"Qual'è il tuo colore preferito?"
"L'arancione." Rispose continuando a guardarmi negli occhi. "Ti piace la scuola?"
"Abbastanza. Qual'è il tuo sogno?"
"Andare a Parigi. Il tuo?" Mi disse accennando un sorriso.
"Che coincidenza, pure il mio." Dissi ridendo seguita da lei. "Hai mai avuto animali domestici?" annuì.
"Si ho avuto tre cani e un gatto con la mia vera famiglia mentre con quella di ora ho un coniglietto. Un giorno te lo farò vedere. Sei mai scappata di casa?"
"Solo una volta con la mia migliore amica. Volevamo a tutti i costi andare al cinema a vedere un film ma i nostri genitori non ci avevano dato il permesso e quindi siamo scappate." Risi al ricordo. Decisi che avrei iniziato a fare domande un po' più sul personale. "Come mai hai quel rapporto con i tuoi genitori adottivi?" Le chiesi e lei abbassò lo sguardo ma subito dopo mi riguardò negli occhi.
"Loro mi vogliono bene e io lo voglio a loro ma... mi sento a disagio quando sono con loro, come se fossi un estranea. Quando all'orfanotrofio mi dissero che fui stata adottata, feci i salti di gioia. Loro sono dei bravi genitori ma pretendono un po' troppo e sono severi anche se ci sono quei giorni che cercano di dimostrarmi che mi vogliono nella loro vita ma quando la gente dice che sono mio padre e mia madre mi arrabbio sempre. Per me c'erano solo un papà e una mamma e sono morti, punto e basta. Nessun'altro sarà come loro." Disse decisa. Le dissi che mi dispiaceva e le mi fece un sorriso assicuratorio. "Chi è la persona più importante della tua vita?"
"Sicuramente mia sorella. Anche se è piccola le racconto tutto di me e anche con un suo sorriso mi fa stare meglio. Non so cosa farei se le succedesse qualcosa." Dissi orgogliosa di lei. "Ti piace molto leggere?"
"Lo adoro. E te?"
"Diciamo che non è il mio forte." Dissi ridacchiando. "Come sono morti i tuoi genitori?" Chiesi insicura ma appena vidi il suo sguardo rattristirsi mi maledissi mentalmente. "Dio non so cosa mi sia preso. Mi dispiace." Dissi schiaffeggiandomi la fronte ma ricevetti un debole sorriso da parte sua.
"Tranquilla. Era il giorno del mio settimo compleanno e stavamo andando a cenare fuori. C'era tutta la mia famiglia compreso mio fratello e la mia sorellina. A pochi chilometri dal ristorante un camion ci venne addosso, l'autista era ubriaco. Ero stata l'unica sopravvissuta. Sono stata in coma per un paio di mesi e dopo mi sono svegliata... sola e poi mi hanno mandata in un orfanotrofio." Sospirò come se fosse stata in apnea tutto il tempo. "Cosa vorrai fare da grande?"
Cercai di non pensare molto a quello che mi aveva appena detto sperando di non farla sentire peggio. "Ho sempre desiderato salvare le persone e quindi vorrei diventare un medico un giorno. Tu invece?"
"Non ho ancora un idea precisa ma con il passare degli anni spero di trovare qualcosa che mi piaccia. Sei allergica a qualcosa?"
"Al polline e alle fragole. Sei mai stata all'estero ?"
"Poche volte. Sei lesbica?" A quella domanda mi bloccai. Come l'avrebbe presa se le avessi detto la verità? Deglutii sonoramente e sospirai.
"Si, sono lesbica." Dissi tutto ad un fiato. Sgranò gli occhi e mi sorrise.
"Non ho problemi, se è questo quello che ti chiedi." Mi disse continuando a sorridere. Ricambiai il sorriso.
"Tu lo sei?" Chiesi sperando in un si.
"Si, lo sono ma è un po' complicato dato che sono fidanzata con un... maschio:" Disse per poi mordersi quelle labbra che avrei baciato volentieri.
"Lui non lo sa?"
"Sappi che la ritengo come una domanda del gioco. No non lo sa e se lo sapesse molto probabilmente io non sarei qua." Disse ridendo nervosamente.
STAI LEGGENDO
Prendimi Per Mano
Roman d'amourLucy, una ragazza di 17 anni che va in una scuola a Miami per proseguire i suoi studi. Cosa succederà quando incontrerà una ragazza diversa dalle altre? ATTENZIONE: linguaggio e contenuti forti. Se siete omofobi non leggete, grazie. Questa storia pa...