Capitolo 9 - Semper Fidelis

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Sei uomini camminavano lungo l'argine della strada, tutti perfettamente identici in ogni minimo dettaglio, compresi i bianchi guanti e i cappelli neri con la striatura dorata all'apice. Le braccia lungo il busto e le mani tese, le ginocchia che si alzavano e si abbassavano in sincronia con gli altri membri del gruppo. Il rumore degli stivali neri che impattavano il terreno era l'unico suono udibile in quell'uggiosa giornata. Poi, tutto cessò. Niente più suoni, niente più movimenti. I sei uomini portarono la mano destra sul capo sempre contemporaneamente, mantenendo la sinistra lungo il corpo e irrigidendo i muscoli della schiena. I loro occhi erano rivolti verso il centro della piccola radura, dove la bara con sopra la bandiera degli Stati Uniti d'America, attirava l'attenzione di almeno un centinaio di presenti. I sei militari rimasero lì, immobili, mentre un settimo uomo, con la tromba, intonava le note di "The Star-Spangled Banner". Il Sacerdote Cattolico che era appena dietro al feretro si commosse visibilmente. Non ci si abituava mai a celebrare così tristi eventi. Appena l'inno nazionale degli Stati Uniti d'America finì, il prete si schiarì la voce e sorrise, cercando di nascondere il suo precedente momento di debolezza. Un uomo, sempre in completo militare, arrotolò la bandiera, poi la porse ad un altro che la tese nuovamente, ripiegandola e trasformandola in un perfetto quadrato di stoffa colorata. Egli la porse a un terzo militare che si avviò lentamente verso la prima fila, dove un uomo dall'espressione rigida tese le braccia. Il militare sorrise amaro e gli consegnò la bandiera del proprio paese, annuendo in segno di condoglianze. L'uomo non disse né fece nulla, prese semplicemente la stoffa e la posò per terra. Il militare era sorpreso, il senatore Marcus Rogelio era un uomo tutto d'un pezzo, questo era risaputo, ma non aveva avuto il minimo segno di cedimento per la perdita del figlio. Che egli non amasse la propria progenie? Improbabile per un uomo del suo rango. Poi, il Sacerdote prese la parola.

«È sempre doloroso accettare la perdita dei nostri cari, soprattutto quando le circostanze contribuiscono a farci domandare "Perché lui?". Leonard era un grande uomo, lo battezzai io stesso. Il Signore ha voluto richiamarlo a sé e noi non...» il prete venne interrotto dall'arrivo di tre SUV neri che si fermarono all'interno della radura. I militari si sciolsero dalla loro posa, sentendo a pelle la presenza di qualcosa di sbagliato. Istintivamente, uno di loro toccò la fondina al lato sinistro del busto. Dalla prima auto scese un uomo, seguito da altri otto provenienti dagli altri veicoli. Il primo avanzò deciso, incurante di come stava profanando quel luogo consacrato dal Sacerdote, senza paura di rovinare il momento o di lasciare in sospeso l'addio al militare deceduto. Egli semplicemente proseguì sino ad arrivare alla bara. Quando si fermò, fece cenno al suo seguito di prelevare il feretro. Immediatamente i sei militari si frapposero tra i nuovi arrivati e il corpo del proprio compagno.

«Mi chiamo Bill Pesely e sono il vice direttore del Federal Bureau of Investigation. Questo cadavere deve essere analizzato dalla divisione antiterrorismo ed è di nostra competenza.» Le parole dell'uomo fendettero l'aria gelida come dei coltelli. Come si poteva non avere rispetto per quell'uomo? Come si poteva non avere la decenza di concedere l'ultimo saluto alla sua famiglia?

«Lei sta profanando una cerimonia, sta rovinando un momento sacro. Le intimo ad allontanarsi sino al termine della funzione,» disse il prete, mentre i federali cominciarono ad impugnare le proprie armi, imitati dai militari. Dalla platea, un uomo si alzò. Era anch'egli vestito come i soldati, solo con dei gradi in più. Questi si avvicinò al vice direttore e gli mostrò il distintivo.

«Sono il Maggiore Klattenhold. Questo "cadavere", come lo chiama lei, appartiene alla giurisdizione della polizia militare. Perciò le ordino immediatamente di allontanarsi, se non vuole scatenare il più grande conflitto di attribuzione della storia.» Il Maggiore si risedette, senza togliere gli occhi da quelli del federale. Questi annuì e fece cenno ai suoi uomini di abbandonare il campo. Non voleva sfidare i Marines, questo era palese. Dopo pochi minuti, la radura piombò nuovamente nel silenzio. Il prete non sapeva come continuare il funerale, i militari erano tesi dall'accaduto. Nessuno piangeva. Perché nessuno sprecava le proprie lacrime per quel pover'uomo? L'attenzione del Sacerdote fu attratta da un uomo alle spalle di tutti. Il giovane senatore Mulgrew era immobile e fissava il prato con sguardo assente. Non aveva mai alzato gli occhi da quando era iniziata la funzione, nemmeno durante l'interruzione delle forze dell'ordine. No, lui fissava qualcosa. Era una foglia caduta, a metà tra l'arancione e il grigio, tutta raggrinzita e abbandonata al proprio destino. Trevor deglutì sentendo gli occhi improvvisamente liquidi. Non avrebbe pianto, non ne valeva la pena. Dopotutto Leo era solo un suo normale dipendente e lui sarebbe apparso debole agli occhi di tutti, primo di loro il suo avversario alle elezioni. Il silenzio continuava a riempire le orecchie di tutti. Leonard non meritava di morire così, nell'assoluta indifferenza, senza parole o frasi. E se Marcus Rogelio non avesse fatto nulla, ci avrebbe pensato Trevor. Così avanzò lentamente, superando le file di persone che lo guardavano straniti. Rogelio non lo degnò di un'occhiata. Poi, Trev annuì al prete e si posizionò accanto a lui, sollevando il microfono. Era il momento di prendersi le proprie responsabilità.

«Leonard era una persona buona. Frase di circostanza, lo so, ma è la verità. Non meritava tutto ciò, non meritava che questo Dio che vi ostinate a osannare lo richiamasse a sé. Non meritava una vita complicata e una morte profanata. Non meritava l'indifferenza di suo padre e l'assenza di sua madre. Non meritava niente di tutto ciò. La sua perdita è una ferita che rimarrà aperta per sempre. Potrei dire che è colpa mia, potrei anche dire che sto parlando per lui, ma la verità è che sto parlando per me, perché ho bisogno di dirgli addio. La verità è che ti accorgi quanto vale qualcosa solo dopo che l'hai persa. E a quel punto non c'è nulla che tu possa fare per rimediare.» Trevor lasciò il microfono e tornò indietro. Ogni passo era sempre più pesante, ogni mossa era sempre più difficile. E non era colpa dell'evidente fasciatura che aveva sotto la camicia. Era colpa sua. Era tutta colpa sua. Fu solo in quel momento che cominciò a piangere.

The Senator (Trilogy of Secrets, 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora