capitolo 10

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"Nulla.Devo studiare"  Risposi.

Era Chiara. Non avevo voglia di uscire nè tantomeno con lei.

"Andre. So cosa è successo con Marco.  Mi dispiace.Dobbiamo parlare"

Le sue parole mi turbarono,presi il giubbotto di pelle,il mio cappello di lana e andai a casa sua. Appena suonai la porta mi aprì. Aveva un top grigio aderente con un jeans a vita alta e degli anfibi marroni scuro. prese il suo giubbotto e ci incamminammo verso una pizzeria alla fine della strada.  Erano le 19:00, non c'era molta gente. Ordinammo due birre 0.2 , una porzione di patatine e due margherite. Arrivata la pizza Chiara la mangiò in un sol boccone,aveva molta fame. Forse per il nervosismo o forse per qualche sua dieta strana che prevedeva il mangiare un solo yogurt a settimana. Io invece avevo lo stomaco chiuso,mangiai solo due piccole fette.

"Cosa dovevi dirmi?" dissi io.

"Marco. E' davvero un bravo ragazzo,gentile,affettuoso e..."

"Sì Chiara, so com'è fatto il mio migliore amico. Vai al sodo."

"Ho lasciato Giovanni. Quella sera. Era da tanto che pensavo a lui. Sono anni che mi va dietro,si è sempre comportato bene con me. Ho deciso di abbandonare le brutte compagnie e iniziare da capo. Con te. Con Diane. E con Marco."

"La domanda mi sorge spontanea: da quando stavi con Giovanni?" La interruppi. Chiara mi fece una brutta occhiataccia e continuò:"Giovanni non l'avrà presa tanto bene. Gli avevo detto che non era il tipo che faceva per me e che volevo cambiare aria. Ci ha visto insieme andare in camera mia e credo avesse capito tutt'altro..."

"Merda." risposi.

Giovanni era il classico adolescente alto,magro con un accenno di barbetta  e sempre vestito per bene, all'apparenza sembrava un bravo ragazzo, ma personalmente non avevo mai visto una persona più egoista,vendicativa e menefreghista di lui. Giovanni aveva capito che tra me e Chiara fosse nato qualcosa, magari per divertirsi un po' ha deciso di mettere zizzanie tra me e il mio amico.

"Giuro che se lo trovo gli spacco la faccia." continuai.

"Andrea. Dobbiamo chiarire con Mar..." 

Squillò il telefono.Era Diane. 

"Diane dimmi." dissi.

"Andrea. Marco mi ha chiamata. Non credo stia molto bene." rispose.

Imprecai. "Dov'è?"

"Non lo so, dobbiamo trovarlo al più presto."

"Sono con Chiara. Ci vediamo a casa tua."Attaccai la chiamata.

"Ho la macchina dei miei,possiamo andare con quella." disse Chiara

"Non sappiamo guidare,"

"E chi ti ha detto che guidare significa avere la patente?"

Ci guardammo complici. Lasciammo 10 euro sul tavolo e andammo nel garage di Chiara.

La macchina era una Audi  Q2 nera accessoriata. Chiara prese le chiavi,accese i fari e andammo da Diane. Poi andammo al parco di skateboard. Poi alla villa comunale. Poi all'ingresso del cinema. Di Marco nessuna traccia. Girovagammo per ore per tutta la cittadina fino a quando la madre di Marco non chiamò Diane. "C'è stato un incidente. Siamo in ospedale. Marco è sotto stato di shock. Venite al più presto." disse la signora turbata.

Chiara accellerò e ci dirigemmo all'ospedale. Trovammo il padre di Marco vicino alla macchinetta del caffè,lo aspettammo e poi andammo tutti insieme al quarto piano stanza 52. la madre di marco era nervosa,aveva gli occhi stanchi e le gambe tremanti. 

"Come sta?" Le chiesi.

"e' fuori pericolo.-rispose la donna-Ha bevuto molto alcol e ha assunto  una decina di pillole tranquillanti. Voleva..." scoppiò in lacrime. L'abbracciai.

"No. Marco non avrebbe mai voluto suicidarsi. Lo conosciamo bene entrambi. Ci sarà sempre un motivo." le dissi.

La signora si sedette e prese il cappuccino che le aveva portato il marito. Mi sedetti affianco a lei. Marta,la madre di Marco, è sempre stata la mia seconda madre. Alcune volte la invitavo a cena a casa con Marco e suo marito,così da poter cucinare insieme.  Aveva dei capelli biondo cenere e degli occhi azzurro-verdi. Aveva sempre un'aria malinconica,stanca. Uscì dalla stanza 52 un medico sulla cinquantina dai capelli brizzolati e dalla barba lunga. "Signora, suo figlio si è risvegliato,potete entrare." disse. "Solo i genitori." Aggiunse dopo averci squadrato. Fanculo. io sono suo fratello. Entrai nella stanza. Era una camera blu con  un letto vuoto e un altro dove c'era Marco, un po' stordito, ma stava bene. Marta accarezzava il suo viso delicatamente e Giacomo,suo padre,gli teneva la mano. Ribollivo dalla rabbia. Cercai di rimanere calmo ma dopo cinque minuti mi scagliai sul letto. "Chi è stato?" dissi.

Marco mi guardò negli occhi e disse:"I.... su..oi......a..a...mi..ci."

"gli amici di chi?"

"Gi...o....."

Giovanni. Era stato lui. Uscì dalla stanza e trovai con Diane e Chiara anche Aria. Corsi ad abbracciarla. Indossava una felpa nera e un leggins nero con un parka addosso. Era così bella.

"Ho saputo di Marco. Come sta?" disse lei.

"Ora sta bene." Mentre raccontai la storia ad Aria,il telefono di Chiara squillò, turbata si allontanò e rispose. Gesticolava nervosa. La chiamata finì con una bestemmia.

"Cosa è successo?" Chiese Diane.

"Giovanni. E' al parcheggio. Vuole parlare con me." rispose Chiara.

Lì non c'ho più visto dalla rabbia.Aveva avuto anche la faccia tosta di presentarsi in ospedale.

Senza pensarci due volte mi diressi verso il parcheggio.

"Cristo." Chiara mi rincorse. Diane rimase con Giacomo e Marta. Aria sparì.

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