Capitolo 8 - Il sogno di Gayle

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"Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto. Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso. Quando ho conosciuto l'umiliazione ma ho continuato a camminare, ho capito che ero libero di scegliere il mio destino" (Paulo Coelho).

Leonard lesse più volte la frase scritta sulla cartolina che teneva in mano. Si rigirò il cartoncino semirigido tra le mani. Era perfettamente rettangolare, la citazione era accompagnata da un paesaggio disegnato a mano che ritraeva un anziano signore intento a dondolarsi su di una sedia di legno. C'era un francobollo e i timbri postali di Washington e Chicago. Il militare appoggiò la cartolina al tavolo del bar ed estrasse dalla tasca le chiavi dell'auto. Poi, bagnò il tovagliolo nel bicchiere d'acqua che aveva difronte e passò l'angolo inumidito sul francobollo, facendolo raggrinzire. Con la chiave della macchina cominciò a grattare via il piccolo riquadro raffigurante il ponte di San Francisco e questi venne via come una pellicola in pochi secondi. Come pensava, sotto vi era un altro francobollo col timbro postale di Montreal. Un classico, posta estera che veniva smistata a Washington. Ma ancora non gli era chiaro il motivo di quel messaggio così criptico. Era palese che fosse stato Erik Greynolds, l'unica persona che aveva conosciuto a Montreal, ma non comprendeva cosa volesse dire. Era forse un riferimento al suo rapporto con Trevor?

«È Frère André,» disse una voce femminile alle sue spalle. Il corvino si voltò e vide la cameriera che gli sorrideva. Era una bella ragazza, con i capelli rossi e lunghi, raccolti in una coda di cavallo da un elastico azzurro. Aveva gli occhi color nocciola e il sorriso allegro. Il grembiule le donava, la faceva apparire come una visione, tutta in bianco. Notando che Leonard la guardava con un punto di domanda dipinto sul volto, lei arrossì e indicò la cartolina.

«Il vecchio dipinto su quel foglio. Li vendono a Montreal con tante citazioni e tanti personaggi. Quello è Frère André.» Leo annuì e si scostò, allungando la gamba e facendo spuntare l'altra sedia da sotto al tavolo.

«E chi sarebbe questo tale Frère André?» chiese il militare, indicando alla donna la sedia. Lei si guardò attorno, come in cerca del suo superiore, poi annuì e si accomodò, posando sul tavolo la brocca col caffè che aveva in mano.

«Era un guaritore del primo novecento, reso santo da Papa Benedetto XVI,» disse lei, portandosi le mani in grembo.

«Non ho idea del perché mi abbiano spedito questa cartolina. L'ho trovata prima di partire nella posta.» La donna sorrise e tese la mano al militare.

«Piacere, mi chiamo Gayle,» si presentò poi. Leo ricambiò la dolce stretta e sorrise.

«Leonard,» rispose immediatamente il militare. Gayle annuì e sorrise ancora, scrollando le spalle.

«Non sei di qui vero?» domandò, conoscendo già la risposta. Leo scosse la testa e bevve un sorso d'acqua, per poi stiracchiarsi e guardarsi attorno.

«Chicago. Sono appena stato in Canada per affari,» confermò Leonard, rimanendo sul vago riguardo agli impegni. La donna annuì e sbuffò.

«Fortunato. Sanborn è la cittadina più noiosa del mondo, ma io incontro tanti viaggiatori che vanno e vengono dal Canada. Essere vicini al confine è piacevole. Ogni tanto penso: se solo prendessi la borsa e oltrepassassi quella linea... il Canada è davvero così bello come dicono? È buffo che sia a due passi e io non l'abbia mai visto,» aveva cominciato a parlare a raffica, chiaro segno di disagio e imbarazzo. Leonard scoppiò a ridere e annuì.

«Sì, lo è. Fallo, fai le valigie e vai via. Tenta la sorte,» propose il Marine. Lei sorrise amara, per poi arrossire.

«Ho sempre sognato di fare la cantante ma poi... chi li porta i soldi a casa? Papà è sulla sedia a rotelle e mamma è morta quando ero piccola, così come la compagna di papà, morta di parto. Ho un fratellino di otto anni...» Leonard istintivamente le afferrò le mani e sorrise, guardandola con quegli occhi che avrebbero sciolto chiunque.

«Se sarà destino, canterai. Io ci credo,» le disse il militare. Gayle annuì e si alzò.

«Devo tornare al lavoro, prima che il mio capo si arrabbi.» Anche Leo si mise in piedi, estraendo il portafogli con l'intenzione di lasciare una mancia sostanziosa alla giovane cameriera.

«Devo andare anche io, il mio di capo si starà chiedendo se sono vivo o morto. A quest'ora dovrebbe aver finito il servizio televisivo,» si lasciò sfuggire il militare, maledicendosi mentalmente. Non avrebbe dovuto rivelare quei dettagli. Lei spalancò gli occhi.

«Sei una persona importante allora!» La sua voce divenne più acuta del normale, e l'altro sorrise.

«No, sono solo un impiegato che lavora per una persona importante,» dichiarò il corvino, lasciando trenta dollari sul tavolo. Gayle sorrise a annuì.

«Ti rivedrò mai, Leonard il tenebroso e bel forestierodi Chicago?» chiese la cameriera, facendo ridere l'altro, anche se non c'era dadivertirsi. Gayle non lo sapeva, ma non avrebbe mai più rivisto LeonardClifford Rogelio. Alcune volte il destino manda dei messaggi, e Leo non erastato capace di coglierli. L'improvviso rumore di frenata arrivò dritto alleorecchie del militare quando, ormai, era troppo tardi. I finestrini anteriore eposteriore di destra di un SUV nero si abbassarono e misero in mostra dueuomini, con tanto di passamontagna, che impugnavano due AR-15. I colpipartirono a raffica, infrangendo il vetro del locale e colpendo tutti ipresenti. Leonard vide chiaramente gli occhi di Gayle, gli occhi della ragazzache sognava di cantare, diventare vitrei sotto il suo sguardo. Vide la signorache sedeva accanto al vecchio che urlava cadere atterra e sentì il dolore deifori, il dolore improvviso di una sparatoria inaspettata, un dolore più mentaleche fisico: morendo lì, in quel locale, non avrebbe mai potuto aiutare Trevor.Non avrebbe mai potuto rivelargli ciò che, imprevedibilmente, aveva capito daquella discussione. Gayle non avrebbe mai cantato e Leonard sarebbe morto con laconsapevolezza di essere stato la causa di quella sparatoria. Si era consumatauna tragedia a Sanborn, ma i giornali non ne avrebbero mai parlato. E così, ilsogno di Gayle sarebbe sempre rimasto lì, intrappolato in quella cittadina,meta di viaggiatori di passaggio.

The Senator (Trilogy of Secrets, 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora