#3 Stigma.

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Canzone consigliata per la lettura:
Stigma- BTS/Kim Taehyung

"Quella è stata la prima crepa
nelle fondamenta della mia infanzia,
che ogni individuo deve distruggere
prima di diventare ciò che è
veramente.
Le crepe e gli squarci crescono
insieme,
guariscono e sono dimenticati,
ma nei meandri più reconditi,
continuano a vivere e a sanguinare."

Quando ormai il sole era calato e la gente si era ritirata nelle proprie case, Taehyung si trovava vicino ad una vetrina ormai chiusa, intento a rovinarla lasciandoci dei graffi sopra, ma non ci riusciva, non riusciva a rovinarla, si guardò alle spalle e solo allora si rese conto di aver dietro la polizia, così mise le mani in alto in segno di arresa e si fece arrestare, senza nessuna protesta, da quella che era la polizia, che portò via Taehyung, mentre lui aveva un sorriso compiaciuto stampato in faccia, lo fecero appoggiare alla macchina della polizia, propio come fecero tanto tempo fa, solo che quella volta non aveva paura perché con lui c'era Namjoon e sapeva che a casa lo aspettavano gli altri Hyung, allora lui non si preoccupava dei piccoli crimini che commetteva, perché lui aveva i suoi amici, ma ora era da solo; il poliziotto lo fece entrare nella macchina che poi lo avrebbe portato alla caserma e lui rimase impassibile.

Subito dopo si ritrovò a quella che era la caserma della polizia, l'agente che si trovava di fronte a lui iniziò a fargli delle domande, domande a cui Taehyung rispondeva senza esitare, il poliziotto gli chiese il suo nome e lui rispose, mentre stava giocherellando con quella che sembrava una specie di combinazione, successivamente il poliziotto gli chiese l'età e lui rispose dicendo che aveva ventun anni.

Nella sua mente apparve l'immagine di lui che correva; correva e correva ma senza avere una meta ben precisa, correva e basta; finché non si fermò e mise le mani sul capo, il poliziotto, nel frattempo stava continuando a fare domande a Taehyung, alle quali lui rispose senza problemi, finché il poliziotto non gli chiese il nome dei suoi genitori, a quella domando lui spostò il suo sguardo che prima era rivolto verso il poliziotto.

Subito ritornò all'immagine che era proiettata pochi minuti fa nella sua mente, solo che ora al posto di correre, veniva colpito, visto che aveva ucciso personalmente uno dei componenti della sua famiglia , per questo lui veniva colpito dalle sue stesse emozione, provocandogli delle ferite sul volto, nel suo occhio si poteva più intravedere quello che era il riflesso di sua madre che lo teneva in braccio, nell'immagine proiettata nell'occhio c'era la stessa luce che Jungkook rifletteva nei suoi occhi, subito dopo si accasciò per terra per il troppo dolore, portando una mano sullo stomaco e cercando di non mostrare il dolore che stava provando; nello stesso momento rispose al poliziotto dicendo che non aveva genitori; così venne scaraventato violentemente a terra; aveva permesso a se stesso di colpirsi nuovamente; il suo labbro ormai stava completamente sanguinando ed il volto era ricoperto da leggeri graffi, che facevano colare qualche goccia di sangue sul volto di Tae, in quel momento lui era sdraiato a terra, propio come qualche tempo fa, con a fianco Namjoon, mentre ora al suo fianco non aveva nessuno, successivamente gli apparve per immagine una cabina telefonica, la stessa cabina che aveva visto tempo fa, solo che era cambiata ed il lucchetto che la avvolgeva stava a significare che lui non poteva più cercare aiuto.
Ormai non poteva fare più niente.

Taehyung poi si ritrovò in una casa, la casa che prima ospitava sua sorella, lui si era ritrovato la luce che filtrava dalla finestra completamente proiettata sul suo viso, mentre lui si trovava vicino al corpo della sorella impaurito, così lui si avvicinò abbracciandola, cercando di proteggerla dalla persona che in futuro lui avrebbe ucciso, ma che ancora non ne era al corrente; la figura maschile stava per sorseggiare la bottiglia di birra, quando lui ritorno nella realtà, dove il poliziotto invece aveva appena finito di bere un sorso d'acqua, come se stesse continuando l'azione del compagno della sorella, così lui spostò immediatamente il suo sguardo verso il basso cercando di non pensare più a prima.

"A quel tempo, perché mi hai fatto quello" si chiese Taehyung per poi immedesimarsi ancora nella situazione di prima, dove lui era accasciato a terra per il dolore, lui stava continuando a chiedere scusa a sua sorella per quello che le aveva fatto, lui non poteva cancellare ciò che aveva fatto ma cercava lo stesso di nasconderlo; subito dopo, da lontano, si avvicinò quella che era la figura di un cagnolino, che simboleggiava l'innocenza e la purezza; Taehyung lo prese in braccio ed il cagnolino si fece coccolare, nello stesso si avvicinò quella che era la gabbia che avrebbe rinchiuso Taehyung per i peccati che aveva commesso; lui, quando vide la cella, ripensò ai suoi peccati, al fatto che lui aveva ucciso una persona e che lui in quel momento non era al corrente del fatto che stava commettendo uno dei suoi peccati più grandi, quello che poi lo portò fino a questo punto; la gabbia lo rinchiuse completamente, lui teneva stretto l'animale, finché il cagnolino non si allontanò, portandosi via anche l'innocenza e la purezza di Taehyung, per poi scomparire completamente nell'ombra, privando Taehyung della sua innocenza e della sua purezza.

Lui non poteva dimenticare,
lui voleva dimenticare.

"Quaggiù abbiamo solo altre balene
che parlano in lingue differenti."

Tae ritornò a quello che stava succedendo realmente e riportò lo sguardo verso il poliziotto, "la prego, mi faccia fare una telefonata" chiese Taehyung, sperando che lui gli avrebbe risposto al telefono, che lui sarebbe stato in grado di tirarlo fuori da questa situazione.

Ma se non sarebbe riuscito ad uscire da questa situazione, per lui rimaneva solo una strada, solo una scelta, anche se pericolosa.



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