Capitolo IX - Terzo Mese (Par II)

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-Gemma-

Düsseldorf era meravigliosa, a Gemma piaceva respirare l'aria dei vecchi sobborghi tedeschi, molto pittoreschi rispetto a quello che si aspettava.

Qualche settimana prima era stata contatta dalla segretaria di Mario Draghi, il futuro ex direttore della Banca Centrale Europea, era una così dolce ragazza, aveva chiamato Gemma per informarla di un incontro imminente per il suo spostamento, era arrivata a Francoforte qualche giorno prima e aveva passato tre giorni chiusa in un ufficio di un avvocato tedesco per firmare scartoffie di riservatezza.

Nessuno della sua famiglia sapeva che era lì, era partita una mattina senza avvisare nessuno, tranne la madre che sapeva solo di un semplice viaggio defaticante in Francia.

Quello era il suo ultimo giorno in Germania e aveva deciso di passarlo a girare qualche cittadina, anziché starsene l'intera giornata rinchiusa in un hotel di lusso già pagato con annessi e connessi.

Era giunto il momento d'informare tutti del suo trasferimento, non poteva continuare a far finta di niente, e che lei non se ne stesse per andare lasciando tutti a Londra, lasciando sua madre, in preda ad un attacco isterico.

Non poteva, si sentiva in colpa. Ma si trattava del suo futuro e non poteva preoccuparsi troppo per i sentimenti della madre.

Era seduta ad un tavolino di un bar, nella piazza più bella e particolare che Gemma avesse potuto mai visitare. Respirò a pieni polmoni l'aria ancora fredda, appena un pò riscaldata da un timido sole che giocava a nascondino dietro qualche nuvola nera.

Le piaceva la Germania, le dava un senso di ordine, pulito e sincerità. Era pura, così come la si vede e a Gemma piaceva quella sensazione di ordine.

«Buongiorno, signorina Styles! Come mai a Düsseldorf?» una voce maschile la risvegliò, costringendola ad aprire gli occhi.

Era Draghi, non si aspettava di vederlo lì, insomma, era alquanto strano.

Gemma si posizionò meglio sulla sedia in ferro battuto e cercò di mettere bene a fuoco la figura controluce, che in quel momento le fece segno se poteva sedersi sull'altra sedia.

Gemma, da gentil donna che era, accettò di avere la sua compagnia anche se poco gradita a causa di una leggera rivalità.

«Avevo voglia di fare una passeggiata» rispose infine Gemma, scrollando le spalle.

«Le piace?» domandò l'uomo, probabilmente riferendosi al posto.

«Certo, è molto suggestivo» la cameriera portò a Gemma il calice di vino bianco ordinato poco prima accompagnato da dei prezzel.

«Eh, già. E' l'ideale per crescere dei figli» disse l'uomo sovrappensiero.

«Lei abita qui?» domandò, prendendo poi un sorso di vino ed infine un salatino.

«Sì, ormai sono tredici anni che sono qui e sono tredici anni che faccio due ore di viaggio per andare a lavorare, ma ormai non è più un mio problema» le fece un sorriso sghembo, provocatorio.

«Certo che no, sono io che prendo le redini d'ora in poi» lo provocò lei.

«Sono certo che se la caverà» continuò a stuzzicarla.

«Sono dell'idea che le nuovi menti siano molto più preparate delle vecchie» a Gemma non piaceva il comportamento di quell'uomo che, anche agli incontri si era comportato alla stessa maniera, solo che lei non si era azzardata a rispondere un po' per rispetto e un po' perché era attorniata da quattro avvocati tutti per il signor Draghi e lei era sola, anzi con un avvocato d'ufficio, dato che la "dolce" segretaria non le aveva detto di partire equipaggiata.

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