Capitolo II

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One Republic - All the Right Moves

Harry si era appena stravaccato sull'enorme divano di Zayn quando il suo telefono squillò. Accettando una birra, usò la mano libera per tirare fuori il cellulare dai pantaloni, sorpreso nel vedere il nome di Louis lampeggiare sullo schermo.
Erano passati appena dieci minuti da quando avevano parlato. Di certo Liam non aveva trovato niente in così poco tempo? Oddio, avevano trovato qualcosa? C'era la possibilità che quell'incubo fosse finito ancor prima di cominciare davvero?
Incastrando la birra tra le cosce, Harry afferrò il telefono e cercò di pensare a un saluto disinvolto, qualcosa che non l'avrebbe fatto suonare troppo disperato. "Già ti manco?"
Oh, grandioso. Ora sarebbe passato per disperato in un altro senso.
Se qualcuno avesse avuto la capacità di rendere il silenzio rumorosamente indifferente attraverso il telefono, quella persona sarebbe stata Louis Tomlinson. Harry fece una smorfia. Certo, Louis era stato un coglione sputasentenze per buona parte del loro meeting, quindi non è che si potesse lamentare troppo per il fatto che Harry avesse oltrepassato i limiti di un comportamento adeguato, ma... uh. Non si può vendicare un torto con un altro torto.
"Scusa," mormorò Harry quando erano passati ormai cinque secondi e Louis non aveva ancora spiccicato parola. Zayn lanciò un'occhiata curiosa a Harry e si abbandonò sul divano accanto a lui, punzecchiandolo con un piede.
"Mi pare," il tono di Louis era asciutto come il Sahara, "che siamo ancora a quella fase della nostra conoscenza in cui posso stare dieci minuti senza parlare con te. Per di più, sono una donna forte e indipendente, e tu potresti anche avere i riccioli d'oro del Principe Azzurro, ma devo ancora vederti arrivare in sella a un cavallo bianco. Questa non è una favola."
"Ho una cavalla bianca," gli disse Harry, e davvero, avrebbe dovuto finirla e riportare la conversazione nel territorio ordinario. Non sapeva cosa ci fosse in Louis che lo portava a comportarsi così. "Va bene lo stesso, no? In caso contrario, sarebbe sessista."
Per grande sorpresa di Harry, Louis scoppiò in una risata breve e arricciata. "Okay, Principino. Sono sicuro che tu sia un fantino straordinario. Lungi da me metterlo in discussione. Metterle. Le tue, ah..." Una minuscola pausa. "Abilità nel cavalcare."
Louis aveva appena... sul serio? Erano piombati improvvisamente in un gioco di doppi sensi? Merda, come avrebbe potuto elaborare una risposta adeguata quando il suo cervello era completamente vuoto, il calore ad accumularsi nel bassoventre al pensiero di mettersi cavalcioni su Louis, reggersi sopra di lui e... no. No. Harry doveva smetterla. C'erano buone possibilità che stesse cogliendo più doppi sensi di quanti ce ne fossero in realtà.
Probabilmente era rimasto in silenzio un po' troppo a lungo, perché Louis parlò di nuovo, il tono più sbrigativo di poco prima. "A parte la tua collezione di cavalli, in realtà ti ho chiamato per chiederti una cosa. Ci puoi dare una lista di tutte le persone che sanno che sei gay?"
Il modo in cui Louis aveva detto quelle parole come se non significassero nulla – sei gay; il prato è verde; guarda, oggi a Londra piove, che novità – si sistemò in modo insolito nel petto di Harry. Louis l'aveva fatto suonare così semplice, così inevitabile, quando c'erano state notti in cui Harry si era addormentato desiderando di svegliarsi normale, incontrare una brava ragazza e innamorarsi, sposarsi con una splendida cerimonia a Westminster Abbey e vivere all'altezza delle aspettative.
Non era stato così fortunato, ovviamente. E nonostante la pubertà fosse stata difficile, era arrivato ad accettare in gran parte quel che non poteva cambiare. Sentire un semi sconosciuto tirare fuori l'argomento con noncuranza era una novità, però. Non necessariamente in senso negativo, solo... nuovo.
"Sì, certo." Harry prese un bel respiro per contrastare la forte stretta al suo petto. "Non lo sanno molte persone, quindi sarà una lista breve. Dammi cinque minuti e te la mando."
"Grazie, ci sarebbe d'aiuto."
"Okay." Esitando, Harry si chiese se ci fosse dell'altro, ma non riuscì a pensare a un motivo per tenere ulteriormente Louis al telefono. Louis aveva delle cose da fare, comunque, e Zayn stava studiando Harry con un sorrisetto divertito sulla bocca, muovendo le dita nude del piede contro la coscia di Harry.
"Allora ti chiamo se ci sono novità," disse Louis.
"Sì, per favore. E io ti mando quella lista." Harry strizzò la caviglia di Zayn prima di afferrare la sua birra, la bottiglia umida e fredda contro il suo palmo. "Puoi chiamarmi in qualsiasi momento, okay? Se trovate qualcosa, me lo fate sapere subito, per favore?"
"Dici un sacco di 'per favore'," osservò Louis, un barlume di divertimento nella sua voce. Era difficile capire se fosse una critica o un complimento indiretto, quindi Harry optò per un tono neutrale.
"Non sono stato cresciuto dai lupi."
"Se fosse stato così, ti avrei chiesto di mostrarmi le foto. Ci sentiamo più tardi, Principino." Di nuovo, Louis rise piano, e Harry non riuscì a capire se fosse con lui o per lui.
"Sì. A più tardi." Passò un altro secondo, poi la connessione fu interrotta, e Harry abbassò il telefono, fissandolo per un po'. Principino. Huh. Louis era così... strano. Sì, strano. Un insieme confuso di sfacciataggine e riservatezza, professionalità, sdegno e disponibilità; un sacco di aggettivi da attribuire a una persona che Harry aveva appena conosciuto.
"Se un ragazzo mi chiama Principino..." Harry lanciò a Zayn uno sguardo di sbieco e fece una pausa per sorseggiare la sua birra. "Ci sta provando con me? O tu lo considereresti un insulto? Tipo, il contesto storico è terribile, ma non credo che... Non credo che lo intenda in quel modo? Più come piccolo principe, o qualcosa di simile?"
"Dipende." Zayn punzecchiò ancora una volta la coscia di Harry, giusto per fare qualcosa, poi ficcò le dita fredde dei piedi sotto il suo ginocchio. "Magari ti sta prendendo in giro, magari ci sta provando, magari ti sta insultando. Cioè, io e Niall ti chiamiamo così quando ti atteggi da snob con noi."
"Voi mi conoscete da una vita, però."
"Da quanto conosci questo ragazzo, allora?"
"L'ho incontrato stamattina. Fa parte del team di James Corden." Harry fece scivolare un'unghia sotto l'etichetta della bottiglia, cominciando a staccarne un angolo mentre continuava. "Non siamo partiti col piede giusto, tipo, non ama chi... è nato con i privilegi, così ha detto. Ma adesso abbiamo una tregua, credo. Amichevole, tipo."
"Mi sembrava abbastanza amichevole, da quello che ho sentito." Zayn bevve un lungo sorso di birra e scivolò ulteriormente nel cuscino, la sua maglietta logora e sporca di vernice spiegazzata sullo stomaco. Anche così, i suoi alti zigomi e il suo viso dalla bellezza classica lo facevano assomigliare più a un principe delle favole rispetto a Harry nei suoi giorni migliori.
"È gay?" chiese Zayn tra i pensieri di Harry.
"Sì. Dichiarato e fiero." Harry scrollò una spalla e distolse lo sguardo, spostandolo verso l'enorme tivù che non avevano ancora acceso. "Crede che io sia un codardo perché mi nascondo."
"Non sei un codardo," disse Zayn, improvvisamente duro. "Non lasciare che nessuno ti chiami in quel modo, H. Non è accettabile. Sarebbe più difficile per te che per molti altri." Si accigliò, toccando il gomito di Harry. "Non è la stessa cosa. Tipo per me, non è così tosto, capisci? Il primo servizio che ho fatto per Lagerfeld grondava tensione omoerotica da tutti i pori, e se mi dichiarassi ufficialmente bisessuale, a nessuno fregherebbe un cazzo dopo un primo momento di fermento."
"Stai pensando di farlo?" domandò Harry.
"Prima o poi. Non ho fretta. Non che non ci siano già voci in giro." Zayn fece una pausa prima di continuare, tranquillo e gentile. "Per te sarebbe diverso. Verrebbe fuori ancora, e ancora, e ancora. Sarebbe tosto, dato l'interesse del pubblico per la tua vita privata."
"Già. È decisamente la parte peggiore." Harry sospirò prima di abbandonarsi da un lato, contro il sostegno solido di Zayn.
Ora che Harry ci pensava, non avevano mai davvero parlato dell'argomento nei dettagli. Come Niall, sembrava che Zayn riuscisse sempre a capire Harry senza bisogno di una spiegazione. La cosa più vicina a una discussione che avessero mai avuto era stata probabilmente dopo la prima volta che erano finiti a letto insieme, quando Harry si era sentito incredibilmente a disagio nel dire, "Sai, non è, tipo... Non sono interessato ad uscire con nessuno. Tipo, con un ragazzo. La nostra amicizia è fantastica, e non voglio che le cose si complichino solo perché – va bene così, okay?"
Zayn aveva tirato indietro la testa e riso attorno alla sua sigaretta, gettando un braccio attorno alla vita nuda di Harry. "Non preoccuparti, tesoro. È stato divertente, ma non sto cercando di diventare la tua principessa. Siamo entrambi un po' troppo giovani per sistemarci, che dici? Amici prima di tutto, il resto è un gradito bonus."
E così era stato. Zayn era passato attraverso una serie di amanti, con Harry come ricorrente, e Harry era rimasto disponibile per Zayn. Funzionava, per loro.
"Ti voglio un sacco di bene," disse Harry, senza capo né coda, e Zayn rise tra i suoi capelli.
"Anche io, Curly. Sei il mio reale preferito."
"Non farti sentire da Gemma," lo avvertì Harry. Prese un altro sorso di birra, il liquido freddo e amaro sulla sua lingua, prima di accucciarsi ulteriormente contro il fianco di Zayn. "Lo sai che tutta la... questione del pubblico giudizio non è l'unico motivo, vero?"
Il tentativo di risposta di Zayn fu interrotto dal campanello. "Aspetta un attimo," disse, divincolandosi da sotto il peso di Harry. Il verso contrariato di Harry e il suo allungare le mani furono ricompensati con un colpetto sul naso, poi Zayn lasciò la stanza per aprire a Niall o al fattorino delle pizze, uno dei due.
Harry ne approfittò per scrivere la lista per Louis. Non appena inviò il messaggio, sentì un miscuglio di voci proveniente dalle scale – sembrava che il loro cibo fosse arrivato nello stesso momento di Niall e che stessero aspettando l'approvazione da parte di Johnson, la sua guardia del corpo. Sperò che Zayn lasciasse una buona mancia al povero fattorino.
Ficcando nuovamente il telefono in tasca, Harry posò la sua birra sul pavimento e si alzò dal divano per andare a recuperare i piatti e le posate. Incrociò Niall nel corridoio e si ritrovò immediatamente stretto in una presa di sottomissione. Con la testa infilata sotto l'ascella di Niall, lottò per liberarsi mentre agitava le braccia e mormorava qualcosa sul deodorante e sul farsi la doccia regolarmente.
"Ti voglio bene, puttanella," gli disse Niall, e lo lasciò andare.
Harry fece un passo indietro e gli fece la linguaccia, poi sentì la sua bocca piegarsi in quello che doveva essere il suo sorriso più sincero sin da quando era stato brutalmente svegliato troppo presto quella mattina. Merda, si sentiva come se avesse corso una maratona fino a quel momento, braccia e gambe pesanti e l'interno del suo cranio rivestito di cotone.
Con le pizze, la birra e una mezza dozzina di dolcetti che Niall aveva portato per "commemorare l'avvenimento", si stravaccarono sul divano, Harry schiacciato comodamente tra Niall e Zayn nonostante ci fosse uno spazio grande quanto un campo da calcio a loro disposizione. Zayn accese la tivù su un vecchio episodio dei Simpson, e parlarono del più e del meno per un po': della possibilità che l'Inghilterra o l'Irlanda vincessero i Mondiali e a quali partite sarebbero andati insieme; se avessero potuto incastrare tra i loro impegni una settimana in più in Brasile; se l'Irlanda fosse o non fosse il Paese migliore del mondo; in quali aspetti la Chiesa avrebbe dovuto darsi una regolata e perché; la tragedia della pizza che non ha mai lo stesso sapore dopo un giorno intero in frigo. Nonostante Harry fosse ben consapevole che Zayn e Niall lo stessero assecondando, dandogli l'opportunità di rilassarsi dopo gli avvenimenti della giornata, apprezzò i loro sforzi.
I suoi amici erano davvero, davvero i migliori.
Quando lo disse ad alta voce, probabilmente con un lieve spessore nella voce, Zayn allungò una mano per arruffargli i capelli. "Quando vuoi, amico. Ti va di parlarci delle tue ragioni, adesso?"
"Ragioni?" Niall si spostò per sistemare le proprie gambe sulle cosce di Harry, spingendo il suo piatto più vicino all'amico. Da parte di Niall, quella era praticamente una dichiarazione d'amore. Servendosi una fetta della pizza di Niall, Harry ne prese un morso, masticando minuziosamente con lo sguardo sulla tivù. Non aveva la minima idea di cosa stessero parlando Homer e Marge Simpson.
"Le ragioni per cui non vuole fare coming out," rispose Zayn al posto di Harry.
"Oh, parliamo di quello? Fantastico." Niall sgraffignò con l'indice il formaggio rimasto sul suo piatto, spintonando Harry. Quando Harry gli lanciò un'occhiataccia, Niall gli rivolse uno sguardo curioso mentre si leccava il dito per pulirlo. Contro la sua volontà, Harry si ritrovò a sorridere.
"Sei consapevole del fatto che se cerchi il contatto visivo mentre ti succhi il dito, può passare per un'allusione sessuale, vero?"
Dimenando le sopracciglia, Niall lasciò scivolare il dito fuori dalla sua bocca con uno schiocco. Zayn sbuffò una risata, e ci volle un attimo prima che Harry sentisse crescere il proprio sorriso, tramutato poi in una breve risata. Non era cosìdivertente, non lo era davvero, e la sua allegria cominciò a rasentare quasi l'isteria. Si sentì comunque più leggero.
"Le ragioni," disse lentamente. "Sì. Tipo, Zayn pensa che sia prevalentemente il pubblico giudizio a trattenermi, solo che non è solo quello." Si accigliò e posò la fetta di pizza smangiucchiata sul piatto di Niall, la fame ormai evaporata. "Non ci credo che non ne abbiamo mai parlato."
Niall scrollò le spalle. "Immaginavo che l'avresti fatto quando saresti stato pronto."
"Idem." Cingendo le spalle di Harry con un braccio, Zayn se lo tirò più vicino, infilando le dita sotto le sue maniche. "Presumo tu lo sia ora, quindi sputa il rospo."
Harry posò la testa contro la spalla di Zayn, le gambe di Niall pesanti sul suo grembo. Homer si stava esibendo in una specie di ballo traballante sullo schermo, e lo stomaco di Harry si dimenò in contemporanea, un brusio frenetico sotto la sua pelle. Aveva preso l'abitudine di non dare troppo peso all'intera questione, però. Infatti, era riuscito a isolare quella parte del suo cervello e dichiararla una zona off limits... fino a quella mattina, quando il rischio di essere esposto si era schiantato con brutale rapidità sulla sua esistenza.
"Se facessi coming out," la sua voce suonava più profonda del solito, più dura alle sue stesse orecchie, "potrebbe incidere sulle nostre relazioni estere con gli altri Paesi. Uganda e India, ad esempio. Oppure, voglio dire, il nostro lavoro sui diritti umani? E se mamma e Gemma fossero considerate all'improvviso di parte a causa mia? È solo che... ci potrebbero essere delle proteste persino qui." Con i polmoni serrati, si ricordò di respirare. "Tipo, le parti più conservatrici della Chiesa Anglicana, quelle che hanno impedito ai preti di celebrare i matrimoni omosessuali. E se la gente lo prendesse come un motivo per mettere tutto in discussione? La monarchia, noi? Non voglio essere la rovina di... della mia famiglia, tipo? Quello che distruggerebbe tutto."
"Ma porca di quella puttana," borbottò Niall. Strinse la maglietta di Harry con una mano, le dita calde attraverso il tessuto.
"Harry." L'abbraccio di Zayn si fece più stretto. "Ne hai mai parlato con tua madre o con Gemma? Non che le conosca bene, ma credo proprio che odierebbero trattenerti."
"Infatti. Ti amano in maniera spropositata, e ti supporterebbero in qualsiasi caso." Il tono di Niall era sicuro di sé, e a differenza di Zayn, lui conosceva bene sia Anne che Gemma – in particolare a causa di quei terribili sei mesi quando usciva con Gemma, e Harry aveva fatto finta di non saperne nulla; c'erano delle cose che non aveva bisogno di sapere sul suo migliore amico e sua sorella. Dio.
"Non voglio essere l'anello debole della famiglia." Rannicchiandosi ancor di più contro Zayn, Harry prese un respiro profondo, e un altro ancora. Con un verso pietoso, fissò la sua birra, fuori dalla sua portata a meno che non si muovesse da dove era comodamente sistemato tra Niall e Zayn. Dando un pizzicotto allo stomaco di Harry, Niall si sporse in avanti, prendendola per lui.
Un giorno, quando meno se lo sarebbero aspettati, Harry avrebbe fatto di Zayn un Cavaliere del Regno e avrebbe donato un castello a Niall, o qualcosa del genere. Avrebbe potuto farlo tranquillamente. C'erano molti vantaggi a essere un principe dopotutto, e il più delle volte, Harry era ben consapevole di essere fortunato.
Ma... non in quel momento. Il giorno dopo, però. Il giorno dopo sarebbe andato bene.
 
**
 
La lista che Harry gli aveva mandato era sorprendentemente corta, conteneva appena una manciata di nomi – sua madre e sua sorella (ma, da notare, non suo padre, che si era separato dalla Regina Anne con un divorzio che era stato gestito con una certa dignità una decina d'anni prima), Niall e Zayn, Nick Grimshaw e, abbastanza random, il musicista Ed Sheeran.
Louis si soffermò su quest'ultimo, prendendosi un attimo malinconico per chiedersi se potesse far sì che Harry glielo presentasse. Una fortunata coincidenza aveva fatto sì che Louis una notte si trovasse in un bar durante una serata talent, alla ricerca di clienti, ma si era interrotto nel momento in cui Ed aveva iniziato a strimpellare con la sua chitarra e a suonare le prime note di una canzone sconosciuta. Louis aveva ascoltato l'intera esibizione con la mente vuota e il cuore gonfio, e poi aveva speso cinque sterline che in realtà non possedeva per un album di demo. Nei primi mesi di lavoro con James, Louis aveva ascoltato quell'album a ripetizione durante i viaggi in metro, un buon compagno nella sua lotta per immergersi in un ritmo regolare fatto di alzate mattutine e tentativi di andare a letto prima della mezzanotte. Ad ogni modo, non era il punto della questione, e approfittarsi delle conoscenze di Harry sarebbe stata comunque una cosa squallida da fare. Soprattutto perché Louis non era neanche sicuro che Harry gli piacesse.
Facendo il suo ingresso nell'ufficio di Liam, Louis prese posto su una sedia, trascinandola poi per terra per sistemarsi accanto a Liam. Nei loro primi giorni di lavoro insieme, Liam avrebbe odiato la mancanza di rispetto degli spazi; ora non alzava neanche le dita dalla tastiera. Noioso. Louis avrebbe dovuto migliorare le sue strategie.
"Ho la lista," disse ad alta voce.
"Che lista?" Liam sollevò lo sguardo e sbatté le palpebre, mettendolo a fuoco. "Oh. Dammi qua, allora."
Dopo averla aperta sul suo cellulare, Louis glielo porse e appoggiò i piedi sulla scrivania di Liam, rovesciando una pila di appunti scarabocchiati in quello che pareva essere un linguaggio alieno. Liam sbuffò e si allungò per sistemare quel casino, poi restituì il telefono a Louis. C'erano delle rughe sulla sua fronte. "Non ti sembra un po' strana questa lista?"
"Strana?" Louis lanciò un'occhiata allo schermo, poi tornò a fissare Liam. "Perché, per Ed Sheeran?"
"No, non per quello. Non sono sorpreso che ci sia un'altra celebrità in quella lista. Harry è vincolato a frequentare quegli ambienti, ed è amico di Zayn Malik, vedi, e Malik è un modello piuttosto affermato. Cioè, hai visto la campagna di Armani? Quella di intimo?" Potrebbe esserci stata un'interessante sfumatura di rosa sulle guance di Liam. Louis non riusciva a ricordare di aver visto quella specifica campagna di Armani, no, ma forse avrebbe dovuto darci un'occhiata. Data la reazione di Liam, immaginò che fosse... interessante.
"Amico." Louis sollevò una mano per mimare le virgolette. "Sì, Harry e quello Zayn sembrano essere amici molto stretti. Mi domando se io abbia bisogno di ridefinire il mio concetto di amicizia, dato che chiaramente sto trascurando un elemento fondamentale qui."
Liam parve considerare una risposta, poi si limitò a scuotere la testa. "Quindi non pensi che manchi qualcuno?"
"Suo padre?" Louis corrugò la fronte e diede un'altra occhiata, socchiudendo gli occhi. Incompleta, in che modo la lista era incompleta? Chi mancava? A parte il team di James, chi sarebbe dovuto essere in quella lista e non c'era?
"È così facile dimenticarsi delle persone sullo sfondo," disse Liam sottovoce. "Quelle che sono lì, e a cui forse non hai mai detto niente, ma loro vedono molto più di quel che pensi."
Oh.
Oh.
"Le persone sullo sfondo," ripeté Louis lentamente, e per un attimo, fu tentato di chiedere se fosse stato il tipo di lavoro che Liam svolgeva prima dell'attuale, se fosse stato specializzato a confondersi nell'ambiente, senza che nessuno si interrogasse sulla sua presenza mentre entrava e usciva dalle stanze senza che nessuno gli prestasse troppa attenzione, dandogli la possibilità di sgattaiolare via e penetrare nei sistemi informatici. Non avevano mai condiviso storie sul loro passato; a tutti gli effetti, le loro vite sarebbero potute cominciare quando si erano uniti al team di James. Louis aveva i suoi sospetti, ovviamente – Ben probabilmente aveva trascorso del tempo in prigione, Liam mostrava tracce di addestramento militare, e una parte della storia di Perrie sembrava somigliare a quella di Louis – ma non aveva mai cercato conferme alle sue teorie.
Era stato promesso a tutti loro un nuovo inizio. Era semplicemente giusto che usasse nei confronti agli altri la stessa cortesia che si aspettava nei suoi confronti.
"Non dimenticarti mai delle persone sullo sfondo," gli disse Liam, una strana smorfia sulla sua bocca.
Louis annuì e non fece domande.
 
**
 
Una delle guardie del corpo di Harry era indebitata fino al collo.
Louis non era del tutto sicuro di come Liam avesse recuperato la situazione finanziaria di tutte le persone attorno a Harry, e non pensava di volerlo sapere. Quello che aveva scoperto era che la famiglia di Niall era ricca sfondata e che non amava imporre restrizioni a loro figlio, che Zayn guadagnava in una sfilata di moda più di quanto Louis guadagnasse in un anno, che Ed Sheeran doveva essere il multimilionario più umile del mondo, che essere a capo della Royal Communications prevedesse un discreto salario, e che chi si trovava alle dirette dipendenze di Harry fosse ricompensato per la sua discrezione con generose buste paga. E che, comunque, una delle guardie del corpo di Harry aveva qualche problema a gestire le suddette.
Motivo per cui Louis era entrato nelle grazie di una vicina di casa di quell'uomo di nome Johnson.
Mentre Liam perquisiva l'appartamento e Perrie stava di guardia, Louis prendeva il tè con l'anziana signora Adams. Inizialmente, non era stata troppo entusiasta nel ricevere una visita inattesa così tardi, ma in quel momento stavano chiacchierando tranquillamente sulla messa in scena classica del Royal Ballet di Romeo & Giulietta e sull'imminente prima mondiale de Il Racconto d'Inverno. Cercando di non badare al colletto inamidato della sua camicia, Louis riuscì a indirizzare la conversazione verso le abitudini di Johnson e gli ospiti che era solito ricevere.
Tutto nell'interesse di un controllo segreto e autorizzato dai reali, ovviamente. Perché Mr. Johnson Bales era sulla strada giusta per ricevere una grande onoreficenza.
O sulla strada per la prigione, insomma.
"È sempre stato un ragazzo così gentile," disse Ms. Adams. "Un vicino tranquillo, non ha mai creato alcun problema, davvero." Dopodiché esitò. Louis le riempì nuovamente la tazza di tè e sorrise, appoggiando le mani sulle proprie cosce. Lei continuò a parlare mentre studiava Louis con attenzione. "Mi hai detto che vi servono dei riscontri per una nomina di Mr. Bales per... cos'era, caro?"
"L'Ordine del Bagno," comunicò Louis in tono sicuro. "La Regina di solito conferisce questa onorificenza per eccezionali servizi militari, ma anche i civili possono riceverla per atti di coraggio. E Lei crede che una persona che tiene suo figlio fuori pericolo meriterebbe un tale onore." In tutta onestà, stava facendo affidamento su vaghi ricordi sul sistema di Onorificenze e poteva solo sperare che Ms. Adams non fosse in grado di notare eventuali errori nella sua narrazione. Ma James aveva sempre definito Louis un asso nel raccontare cazzate. Era stato ciò che aveva catturato da subito la sua attenzione.
Quando l'espressione indecisa della donna non accennò a sparire, Louis si protese appena in avanti, guardandola da sotto le ciglia per mostrarsi innocuo e affidabile. Il suo tono era fluido come burro fuso. "A condizione che, ovviamente, sia un esempio da seguire sotto ogni aspetto, e che le opinioni sincere dei suoi conoscenti lo raccomanderebbero per questa scelta. Tutto quello che ci dirà rimarrà strettamente confidenziale, glielo assicuro."
"Be'. Di solito non sono una che parla male degli altri." Ms. Adams sollevò il mento con orgoglio, e non è divertente come questo tipo di affermazione sia sempre, immancabilmente, seguita da quella stessa persona che parla davvero male di qualcuno?
"Non le avrei mai chiesto di farlo." Louis tenne la voce bassa e rassicurante. "Sto solo cercando di accertarmi che la Corona onori coloro che se lo meritano. Veri cittadini modello."
Passò un altro secondo di silenzio. Poi Ms. Adams posò la sua tazza con un delicato tintinnio, intrecciò le dita sul grembo e contrasse le labbra. "Bene, allora."
 
**
 
"Due notti prima della partenza di Harry per la Spagna, alcuni uomini hanno fatto irruzione nell'appartamento di Johnson." Louis si abbandonò sui sedili posteriori della macchina di Perrie e incrociò le gambe sui rivestimenti. "Erano quattro, e la vicina dice che sembravano dei malviventi. Ha detto anche che Johnson negli ultimi mesi è diventato sempre più rude e sospetto."
"Giù le scarpe dal sedile," gli disse Perrie senza neanche guardarlo dallo specchietto retrovisore. Scese dal marciapiede con un piccolo tonfo, l'auto riluttante a buttarsi nel traffico. A un certo punto, la vecchia Fiat si sarebbe trasformata in polvere proprio sotto i loro culi.
"Pez, una delle mie scarpe vale più di questo ammasso di ferraglia," disse Louis. "Allora, voi cosa avete scoperto?"
"Gioco d'azzardo." Dal sedile del passeggero, Liam allungò il cellulare a Louis. Una cartella immagini era aperta sullo schermo, eccessivamente luminoso nell'oscurità che stava cominciando a scendere. Quando Louis ingrandì le immagini una dopo l'altra, notò fogli di carta pieni di scarabocchi, numeri e cifre, biglietti e ricevute. Oh, amava così tanto quella fase del suo lavoro, il mettere insieme i pezzi del puzzle fino a far tornare tutto.
Restituì il telefono e si slacciò i primi tre bottoni della camicia. "Hai fatto una copia del suo hard disk?"
"Ovvio. Ma se dovessi scommettere," ridicolo com'era, Liam sbuffò una risata. "non ha agito in prima persona. Non sembra il tipo, vero? Magari ha solo dato loro una soffiata per levarseli di torno. O magari ha organizzato lui il tutto, ma non credo sia stata una sua idea."
"Vedremo." Louis intrecciò le dita e fece un sorriso a trentadue denti, largo e ampio come un genio del crimine. Nella sua vita successiva, aveva intenzione di diventare un super cattivo. In questa, stava salvando un principe dalla pubblica gogna.
Niente male.
 
**
 
Harry era brillo.
Non ubriaco, badate, ma con la vista periferica un po' sfocata, braccia e gambe molli e le palpebre più pesanti di quanto avessero diritto di esserlo. Non aveva senso in termini di, tipo, volume e peso. Le palpebre erano sottili e non molto larghe, no? Quindi a meno che non si fossero improvvisamente trasformate in piombo, non sarebbe dovuto essere poi così difficile tenerle aperte. Tirando su col naso, voltò la faccia contro la spalla di Niall e prese un respiro profondo.
"Mi stai odorando?" gli chiese Niall, suonando divertito e fin troppo sobrio per i gusti di Harry. Aveva bisogno che tutti fossero sbronzi e vacillanti e sfasati. Aveva bisogno che questo giorno non fosse mai accaduto.
"Sai di casa," mormorò Harry, e Zayn soffiò una risata nell'aria.
Niall attirò Harry più vicino a sé. "Pazzoide."
"Tu mi ami."
"Incredibile, ma vero," disse Niall.
Harry stava per ricambiare il sentimento, cominciare a divagare su quanto amasse da morire sia Niall che Zayn e su quanto fosse così, così grato di averli nella sua vita – forse era più che un po' brillo – quando il suo telefono cominciò a vibrare contro la sua coscia. Fece un verso contrariato e considerò l'idea di ignorarlo. Se fosse stata una chiamata di Nick a proposito del Piano B, minacciose lettere maiuscole e tutto il resto, Harry avrebbe preferito farsi amputare la gamba piuttosto che occuparsene in quel preciso istante. Farsi amputare una gamba con un cucchiaio.
Dopo tre squilli e una totale mancanza di reazione da parte di Harry, Zayn frugò nella sua tasca alla ricerca del telefono. Rispose con, "Questo è il cellulare di Harry, parla Zayn Malik. Che succede?"
Erano abbastanza vicini da permettere a Harry di cogliere la cadenza della voce di Louis. Mettendosi a sedere di soprassalto, Harry strappò il telefono dalle mani di Zayn e pronunciò un rapido, "Ciao. Louis? Ehi."
"Harold," lo riconobbe Louis. "Fai rispondere i tuoi non-ragazzi al telefono per te, sul serio? Immagino che questo sia lo stile di vita regale e alla moda di cui parlano sempre i giornali."
Lo stava prendendo in giro? Sembrava di sì, dal barlume di vivacità nella voce di Louis. Harry tentò di riordinare le idee imbizzarrite e avvolgerle in una risposta che avesse senso. "Scusa. Dovevo mandar giù il caviale con dello champagne. Non si dovrebbe parlare con la bocca piena, sai."
"Date le circostanze, sarei molto tentato di fare una battuta sul tuo avere la bocca piena." Non appena pronunciò quelle parole, Louis sembrò pentirsene, il suo tono improvvisamente più fluido e professionale. "Lascia perdere. Ti sto chiamando per un motivo preciso."
E all'istante, lo stomaco di Harry si riempì di ghiaccio.
"Un motivo?" ripeté sottovoce. "Che motivo? Avete scoperto qualcosa?"
Accanto a lui, Zayn e Niall si irrigidirono, poi si fecero più vicini per ascoltare.
"Forse," disse Louis. "Con chi sei adesso?"
"Uhm." Harry si schiarì la gola, cercando di concentrarsi e parlare nonostante la gola secca. "Zayn e Niall. Ma non sono–"
"Intendo con che guardia del corpo," lo interruppe Louis, e oh.
Oh.
"Johnson. Louis, cosa–"
Di nuovo, Louis non lo lasciò finire. "Lo immaginavo. Puoi venire al nostro ufficio? Porta quel tizio con te, per favore. E anche i tuoi amici se vuoi, lascio a te la scelta."
Harry sentì il petto strapparsi dall'interno, come se qualcuno avesse rimosso tutto il sangue e la carne, i muscoli e le ossa che avrebbero dovuto tenere tutto insieme. "Okay," sussurrò, e riconobbe a malapena la sua stessa voce.
Quando la chiamata si concluse, abbassò il telefono, si voltò verso le braccia aperte di Niall e sentì Zayn rannicchiarsi contro la sua schiena. Respira. Aveva bisogno di respirare. E aveva bisogno di ricomporsi e comportarsi normalmente per tutta la durata del viaggio fino all'ufficio di Corden, in modo che Johnson non si accorgesse di nulla.
Johnson. Oddio. Era... c'entrava qualcosa, vero? Il modo in cui Louis aveva chiesto espressamente quale guardia del corpo fosse con Harry, in cui gli aveva detto di "portare quel tizio" quando aveva appreso che fosse Johnson... C'entrava qualcosa. O no?
Poteva essere?
Perché? Perché?
D'altra parte, aveva davvero importanza? Avrebbe fatto la differenza il perché?
Harry stava saltando a conclusioni affrettate?
"Credo..." Harry deglutì sonoramente e dovette ricominciare. "Credo che abbiano trovato qualcosa. Forse. Per favore, non fatemi fare questa cosa da solo."
"Mai," disse Niall, e Zayn annuì tra i suoi capelli.
 
**
 
Se Louis aveva nutrito qualche illusione riguardo alle abilità recitative di Harry, ne era rimasto profondamente deluso. Quando Harry arrivò, affiancato da Niall e dalla visione con i capelli neri facilmente identificabile come Zayn Malik, aveva i nervi a fior di pelle, il viso pallido e gli occhi spalancati. Era la personificazione del disagio. Johnson seguiva il trio con un'espressione neutra e la tensione incisa sulla linea delle sue spalle.
Seguendo la guida di James, il team aveva deciso di giocare rapido e sporco, sostenendo di essere risaliti dalla mail originale alla sua fonte (non era vero) e che la fonte aveva fatto il nome di Johnson come l'artefice di tutto il piano. Louis avrebbe dovuto essere convincente. Si sarebbe lasciato scappare qualche dettaglio sui tizi che aveva descritto Ms. Adams, sul materiale che Liam aveva trovato nel computer di Johnson e nel suo appartamento, con la speranza di far sembrare come se sapesse ciò di cui stava parlando.
Cazzo, era assolutamente pronto per questo.
 
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James Corden aveva una pistola.
Sebbene fosse nascosta sotto la sua giacca, Harry la vide di sfuggita quando James li guidò verso la sala riunioni. Il suo team serrò i ranghi nel momento in cui Johnson decise di posizionarsi fuori dalla porta. Passarono alcuni secondi di indecisione, pesanti come quei battiti martellanti e pulsanti che a volte rimbombano durante i film.
Quando Johnson disse, "Harry, sarò qui fuori come sempre. D'accordo?" C'era un tic nervoso al suo occhio sinistro.
Harry si costrinse a distogliere velocemente lo sguardo. "Vieni dentro con noi." Non riconobbe la sua stessa voce.
Cristo, non voleva essere lì per quello. Tra l'altro, James era autorizzato a portare un'arma? A Harry erano giunte voci sui loro metodi di lavoro non convenzionali, qualcosa sulle conoscenze ai piani alti che consentivano quel tipo di margine d'azione solitamente non permesso ai civili.
Cristo, Harry non voleva davvero essere lì per quello.
Si lasciò cadere in una sedia in fondo alla stanza, sentendo Zayn e Niall prendere posto accanto a lui. Sotto il tavolo, il ginocchio di Niall sfiorò il suo, e Zayn fece scivolare una mano sulla coscia di Harry, strizzandola per confortarlo. "Fai la faccia da duro," gli sussurrò.
Harry inspirò attraverso i denti, poi annuì. Nel tempo che impiegò a riacquistare un senso di controllo, avvolgendoselo attorno alle spalle come un mantello, Johnson aveva preso posto al tavolo con Liam in piedi dietro di lui. Qualcosa sul modo in cui si comportava Liam trasmetteva un chiaro avvertimento. James si era seduto a capotavola, Ben era accanto alla porta, e Perrie stava sfogliando alcuni tabulati, fermandosi di tanto in tanto per scoccare occhiate indifferenti in direzione di Johnson.
Il quadro fu completato quando Louis si sedette con un balzo sul bordo del tavolo, guardando Johnson dall'alto e lasciando dondolare le gambe, il suo atteggiamento allegro in contrasto con la spessa tensione che opprimeva la stanza. "Allora," disse Louis vivacemente. "Parliamo di gioco responsabile, che ne dici?"
Johnson fece un movimento brusco. Immediatamente, la mano di Liam si posò su un punto che lo fece gemere dal dolore, facendolo afflosciare nuovamente sulla sedia.
"Sei pronto?" domandò Louis, con la stessa vivacità di poco prima, totalmente indisturbato dall'interruzione.
Quando Johnson cercò lo sguardo di Harry, quest'ultimo deglutì e focalizzò invece la sua attenzione su Louis. Gli girava la testa, i pensieri vagavano nello spazio vuoto perché oh merda, oh no, era tutto vero.
Johnson era stato con lui per tre anni, aveva sostituito Paul che aveva voluto passare più tempo con i suoi figli "piuttosto che con un marmocchio reale come te". Harry stesso aveva contribuito a scegliere Johnson da una lunga lista di candidati, e si ricordava ancora il loro primo incontro, quando erano bastati circa quattro minuti di imbarazzanti convenevoli prima che finissero a discutere animatamente di videogiochi.
Harry avrebbe dovuto osservare lo svolgersi dell'interrogatorio. Avrebbe dovuto. Sarebbe stato un buon promemoria sul perché avesse bisogno di stare attento con la sua fiducia, ma... cazzo, Louis era spietato. Era come se qualcuno stesse smontando un castello di Lego, rimuovendo un mattoncino, poi un altro, quasi con cura. Sei finito, amico, arrenditi e basta. È meglio che non ti tenga niente dentro perché i tuoi fidati complici di certo non l'hanno fatto. Oh, e a proposito di fiducia, di avere un incarico di fiducia, come riesci a dormire la notte, mh? Come fai a guardarti allo specchio? Tra l'altro, la tua sorellina sa di tutti i casini in cui ti sei ficcato? Dei tuoi debiti?
La sorella di Johnson. Oh, merda, sua sorella. Harry l'aveva incontrata un paio di volte e l'aveva trovata una ragazza adorabile. A causa della morte prematura dei loro genitori, aveva dovuto crescerla Johnson, più grande di lei di cinque anni. Sarebbe stata devastata se avesse appreso la notizia.
"Come fate a sapere di mia sorella?" chiese Johnson, inespressivo. I suoi occhi erano sbarrati.
Il ghigno di Louis era quello di uno squalo che aveva appena fiutato sangue. "Oh, sappiamo un sacco di cose. Ehi, ho il suo numero proprio qui. Che dici, dovremmo chiamarla?"
Harry lo odiò un pochino. Tra le altre cose, non riusciva a distogliere lo sguardo dai muscoli tesi della sua mascella, dalla posizione fiera del suo mento, e dall'azzurro intenso dei suoi occhi. La sicurezza che proiettava aveva fatto sentire Harry senza fiato e disorientato, profondamente irrequieto nonostante non fosse lui al centro dell'attenzione di Louis.
Quando Johnson si spezzò, Harry si accasciò su Zayn e cercò alla cieca Niall dietro di sé. Tutto era intorpidito e freddo e per favore, per favore, no.
Com'era possibile che un giorno potesse durare quasi come dieci anni?
Fece tre respiri profondi, contò fino a quindici. Poi Harry si raddrizzò e impostò i suoi lineamenti nell'imitazione migliore di compostezza che potesse gestire. In modo assente, ascoltò la spiegazione e le scuse di Johnson, e nonostante riuscisse a sentire lo sguardo dell'uomo ricercare il suo, mantenne l'attenzione sul muro, imbiancato come la sua mente. Non si mosse per nulla, fino a che James non suggerì che Liam accedesse ai computer dei ricattatori per cancellare tutte le tracce del materiale incriminante, dopodiché James avrebbe usato i suoi contatti a Scotland Yard per informarli sulle attività di gioco d'azzardo illegale.
"Fatelo, per favore," disse Harry, rivolgendosi a James tanto quanto a Liam. Con ciò, si alzò in piedi e lottò per non barcollare. "Vogliate scusarmi, per favore. Niall, Zayn, possiamo – c'è un qualche posto dove possiamo aspettare?"
"E io?" chiese Johnson, più lamentoso che esigente. Il suono della sua voce grattò contro l'interno del cranio di Harry.
"E tu?" rispose Niall, più duro di quanto Harry l'avesse mai sentito. "Non pensare di essere nella posizione di poter chiedere qualcosa a Harry, testa di cazzo."
Per un attimo, Harry incrociò lo sguardo di Johnson, poi sbatté le palpebre e distolse il proprio. Gli faceva male la testa, e gli sembrava che le pareti lo stessero soffocando, avvicinandosi sempre di più ogni volta che sbatteva le palpebre. Se non poteva fidarsi delle sue guardie del corpo, se non poteva fidarsi di nessuno a parte la sua famiglia e i suoi due migliori amici... Gesù. Come poteva anche solo pensare di chiudere gli occhi con una bomba a orologeria a ticchettare sotto il suo cuscino? Come, come poteva mettere un piede davanti all'altro senza cadere?
"Lo terremo qui per ora," disse James da qualche parte in lontananza, e la protesta di Johnson fu interrotta con rapida efficienza. Ma c'era dell'altro, qualcosa sulla necessità di informare Nick e la Regina Anne, sulla scorta di riserva prima che Harry potesse lasciare l'edificio. Harry si rifiutò di pensarci in quel momento.
Calmo e sicuro, Harry. Sorridi. Si basa tutto sulla proiezione, sul fingere di non notare neppure gli sguardi. Sei al di sopra dei giudizi della gente.
Mantieni la posizione.
 
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Non era la prima volta che Harry mal riponeva la sua fiducia. C'erano state delle persone, prima di Johnson, falsi amici che lo volevano per la sua posizione e le sue conoscenze, per i suoi soldi. Ma questa era la prima volta che veniva raggirato con cattive intenzioni.
In teoria, Harry avrebbe dovuto essere al telefono in quel momento. Se fosse stato più forte, avrebbe gestito da solo le chiamate a sua madre e a Nick. Sarebbe stato lì fuori ad occuparsene invece di nascondersi in una sala d'attesa scarsamente arredata, cercando di dimenticare le ultime quindici ore della sua vita mentre il suo stomaco tremava alla sola idea di trovare un sostituto di Johnson. Proprio come quest'ultimo, le altre due guardie del corpo che a volte lavoravano per Harry dovevano per forza sapere cose che Harry non aveva mai detto loro, e proprio come Johnson, un giorno sarebbero potuti essere tentati di rigirare la situazione a loro vantaggio.
Finché Harry avrebbe tenuto segreta la sua sessualità – finché sarebbe stato gay – sarebbe stato vulnerabile. Un peso per la Corona.
"Ne vuoi parlare?" chiese Zayn con dolcezza, sprofondando nella sedia accanto a quella di Harry. Niall si abbandonò sul pavimento, incrociò le gambe e si appoggiò contro i polpacci di Harry, una delle sue mani ad attorcigliarsi attorno alla caviglia sinistra. "Possiamo anche chiudere il becco, se preferisci. È solo che, lo sai. Siamo qui, okay?"
"Lo so." Schiarendosi la gola, Harry poggiò la testa contro il muro. Sentiva il corpo pesante, pesante, pesante. "Non l'ho mai messo in dubbio."
"No? Non hai mai pensato che uno di noi avesse potuto... lo sai." C'era una punta di apprensione nel tono di Zayn, e Harry si affrettò a scuotere la testa. Niall, ancora sul pavimento, si voltò per guardarli. La sua espressione era insolitamente seria.
"No," disse Harry. Spostò lo sguardo da Zayn a Niall e viceversa, ripetutamente, "No. Non l'avreste mai fatto. Cioè, non avrei neanche dovuto parlarvi di tutta questa... indagine, tipo. Liam stava cercando di trovare delle tracce virtuali e qualsiasi cosa stessero facendo, Louis mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno, e io l'ho comunque detto a voi due. Quindi..."
Né Zayn né Niall replicarono, ma Harry li sentì avvicinarsi, avvolgendolo. Fu grato per il calore proveniente dai loro corpi.
 
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Louis esitò di fronte alla porta chiusa. Era passato di fronte alla sala d'attesa un paio di volte, mentre correva avanti e indietro tra l'ufficio di Liam e il proprio, e il mormorio iniziale di voci si era spento circa un'ora prima. Sollevando una mano, bussò delicatamente e aspettò una risposta. Non arrivò.
Avvicinandosi al fico che Liam stava cercando di mantenere in vita, Louis sbirciò nella stanza attraverso un pannello di vetro. Poco illuminati da un'unica luce, gli occupanti della stanza erano avvolti in un bagliore bronzeo, addormentati sul pavimento in un groviglio confuso di braccia e gambe, raggomitolati l'uno contro l'altro senza lasciare spazio tra loro. Era insolitamente tenero, e scatenò un dolore lontano nelle ossa di Louis.
Prese un respiro profondo prima di andare ad aprire la porta.
I suoi passi erano leggeri sul pavimento in legno, abbastanza da non disturbare i ragazzi addormentati. Louis si accucciò accanto a loro, e per un attimo, si sorprese a fissare il viso di Harry, i lineamenti delicati e morbidi nel sonno, le labbra dischiuse. In quel modo, Harry sembrava tremendamente giovane.
"Principino," bisbigliò Louis. Non ci fu nessuna reazione, così allungò una mano per toccare la sua spalla. "Harry. Ehi."
Harry si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere di scatto e mettendo a fuoco Louis, gli occhi spalancati. Il movimento improvviso svegliò anche Niall, che rotolò a pancia in su con un gemito, mentre Zayn mormorava qualcosa di incomprensibile e seppelliva il viso contro il suo braccio.
"Scusate." Louis si allontanò appena e si sedette sui talloni. Era sconcertante avere tutta l'attenzione di Harry, il calore a risalirgli sulla nuca e scaldargli le guance, agitandolo ulteriormente. Sospettò che il suo rossore fosse evidente anche nella debole luce. "Non vi avrei svegliato se non fosse stato necessario."
Con un debole sospiro, Harry abbassò la testa e si passò una mano sul volto, poi si arruffò i capelli. Le ciocche erano talmente lunghe che un paio di ricci gli penzolavano davanti agli occhi. "Che ore sono?"
"Quasi mezzanotte."
"Ci sono novità?" chiese Niall.
Louis fu grato di avere una scusa per distogliere lo sguardo da Harry. "In realtà sì. È per questo che vi ho svegliato. Scusate di nuovo."
"Oi, Zayner." Senza perdere tempo, Niall pizzicò lo stomaco di Zayn proprio mentre Liam entrava nella stanza, fermandosi a osservare la scena. Si avvicinò mentre Louis si rimetteva in piedi. Harry fece altrettanto, usando il muro come supporto. Sembrava svuotato, spogliato della sicurezza che aveva mostrato quella mattina.
Quando Zayn fece un verso di protesta, Louis trascinò lo sguardo lontano dal profilo di Harry e colse Liam insolitamente rigido sul posto, come se fosse rimasto incantato dal tatuaggio che era diventato visibile là dove la maglietta di Zayn si era sollevata. Le lettere nere appena sopra la cintura dei pantaloni di Zayn dicevano 'Don't think I won't' e ricordarono a Louis il tatuaggio che aveva visto su Harry mentre sfogliava la rivista Metro quella mattina – un 'might as well' tatuato in un punto simile, ben visibile nelle foto dei paparazzi della vacanza di Harry in Spagna.
L'attenzione di Louis non si era soffermata su quelle foto. Non era più quella persona.
"Quali sono queste novità, allora?" chiese Harry una volta che tutti sembrarono relativamente svegli, Zayn che si era persino trascinato a sedere. Assonnato e scontroso, era comunque l'uomo più bello che Louis avesse mai visto da vicino. Louis riusciva ad apprezzarne l'aspetto estetico, ma a differenza di Liam, non aveva bisogno di indugiare. D'altronde, la sua capacità di provare attrazione era chiusa in un cassetto da anni.
"Sono buone notizie, non preoccuparti." Con un sorriso diretto a Harry, Louis girò una sedia e ci si mise a cavalcioni, i gomiti sui braccioli. "Sembra che la polizia abbia preso quei tizi e sgomberato il loro covo di peccato e corruzione. Sono in custodia. E prima di questo, l'irruzione virtuale di Liam è stata un successo."
"Non puoi esserne mai sicuro al cento per cento," aggiunse Liam, perché ovviamente non poteva semplicemente omettere qualche dettaglio per rassicurare un cliente. Sigh. "Ma ci sono buone possibilità. Perlomeno sono riuscito a eliminare tutte le tracce che ho trovato."
Be', sì. Quello, e il fatto che si fosse rifiutato di far dare a Louis un'occhiata al materiale prima di farlo sparire. La vena curiosa di Louis era rimasta tremendamente offesa per l'agitarsi e l'avvampare di Liam su qualcosa che non voleva condividere. Bastardo. Gli amici non cacciano gli amici fuori dai loro uffici.
"Grazie," soffiò Harry, e Zayn si sedette un po' più dritto per fissare Liam da sotto le palpebre pesanti.
"Anche da parte mia," disse. "Grazie."
Liam sfregò una mano nervosa sulla nuca e non rispose. Wow, Louis non l'aveva mai visto così; aveva visto Liam flirtare un bel po' di volte, ma era sempre stato disinvolto. Questa volta era... stranamente intenso.
Fino a quel momento, Louis era sempre stato convinto che Liam considerasse il sesso come un esercizio fisico piuttosto che qualcosa di sostanzialmente importante. Come il togliersi uno sfizio. Louis lo capiva fin troppo bene, benché non vedesse la necessità di coinvolgere un'altra persona. Personalmente, gli bastava masturbarsi nella doccia ogni qualvolta il suo corpo richiedesse attenzioni, rapido ed efficiente, la testa vuota, senza casini e con le prove che scivolavano nello scarico mentre finiva di pulirsi.
"Non c'è di che," mormorò Liam nella vaga direzione di Zayn, strascicando i piedi. La sua postura non si rilassò finché Zayn non allontanò la sua attenzione da lui.
"Quindi abbiamo... è finita?" La voce di Harry trasportava una punta d'incredulità, e Louis alzò le spalle.
"Non sarà mai davvero finita fino a che terrai il tuo segreto dietro una corazza, Principino." A seguito del soprannome informale, Louis percepì Liam lanciargli un'occhiata sorpresa, e Niall sbuffò una risata mentre gli angoli della bocca di Zayn si contrassero. Harry, d'altra parte, sembrò cauto, persino diffidente. Raddrizzò la schiena, lo sguardo puntato chiaramente sul viso di Louis.
"Credi che ci siano altre persone coinvolte?" domandò.
"Io spero vivamente di no, ma..." Louis mantenne il contatto visivo e non si mosse dalla sedia. "Questa volta è stata la tua guardia del corpo a spifferare il tuo segreto, Harry. A meno che tu non decida di negare completamente te stesso e tagliarti le palle, per così dire," oops, di nuovo inappropriato, "ci sarà sempre qualcuno che cercherà di metterti nei casini."
Harry strinse le labbra e distolse lo sguardo. Non obiettò, e Louis si chiese se ci avesse già pensato da solo e Louis lo stesse semplicemente portando alla luce del sole.
"Non è un problema, in questo momento." Il tono di Niall era sulla difensiva. Mise un braccio attorno alle spalle di Harry. "Haz, non devi pensarci subito, okay? Lascia le cose come stanno, per ora. Questa giornata è già stata abbastanza di merda, quindi... andiamo a casa, beviamo qualche birra."
"Credo di aver bisogno di roba più forte," borbottò Harry. Si scompigliò nuovamente i capelli con entrambe le mani, le ciocche intrecciate in un groviglio selvaggio che lo facevano sembrare giovane e un po' smarrito. Louis impiegò troppo tempo a distogliere la sua attenzione dalle dita di Harry.
Grazie a Dio questo tango col passato stava per concludersi. Stava giocando brutti scherzi alla mente di Louis.
Zayn si stiracchiò con un piccolo sbadiglio, alzandosi in piedi. "Io ho tequila e whiskey."
"Proprio quello che mi serve," disse Harry.
"Solo un secondo," gli disse Louis, sollevando una mano. "Scusami. Se vuoi andartene senza una protezione, va bene. Lo capisco, e non ti fermeremo. Oppure," inarcò un sopracciglio, "chiama tua madre e dille cos'è successo. Ma rimane il problema su cosa fare con quel Johnson. Non possiamo tenerlo chiuso nella sala riunioni per sempre, capisci? In effetti, non abbiamo basi legali per farlo."
"Pensavo che i vostri metodi non convenzionali fossero compresi nel pacchetto? Tipo, fate agli altri quello che gli altri farebbero a voi?" Il sorriso di Niall brillava, ma sparì velocemente – un lodevole sforzo per alleggerire l'atmosfera. Era stato carino, il modo in cui Niall e Zayn erano rimasti incollati al fianco di Harry, e Louis suppose che potesse essere visto come una stima indiretta nei suoi confronti.
Era possibile che Louis l'avesse giudicato troppo severamente. Non che l'avrebbe mai ammesso.
"In realtà, preferiamo fare qualcosa prima che loro la facciano a noi," disse Liam.
"Attacchi preventivi." Annuì Louis. "La nostra specialità."
Liam lanciò una rapida occhiata alla stanza. "Niente di terribile, comunque," si affrettò ad aggiungere, e, oh. Erano alla presenza di un rappresentante della Corona. Forse non era l'idea migliore vantarsi delle, ah... zone molto grigie che a volte sfruttavano. "E poi è per il bene superiore."
"Il bene superiore," dissero all'unisono Harry, Zayn e Niall, una macabra cantilena che chiaramente era anche una battuta tra loro. Louis si prese un momento per identificarla.
Giusto, era ovvio: Hot Fuzz. Essendosi auto proclamato un esperto sui film di Pegg e Frost, Louis avrebbe dovuto riconoscerla immediatamente. Inoltre, non avrebbe mai detto che Harry fosse il tipo di persona che guardava commedie intrise di umorismo nero; era quasi come pensare che il Principe fosse una persona normale. Era possibile che facesse cose ordinarie come giocare a FIFA, il che aumentava le possibilità che il confronto che Louis aveva fatto ore prima tra i privilegiati alla nascita e le impostazioni di gioco sulla difficoltà Principiante fosse risultato incomprensibile a Harry.
Inoltre, Louis doveva smetterla di sprecare così tanti pensieri sul Principe Harry.
"Gran bel film," disse. "Ma non è un'effettiva risposta alla mia domanda su Johnson."
Si pentì della sua insistenza quando tutte le tracce di buon umore sparirono dagli occhi di Harry, lasciandoli stanchi e inermi. La voce di Harry trasportava sfinimento. "Non lo so. Cioè, quali sarebbero le opzioni?"
"Licenziarlo e lasciare le cose come stanno." Louis contò con le dita. "Licenziarlo e fargli terra bruciata attorno. Farlo arrestare su accuse inventate. Farlo arrestare su accuse reali, quindi complice di estorsione, solo che questo significherebbe far uscire tutta la storia. O, per ultimo, tenerlo come guardia del corpo."
"Non se ne parla," ringhiò Zayn. "Quello stronzo deve stare lontano da Harry."
Louis alzò le mani come per placarlo. "Ambasciator non porta pena, amico. Harry mi ha chiesto le opzioni, quindi gli ho dato la lista completa. Non spetta a me decidere, ma a lui."
Per un istante esageratamente lungo, Zayn fissò Louis. Poi scrollò le spalle. "Mi sembra giusto."
"Credo che debba andare in terapia," disse Harry sottovoce. "Johnson, intendo."
"Ci prendi per il culo?" Niall suonò sia esasperato che per nulla sorpreso. "Quel coglione ti ha tradito."
"Per non parlare della violazione dell'accordo di riservatezza che ha sicuramente firmato." Louis si alzò dalla sedia e si avvicinò a Harry, studiandolo. "Ma la decisione spetta a te. Cosa vuoi fare?"
Harry mantenne lo sguardo di Louis per un attimo prima di sospirare e abbandonarsi ulteriormente contro il fianco di Niall, appoggiando la testa sulla sua spalla. La luce leggera addolciva i contorni del suo viso, appianando la linea dura della sua mascella. "Non lo so," ripeté. "Non credo che possa più lavorare per me, non dopo... questo. E non posso permettere neanche che lavori con qualcun altro. E se facesse la stessa cosa a loro? E io avessi potuto impedirlo?"
"Non è una tua responsabilità." Il tono di Zayn suggeriva che l'argomento fosse chiuso lì, ma comunque, Louis non riuscì a trattenersi dal commentare.
"Mi permetto di dissentire. Harry dovrebbe tener conto di come la sua decisione potrebbe ripercuotersi su altri, quindi sì, direi che la responsabilità ha un ruolo decisivo."
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, Louis sarebbe rimasto secco sotto l'occhiataccia di Zayn. Fortunatamente, non era un fragile fiorellino, quindi mantenne la sua posizione e ribatté al disappunto irradiato da Zayn sollevando il mento. Aveva ragione, dannazione. E certo, sì, avrebbe potuto considerare il fatto che Harry avesse passato effettivamente una giornata di merda, che probabilmente aveva già bisogno di un'altra vacanza, ma in quel momento non c'era tempo per coccolarlo. In qualità di scopamico di Harry, Zayn era comprensibilmente di parte.
Zayn è mio amico, prima di tutto. A volte capita anche che ci soddisfiamo a vicenda.
Cristo, cosa diamine importava a Louis? Non avrebbe dovuto. Non gli importava. Era tutto un frammento del suo passato.
"Esiste," le parole di Harry erano esitanti come i passi di un vagabondo notturno, "un modo per revocare la sua licenza? Tipo, esiste un ordine delle guardie del corpo, giusto? È solo che – per ora, è la cosa che mi preme di più, credo. Va bene?"
"Certo che va bene," Niall si affrettò a rassicurarlo. Alle sue parole seguì uno sguardo discreto e implorante in direzione di Louis. In ogni caso, non erano affari suoi. Doveva davvero chiudere quella boccaccia; era un miracolo che James lo lasciasse persino avvicinarsi a Harry dopo il disastro che aveva combinato al loro primo incontro quella stessa mattina.
Be', il loro primo incontro per quel che Harry ne sapesse. C'era stata anche quella volta in cui si erano ritrovati in due squadre avversarie all'Eton Wall Game. Persino ora, Louis si sentì un po' nauseato solo al ricordo – il corpo del principe Harry premuto contro il suo, spinti l'uno addosso all'altro nel bel mezzo della mischia, e poi la terribile consapevolezza che gli fosse venuta un'erezione. L'esperienza segnò l'inizio di una spirale infernale. Forse, se non fosse stato per quel giorno, se non fosse stato per Harry...
Ad ogni modo. La revoca della licenza.
"È decisamente una cosa che possiamo fare," disse Louis.
"Ce ne occupiamo noi," promise Liam, improvvisamente di nuovo tra loro. A volte, Louis invidiava la sua abilità di diventare invisibile. Lui, al contrario, si mostrava sempre fin troppo aggressivo.
"Grazie." Harry inspirò e sollevò la testa per guardare prima Liam, poi Louis. "Sul serio, grazie mille a tutti. Sono in debito con voi."
Louis si rifiutò di farsi ammaliare. "Ho un debole per i diamanti e le vacanze in Jamaica," dichiarò – e immediatamente volle tirarsi un pugno in faccia. Con sua grande sorpresa, le labbra di Harry si stirarono in un sorriso. Nonostante fosse piccolo, era il più genuino che avesse mostrato in tutta la giornata.
Louis gli sorrise di rimando senza pensarci.
 
**
 
Harry sbriciolò parole di gratitudine e strinse la mano di tutti due volte prima di andarsene con Zayn e Niall. Louis distolse lo sguardo prima che l'ascensore si chiudesse definitivamente dietro di loro.
Dunque. Quello era stato il tardo compimento di una fantasia adolescenziale. D'accordo, allora.
Mezz'ora dopo, Johnson era stato informato che la sua Licenza di Stretta Sorveglianza era stata revocata. Louis aveva osservato il viso dell'uomo andare in pezzi e non aveva sentito più di un accenno di pietà. Vizio del gioco o meno, l'uomo se l'era cavata con poco, e Louis sperò che Harry non volesse lasciare le cose così come stavano.
Quando Louis lasciò intendere che un'ulteriore ritorsione doveva ancora arrivare, Johnson sbiancò. Non appena gli fu permesso di andarsene, si precipitò fuori come un cane con la coda tra le gambe.
Che liberazione.
 
**
 
Alla fine, avevano deciso di non ubriacarsi. Erano semplicemente finiti nella stanza di Zayn e avevano parlato di assolutamente nulla di rilevante, con lunghe pause tra una frase e l'altra, ogni cosa lenta e tranquilla. Era esattamente quel di cui Harry aveva bisogno.
Eppure, quando prima Zayn e poi Niall scivolarono nel sonno, il cervello di Harry stava ancora andando a cento chilometri all'ora.
Il problema – un problema che non era davvero un problema in sé – era che Zayn e Niall sarebbero stati sempre e irrevocabilmente dalla sua parte. Avrebbero scelto ciò che era meglio per lui, come persona, sarebbero potuti non essere in grado di vedere le cose in prospettiva per questo motivo.
Rotolandosi sulla schiena, Harry ascoltò il respiro profondo e regolare di Zayn alla sua sinistra e il lento russare di Niall alla sua destra. Le luci distanti della notte londinese filtravano attraverso le tende, brillando come glitter nella stanza buia di Zayn. Harry sentiva le membra pesanti, come se fossero state appesantite da migliaia di piccole ancore.
Si fidava di Niall e Zayn, si fidava di loro senza alcun dubbio. È solo che non si fidava dei loro consigli imparziali.
Il ricordo della voce di Louis balenò nella sua mente, confuso e luminoso come la luce del sole che brilla attraverso il vetro lattiginoso. Per quanto Louis avesse criticato apertamente Harry, l'aveva anche preso sul serio e si era rivolto a lui come una persona razionale e sensibile. Louis non si era tirato indietro dall'attribuirgli le sue responsabilità, ma non aveva neanche provato a imporgli una decisione. Aveva ribadito che fosse una sua scelta, proprio come aveva già fatto in precedenza, quello stesso giorno, quando avevano parlato nel bagno e Louis aveva cercato di ottenere un po' di tempo in più da parte di Harry. Il che si era rivelata essere la decisione migliore.
Cristo. Harry non riusciva a far finta che il tradimento di Johnson non avesse cambiato tutto. Doveva parlare con qualcuno. Pensare alla sua prossima mossa.
Senza far rumore, scivolò fuori dal letto di Zayn. L'aria fredda sul suo petto nudo gli fece venire la pelle d'oca sulle braccia, e rimase fermo per un attimo a studiare il modo in cui Niall e Zayn erano stravaccati sotto il piumone. Dio, li amava così tanto. Sarebbe stato disperato senza di loro.
Ma loro non potevano aiutarlo in questa situazione. Non davvero.
 
**
 
Louis fu svegliato dalla vibrazione del suo telefono sul comodino. Tentò di afferrarlo alla cieca, i suoi pensieri lenti come lucertole sotto il sole invernale mentre vagavano attraverso il processo successivo:
L'una e mezzo del mattino?
Erano due vibrazioni brevi, giusto? Quindi, messaggi. Nessuna emergenza.
Cazzo. Lo schermo è troppo luminoso.
Qual era il mio pin?
In qualche modo, riuscì ad accumulare abbastanza presenza mentale da sbloccare il suo telefono e aprire il messaggio. Il quale era stato inviato dal numero che Louis aveva salvato come Dannato Principe Harry WTF. Okay. Eccetto che, che diavolo? Louis non pensava che fossero nella fase del loro rapporto in cui era appropriato scriversi dopo le otto di sera. Inoltre, uh, tutto ciò riguardante le relazioni doveva rimanere fuori dai messaggi di Louis.
Cosa diamine voleva Harry?
Sprofondando la testa sul cuscino, Louis sollevò il telefono sopra la faccia e strizzò gli occhi per mettere a fuoco le lettere, cercando di abituarsi alla luminosità. 'Ciao! Scusa, lo so che questo va oltre il tuo lavoro, ma credi che potremmo parlare? Riguardo quel che hai detto sul tenere il mio segreto dietro una corazza?' Un secondo messaggio aveva seguito subito dopo. 'Ti pagherò per il tuo tempo! Ovviamente.'
Ti pagherò per il tuo tempo. Grazie, ma Louis non era più in quel business oramai.
Non che Harry l'avesse inteso in quel modo. Ovvio che no, e se Louis non fosse stato così tremendamente stanco, il suo cervello non avrebbe mai fatto un passo indietro a quel periodo della sua vita quando 'Quanto prendi?' era una maniera accettabile di iniziare una conversazione. Sul serio, era stato piuttosto irrispettoso da parte di Harry inviare quel messaggio nel bel mezzo della dannata notte, invece di aspettare un orario in cui le persone normali con un lavoro erano effettivamente sveglie. A dirla tutta, le persone normali silenziavano anche il loro telefono durante la notte, ma dopo quell'unica volta in cui Liam era venuto a prendere Louis per una situazione d'emergenza, Louis aveva disattivato la modalità notturna.
Lentamente, abbassò il telefono e sbatté le palpebre nell'oscurità che riempiva la stanza. Poi rotolò giù dal letto e afferrò una maglietta dal pavimento, camminando lentamente verso la porta aperta del balcone. Per essere maggio inoltrato, la notte era fredda sulla sua pelle. Gli servì per risvegliare il suo cervello.
'Perché io ?' inviò come risposta.
'Oddio spero di non averti svegliato,' rispose Harry immediatamente. 'Scusami. Non mi aspettavo che lo leggessi prima di domani mattina.' Inviò il secondo messaggio trenta secondi dopo. 'È che nella mia vita non ci sono tante persone... esterne e imparziali di cui mi possa fidare. E tu mi hai detto che non c'è niente di cui vergognarsi. E sai cosa si prova, forse. Quindi...'
Sì, Louis sapeva cosa si provasse. Sapeva cosa si provasse a rischiare qualcosa con ottimismo e vederlo ritorcersi contro; sapeva cosa si provasse a toccare il fondo; sapeva un sacco di cose che il Principe Harry non poteva neanche immaginare.
Louis non voleva condividere nessuna di quelle cose.
D'altra parte, se Louis gli avesse voltato le spalle... Cazzo, non poteva. Harry poteva anche essere cresciuto ricco, privilegiato e attraente, ma quando si era trovato di fronte a un bivio, aveva comunque deciso di rivolgersi a Louis.
Stringendosi la maglietta addosso, Louis inspirò lentamente. Okay, avrebbe potuto farlo. Sedersi con Harry per una conversazione seria, loro due e basta, avrebbe addirittura potuto portare Louis a darci un taglio netto col passato. 'Il cibo è il mio prezzo,' scrisse. 'Offrimi la colazione domani . O il pranzo o qualsiasi altra cosa . A meno che James non abbia bisogno di me in ufficio , posso lavorare secondo i tuoi impegni .'
'Un appuntamento economico.' Lo smiley sorridente di Harry sottolineò che stesse scherzando. 'La colazione sarebbe perfetta, ma ti va bene fatta in casa? A casa mia? Non è il tipo di conversazione che voglio avere in pubblico. Ma so fare una colazione inglese da urlo, promesso! E pagherò il tuo taxi.'
Colazione inglese, fatta in casa? Ma chi diamine era questo ragazzo? Quest'uomo. Ragazzo-uomo. Insomma.
Forse era uno scherzo. O qualche cuoco avrebbe preparato il cibo per poi filarsela poco prima dell'arrivo di Louis. Sì, quello suonava molto più plausibile rispetto all'immaginarsi davvero il Principe Harry ai fornelli. Per Louis, nientemeno.
'Dimmi dove e sarò lì alle 9,' rispose Louis.
Una volta che ricevette un indirizzo a Camden, bloccò lo schermo del telefono e appoggiò i gomiti sulla ringhiera del balcone, lo sguardo perso nella notte. La strada sottostante era deserta, la panetteria al piano terra lontana dall'orario di apertura. L'insegna della banca all'angolo della strada era illuminata da una debole sfumatura di blu, la sua luce quasi inglobata dal lampione lì davanti. Gli era piaciuta l'atmosfera rurale della zona quando aveva scelto quell'appartamento, la tranquillità e la pace, ma in quel momento non gli sarebbe dispiaciuto il rumore del traffico e la musica che fuoriusciva dai locali.
Qualsiasi cosa per sovrastare il ronzio perplesso dei suoi pensieri.

Note di traduzione:
 
Principino è la traduzione letterale di Princeling. Questo termine in tempi antichi si riferiva a quei principi che possedevano ben poco del loro regno, che non avevano il controllo totale ed erano facilmente soggiogabili, rendendosi così motivo di scandali, facili intrighi e altre cose a loro discapito. Perciò erano derisi dalla popolazione e dagli altri potenti, tutti parlavano alle loro spalle. Ecco perché Harry pensa che sia un appellativo che lo danneggi.

Wear It Like A Crown [Larry Stylinson • Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora