I hear the beat of my heart gettin' louder whenever I'm near you

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Rose

Daniel😈
Ripetimi perché mi sono lasciato convincere

Che ne so io, non ero con te, quando sei tornato mi hai praticamente detto che saremo usciti questo venerdì!

Dannato Albus, e maledetta tu, che mi stai addolcendo

Certo, adesso è colpa mia

Spero solo che questa serata passi in fretta, mi devo ancora riprendere dalla giornata di lunedì, e non voglio immaginare come sia andato il compito di letteratura😭

Ci ho messo mano io, credo che almeno avrai la sufficienza...

Rose se andrà così giuro che ti offro la cena venerdì prossimo, passerò il weekend da te e ti farò da schiavetto per una settimana

Wow, devi essere davvero disperato...

Certo, se mi aiuteresti anche nei test di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì...

Okay okay lo farò, ma adesso fammi finire di preparare, Albus passerà a minuti

Oh siete così carini😚

Getto malamente il cellulare sul letto e mi guardo per un'ultima volta allo specchio, disgustata: la gonna nera mi si alza leggermente sul sedere, troppo grosso, per non parlare delle mie gambe, sembra che abbia dei prosciutti lì sotto. La maglietta viola monospalla sembra che sia l'unica cosa che vada bene, anche se, se magari fosse riempita un po' di più, andrebbe meglio.
­– Si può? – mia madre fa capolino in camera ed io sbuffo. Non mi piaccio, non mi piaccio per niente. Vorrei distruggere lo specchio, se non sapessi che, poi, avrei sette anni di sfiga. Sei così carina tesoro –
– Sembro una botte. –
– Oh non dire sciocchezze – mi sposta i capelli su una spalla e mi avvolge in un abbraccio, incastrando la testa nell'incavo del mio collo. – Credo di dover chiedere alla dottoressa se, per caso, hai una qualche forma di dismorfofobia, ti vedi difetti che non esistono – a quel punto sento qualcosa di freddo sfiorare la mia pelle. Abbasso lo sguardo e noto una collanina d'argento con un ciondolo a forma di rosa. – Solo per non farti dimenticare che il tuo nome deriva dall'unione del mio e di quello di tuo padre, e che lo abbiamo abbreviato in 'Rose' e non in 'Belle' perché sei la preziosa rosa che è nata nel nostro giardino – sorrido debolmente sfiorando il gioiello con le dita. Mi piace, mi piace davvero tanto. E poi ha nominato papà, e non capita di certo tutti i giorni. Anzi, è abbastanza difficile che lo faccia. Da quando è morto ha praticamente archiviato il suo ricordo, e non è una cosa bella.
– Grazie mamma, davvero – mi schiocca un bacio sulla tempia, prima che il campanello suoni e lei corra giù entusiasta. La sua bambina ha un appuntamento, forse non è così asociale come sembra.
– Rose c'è Albuuuuus. –
– Arrivoooo – scendo giù tenendo in mano le Converse e la borsa. Lo ammetto, sono un disastro ambulante. Ma tanto Albus sorride sempre, non l'ho ancora sentito dire una cosa cattiva nei confronti di nessuno, proprio uguale a Daniel devo dire. – Scusa, scusa, scusa, ho praticamente finito – cerco di calzare le scarpe, ma finisco rovinosamente per terra, sotto lo sguardo divertito del ragazzo. Credo che questo sarà il nostro primo e ultimo appuntamento.
– Okay Rose ma respira, o morirai prima di arrivare al ristorante – mi tende una mano, che io afferro, e mi aiuta a risollevarmi. Mia madre, nel frattempo, se la ride sotto i baffi.
– Va bene ragazzi, voi divertitevi, e mi raccomando, a mezzanotte a casa, intesi? – punta un dito contro Albus, che le sorride e fa un lieve cenno di sì con la testa.
– Stia tranquilla signora Greyson, alle undici e cinquantanove sarà davanti alla porta – sfodera un radioso sorriso, potrebbe conquistare il mondo soltanto ridendo. E poi è talmente bello. E perfetto. E questo mi fa innervosire, perché proprio non riesco a capire cosa ci trovi in me.
– Va bene, divertitevi. –
– Grazie, ci vediamo più tardi mamma – mi richiudo la porta alle spalle, la volta stellata sta sopra di noi, illuminato dalla luce fioca della luna e delle stelle.
– Che guardi? –
– Il cielo – esclamo, forse con un po' troppa enfasi. – Dove andiamo stasera? –
– Daniel ha prenotato un tavolo al Gallier's Restaurant & Oyster Bar, al Central Business district. –
– Oh...sta facendo le cose in grande. –
– Sì, anche se non lo vuole ammettere, credo che Rebecca gli piaccia davvero tanto, è l'unica ragazza di cui gli importa veramente – assottiglio le labbra, non mi risulta tanto difficile da credere, lui odia tutti, specialmente la sottoscritta. – Però ho notato che tu e lui non state più litigando come prima, ne sono contento –
– Credo sia per il fatto che abbiamo tutte le lezioni in comune, è solo quieto vivere – mento, perché per me non è così. Io voglio bene a Daniel, sto persino imparando a capire come funziona, a toccare le giuste corde per cercare di calmarlo, ad individuare i giusti meccanismi che lo regolano. E poi, alla fin fine, è lui l'unico che dà davvero peso alla mia presenza, Daisy e Audrey sono sempre disponibili, mi difendono ma non mi invitano mai ad uscire con loro, o a passare anche un po' di tempo insieme. Diana...beh, lei mi odia invece. Quindi, alla fine dei conti, mi ritrovo a passare le mie giornate con lui, a sciogliere i nodi della sua vita e ingarbugliare di più la mia. Ma vorrei davvero avere delle amiche, più di qualsiasi altra cosa al mondo. – Rose va tutto bene? –
– Che? – la voce di Albus irrompe nei miei pensieri. Sospiro, andiamo testina, puoi fare meglio di così. – Scusa, a volte tendo a perdermi in quella mente malata che mi ritrovo – si morde il labbro visibilmente a disagio, perché non riesco ad interagire con nessun rappresentante della razza maschile? Daniel ha ragione, e questa cosa mi infastidisce ancora di più.
Per tutto il resto del tragitto ci scambiamo sì e no due parole, come se ci fosse un muro tra noi due, il che mi sembra strano visto che, fino a qualche giorno fa, era come se fossimo in grado di capirci con una solo guardo, come se si fosse instaurata una sorta di connessione che ci impediva di rimanere in silenzio per più di cinque minuti. Ma, evidentemente, mi sbagliavo.
Giunti al ristorante, Albus mi apre la porta e mi fa passare per prima, da bravo gentiluomo. Daniel ci aspetta proprio qualche metro più avanti, non troppo contento (come sempre dopotutto).
– Finalmente siete arrivati! Quanto ci avete messo? –
– Siamo a piedi, ricordi? Non so tu, ma io ho ancora quattordici anni e non posso guidare – il biondo rotea gli occhi al cielo e ci gira le spalle, liquidandoci con un cenno della mano.
Lo seguiamo fino ad una zona più appartata del ristorante dove, seduta al tavolo, c'è Rebecca. Come sempre, non appena la vedo, sento un macigno gravarmi sul cuore. Lei è perfetta, con i suoi lunghi capelli scuri e gli occhi verdo, la pelle bianca e le labbra rosee. Oh e poi c'è anche il modo in cui la guarda Daniel, come se non avesse mai visto niente di più bello. Albus non mi guarderà mai così, mi vede semplicemente come un piccolo cucciolo da difendere, e non come una bella ragazza forte e indipendente che, in teoria, non sono, e non sarò mai.
– Okay Rebecca, Rose, Rose, Rebecca e Rebecca, Albus, Albus, Rebecca – stringe la mano ad entrambi sfoderando un meraviglioso e magnetico sorriso. Sento il mio stomaco contorcersi, perché non posso essere così anche io?
Sarà davvero una lunga serata.
Daniel
– Sai, è davvero bello conoscerti finalmente, Daniel parla sempre di te – sferro un calcio sotto il tavolo ad Albus, mettermi in imbarazzo è la sua specialità da quando ne ho memoria.
– Beh anche io ho sentito parlare tanto di voi – i nostri sguardi si incrociano per un secondo, è bella da togliere il fiato. Mentre si intrattiene a parlare con Albus, però, io noto che Rose è parecchio silenziosa; non che, di solito, sia molto loquace quando siamo in mezzo alla gente, anzi, si limita a straparlare soltanto quando siamo solo io e lei, ma stasera è particolarmente strana, continua a spostare il cibo lungo il piatto senza mangiare e, di solito, si spazzola via tutto come un'aspirapolvere. C'è qualcosa che non va, ed io non riesco a percepirlo, e questo mi causa molta frustrazione. Per carattere, io devo avere tutto sotto controllo, o rischio di perdere seriamente la pazienza. E questo è uno di quei casi.
– Ehi – le sussurro piano ma abbastanza forte da farmi sentire da lei. – Tutto okay? – fa un lieve cenno di sì con la testa, curvando leggermente le labbra. Le iridi sono spente.
– Rose, Daniel mi ha raccontato di quel che è successo con Johnson, quell'uomo è una carogna – vedo la ragazza stringersi il più possibile nelle sue spalle, come a voler scomparire. Sono talmente diverse e credo che anche lei ne sia consapevole, è come se fosse intimidita da Rebecca. Forse è questo.
– Sì diciamo che ha calcato un po' troppo la mano. –
– 'Un po' troppo?' Rose ma ti rendi conto di quel che ti ha detto? Come fai a farti trattare in questo modo? Non hai un po' d'amor proprio? – abbassa lo sguardo per il rimprovero del mio migliore amico, ha alzato la voce con lei, e questo non mi piace. E poi non riesco proprio a capire perché sia tanto duro con lei, quello è il mio compito, non il suo.
– Albus non c'è bisogno di farle la paternale, è stato abbastanza stressante per tutti, soprattutto per lei, visto quel che le ha detto ­– gli occhi di Rose si posano su di me, stupiti che io l'abbia difesa per la seconda volta in una settimana.
– Stavo solo cercando di farle capire che... –
– È abbastanza intelligente da arrivarci da sola, non ha bisogno di te. –
– Beh neanche di te, visto che hai sempre detto che non te ne fregava niente – roteo gli occhi. Mi chiedo per quale motivo Albus debba sempre vomitare fuori quello di cui parliamo, è snervante come cosa.
– Devi finirla di usare ciò che ti dico contro di me, non è così che fanno gli amici. –
– Okay adesso basta – Rose interviene improvvisamente, lasciandoci tutti di stucco. – Che modo di comportarvi è, si può sapere? Avete deciso di organizzare questo teatrino soltanto per denigrarvi l'uno con l'altro? Perché sappiate che, se è così, posso tranquillamente andarmene a casa – sbatto le palpebre un paio di volte, stupito. Però, a quanto pare non è così tanto indifesa come pensavo, sono colpito. E anche un tantino orgoglioso.
– Ti do un passaggio io in caso, mi è piaciuto il tuo discorso, per essere una che non ha spiaccicato parola da quando abbiamo messo piede qui dentro – Rebecca l'appoggia e le sorride. Sono sempre più convinto di essere finito in una qualche sorta di dimensione parallela.
– Scusate avete ragione, ci stiamo comportando da maleducati – Rose mi sorride compiaciuta, gli occhi che brillano sotto la luce del lampadario che sta proprio sopra le nostre teste. – E tu non guardarmi così, non abituarti al fatto che ti dia ragione, perché sai meglio di me che non capiterà mai più, questo è stato solo un caso isolato –
– Se lo dici tu – solleva le mani in segno di resa, eppure posso facilmente notare che sembra essersi sciolta. Forse non è tanto insignificante come ho sempre creduto.

Starlight(#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora