I'm so sorry, I'm so confused

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– Rebecca ha accettato di uscire con me, ti rendi conto? Una ragazza dell'ultimo anno con me, una semplice matricola. –Daniel si passa le mani fra i capelli biondi, mentre io poso i libri nel mio armadietto. Sembra davvero contento di questa cosa, magari adesso smetterà di essere tanto lunatico. – Cioè okay, io sono bellissimo, ma lei è pur sempre una senior – i suoi grandi occhi azzurri brillano di una strana luce, anche se non lo vuole ammettere, credo che si stia innamorando. Ha un cuore anche lui, è inutile continuare ad affermare il contrario.
– E allora quando ce la farai conoscere? – Albus arriva di soppiatto battendogli una mano sulla spalla sinistra. Chris si limita a farmi 'ciao' da dietro la schiena di Daniel.
– Uhm fammici pensare...mai? –
– Cosa? Perché no? – Daisy arriva all'improvviso, facendomi sussultare. Sono tutti sincronizzati, ne sono sempre più convinta. O telepatici. Le ipotesi sono due.
– Perché potreste spaventarla, già fate un pessimo lavoro con Rose, figurati che casini potreste combinare con lei. –
– Ma noi vogliamo bene a Rose – la bionda avvolge un braccio intorno alle mie spalle, poggiandovi la testa. Io mimo, con le labbra, un 'aiuto' a Daniel, che mi sorride divertito.
– No, la facciamo soltanto sentire una stupida, più o meno come farai con me all'allenamento delle cheerleader – Audrey si lascia andare con la testa contro il mio armadietto. Deve essere una brutta giornata oggi alla Benjamin Franklin. Tranne per Daniel, ma lui cade sempre in piedi, quindi non fa testo.
– Oh mio dio non ci avevo pensato...Rose vuoi venire a fare i provini pure tu? –
– Io? Cheerleader? Non credo proprio. –
– Ha ragione, pensa ai casini che potrebbe combinare – Daniel scoppia a ridere, piegando la testa indietro. Devo dire che hanno tutti una bella considerazione di me. – Voglio dire, non prenderla a male, ma tu non riesci a fare un passo senza scatenare un cataclisma, e poi non ti ci vedo a sgambettare per tutto il campo con i pompon in mano –
– E' la tua ragazza che farà le selezioni, lo sai? – Diana arriva palesemente arrabbiata, e sferra un pugno sul braccio di Daniel. Oh sì, è davvero una brutta giornata.
– Allora uno, non è la mia ragazza, due, auh, ti è andato di volta il cervello per caso?! – la ragazza rotea gli occhi al cielo e Daniel si piega in due per il dolore. – Smettila, non è leale –
– Ops, mi è scappato – mi porto le mani sulle tempie, mi stanno facendo venire mal di testa. Perché devono sempre fare casino?
– Già, beh allora stai attenta che non scappi qualcosa a me, potrei non riuscire a controllarmi – i due si scambiano sguardi di fuoco, poi Daniel si volta verso di me ed io sento il sangue gelarmi nelle vene. Le sue iridi sono completamente viola. – Rose io e te dobbiamo andare o Johnson ci userà come cavie da laboratorio –
– Va bene, va bene, ma non mi picchiare, io non c'entro niente – alzo le mani e comincio a seguirlo verso il laboratorio di scienze. – Come ha fatto Diana a farti male senza toccarti? –
– Mi ha tirato un pugno nello stomaco, non te ne sei accorta? –
– No, non l'ho visto – mi gratto la testa confusa, tutta questa situazione mi sta preoccupando. Prima svengo, poi non mi accorgo di ciò che capita sotto il mio naso...dovrei fare degli accertamenti, non si sa mai.
– Rose stai tranquilla, la tua agitazione mi sta cadendo addosso come una cappa. –
– Eh? – scuote la testa e si ferma sul lato della porta per farmi passare per prima.
Prendiamo posto al nostro solito ultimo banco del laboratorio, ottimo per poter prendere in giro il nostro amato professore senza rischiare di morire.
– Mi state confondendo parecchio, tutti quanti. –
– Tranquilla bambolina, ci penso io a te – mi fa l'occhiolino ed io gli do una leggera spinta, sto ancora aspettando il momento in cui cominceremo a litigare, perché non è normale che, dopo quasi tre giorni, ancora andiamo d'amore e d'accordo.
– Buongiorno piccoli esseri vuoti e senza cervello, chi vuole avere il privilegio di essere il primo interrogato del semestre? – io e Daniel ci guardiamo spaventati, così come ogni altro ragazzo presente nel laboratorio. – Nessuno? Va bene, allora sceglierò io – apre il registro con un sorriso contento stampato sul volto e comincia a scorrere col dito sui nomi.
– Credo di non aver mai avuto così tanta paura in vita mia come in questo momento. –
– Idem – tengo gli occhi fissi sull'uomo, non mi sono preparata per un'interrogazione di chimica, ho perso praticamente metà del weekend dietro Daniel, a quanto pare era in vena di confessarsi. E di baciarmi. Anche se è successo solo due volte, ma comunque non cambia il fatto che si sia piantato a casa mia fino a domenica sera, sciogliendo aneddoti sulla sua vita e sulla sua amicizia con Albus. Si conoscono praticamente da quando sono nati, e sono sempre stati molto uniti, almeno fino a quando i loro caratteri non hanno iniziato a rafforzarsi e a delinearsi. A quel punto sono cominciati i primi scontri, loro due sono le due facce di una stessa medaglia, in tutti i sensi.
Io, ancora, li ho sempre e solo visti battibeccare e, anche se non mi intendo di queste cose, non credo che due migliori amici debbano comportarsi in questo modo:
– Ah! Uno dei miei preferiti – Johnson si passa la lingua sulle labbra, soddisfatto. – Daniel vieni alla lavagna – il ragazzo accanto a me perde colorito in un secondo. I suoi occhi si sgranano e la sua bocca si apre, senza però, emettere alcun suono. – Manson ci senti ancora? –
– Sissignore – si alza lentamente, come se stesse andando al patibolo. La sua spavalderia, in questo momento, non esiste più, è svanita improvvisamente.
– Bene, la mia prima vittima. Bilanciamo questa reazione – Daniel guarda la scritta alla lavagna, le sue dita sfiorano i palmi. Non ha idea di cosa debba fare. Fantastico. Credo che il suo libro di chimica sia ancora avvolto nel cellophane, buttato sotto la scrivania o usato per sorreggere la Kinect.
Prende il gessetto e si volta un attimo verso di noi, in cerca di aiuto. Io gli mostro un due con le dita, lui sembra rianimarsi per un momento, prima di cominciare ad indicarmi i vari composti. Non hai idea di dove porlo.
Sospiro, e gli faccio un gesto col mento, per indirizzarlo verso il primo elemento della reazione. Sto sudando freddo io per lui.
Con la mano tremante, scrive il due al posto giusto e sorride soddisfatto. Per questa volta l'ha scampata bella.
– Chi glielo ha suggerito? Parlate cani! – io abbasso lo sguardo, fingendo di fare tutt'altro, se mi scopre posso praticamente dire addio alla mia vita. E poi io sono sempre stata contraria a certe cose. Bisogna studiare, non cercare la via più facile.
– Non posso esserci arrivato da solo? –
– Ma se, in classe, passi metà del tuo tempo a giocare col cellulare o a dare fastidio a Greyson! – sussulto quando sento pronunciare il mio nome. Johnson, poi, preso da un lampo di genio, posa i suoi inquietanti occhietti su di me e sorride. – Ah ecco! Come ho fatto a non pensarci prima...sei stata tu vero Rosebelle? – calmati, non devi fargli capire che ha ragione, stai tranquilla.
– No, perché avrei dovuto aiutare qualcuno che mi reca disturbo costantemente? – la gola mi si secca improvvisamente, devo sembrare il più naturale possibile. Inizio a torturarmi le mani e a sudare freddo, mentre i miei occhi corrono da Johnson a Daniel in continuazione.
– Perché sei una donna e a voi basta un deficiente qualsiasi con i capelli lunghi e gli occhi chiari per perdere la testa e aprire le gambe! – lo guardo con gli occhi e la bocca spalancati, questo vecchio misantropo ha detto davvero ciò che ho sentito?
– Ehi, non credo che lei possa dirle queste cose, non sono attinenti agli studi – Daniel risponde a tono e, nonostante sia compiaciuta di ciò, non posso fare a meno di ricordare che è lui ad avere il coltello dalla parte del manico, non noi. – Le chieda scusa –
– Io? Chiedere scusa ad un insulsa ragazzetta? – scoppia a ridere tenendosi la pancia, ha un suono tremendo, da psicopatico. – Ma fammi il piacere, l'unica cosa che la salva è il fatto che vada bene nella mia materia, se mai riuscirà a finire gli studi e a non rimanere incinta di qualche decerebrato –
– Okay adesso basta – Daniel dà un pugno alla lavagna, che si stacca cadendo per terra. In classe cala il silenzio, le luci si spengono e si accendono di continuo. – Non ho alcuna intenzione di ascoltare nessun altra cazzata che esce da quella fogna che ha per bocca – il volto di Johnson si apre in un ghigno divertito, ed io già sento la frase che sta per pronunciare.
– Manson, tu e la tua puttanella potete accomodarvi nell'ufficio del preside – lascio andare la testa sul tavolo, lottando con il senso di nausea che sta nascendo in me. In nove anni di scuola non mi era mai successa una cosa del genere, non ero mai stata messa in punizione, non sono mai stata rimproverata, non ho mai avuto problemi gravi con i professori, non sono mai stata buttata fuori dalla classe. Mia madre mi ucciderà di sicuro.
– Va bene, sono sicura che sarà molto contenta di venire a conoscenza del modo in cui si è rivolto a Rose – sento i passi di Daniel diventare sempre più vicini. La sua mano si posa sulla mia schiena ed io alzo leggermente il busto, con gli occhi appannati per le lacrime. – Andiamo, ti prometto che sistemerò questa situazione, e tu ne uscirai pulita, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia –

Starlight(#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora