Capitolo 1

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Harry S. (19:11):
Sei già a lavoro?

Harry guardò la sua scrivania sommersa da immagini: concept per la nuova campagna pubblicitaria di cui lui e Ben - il suo fidato assistente - si stavano occupando e foto di modelle dai tratti orientali, così come richiesto dal cliente. Si era fermato in ufficio per cercare di portarsi avanti con del lavoro arretrato ma era stato tutto inutile, la sua mente continuava a presentargli un Louis nudo, disponibile ai suoi occhi.
Solo il pensiero di avere Louis lì nudo, lo eccitava da impazzire, distraendolo da tutto il lavoro che si era costretto di fare.

Aveva provato ad allontanare la tensione sessuale concentrandosi sul materiale davanti a sé, aveva persino caricato una playlist su Spotify ma era stato totalmente vano ogni suo tentativo; continuava ad immaginare Louis carponi sopra la sua scrivania, caldo e pronto ad accoglierlo. Più volte il giovane DJ aveva accolto quel tipo di fantasie, presentandosi al suo ufficio agli orari più disparati per soddisfare ogni suo capriccio e voglia, ogni passione. Per questo definiva Louis il migliore degli amanti: era sempre disponibile e non pretendeva mai nulla. Nemmeno un bacio.

Tra di loro era stato chiaro fin dall'inizio: sesso, sesso e solamente sesso. Niente che coinvolgesse sentimenti e cose varie, Harry non poteva permettersi nulla del genere e Louis, in realtà non si era mai soffermato a chiedergli cosa desiderasse davvero, cosa pensasse di loro due insieme. Tra di loro era stata passione immediata, una scintilla di fuoco sfociata nel locale del suo migliore amico dove Louis lavorava come DJ ed Harry passava le serata libere da un lavoro opprimente ed una figlia che vedeva fin troppo poco.
Non c'era stato un vero e proprio patto, una richiesta di mantenere quel rapporto solo per il sesso - dell gran bel sesso - ma Louis non aveva chiesto mai nulla di più di quello ed Harry aveva continuato a chiamarlo, a passare un'ora della sua frenetica giornata con lui, buttandogli addosso - o meglio, dentro - tutta la sua frustrazione.

Louis Tomlinsex (19:20):
Vieni?

Il 'vengo sempre' che stava scrivendo però fu offuscato da una chiamata in entrata: Leigh. Il nome della sua ex compagna lampeggiava sul telefono e lui non aveva davvero le forze per rispondere e subire il solito sproloquio su quanto fosse un così cattivo esempio per la loro Sophia - "Dimmi" - rispose atono, portando il telefono all'orecchio.

"Hazza, avrei bisogno di un enorme favore..." - iniziò lei, chiamandolo con quel nomignolo che gli aveva affidato durante le loro prime uscite, quasi dieci anni prima. Erano stati una coppia, si erano amati molti eppure non erano stati abbastanza per l'altro, nessuno dei due lo era stato.

"Sophia sta bene?"

"Sì certo! Te la passerei ma è impegnata a fare capriole per tutto il soggiorno - prese una piccola pausa, urlando il nome della figlia - Comunque, Jason ha qualche giorno libero dagli allenamenti e avremmo pensato di andarcene da qualche parte solo noi due..."

"Non ci sono problemi Leigh, lo sai. Mi fa davvero piacere passare il Natale con lei, è un po' che non succede" - ed Harry avrebbe voluto aggiungere che non succedeva da quando la piccola aveva poco meno di due anni ma si trattenne, salutò la donna e decise che era inutile continuare a lavorare, la sua mente ormai era altrove.

***

Il locale era pieno ed il suo migliore amico era troppo impegnato a destreggiarsi tra un tavolo e l'altro anche solo per notarlo. Non c'era musica, non ancora, Louis stava preparando la sua postazione, attento che tutti i cavi fossero collegati al posto giusto. Suonava lì da più di due anni, da quando si era trasferito a Londra, eppure non si fidava ancora a lasciare la sua attrezzatura lì. Preferiva smontarla e rimontarla tutte le sere che correre il rischio di perdere tutta la sua musica, anni di lavoro.

Harry alzò lo sguardo verso di lui e lo salutò con un accenno del capo, guardandolo sorridere nella sua direzione ed indicargli una delle tasche del suo cappotto di camoscio nero.

Louis Tomlinsex (20:02):
Mi raggiungi in bagno?

Harry afferrò il telefono, guardando l'anteprima del messaggio inviatogli da Louis in quel momento e proprio a lui tornò a dare attenzione: mimò un cinque con le labbra verso la sua direzione e prima di alzarsi per dirigersi verso il bagno del personale, gli osservò il fondo schiena tondo e sodo, mordendosi il labbro inferiore solo al pensiero di averlo tra le sue mani.

"Harry?"

"Zayn, dopo!"

***

"Mi dispiace non avere molto tempo" - esordì Louis guardandolo entrare nel piccolo bagno di servizio dedicato al personale. Nessuno ci metteva mai davvero piedi lì dentro se non per qualche bisogno urgente, soprattutto da quando tutti i camerieri avevano scoperto cosa ci facessero davvero in quel bagno, principalmente Harry e Louis.

"Per questo, non perdiamo tempo" - Harry gli sfiorò le labbra con le dita e senza aggiungere altro, mise una mano tra i capelli biondo platino di Louis e lo spinse verso il cavallo pieno dei suoi pantaloni, già libero dallo stretto e fastidioso tessuto. Il contatto fu sorprendentemente immediato che Harry spalancò la bocca, ansimando quando sentì quel calore familiare. Ci mancò poco che venisse all'istante quando guardò verso il basso, soffermandosi sulle labbra di Louis piene del suo membro.

Non ci furono parole tra di loro, solo suoni, ansimi, nomi strozzati mentre Louis prendeva sempre più ritmo, assecondato dalle spinte di Harry, spinto verso l'inguine. Gli afferrò con le unghie i fianchi cercando di portarsi il più possibile l'intera erezione all'interno della bocca, Harry poteva sentire la punta del suo membro sbattere sul fondo della sua gola, ripetutamente, mentre il ragazzo affondava con i denti sulle vene pulsanti, non c'era dolore o fastidio, solo un estremo piacere - "Louis!" - disse in preda all'orgasmo, sporcando il viso e la bocca del ragazzo del suo seme.

Harry si era abbassato sul suo volto ed aveva baciato la guancia sporca, succhiando quel piccolo lembo di pelle ed assaporando il suo stesso sapore - "Finiamo dopo a casa mia?" - domandò il più grande, aiutandolo a rialzarsi dal sudicio pavimento.
Non aspettò neanche una risposta affermativa, gli diede le spalle e si diresse verso il suo migliore amico, aveva una birra da chiedere e forse anche un consiglio.

28 Days || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora