Capitolo 2

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Mi svegliai alle 6:00 per colpa della sveglia. Mi alzai dal letto e vidi che Isabelle stava ancora dormendo. Mi avvicinai a lei e le toccai la fronte con la mano e fortunatamente la temperatura si era abbassata. Delicatamente la svegliai e quando aprì gli occhi mi sbadigliò praticamente in faccia.

"S-scusa..." Disse mentre si allontanò da me. Probabilmente pensava di avermi dato fastidio.

"Buongiorno!" Le porsi la mano e lei timidamente la prese. La feci alzare e decisi di non farle domande sull'accaduto di ieri notte. Andai nel mio bagno e iniziai a pettinarmi. Non ero una di quelle ragazze che si vestivano firmato, ma sinceramente non mi vestito male. Uscii dal bagno 20 minuti dopo e vidi quella bellissima ragazza leggere un libro. Era già vestita e pettinata. Non era una tipa da trucco e nemmeno io. Si era messa soltanto del leggero mascara.

"Che dici andiamo a fare colazione?" Chiesi mettendo una mano sulla maniglia della porta.

"I-io? Con te?" Chiese stupita.

"Si esatto. Dai andiamo."

La presi per mano e insieme camminammo fino a quella specie di mensa. Ci sedemmo in un tavolo isolato mentre alcuni ci guardavano male.
Prendemmo la colazione e iniziammo a mangiare.
Continuai a pensare del perché fosse così timida e paurosa e del perché la gente la trattasse così male.

"Soffri d'asma?" Le chiesi di punto in bianco e mi maledissi mentalmente per averlo fatto..

"Si ma ti prometto che non ti darò problemi. Cercherò di non essere un peso. Starò attenta ma se vuoi cambiare compagna di stanza puoi benissimo farlo perchè non dev-" La fermai subito, stava parlando velocemente e probabilmente era disagio.

"Ei tranquilla. Non voglio cambiare compagna di stanza e non sarai un peso. Non è colpa tua. Se posso chiedere... da quanto tempo ne soffri?"

"Da quando avevo quattro anni." Rispose secca.

"Capito. Tra poco iniziano le lezioni. È meglio sbrigarsi."

Ci alzammo da tavola e ci incamminammo verso la nostra classe. Per il corridoio incontrammo il Professore Lewis che guardò male Isabelle per poi rivolgere a me un sorriso. Entrammo in classe e vidi Isabelle sedersi nello stesso posto davanti. Tutti avevano preso i proprio posti e notai che ce ne erano liberi soltanto due. Senza pensarci due volta mi sedetti vicino ad Isabelle che sgranò gli occhi.

"T-ti siedi vicino a me?" Chiese incredula.

"Non posso?"

"No certo che puoi." Disse per poi prendere una penna e iniziare a copiare quello che c'era scritto alla lavagna. Non mi ero neanche accorta che il professore fosse entrato.
Iniziò a spiegare qualcosa di greco di cui non avevo capito niente dato che ero impegnata ad altro. Guardai per tutte e due le ore la mia compagna di banco.

'Quanto cazzo sei bella.' Pensai. Ma sicuramente era etero. Sospirai e guardai il professore finché la campanella suonò. Avevamo un ora di matematica e questo voleva dire che avremmo avuto il professor Lewis. Quest'ultimo entrò in classe e senza dare il buongiorno iniziò ad ammonire Isabelle inutilmente.

"Isabelle, fuori dalla classe."

La ragazza dagli occhi verdi alzò lo sguardo e aveva una assunto un espressione confusa sul viso.

"Perché?" Chiese incredula.

"Non fare storie ragazzina. Esci da qua."

Isabelle iniziò a mettere le cose nel suo zaino ma le presi il braccio facendo in modo che si fermò.

"Che problemi ha professore?" Chiesi aggressiva.

Si avvicinò a me e si appoggiò al mio banco piegandosi in avanti.

"Non si deve mettere in mezzo, signorina Thompson. Tu, fuori da qua ho detto!" Disse cominciando ad urlare. Vidi Isabelle mettere in fretta le sue cose nello zaino imprecando contro il professore. Uscì dalla classe sbattendo la porta e senza pensarci due volte la seguii. La vidi uscire di fretta dalla scuola e accasciarsi a terra. La raggiunsi correndo e mi sedetti vicino a lei. Le misi il mio braccio intorno alle spalle per confortarla e con l'altra le accarezzai la testa.

"Come mai si comporta così con te?"

La vidi fissare il vuoto. Era come in uno stato di trance. Solo dopo un paio di minuti iniziò a parlare.

"È quello che mi chiedo io da tre anni." Disse in un sussurro. Probabilmente si stava forzando a non piangere. La strinsi forte a me e le accarezzai la schiena. Cercai di non stringere molto forte perché non mi ero dimenticata in che condizioni era arrivata la notte precedente.

"Cos'è successo ieri notte? Perché sei tornata in quelle condizioni?" Chiesi cautamente.

"Ti prego... non posso... non insistere. Non mi parleresti più..."

"Perché non mi metti alla prova?"

"Perché l'ho già fatto con qualcun'altro e... e non è andata bene. Ora si è unita con quelli che mi prendono in giro e... non sono pochi." Disse continuando a guardare il vuoto.

"Io non sono come loro."

"Tutti sono come loro." Disse acidatamente.

Mi irritò quell'affermazione ma cercai di non pensarci. Dopo minuti di silenzio tirai fuori una sigaretta e me la misi in bocca. La accesi e inspirai il fumo. Sinceramente fumavo veramente poco. Una o due a settimana. Avevo iniziato in prima superiore per colpa di alcuni compagni di classe.
Ad un certo puntò non mi sentii più la sigaretta tra le labbra e allora guardai Isabelle. La stava spezzando per poi buttarla con una faccia disgustata.

"Ma cosa fai?!" Urlai scioccata.

"Cosa faccio?! Fumare fa male. C'è gente che sta male e pregherebbe per avere una vita normale e voi fumate. Non permetterò che tu ti ammala. Sei l'unica persona che mi interessa."

"Avevi detto che sono come le altre persone." Dissi inarcando un sopracciglio.

"Mentivo..." Disse in un sussurro.

Prendimi Per ManoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora