JIMIN'S P.O.V.
Gemetti quando alzai un po' la testa. Non riuscivo ad aprire gli occhi, mi sentivo improvvisamente così pesante. Le mie braccia erano doloranti e le mie gambe erano intorpidite. Facevano male quando le spostavo.
Dove sono? Come sono arrivato qui? Cosa mi è successo? Che ore sono? Da quanto tempo sono fermo qui?? Centinaia di domande invasero la mia mente, ma nessuna risposta.
Sentii il crack di una porta e delle scarpe colpire il pavimento producendo un suono fastidioso, fece eco quando arrivò più vicino fino a fermarsi. "Svegliati." Sentii dire dalla voce di un uomo.
Non mi preoccupai di aprire gli occhi. Continuai a tenerli chiusi, avevo paura avesse potuto farmi qualcosa.
"Ho detto di svegliarti!" Urlò e sentii un piede calciarmi lo stomaco. Tossii. Piagniucolai per il dolore, volevo raggiungere il mio stomaco e rannicchiarmi per non sentirlo, spostai le braccia, ma tutto ciò che udii furono delle catene. Alla fine aprii gli occhi, vidi due gambe di fronte a me. Alzai lo sguardo e vidi un giovane guardare verso di me con disgusto, teneva una ciotola di plastica in mano.
Era un ragazzo attraente. (Ignorando il fatto che mi aveva appena dato un calcio nello stomaco.) Aveva la pelle bianca e pallida, labbra color lampone e capelli verde menta. Chiamatela una strana scelta di colore, ma gli stava molto bene.
Mi stava fissando- no, guardando male... Un brivido mi percorse la schiena. I suoi occhi erano inchiodati nei miei, perforando lentamente la mia anima terrorizzata.
Mi guardai intorno esaminando l'ambiente estraneo. Non ero più in macchina.. Infatti non c'erano i due uomini di prima.
Ero in una cella. La camera era poco illuminata ed era tutto nero come la pece. Non riuscivo a vedere i piccoli dettagli della stanza. I miei polsi erano legati a delle catene sopra la mia testa ed ero in ginocchio, questa era una delle cause principali del mio disagio.
"Qui." Si accovacciò a pochi passi da me e fece scivolare con noncuranza la ciotola, un po' della zuppa si riversò e con questo sentii improvvisamente il mio stomaco ringhiare.
Accidenti, quanto tempo sono stato qui?
"Sii grato che ti faccio ancora mangiare, parassita." Mormorò, alzandosi in piedi.
"E-E le mie braccia?" La mia voce era fredda e secca. Provai a muovere i polsi, ma sentii solo il rumore delle catene, di nuovo.
"Non è un mio problema." Disse voltandosi. "Puoi usare i piedi per quel che mi riguarda." Cominciò ad andarsene. "Fine della discussione."
"E-Ehi! Aspetta, torna qui! Togli le catene, per favore!" Urlai, ma mi ignorò.
"Yah! Guardami!" Urlai ancora. "Toglile, per favore! Ti sto implorando!! Come posso mangiare così?" Lo pregai e sentii di nuovo le catene muoversi. Lui guardò semplicemente verso di me e si lasciò sfuggire un piccolo 'bah' prima di uscire, mi sentivo così disperato, volevo così tanto togliere le catene. Il mio stomaco brontolò e lo guardai mentre si allontanava lentamente.
"TORNA QUI!!" Riuscii ad urlare, più forte di quanto mi aspettassi, fece eco con le pareti della cella. Non sapevo cosa mi fosse preso o che cosa mi avevesse fatto urlare così.. Ma qualunque cosa fosse, mi faceva sentire un po' più sicuro. (Per qualche ragione.)
Gemette coprendosi le orecchie, "Per l'amor del cielo." Si girò e io mi irrigidii mentre camminava verso di me, con fare incazzato.
Merda, non importa.
Sentii improvvisamente un colpo sul mio viso che mi fece girare la testa di lato. Sentii un dolore lancinante e un livido formarsi sulla guancia. Liberai un piccolo gemito, mentre lo guardavo. Si accovacciò, avvolgendo il palmo della sua mano sul mio collo. Iniziò a stringere. La pressione aumentò ed io sentii dei conati di vomito. Piccole lacrime cominciarono a formarsi ai miei occhi. Era difficile fare anche solo un piccolo respiro, avevo la voglia costante di deglutire. Sembrava non ci fosse più aria.
"Ascolta, inutile pezzo di merda." Il suo tono era basso e velenoso. "Lo dico una volta, e non lo ripeterò."
"Non ti toglierò queste catene e non ti farò uscire dalla cella fino a quando lo dico io, e potrai parlare solo quando ti do il consenso." La sua voce roca e il freddo mi fecero venire un brivido lungo la schiena, di nuovo. Il suo volto non faceva trasparire emozioni. I suoi occhi rimasero bloccati nei miei, non si mosse. Mi guardò mentre boccheggiavo. "Ricorda le mie parole, marmocchio buono a nulla. Prova a disobbedirmi e ti taglio la gola, la prossima volta." Finì togliendo la mano dal mio collo e alzandosi. "Sono serio." Tossii e cercai velocemente di riprendere fiato. Il mio cuore batteva velocemente... Molto velocemente... Ero sempre più terrorizzato.
Deglutii e annuii vigorosamente spaventato, in segno di scuse. Si allontanò sbattendo la porta e facendomi trasalire, continuai a riprendere fiato per un po' fino a quando il respiro tornò alla normalità.
Feci una smorfia di dolore per la guancia. "Cazzo, fa male..." Borbottai guardando la scodella di zuppa fredda di fronte a me. Sospirai.
'Adesso come diavolo dovrei mangiarla questa?'
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taken by the beast + yoonmin
Fanfic[ COMPLETE ] __ "Tuo figlio è mio." __ ( TRANSLATION | © taehyungs_potato )