Capitolo XV - Settimo Mese

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-Lea-

«Hai messo tutto, vero?» mamma entrò in camera con altre cose fra le mani, fra cui bavaglini.

«A cosa mi servono quelli?» domandai disperata.

«Ah, giusto, pensavo fossero le tue mutande» mormorò posandoli sul mio letto, finalmente e stranamente libero, come l'intera stanza, sospettai quasi che avesse buttati tutti i regali ma se voleva dire che potevo avere di nuovo la camera libera allora per me andava bene.

«Mamma mi spaventi così»

«Mi raccomando, quando sarai lì, cerca di non girare da sola» si raccomandò stringendomi.

«Ma la vuoi smettere? Secondo Foster sarò una balena, perciò, potrò solo rotolare a terra e senza la spinta di qualcuno non andrò lontano» mi staccai, continuando a chiudere le tre valige enormi che avevo.

«Lea!» la voce di Harry riecheggiò per la rampa delle scale che stava salendo «Ehi» mi richiamò una volta entrato in camera, fermandosi all'entrata.

Sembrava triste, ovvio, non mi avrebbe rivista per quasi tre mesi, mi sembrava giusto!

Mamma uscì, dando una pacca d'incoraggiamento ad Harry che proseguì verso di me per stringermi.

«Mi stai schiacciando» lo informai con voce strozzata, a quel punto allentò la presa e mi baciò con urgenza «Dai, non dirmi che ti mancherò» scherzai dandogli un colpetto sulla spalla.

«Certo che mi mancherai!» mi spintonò di rimando, quasi indignato per la mia battuta «Hai preso tutto?» domandò anche lui.

«Ma la volete smettere di essere tutti così preoccupati? Non andrò sotto i ponti!» mi girai verso di lui esasperata.

«E' solo che non voglio che entri in crisi perché ti manca qualcosa di fondamentale»

«Uh! Non sono entrata in crisi per gli ultimi tre esami, non credo che andrò in crisi perché mi manca qualcosa in valigia» ci scherzai su, ma sapevo, quanto lui, che sarei uscita di senno se solo avessi dimenticato anche una briciola, per quel motivo mi ero fatta una lista con il necessario per qualsiasi cosa.

«Lea, veloce! Altrimenti arriveremo troppo tardi!» mi richiamò papà al piano terra.

Non mi resi conto del fatto che avessi lasciato Harry per quei mesi finchè non ci guardammo negli occhi. Gli saltai fra le braccia, sentendo che anche lui aveva la stessa necessità nel sentirmi sua quanto io l'avevo nel sentirlo mio, ma quei mesi divisi ci avrebbero fatto bene e poi avrei trascorso l'estate con mio cugino, perciò stavo tranquilla. Ma comunque per tutto quel tempo la mia routine era Harry e non vederlo più attorno per quel breve periodo era uno shock.

«Lea!» mi richiamò papà, impaziente di andare.

«Arrivo!» gli urlai di rimando, scocciata dalla sua insistenza.

«Ti aiuto a portarle giù» mormorò Harry dopo un bacio.

Scese le scale ci ritrovammo papà decisamente seccato dalla mia lentezza e mamma ormai in lacrime, così quasi non la calcolai quando volle tenermi più tempo stretta a sé.

«Appena vuoi tornare a casa chiamaci e noi veniamo, okay?» tirò su col naso, per poi stringermi di nuovo fra le braccia.

«Emily! Siamo già in ritardo! Non ti ci mettere anche te!» sbraitò papà da fuori, mentre Harry caricava le ultime due valige.

La mamma roteò gli occhi al cielo, dopo avermi lasciata andare, così che potessi uscire e salutare una volta per tutte Harry.

Papà, ormai in macchina, ci aveva lasciato i nostri spazi, esattamente come mamma che era ormai in sala a piangere da sola.

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