto infastidito, che cercai più volte di sottrarla, ma la tenne ben salda che era impossibile sfuggirgli.
Dopo il film ci spostammo in una sala dove ci sarebbe stato il vero e proprio gala. Tutto era così sfarzoso, elegante e luccicante.
Zachary era sul palco per ringraziare tutti i suoi ospiti che avevano creduto in lui e nella realizzazione del suo film. David ed io eravamo seduti al tavolo con i nostri manager Justin e Noah, mentre il povero Adam era in piedi dall'altro lato della sala.
«Ora voglio presentarvi i due protagonisti del film. David. Nina. Salite sul palco e godetevi i vostri applausi.»
Controvoglia presi la mano di David e salimmo sul palco.
«Grazie a tutti», cominciò David, «ma grazie soprattutto a te, Zachary, per averci dato questa opportunità. Ma voglio ringraziarti soprattutto per altro: senza di te, non avrei mai avuto l'occasione di conoscere una donna meravigliosa come Nina.» Continuò a blaterare per un po' di tempo sottolineando quanto sia forte l'amore che ci unisce e sciocchezze varie che nemmeno ascoltai. Con il mio sguardo cercavo in continuazione quello di Adam, il quale molto probabilmente non era più in quella stanza.
«Nina, vuoi dire qualcosa?» chiese David passandomi il microfono.
«Ehm, no. Hai riassunto più che bene tutti i miei pensieri», tagliai corto.
Dopo aver ricevuto vari applausi dai presenti, feci per andarmene, ma David mi tirò per un braccio e a denti stretti sorridendo bisbigliò: «dove vai? Mettiti in posa per la foto. Sorridi.»
Obbedii.
Quando scendemmo finalmente da quel palco, David rimase a flirtare con alcune donne, mentre io tornai al mio tavolo. Mi guardai intorno, sembrava che questo mondo non mi appartenesse per niente, così decisi di uscire sul retro per una boccata d'aria.
Una volta fuori, vidi Adam seduto su una moto con due caschi tra le mani.
«Ce ne hai messo di tempo ad uscire! Pensavo ti saresti stancata prima», esclama con un ghigno.
«Ti ho cercato. Dov'eri finito? E questa da dove spunta?» chiesi indicando la moto.
«L'ho noleggiata poco fa.»
«Perché?»
«Vuoi fuggire con me?»
«Cosa?!»
«Salta in sella e fuggi con me, Nina.»
«Aspetta.» Aprii la borsa e cercai il mio anello di fidanzamento. Lo infilai al dito ed esclamai: «Ora possiamo andare.»
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Resterò al tuo fianco
Misterio / SuspensoNina Clarke, modella inglese, è una delle donne più affascinanti di Londra. Un giorno Justin Cook, suo manager, le informa che è stata appena scritturata come protagonista per un film di Zachary Brooks, famoso regista australiano. Sarà così costret...