James Morrison - You Give Me Something
Lorde - BravadoSe Louis avesse dovuto contare solo le ore di veglia, ci sarebbe stata una concreta possibilità che negli ultimi dieci giorni avesse trascorso a casa di Harry lo stesso tempo trascorso a casa sua. Quella che era iniziata come una prima colazione sulla terrazza del Principe si era evoluta in riunioni strategiche nel suo salotto, discorsi sconclusionati e nuovi legami con i suoi amici davanti a una birra o un film, scambiandosi occhiate agli eccessi di risa di Liam per le battute di Zayn.
Nel corso di quelle mattinate e delle lunghe nottate, Louis era arrivato a trovare tracce della sua presenza sparpagliate ovunque. C'era il suo nome sull'elenco delle scommesse attaccato al frigo di Harry, c'era uno schizzo di Zayn sulla lavagna che mostrava Louis e Liam intenti a scambiarsi un cinque, e c'era una tazza che Louis aveva rivendicato come propria perché si identificava fortemente con il motto stampato sulla ceramica. Keep calm and drink tea era il modo in cui si tratteneva dal vomitare a causa di quella minima percentuale di commenti online veramente disgustosi relativi alle attuali speculazioni sulla sessualità di Harry. In mancanza di una dichiarazione ufficiale da Buckingham Palace, i rumor erano fuori controllo.
Be'. Quella dichiarazione stava per essere fatta.
"Allora, la gente è preoccupata soprattutto per due aspetti, okay?" Sdraiato sul pavimento in pantaloncini e canottiera, Liam agitò una copia di un qualche elaborato grafico che in teoria collegava la frequenza di determinate parole chiave ai rispettivi argomenti. O qualcosa del genere. Louis si era perso per un minuto durante la spiegazione. "Ci sono quelli che pensano che conquisterai ogni locale in città-"
"Ogni cazzo in città, più che altro," si intromise Niall con un sorriso allegro.
"È giusto, no?" Sdraiato sulla schiena con la testa sulla coscia di Harry, Zayn non si prese nemmeno la briga di aprire gli occhi. "Il nostro ragazzo dovrà pur recuperare il tempo perduto." Strascicò le parole in modo lento e divertito, e a Louis piaceva quel ragazzo, sul serio, ma qualcosa riguardo a quelle affermazioni non gli andò a genio. Non avrebbero dovuto scherzare sul fatto che Harry avesse potuto spassarsela con flirt occasionali, non quando Harry avrebbe dovuto essere convincente nel mostrare al pubblico l'esatto contrario. Non quando aveva detto a Louis che avrebbe voluto qualcosa di stabile, sembrando quasi imbarazzato dalla sua stessa confessione.
Mostrami quel ragazzo che mi rimarrebbe accanto una volta che i media comincerebbero a dargli la caccia.
Louis aveva fatto del suo meglio per non soffermarsi su quelle parole, eppure la sua mente continuava a ricordargliele in momenti particolari, un ciclo infinito di, mostrami quel ragazzo, mostrami quel ragazzo. Stava per protestare contro il modo incurante in cui Zayn aveva affrontato l'argomento, ma Harry lo batté sul tempo.
"Non penso di poter recuperare il tempo perduto, tipo, scopando in giro - è solo che... lascia perdere." Harry scosse la testa. "Non lo farei mai. E non solo perché mi metterebbe in cattiva luce."
"Sei sempre stato un romanticone," disse Zayn, sollevando le palpebre per rivolgere un sorrisetto in direzione di Harry. C'era una sorta di battuta tra loro in quell'affermazione, e Harry ricambiò il sorriso come se niente fosse, affettuoso e intimo, le dita agganciate alla manica di Zayn.
Obiettivamente, erano bellissimi insieme. Allo stesso tempo, era strano vederli così, sapendo che il loro... rapporto era stato il catalizzatore, la prima tessera del domino a rovesciarsi e innescare una catena di eventi. Louis si chiese se avessero più fatto qualcosa da quella mattina in cui Harry era entrato nell'ufficio di James. Nulla suggeriva che avessero superato il confine dell'amicizia da quando era arrivato Louis, e ogni volta che loro cinque avevano concluso una serata, Zayn se n'era andato con Louis, Liam e Niall.
In ogni caso, non erano affari suoi. Si costrinse a distogliere lo sguardo.
"Possiamo tranquillamente ovviare a questo problema sottolineando quanto Harry sia un bravo ragazzo. Basta mettere in chiaro che i flirt occasionali non siano affatto nel suo stile." Cambiando posizione per sedersi sulle sue stesse gambe, Louis appoggiò la schiena contro il tavolino. La tivù, silenziosa, mostrava una pubblicità in cui una donna stava spalmando olio sul petto di un ragazzo muscoloso. Louis dedusse che fosse così buono che lei volesse leccarglielo via. Okay. "Sta cercando qualcosa di serio, e il motivo per cui sta facendo coming out non è perché vuole scatenarsi nei locali gay, ma perché odia mentire al Paese. Alla sua gente."
"Sudditi," lo corresse Zayn. Malgrado l'umorismo intriso nella sua voce, lanciò una rapida occhiata in direzione di Louis che esprimeva rispetto.
"Sudditi, sottoposti, plebei. Come ti pare." Louis fece un cenno con la testa verso Harry. "Hai detto che non avresti raccontato bugie. Questo è essenzialmente corretto, giusto?"
Harry sbatté graziosamente le palpebre. "Il fatto che io abbia dei sudditi?"
"Tutto il resto," disse Louis, sporgendosi per punzecchiargli lo stomaco. "Cerca di seguirmi, piccolo Principe. Il fatto che tu sia carino non ti dà il diritto di distrarti."
Non appena l'ebbe detto, Louis volle rimangiarsi tutto. Flirtare solo per il gusto di farlo, scherzare, il tutto senza impegno... apparteneva ad un passato così lontano che sembrava essere di una persona completamente diversa. L'aveva ficcato in una scatola, chiuso con il coperchio e sigillato, lasciandolo a prendere polvere. E aveva funzionato benissimo, fino a quanto Harry non era tornato nella sua vita e aveva fatto riaffiorare ricordi di tempi migliori. Aveva portato con sé il profumo dell'erba fresca in primavera, una traccia dell'odore di muffa che impregnava i libri nella biblioteca di Eton, e un accenno della cera che faceva brillare le scalinate, lisce per via dell'uso nel corso di vari secoli.
La notte precedente, per la prima volta in mezza dozzina d'anni, Louis aveva sognato di indossare in fretta e furia la divisa scolastica, uscire dalla sua stanza a piedi nudi e correre per arrivare in tempo alla Chapel.
Un colpetto delicato alla mano lo scosse dai suoi pensieri. Con un sussulto, si rese conto di essere rimasto a fissare Harry senza davvero vederlo, e che fosse stato Liam a farlo tornare con i piedi per terra. L'espressione dell'amico era interrogativa, e Louis scosse lentamente la testa. Più tardi, gli avrebbe spiegato tutto più tardi. Forse.
No, l'avrebbe fatto.
Quello strano silenzio lo informò che si fosse perso qualcosa, molto probabilmente la risposta di Harry al suo commento. "Scusami," gli disse. "Mi sono distratto un attimo. Mi sono appena ricordato che devo chiamare James per organizzare l'intervista. Hai detto qualcosa?"
Stava cercando di compensare in modo eccessivo, in modo fottutamente eccessivo, offrendo una spiegazione là dove non era necessaria. Sapeva che avrebbe dovuto evitare.
"Non fa niente," gli disse Harry. "Non era importante." Si scostò appena, chiaramente a disagio. "Liam, cos'altro si dice in giro?"
Mentre Liam tornava a consultare il grafico, Louis continuò a studiare il profilo di Harry ancora per qualche secondo. Non riuscì a fare a meno di pensare di essersi perso qualcosa.
**
Okay. Era stato decisamente imbarazzante. E anche un po' strano - dopotutto, era stato Louis a dire che Harry fosse carino; aveva cominciato lui. Allora perché si era gelato quando Harry aveva ribattuto con, "Ma tu sei più carino di me."?
Louis era l'apoteosi dei segnali contrastanti.
Infilando una mano tra i capelli arruffati di Zayn, Harry si costrinse a prestare attenzione alle parole di Liam. Le principali preoccupazioni del pubblico, giusto. I potenziali effetti sulle relazioni estere e come contrastare tali preoccupazioni, esatto, era di questo che si trattava. Dei preparativi per l'intervista di Harry.
Oh Dio, l'intervista. Harry non pensava che sarebbe mai riuscito ad essere pronto entro martedì; due giorni non sarebbero stati abbastanza. Un anno non sarebbe stato abbastanza.
Ma fanculo. Fanculo i suoi dubbi e le paure, fanculo e basta. Harry non si sarebbe tirato indietro in quel momento, e si sarebbe dovuto far bastare quei due giorni.
Essere pronti era una scelta, no?
**
Completarono una bozza delle risposte di Harry alle domande prestabilite dell'intervista verso le cinque del pomeriggio. Per le sei, ebbero fatto un paio di prove; Zayn, Niall e Liam rimasero a guardare mentre Louis fece la parte dell'intervistatore sparando domande a raffica, fino a che le orecchie di Harry non divennero rosse e i suoi occhi furono spalancati e tristi, i ricci spettinati da tutte le volte in cui ci aveva passato le dita. Louis notò che stava diventando sempre più nervoso a ogni minimo errore, a ogni risposta che non usciva esattamente nel modo in cui avrebbe dovuto.
Forse non era stata una buona idea. Forse avrebbero dovuto usare il solito discorso programmato piuttosto che uno scambio interattivo tra Harry e David Dimbleby. Era sembrata una buona idea all'inizio, qualcosa di animato e coinvolgente rispetto a un noioso monologo, ma... merda, non stava funzionando. Per niente.
Louis abbassò il foglio con le domande e si appoggiò allo schienale, scuotendo la testa nel cercare di trovare le parole giuste. Harry lo anticipò.
"Così non va." Harry suonò scoraggiato, e cazzo, Louis voleva abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che l'avrebbero affrontato insieme.
"Harry, sono stato molto più duro di quanto lo sarà Dimbleby. Non mollare proprio adesso." Louis posò il foglio da parte e si alzò dalla sedia. Sistemandosi accanto a Harry sul divano, avvolse un braccio attorno alla sua vita e se lo tirò contro il petto. Harry si lasciò andare facilmente, arrendevole e silenzioso. Un attimo dopo, anche Zayn e Niall li raggiunsero, stringendosi a loro. Liam esitò fino a che Louis lo afferrò per il polso e lo trascinò giù con loro.
Con Harry premuto su di lui, Louis riuscì a sentirlo prendere un profondo respiro e rabbrividire. Le dita di Harry si strinsero sulla sua maglietta. Aveva il ginocchio di qualcuno conficcato sul fianco, ma Louis lo notò appena, troppo concentrato sul calore solido di Harry, sul peso del suo corpo e sui suoi ricci che gli solleticavano il mento. Buon Dio, Louis era così innamorato di lui.
Un momento.
Un momento, ma che... no. No. Louis non lo era. Non poteva esserlo. Era impossibile, impossibile, che potesse essere innamorato di Harry. Era il suo passato che si era andato a intrecciare con il presente, e se solo avesse avuto la possibilità di fare un passo indietro e riflettere, quello non sarebbe mai stato un problema.
Lentamente, Louis allentò la presa delle braccia attorno alla figura di Harry, tirandosi appena indietro. Al movimento, gli altri si spostarono per lasciargli un po' di spazio mentre il ragazzo rafforzò la presa sulla sua maglietta.
"Tesoro," gli disse Louis con dolcezza, e merda, tesoro, perché aveva detto una cosa del genere? Non c'erano dubbi che gli altri l'avessero sentito, che Harry l'avesse sentito. Louis doveva darsi una cazzo di regolata. Doveva continuare a parlare. "Che ne dici di fare una pausa? Chiudiamola qui per oggi. Mangiamo un gelato e vegetiamo di fronte alla tivù, okay? Possiamo ricominciare daccapo domani."
"Sì, per favore," Harry si schiarì la gola. Quando sollevò la testa, Louis notò gli occhi lucidi, e cercò di non pensare al fatto che avrebbe voluto baciarlo.
"Vado a prendere il gelato," annunciò Niall, alzandosi dal divano.
"Porta la vodka," gli disse Zayn, e Niall gli mostrò un pollice in su.
Il sorriso di Harry era incerto, ma era lì. Senza pensare razionalmente, Louis sfiorò la linea della sua mascella con la punta delle dita, rapido e leggero, mentre Harry rimase completamente immobile per lui. Il suo sguardo era fisso su Louis.
Cosa stai facendo?
Louis lasciò cadere la mano. Si allontanò appena, scontrandosi contro Liam, e quando alla fine si guardò intorno, fu per trovare sia Liam che Zayn a osservarlo con curiosità. Quanto avevano visto? Era stato tutto così evidente sul suo viso, proprio lì, alla luce del sole? Harry l'aveva notato? Louis non osò guardarlo.
Fece un respiro profondo. "Guardiamo Game of Thrones," disse ad alta voce, sentendola stridula persino alle proprie orecchie.
"È quello con l'incesto?" chiese Zayn.
"È quello con le tette," urlò Niall dalla cucina.
"C'è anche qualche bel culo maschile," aggiunse Liam, e lo sguardo di Zayn si posò su di lui con interesse.
"Ti piacciono i culi maschili?"
Sul serio. Sul serio? Quindi Harry e Niall non stavano scherzando quando avevano sostenuto che Liam si stesse comportando in modo troppo discreto per Zayn. Louis lanciò un'occhiata a Harry proprio mentre Harry stava facendo la stessa cosa, e si scambiarono un piccolo sorriso. Dato che Liam sembrava un po' sconcertato, Louis rispose per lui - perché Louis era un amico meraviglioso, ovviamente. E anche perché il tutto lo distraeva dal fastidioso gorgoglio nel suo stomaco.
"Credo di poter affermare con certezza che in questo appartamento, Niall sia l'unica persona con un interesse esclusivo per le tette."
Facendo ritorno con una bottiglia di vodka in una mano e cinque cucchiai e una confezione di gelato nell'altra, Niall posò tutto tranne il gelato sul tavolino, poi si lasciò cadere in grembo a Harry. "È un lavoro difficile," confidò. "Ma qualcuno dovrà pur farlo. E sono pronto a mettermi sotto."
Harry gli avvolse un braccio attorno alla vita. "Pronto a metterti sotto," disse, con grande enfasi e una risatina alla fine. Gesù. Era assolutamente ridicolo e Louis era così affascinato, così completamente travolto da tutta la situazione.
"Davvero un tentativo di battuta pessimo," gli disse. "È questo il meglio che sai fare? Ho pena per questa maestosa e antica nazione."
Il sorriso di Harry mostrò un sacco di denti. "Nessuno è qui per giudicarmi."
"Oh, io ti sto giudicando," disse Louis.
"No." Lentamente, con dolcezza, Harry scosse la testa. Il suo sorriso si ammorbidì, e Louis volle toccarlo di nuovo - sempre, sempre. "Non lo stai facendo, credimi. Non più. E ti ringrazio per questo."
Non esisteva una risposta adeguata; niente che Louis avrebbe potuto dire che non avrebbe tradito il disagio rovente nelle sue vene. Era ancora tutto coinvolto nello spazio di Harry, e per il bene della propria sanità mentale, avrebbe dovuto fare un passo indietro. Non voleva, però. Lottando per distogliere lo sguardo da Harry, trovò gli altri tre a osservarlo con vari gradi di aspettativa: mentre Zayn e Niall apparivano perlopiù curiosi, il viso di Liam mostrava aperta confusione. Sì, Louis avrebbe dovuto parlargli. Prima o poi.
Fu sorpreso dallo scoprire che il pensiero aveva perso quasi tutta la sua attrattiva.
"Gelato?" domandò, rompendo lo strano silenzio che aveva avvolto la stanza. Con la coda dell'occhio, notò come il sorriso di Harry fosse scomparso, e... merda. Pensandoci bene, era stata una risposta davvero inadeguata alla sua manifestazione sincera di gratitudine, poteva quasi suggerire che Louis fosse a disagio, a disagio con il fatto che Harry si fidasse di lui, facesse affidamento su di lui, lo considerasse un amico.
Erano amici? Potevano essere amici? Poteva Louis considerare Harry come un amico e nulla più, quando in realtà lottava per placare i suoi sentimenti dal passato?
E se non fosse stato affatto il passato?
Louis cercò di scacciare il pensiero non appena gli venne in mente. Ma quello rimase lì.
"Gelato," confermò Niall tempestivamente. "E che qualcuno trovi uno streaming semi legale, così possiamo guardare un po' di tette."
"Semi legale?" Harry si raddrizzò appena e rilasciò un udibile respiro. Il suo braccio era ancora avvolto attorno alla vita di Niall, la loro vicinanza fisica naturale e disinvolta, così come era sempre stato tra loro. Louis arrivò a pensare che tutte quelle volte in cui Harry aveva cercato un contatto con lui, in realtà non aveva significato nulla.
Il che era un bene.
Louis lottò contro il cipiglio che minacciava di formarsi e distolse lo guardo, giusto in tempo per cogliere l'occhiata indagatoria che Liam gli rivolse - l'aveva colto in fallo un'altra volta. Gesù, Louis non era per niente discreto quando si trattava di Harry, vero? Doveva sforzarsi di più.
Liam si alzò dal divano per recuperare il suo portatile. "Non vi preoccupate, ci penso io."
"Assicurati che non avremo la polizia a buttar giù la porta di Sua Altezza Reale, okay?" gli chiese Louis. La risposta di Liam consistette in un'occhiata piatta rasente la noia.
Niall aprì la confezione di gelato, e Louis non fu sorpreso dal fatto che fosse chiaramente fatto in casa, nessuna di quelle robe industriali che si trovavano nei negozi. Si chiese se l'avesse fatto Harry stesso, trovando quasi troppo semplice immaginarlo a mescolare il cioccolato liquido nella sostanza cremosa, con la concentrazione scritta nelle rughe tra le sopracciglia.
Louis doveva smetterla. E doveva mettere una certa distanza tra lui e Harry. Subito.
Non si mosse di un centimetro.
"Chi vuole il primo assaggio?" domandò Niall. Prima che chiunque avesse la possibilità di rispondere, aggiunse rapidamente, "Io, ovviamente," e affondò il suo cucchiaio nel gelato. Per vendicarsi, Harry lo spinse via dal proprio grembo, e Niall capitombolò per terra, urtando il tavolino con il gelato stretto in maniera protettiva al petto.
"Così impari," gli disse Zayn.
"Solo per quel commento," disse Niall, "Non ne avrai neanche un po'. E neanche Harry."
"Ma l'ho fatto io," protestò Harry.
Niall si raddrizzò, sollevando la testa con un ampio sorriso. "Quindi?"
Oltre la testa di Niall, Louis incrociò lo sguardo di Liam. Sollevò le sopracciglia, e Liam sogghignò e annuì, poi strisciò sul pavimento per affondare le dita nel fianchi di Niall, facendolo sobbalzare. Louis approfittò della distrazione per strappargli il gelato dalle mani.
Recuperando un cucchiaio dal tavolino, Louis ignorò gli insulti che Niall gli stava rivolgendo mentre cercava di liberarsi dall'attacco di solletico di Liam. Allungò entrambi gli oggetti verso Harry e ricevette un sorriso lento e sorpreso in cambio. "Grazie," disse Harry, e questa volta, questa volta Louis era pronto con una risposta.
"Non c'è davvero, davvero di che, Principino."
Il sorriso di Harry si allargò. Le loro dita si sfiorarono sulla scatola, quelle di Louis fredde dal gelato e quelle di Harry calde e asciutte, un tocco leggero sul dorso della mano di Louis mentre accettava il cucchiaio.
Louis trattenne il respiro e contò fino a tre prima di ricambiare il sorriso.
**
Avevano deciso di guardare tre episodi, giusto per dare un assaggio a Harry e Zayn.
Verso la metà del primo episodio, Harry si era raddrizzato appena durante la conversazione tra il Nano e il Bastardo, lanciando un'occhiata a Louis. Quest'ultimo ci aveva messo qualche secondo a capire che fosse stata una reazione alle parole del Nano - indossalo come una corazza, e non potranno mai usarlo per ferirti. Louis gli aveva rivolto un sorriso privato e aveva sollevato un sopracciglio.
Alla fine del terzo episodio, Harry si era voltato verso Louis con gli occhi spalancati, la voce indebolita dalla preoccupazione. "Ma cosa succederà al ragazzino? Non possono solo... non possono semplicemente lasciarlo in quelle condizioni, sperando che sia morto. No?"
"È Game of Thrones, tesoro. Non hai ancora visto niente." Louis aveva scosso la testa e intrecciato le mani con quelle di Harry, ritraendole subito dopo averle strette appena.
A quel punto avevano guardato un altro episodio. E poi un altro. E un altro. Per quando il Re morì e suo figlio cominciò a preparare con piacere la propria incoronazione, Zayn si era afflosciato contro il fianco di Liam, la testa sulla sua spalla, sveglio quel tanto che bastava per emettere un verso contrariato ogni volta che Joffrey faceva la sua apparizione. Liam era seduto immobile, lo sguardo fisso sull'enorme tivù di Harry, come se ogni movimento avrebbe potuto compromettere il fragile stato delle cose.
Louis conosceva la sensazione. La mancanza di spazio sul divano l'aveva spinto completamente addosso a Harry con le loro spalle premute insieme, le braccia che si urtavano ogni qualvolta uno dei due si muoveva. La luce dello schermo si rifletteva sul viso di Harry e si intrecciava nei suoi capelli, e Louis voleva catturare ogni scintilla con le sue mani e la sua bocca. Sembrava tutto come un enorme cliché, eppure non riuscì a trovare il coraggio per allontanarsi. Cazzo, quando e come avevano acconsentito a recitare in una commedia romantica?
Voleva tirarsene fuori.
Non voleva davvero farlo.
Ma avrebbe dovuto.
Quando i titoli di coda del settimo episodio riempirono lo schermo, Harry emise un piccolo sospiro e sollevò le mani sopra la testa, stiracchiandosi. Il movimento espose una parte del suo stomaco, le lettere nere tatuate sulla pelle pallida, e Louis era troppo stanco per non fissarlo solo un attimo più a lungo di quanto avrebbe dovuto. Era ora di andare a casa, probabilmente.
"Ehi ragazzi, volete dormire qui?" Le parole di Harry gocciolarono come pioggia a rallentatore. "Cioè, domani dovrete comunque tornare, quindi ha senso, giusto?"
Rimanere lì. Louis non avrebbe dovuto, non avrebbe davvero, davvero dovuto; le cose erano già abbastanza confuse e la lontananza gli avrebbe solo fatto bene. Non che avrebbe dormito nella stanza di Harry, nel letto di Harry, ma era comunque troppo dannatamente vicino.
Zayn sollevò la testa di circa un centimetro. "Se devo dividere il letto con te e Niall, stai tu in mezzo. Non ci sto vicino a quello, scalcia nel sonno. Non so come faccia Babs a sopportarlo."
"Mi ama," disse Niall. "Dovresti provarci qualche volta."
Il modo in cui Liam lanciò un'occhiata al profilo di Zayn da sotto le ciglia fu fin troppo palese. O forse era solo un'impressione di Louis. "Provare a far cosa?" chiese Zayn, lasciando che la testa tornasse di nuovo a poggiarsi sulla spalla di Liam. "Amarti? Scusa, fratello. Sei troppo magrolino per me, è appurato."
Il tono di Niall era indignato. "Ho un po' di muscoli, stronzo." Come per dimostrarlo, piegò il braccio sinistro. In sottofondo, la sigla della serie stava quasi per terminare.
"Sei secco da far schifo. Ora, questi," Zayn gesticolò pigramente verso il bicipite di Liam, gli occhi semi chiusi e la voce assonnata, "sono quelli che io chiamo muscoli."
Persino alla fioca luce della tivù, Louis riuscì a notare che le guance di Liam fossero in fiamme. Era piuttosto fiero del fatto che non fosse scoppiato a ridere, anche se l'impulso divenne quasi insostenibile quando trovò Harry a mordersi il labbro inferiore per reprimere un sorriso, gli occhi brillanti. Dio, Harry era bellissimo.
La distrazione di Louis fu responsabile del fatto che accettò senza difficoltà quando Liam suggerì che loro due condividessero la stanza degli ospiti. Aveva senso, in fondo. Soprattutto perché la metro aveva chiuso circa un'ora prima, e Louis non se la sentiva di trascinarsi fino alla fermata di un bus notturno o di chiamare un taxi.
Aveva senso. Sul serio.
Fu stranamente affascinato dall'apprendere che sia Niall che Zayn tenessero un proprio spazzolino da Harry. La chiara intimità tra loro, il modo in cui non sembravano avere segreti, era... bello. Davvero bello.
Per Louis e Liam, Harry recuperò due spazzolini nuovi, ancora nelle loro confezioni di plastica, e poi andò a cercare loro delle magliette per dormire. Tornò con due che parevano essere vecchie e ormai non utilizzate, e indugiò sulla porta della stanza degli ospiti per chiedere se avessero bisogno di qualcos'altro.
"Credo che siamo a posto, amico," gli disse Liam, mentre Louis dava un'occhiata alla stanza in cui erano presenti un letto a due piazze e una scrivania piena di fogli vari e quelle che sembravano essere stampe di articoli. Avvicinandosi, notò come i titoli fossero tutti relativi alle speculazioni sulla sessualità di Harry. Accanto alla scrivania c'era uno scaffale pieno di libri, e lo sguardo di Louis scivolò sulle copertine logore, soffermandosi su alcuni nomi familiari - Franzen e Pamuk, Machiavelli, Goethe. Alcuni di quelli erano stati nel programma di studi della Eton, altri no. C'erano anche del classici per bambini, ma Louis evitò di soffermarsi su quelli.
Si voltò per rivolgere a Harry un sorriso che doveva essere al limite della stanchezza. "Grazie, Principino. Ce la caveremo. Ci vediamo domani, okay?"
"Va bene. Buonanotte." Harry esitò comunque per qualche altro secondo prima di annuire e andarsene, chiudendo con delicatezza la porta dietro di sé. Il silenzio che scese dopo che se ne andò era palpabile, e Louis lanciò un'occhiata a Liam per trovare quest'ultimo a fissarlo di rimando.
"Credo che stesse aspettando che ti togliessi la maglietta," disse Liam, piegando repentinamente la bocca in un ghigno.
"Non sei divertente." Con un sospiro, Louis si sedette sul letto, e il materasso si piegò sotto il suo peso. Sperò che non fosse troppo morbido; aveva dormito su un materassino da campeggio così spesso che era arrivato a trovare il pavimento più comodo di uno di quei letti in cui sembrava di sprofondare in un marshmallow.
"Non doveva esserlo." Liam marciò verso la finestra per chiudere le tende. Nel tirarle, si fermò a metà per godersi la vista, e dopo un attimo Louis lo raggiunse. Regent's Canal scorreva sotto di loro, l'acqua che rifletteva le luci lontane della città; la maggior parte delle case sull'altro lato era immobile e silenziosa, le finestre buie. Louis appoggiò i gomiti sul davanzale e il mento sulle mani.
"È così bello qui," disse sottovoce. "Immagina di svegliarti con questa vista tutti i giorni. Credi che Harry se ne accorgerebbe se rimanessimo qui per sempre?"
"Probabile." Il tono di Liam era asciutto. "Non sono sicuro che gli darebbe fastidio, comunque. Sembra che ami avere persone attorno."
Anche Louis era così una volta - l'anima di ogni festa, la persona più felice del mondo quando si trovava in mezzo alla gente. Mantenne la sua voce volutamente bassa. "Immagina cosa si provi."
"Già, immagino." Una pausa significativa seguì l'affermazione di Liam. Quando parlò di nuovo, sembrò scegliere le parole con cautela, come qualcuno in procinto di camminare sul ghiaccio sottile. "Ti rendi conto che siamo amici da una vita, ma questa è la prima volta che passiamo la notte insieme?"
Cazzo. Stava per accadere davvero. Stavano per iniziare una vera e propria conversazione, nonostante Louis si sentisse già come se i suoi pensieri fossero appesantiti dalla stanchezza. In qualche modo, riuscì a rivolgergli un sorriso sdolcinato e sfiorò il suo piede con il proprio. "Aw, tesoro, bastava chiedere."
"Non intendevo quello, testa di cazzo." Lanciandogli solo un'occhiataccia di traverso, Liam si allontanò dalla finestra e andò a mettersi una delle magliette date loro da Harry. Gli stava attillata. Louis si mosse per fare lo stesso e scoprì che l'altra maglietta gli stava larga, comoda. Il vago profumo di detersivo gli provocò un senso di familiarità.
Quando si infilò nel letto, Liam si stava già allungando sull'altro lato, una coperta sottile tirata fino alla vita, lo sguardo fisso al soffitto. La lampada sul comodino mostrava la linea triste del suo cipiglio, e tutto d'un tratto, Louis si sentì sfinito.
Non sapeva nemmeno perché stesse ancora combattendo. A quel punto, era diventato un riflesso.
"Lo so che non stavi scherzando," disse piano. Sistemandosi sul suo lato e tirandosi la propria coperta fino al mento, aspettò che Liam si voltasse a guardarlo prima di continuare. "Mi dispiace. Sto cercando di adattarmi, capisci? Mi sento come se stesse cambiando tutto, e sta succedendo così in fretta. Tipo... è come se il momento in cui Harry è entrato nel nostro ufficio abbia innestato una reazione a catena. Voglio dire," sbuffò, "tu hai iniziato a portare le canottiere, porca puttana. Cosa diamine sta succedendo?"
"A me piace quello che sta succedendo." La scrollata di spalle di Liam venne fuori goffa, dato il modo in cui era sdraiato. "Sei un po' cambiato, lo sai? Non come se fossi una persona completamente diversa, ma stai cominciando a... aprirti di più. Sei più radioso, tipo. Mi piace."
Da qualche parte nell'appartamento, Niall stava cantando una canzone pop che Louis riconobbe vagamente. Poi un tonfo, e calò il silenzio. Si sentì il rumore dello sciacquone, seguito dall'acqua corrente, e una porta che veniva chiusa. Dopodiché tutto tacque, e Louis si chiese come si fossero sistemati Niall e Zayn accanto a Harry - se fossero l'uno nello spazio dell'altro, le gambe intrecciate, condividendo lo stesso piumone in tre. Quando Louis aveva girovagato nella stanza di Harry la prima volta che era stato lì, aveva visto solo un piumone, steso sul grande letto incassato nell'alcova. Forse Harry teneva delle coperte in più da qualche parte, per occasioni come quella.
A Louis non avrebbe dovuto importare se Harry dividesse il suo piumone con altri. O magari doveva smetterla di cercare di ingannare se stesso. Rotolando sulla schiena, modellò meglio il cuscino sotto la testa, le parole di Liam a rimbombargli nelle orecchie. Sei cambiato. Sei più radioso.
"Quando ero più giovane. Tipo, sedici anni o giù di lì." Louis si schiarì la gola. "Avevo la cotta peggiore del mondo per Harry. Ero davvero imbarazzante. Mi avresti preso in giro per circa un secolo se mi avessi conosciuto allora."
Liam fece un verso tra il divertito e il sorpreso. "È per questo che ti sei comportato come un coglione con lui? Quando l'hai incontrato per davvero?"
"Già." Spostando lo sguardo altrove, Louis tentò di sorridere, ma gli uscì più come una smorfia. "In realtà siamo andati a scuola insieme. Io e Harry."
"Voi avete fatto cosa?" Nella quiete della notte, la voce di Liam venne fuori amplificata, e lui apparì immediatamente mortificato. "Scusa," aggiunse, a voce molto più bassa.
Louis alzò una mano verso il soffitto e la lasciò cadere di nuovo. Il suo petto si strinse un po', come se ci fosse un peso a premerlo contro il materasso. "A Eton. Ero un paio di anni avanti a lui, però, e avevo il viso molto più da ragazzino. Sono cambiato parecchio. Non mi sorprende che non mi abbia riconosciuto."
Una breve pausa seguì le parole di Louis, poi Liam si sollevò sostenendosi sulle braccia, studiando Louis in silenzio con un mezzo sorriso. "Lo sai, questo è più di quanto tu mi abbia mai raccontato sul tuo passato. Riesco a immaginarmelo, amico - un piccolo Louis, che si pavoneggiava per la scuola come se avesse il mondo ai suoi piedi, che faceva lo stronzetto con i professori, che lanciava di nascosto occhiate al Principe preferito da tutti nei corridoi e durante il pranzo nella mensa." Liam fece una pausa. "Ma almeno Eton ce l'ha una mensa, o sarebbe troppo, uhm..."
"Proletario?" finì Louis per lui. Sbuffò e si spostò per stare più comodo, il materasso non così morbido come aveva temuto. Perlomeno non sarebbe stato svegliato da sogni in cui le sabbie mobili erano in procinto di inghiottirlo. "C'era una mensa enorme, sì, e metà delle case mangiava lì. Gli studenti sono organizzati in diverse case, sai. Come a Hogwarts."
Liam ridacchiò, ma rimase comunque in silenzio, lo sguardo curioso nonostante si stesse chiaramente trattenendo dal fare domande. Analizzando i propri pensieri, Louis cercò di riordinarli in modo che avessero un senso per qualcun altro nonostante non ne avesse mai parlato prima. "È tutto molto elegante - frac e gilet neri, colletto rigido, anche se potevamo usare i nostri vestiti durante i fine settimana." Percepì le sue labbra piegarsi in un sorrisetto. "Ho avuto un periodo in cui indossavo solo pantaloni colorati che vorrei rimuovere dalla mia memoria, ma suppongo che non possa farci nulla al momento."
"Lo sai," disse Liam, quel mezzo sorriso ancora presente, "che assumi un tono più aristocratico quando parli di Eton? Il tuo accento, forse anche un po' le parole. Non ai livelli di Harry, eh. Ma ecco, sì."
"Davvero?" Louis ci pensò su, e sì, aveva senso. Dio, che snob, che coglione viziato era stato ai tempi. "Ad ogni modo, Harry era in una casa diversa dalla mia, una che aveva le proprie strutture per la ristorazione. Immagino che non ritenessero consono che il Principe si mischiasse con la plebe. Aveva anche una guardia del corpo che stava sempre con lui, un tizio corpulento che viveva nella stanza accanto alla sua. Non Johnson, ma qualcun altro."
"Dev'essere stranissimo, vivere così. Tipo, avere qualcuno che segue ogni tuo passo. È venuto su bene, tutto considerato. No?" Liam non aspettò una risposta, rigirandosi sullo stomaco mentre si voltava a guardare Louis, la voce pensierosa. "Non è uno schifo sapere tutte queste cose su Harry, mentre lui non ne ha la più pallida idea? Hai mai pensato di dirglielo?"
"Della mia cotta adolescenziale assolutamente imbarazzante? Certo che no." Louis inspirò, e all'improvviso si sentì più leggero, quasi frastornato dal sollievo. L'aveva fatto. Aveva condiviso quella fetta del suo passato con Liam, ed era stato... semplice, quasi. Indolore. Il mondo non era imploso, e Liam lo stava guardando con affetto senza chiedere più di quanto Louis fosse stato disposto ad offrire.
"Be'." Liam sogghignò. "Non quella parte, ovviamente. Solo su Eton in generale, presumo. Sono abbastanza sicuro che gli farebbe piacere saperlo, è come se glielo stessi tenendo nascosto. Hai tutti questi ricordi con lui, ma lui non sa nemmeno che le vostre strade in passato si sono incrociate. Non è giusto nel suoi confronti, no?"
"La vita non è giusta. Non te l'hanno detto?" Louis fece attenzione a tenere il rancore lontano dalla sua voce. "E hai ragione, non è giusto nei suoi confronti, presumo. Ma non vorrei che facesse ulteriori domande. Tipo su cosa mi è successo dopo."
"O sul perché hai cambiato cognome."
Louis si irrigidì. "Come hai-"
"Ho tirato a indovinare," lo interruppe Liam. "Gesù, non andare nel panico, okay? È solo che, all'inizio, ci mettevi sempre un po' troppo a rispondere quando ti chiamavano, sai? Non lo fai più, non ti preoccupare."
Oh. Sì, va bene, Louis riusciva a capire come fosse arrivato a quella conclusione. Quando Liam si era unito al team di James, circa sei mesi dopo Louis, ogni 'Tomlinson' era suonato estraneo alle orecchie di Louis, aspro e insolito sulla sua lingua. Ormai, l'aveva da tempo fatto suo; era il suo cognome. Una parte integrante di ciò che era diventato.
"Quindi non hai, tipo..." Louis esitò. "Non hai indagato sul mio passato?"
Liam si accigliò. "Non lo farei mai. Gli amici non spiano i loro amici, giusto?"
Le parole erano intessute di risentimento, e Louis gli toccò la spalla, optando per un sorriso. "Scusami. Lo so che non lo faresti, è solo... stupida paranoia. Per favore, non prenderla sul personale."
"No, ho capito." Liam rimase in silenzio per un attimo, poi gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso. "Quindi, tipo, lo so che sei un po' stizzoso riguardo al contatto fisico, ma credo che la situazione richieda delle coccole, che dici?"
Louis espirò una risatina e si fece più vicino, allungando una mano per posarla tra le scapole di Liam. "Va bene. Se proprio devi, immagino che possiamo farci qualche coccola. Solo, non allungare le mani, okay? Lo so che sarà difficile resistere, dato il mio corpo perfetto e tutto il resto, ma devi sapere che-"
La risata di Liam lo interruppe, e fu coinvolto in un forte abbraccio, il viso conficcato contro la spalla di Liam. "Sto soffocando qui sotto," riuscì a dire debolmente, il che contribuì solamente a far stringere la presa a Liam fino a che Louis sospirò e si rilassò tra le sue braccia. Tutto sommato, non era poi così male.
Premendo il naso contro il petto di Liam, prese un profondo respiro, cogliendo il profumo persistente di sapone alla lavanda che era inciso nella sua memoria come appartenente a Harry. Louis avrebbe anche potuto abituarsi a quella storia delle coccole. "Grazie," mormorò.
"Quando vuoi, amico." Quando Liam allentò la presa, Louis non si allontanò. Sinceramente, stava comodo in quella posizione. Gli ricordò di quando rimboccava le coperte alle sue sorelle, leggeva loro le favole della buonanotte mentre si stringevano attorno a lui, ascoltando rapite mentre modificava la sua voce per interpretare i personaggi - il pesciolino blu tutto felice e ottimista mentre implorava di avere una delle squame scintillanti del Pesce Arcobaleno, o la dolce signorina Honey in un battibecco con l'energetica e acuta cascata di parole di Matilda, entrambe compensate dalla scorbutica signorina Trinciabue.
Cazzo, erano anni che non si lasciava trasportare da quei ricordi. Chissà come se la stavano passando le ragazze, se pensassero al loro fratello almeno una volta ogni tanto.
Ingoiando il nodo che gli si era formato in gola, Louis si ritrasse e si sfregò una mano sul viso. Stava bene. Stava bene.
Liam lo guardò con la bocca piegata appena verso il basso. "Allora, immagino ora sia il mio turno, giusto? Di dirti qualcosa sul mio passato." Nonostante avesse puntato chiaramente a un tono casuale, non funzionò; Louis riuscì a cogliere il disagio nelle sue parole.
"Non devi farlo per forza," disse. Non stiamo giocando a 'occhio per occhio'. Non è così che funziona l'amicizia."
"Non è che non mi fidi di te, sai?" Liam appoggiò il mento sul pugno, la luce soffusa della lampada ad attenuare il suo cipiglio. "È più il fatto che sia una storia lunga, da una parte. E dall'altra no, ma non mi va davvero di pensarci. Capisci?"
Sì, Louis capiva. Non aveva raccontato nulla oltre al fatto che avesse frequentato la Eton, e Liam non aveva chiesto - aveva capito di non dover chiedere, probabilmente. Perché comprendeva Louis in un modo che persone come Harry, o Zayn, o Niall, non avrebbero mai compreso.
"Ho capito." Louis fece una pausa per studiare il viso di Liam. "Non devi dirmelo per forza, okay? Mi stavo solo chiedendo, però... ti sei cacciato nei guai con la legge? Tipo... credo che a Ben sia successo. Ma non a te, non credo."
"No, infatti. Le mie missioni, erano," si bloccò un secondo, "autorizzate ufficialmente."
Missioni, pensò Louis. Che cosa hai fatto, cos'è successo? Ha qualcosa a che fare con il fatto che non guidi mai, ma che insisti sempre per occupare il sedile del passeggero?
Si impedì di chiedere, limitandosi ad annuire.
"Che mi dici di te?" Chiese Liam un attimo dopo. "Hai infranto la legge?"
Be'. Si erano verificati alcuni episodi di taccheggio, e la prima volta che Louis accettò soldi in cambio di prestazioni sessuali, aveva avuto diciassette anni. Erano i primi giorni di un novembre insolitamente freddo, con temperature notturne prossime al congelamento, e un letto caldo per la notte era stato il suo obiettivo originario - un lavoretto manuale in cambio di un tetto sopra la testa e magari, se fosse stato fortunato, persino una tazza di tè per colazione. Invece, si era ritrovato di nuovo per strada un'ora dopo con cinquanta sterline in tasca e il cuore incastrato in gola.
Cinquanta sterline per una sega e qualche frase sconcia. Quel tizio era stato generoso, ed era anche decente, nonostante Louis al tempo fosse stato troppo sconcertato per apprezzarlo. Era stato fortunato.
"Niente che mi avrebbe mandato in prigione," rispose, leggermente in ritardo. Semmai, il fatto che fosse stato minorenne avrebbe mandato i suoi clienti in prigione e lui dai suoi genitori. Il che - grazie, ma no grazie.
All'esterno, un motoscafo passò sul canale, poi tutto tacque di nuovo. Avrebbero dovuto dormire un po', specialmente considerando che il giorno dopo avrebbero dovuto ricominciare subito a preparare Harry per l'intervista. Eppure Louis si sentiva completamente sveglio, i suoi pensieri che si agitavano come formiche al lavoro.
Liam aveva accettato la risposta di Louis con un leggero sorriso. Si era appena mosso per spegnere la luce quando Louis gli chiese, "Che sta succedendo tra te e Zayn, allora?"
La stanza era sprofondata nell'oscurità, illuminata solo dalla luce lontana che penetrava attraverso le tende e trasformava le finestre in forme rettangolari. Ci vollero alcuni secondi prima che Liam sprofondasse di nuovo sul suo cuscino, e quando parlò, suonò vagamente confuso. "Non lo so, in realtà. Lui è davvero figo, ovviamente. E molto più simpatico di quel che pensassi. È anche un po' cretino, il che penso che sia una cosa fantastica, sai?"
"Porca puttana, parli come se fossi pronto a chiedergli la mano." Louis sogghignò e si girò su un fianco, chiudendo gli occhi. Riusciva a sentire il suo battito rallentare, meno irregolare nelle sue orecchie. "È l'ora della verità, amico: ti sei o non ti sei fatto una sega su quel servizio di biancheria intima di cui mi hai parlato?"
Liam rise sotto i baffi. "Non ho la benché minima intenzione di rispondere a questa domanda."
"È un sì," decise Louis.
"Chiudi il becco, Tommo." Un breve silenzio seguì le parole di Liam, e nonostante non fosse imbarazzante in quanto tale, Louis si chiese se Liam stesse riflettendo su come il soprannome fosse basato su una bugia. Se Liam fosse stato infastidito, non lo diede a vedere e optò invece per un tono leggero e canzonatorio. "Lo sai, tutto quel flirt in cui siete invischiati tu e Harry..."
"Flirt?"
"Lo chiami Principino e piccolo Principe," disse Liam, pragmatico e completamente imperturbato dall'avvertimento nel tono di Louis. "E forse all'inizio la tua intenzione era quella di sfotterlo, ma ora sembri solo affezionato. Lo sai, credo che potresti piacergli."
Louis inspirò lentamente, con attenzione. "Quindi siamo arrivati a questo punto, adesso? Come un paio di adolescenti che spettegolano sui ragazzi?" A voce molto più bassa, aggiunse, "A parte gli scherzi, non si può fare."
"Per via del tuo passato." Non era una domanda. Louis rispose comunque.
"Non potrei... già. Non potrei mai stare lì con lui, capisci? Non davvero. Vuole qualcuno di stabile, come un ragazzo vero e proprio. Non posso essere io." Lo spazio dietro le sue palpebre era di un nero profondo e vellutato, e lasciò che calmasse le sue riflessioni, sentendole rallentare a passo d'uomo. Non potrei mai essere ciò di cui ha bisogno, ciò che vuole. Che merita.
"Lou..." cominciò Liam, e Louis lo interruppe prima che il tutto potesse deviare in una conversazione che non era pronto ad affrontare, non ancora. Forse per molto tempo.
"Dormiamo e basta," disse.
Passarono tre secondi, poi Liam sbadigliò. "Dormiamo," concordò.
In un tacito segno di gratitudine, Louis strinse appena la spalla di Liam prima di voltarsi dall'altro lato, piegando il cuscino sotto la sua spalla. Si addormentò con il sottofondo dei respiri profondi e regolari di Liam, con le immagini lontane di marciapiedi vuoti e fari delle auto in corsa, id mani strette tra capelli scuri e di occhi serrati, la testa piegata all'indietro in attesa di un bacio che non sarebbe mai arrivato.
**
C'erano, tipo, capelli? Nella sua bocca? E Dio, cioè, non poteva essere più tardi delle sette, ma si erano dimenticati di chiudere le tende la notte precedente, quindi era tutto troppo luminoso, e troppo caldo, e inoltre, inoltre, c'erano capelli nella sua bocca. Un profumo forte e pungente. Zayn.
Harry si ritrasse solo per scontrarsi con Niall, che emise un verso contrariato e agitò le braccia senza svegliarsi. Sorprendentemente, riuscì a colpire Harry dritto sulla mascella. Ottimo.
Strofinandosi il punto dolorante, Harry scivolò giù dal letto e rimase lì in piedi per qualche secondo, cercando di diradare la nebbia dal suo cervello. Un bicchiere di latte, sì. Poi magari avrebbe potuto farsi un altro paio d'ore di sonno perché erano le... ugh, seriamente? Solo le sei e mezza? Troppo presto, già.
Prometteva di essere una calda mattinata. Non si preoccupò di mettersi addosso una maglietta quando uscì dalla camera, facendo attenzione a muoversi in silenzio così da non svegliare Louis e Liam. Ricordare il motivo per cui fossero rimasti a dormire gli fece pensare al fatto che quel giorno avrebbe dovuto affrontare un altro giro di preparazioni all'intervista. Il giorno prima aveva fatto schifo; nessun dubbio al riguardo. Se non fosse riuscito a racimolare un'improvvisa ondata di ispirazione...
Dio, come sarebbe potuto venirne fuori? Ci sarebbe riuscito?
Trovò la cucina deserta e si versò un bicchiere di latte prima di uscire sulla terrazza... e notò Louis seduto sul bordo del divano letto, che sorseggiava una tazza di tè mentre fissava il grande albero che riparava la casa dal sole. Sobbalzò quando si accorse di Harry, poi si immobilizzò, lo sguardo a scivolare lentamente lungo tutto il corpo del ragazzo. Lo stava... lo stava mangiando con gli occhi. Vero?
Ciglia. Pensò Harry, un po' senza senso. Ciglia, zigomi, occhi blu blu. Cazzo, Louis era così bello, tutto angoli affilati e curve morbide, una sintesi di contraddizioni. Aveva davvero senso? Harry non lo sapeva. C'erano un sacco di cose che non sapeva, e come per dargliene conferma, Louis spostò la sua attenzione altrove e strinse le labbra. L'irritazione era scritta sulla rigida posa delle sue spalle, e Harry non riuscì a capire chi fosse il bersaglio - Harry, lo stesso Louis, i lunedì mattina, o il mondo in generale?
La voce di Louis era bassa e spensierata, e si confondeva con la serenità di quell'ora mattutina, con una città che stava appena cominciando a svegliarsi. "Giorno. Non pensavo che qualcun altro si sarebbe svegliato per almeno un altro paio d'ore."
"Neanche io." Harry si avvicinò con cautela e si sedette sul bordo del materasso. "Scusa se ti ho spaventato."
"Non l'hai fatto. Tra l'altro," Louis sbuffò, "è il tuo dannato appartamento, amico. Spero che non ti disturbi che mi sia fatto del tè da solo."
"Lo sai che non è un problema." Scivolando completamente sul divano letto, Harry prese un sorso di latte e lanciò un'occhiata al profilo di Louis, al suo taglio preciso, al modo in cui i suoi capelli scendevano sulle sue orecchie, un po' spettinati dal sonno. Era infagottato nella maglietta di Harry, l'orlo che cadeva ben al di sotto dell'elastico dei suoi boxer. Il modo in cui era seduto, appoggiato contro il muro dell'edificio con le ginocchia al petto, evidenziava gli spessi muscoli delle sue cosce. Harry voleva passare il palmo della mano lungo la sua spina dorsale per attirarlo in un bacio, con Louis a ricambiare senza esitazione.
Forse Louis l'avrebbe fatto.
Harry trascinò via lo sguardo. Era fortemente consapevole di star indossando solo un paio di boxer attillati, e nonostante non si vergognasse del suo corpo, stava cominciando ad avere freddo a causa della brezza che agitava le foglie dell'albero. Afferrando una coperta appallottolata dal pavimento, se la avvolse attorno al busto, lasciando solo le spalle scoperte.
"Non riuscivi a dormire?" domandò piano, così da non disturbare la quiete che li circondava.
"Non sono particolarmente abituato a condividere il mio spazio per dormire. E ho alcune cose per la testa."
"Qualcosa in particolare?" Harry si sforzò per non sembrare invadente, un invito più che una richiesta.
Oltre il bordo della tazza, Louis gli riservò una lunga occhiata. Le sue ciglia tremarono quando prese un sorso, la gola che si muoveva mentre deglutiva. Quando parlò, le sue parole furono trasparenti come il vapore che saliva dal tè. "Cose di famiglia, più che altro. Ho dato un'occhiata ai tuoi libri - mi è venuto un po' da ridere nell'immaginarmi tua madre leggerti Ronja, la Figlia del Brigante come favola della buonanotte."
"Ehi, Ronja è la figlia del re dei ladri, quindi tecnicamente si tratta della figlia di un sovrano. Ritengo che sia perfettamente appropriato." Sogghignando, Harry tirò su la coperta in procinto di scivolare. "E mia madre e Gemma facevano i turni, in realtà. Almeno per i libri più semplici, quelli che Gemma riusciva già a leggere."
Di nuovo, Louis rimase in silenzio per un attimo. Agli angoli della bocca aveva l'accenno di un sorriso, chiaramente malinconico. "È una bella cosa, sai?"
Quello era il punto in cui Harry si sarebbe aspettato che Louis si chiudesse in se stesso. In quel momento però, con la giornata appena iniziata e mite a circondarli, Harry si chiese se, solo per quella volta, sarebbe stato diverso. Mantenne il suo tono leggero. "Non ti leggevano le storie della buonanotte quando eri piccolo?"
Lo sguardo tagliente di Louis fece intendere che fosse perfettamente consapevole di quel che Harry stesse facendo. Harry rispose con un sorriso innocente, sperando di renderlo ancor più innocuo dal fatto che probabilmente sfoggiasse dei baffi di latte. I suoi sforzi gli valsero un grugnito da parte di Louis.
Concentrandosi sul suo tè, Louis infilò il piede nudo sotto un angolo della coperta. "Me le leggevo da solo, o la babysitter quando c'era." Fece una pausa, e quando continuò, la sua voce era talmente bassa che fu difficile comprenderlo. "Leggevo alcuni classici alle mie sorelle, però, è per quello che li conosco. Come il Pesce Arcobaleno, ho visto anche quello nella tua libreria. Willy Wonka e Matilda."
Harry si spostò più vicino, abbastanza da offrire a Louis un migliore accesso alla coperta. Con un piccolo sorriso, Louis la avvolse attorno ai suoi polpacci. Era chiaro che non avrebbe approfondito ulteriormente l'argomento lettura alle sorelle, così Harry proseguì con, "La prima volta che mia madre mi lesse Le Streghe, ero spaventatissimo. Imitò tutte le voci, e la sua Strega Suprema era piuttosto terrificante." Sollevò un sopracciglio. "Non ti conviene metterti contro di lei, credimi."
"Non era nei miei piani," disse Louis impassibile. Ma i suoi occhi erano divertiti, luminosi, e fu quello il motivo che spinse Harry a insistere per ottenere qualche informazione in più.
"Ma allora i tuoi genitori non ti leggevano niente?"
"Oh, non erano quel tipo di genitori." Era un'affermazione sarcastica, molto pragmatica, e un angolo della bocca di Louis si piegò in una smorfia. "In realtà, erano più il tipo di genitori che organizza ricevimenti eleganti e sfoggia i propri figli come pezzi in una mostra d'arte."
Gesù Cristo. Nessuna traccia d'affetto, quindi?
Harry ripensò a Louis con quei ragazzini di strada, il modo in cui si era inserito perfettamente tra loro e sembrava essersi adattato senza difficoltà al loro modo di parlare. Loro l'avevano trattato come una persona da rispettare - ma non con quel tipo di rispetto che uno concederebbe a un estraneo.
Da quanto tempo Louis stava con James? Come era finito lì? Cosa era successo tra i ricevimenti eleganti dei suoi genitori e il lavorare per James? A pensarci bene, quanto erano stati eleganti quei ricevimenti? E perché Louis sapeva tutte quelle cose sul Protocollo Reale, quando era quel tipo di conoscenza che uno si aspetterebbe da un nobile piuttosto che da un cittadino comune? Come, perché, cosa, quando?
"Ti manca? La tua famiglia?" Harry osservò Louis con la coda dell'occhio. "Cioè, da quel che ho capito non parli spesso con loro. O sì?"
Parecchi secondi si trascinarono prima che Louis rispondesse. "Mi mancano le mie sorelle ogni tanto. Ma è passato molto tempo." Nonostante fosse gentile, il suo tono non invitava a porre ulteriori domande. Spingendo le dita del piede contro la caviglia di Harry, si mosse subito per chiedere, "Che mi dici di te? Cosa ti ha tirato fuori dal letto a quest'ora?"
Capitolo chiuso. Okay, Harry avrebbe rispettato i tempi di Louis.
"Mi sono svegliato con la bocca piena dei capelli di Zayn. Subito dopo Niall ha cominciato ad agitarsi, colpendomi in faccia con un braccio." Harry sorrise contro il suo latte, poi adocchiò la tazza di Louis con improvviso interesse.
"Povero piccolo." Louis suonò estremamente indifferente, e solo per quello, Harry posò effettivamente il suo latte, poi sfilò la tazza di tè dalle dita di Louis. Il ragazzo fece un verso contrariato e cercò di allontanarsi, ma il muro limitò i suoi movimenti, e l'elemento sorpresa fu dalla parte di Harry. Con un sorriso trionfante, prese un'enorme sorsata, quasi bruciandosi la lingua, poi gli restituì la tazza. Louis la accettò lanciandogli un'occhiataccia e stringendo brevemente le dita attorno al polso di Harry.
"Ladro," borbottò. "Derubare i tuoi sudditi, sul serio, non posso crederci, Principino. Dov'è Robin Hood quando serve?"
"Quella è la mia tazza, la mia acqua, il mio tè," disse Harry.
"Io ho fatto tutta la fatica, e questa tazza è compresa nel pacchetto. È mia adesso. Diritto consuetudinario."
E così Louis si considerava davvero il legittimo proprietario di quella tazza. Harry l'aveva già sospettato dopo che il giorno prima Louis aveva scacciato la mano di Liam quando il ragazzo a un certo punto aveva cercato di prenderla. Keep calm and drink tea. Niall l'aveva comprata in un mercatino di beneficenza a Maidenhead, poco tempo dopo l'iniziale crisi di Harry sulla sua sessualità. Le lettere ormai erano sbiadite, i contorni lavati via da anni nei quali era stata in possesso di Harry, e il bordo era scheggiato. Eppure Harry non pensava che avrebbe mai avuto il coraggio di disfarsene.
Se Louis voleva illudersi che ci fosse la possibilità che potesse tenerla, be'. Non sarebbe successo.
"Non pensare nemmeno di cercare di portartela via," gli disse Harry. "Mi costringeresti a mandare i Servizi Segreti a cercarti. Non sarebbe divertente."
"Per una vecchia tazza usurata?" Louis piegò l'angolo della bocca. "Non credi che sarebbe una reazione leggermente eccessiva, tesoro?"
Tesoro. Era la terza volta che Louis si rivolgeva a Harry in quei termini, e per due volte era uscito con una nota di sarcasmo, una nel tentativo di confortarlo. Con i ragazzi di strada, Louis l'aveva usato frequentemente, e se l'era anche lasciato scappare quella primissima volta al telefono, quando aveva scambiato Harry per... oh. Quando aveva scambiato Harry per un ragazzino che chiamava per un consiglio. In quel momento aveva tutto molto più senso.
In ogni caso, Louis aveva usato quel termine in modo piuttosto casuale, quindi Harry non poteva giustificare la luminosa scintilla di speranza che gli agitò lo stomaco. Scelse comunque di interpretarlo come un segno che i muri di Louis si stessero assottigliando, guadagnando crepe su crepe.
"Quella tazza significa molto per me." Harry sperò che il lieve ritardo nella risposta non fosse stato evidente. "Non la condivido con chiunque."
"Mi stai forse dicendo che sono 'chiunque'?" Louis lo fece sembrare come una sorta di affronto, e Harry non riuscì a resistere dal trascinarlo in un abbraccio impulsivo, ridacchiando.
"Tu sei il più chiunque che abbia mai conosciuto."
"Quante cazzate," brontolò Louis. "Non ha nemmeno senso. E cosa credi di fare? Non vorrai - va bene, stai attento, ho del tè tra le mani. Tè caldo. Tè bollente." Malgrado le proteste, si accucciò su Harry, respirando contro sua spalla nuda.
Harry rimase immobile e in silenzio, e dopo pochi secondi, Louis si rilassò ulteriormente nella sua presa.
"Allora, piccolo Principe..." La voce di Louis era appena un sussurro. "Sei pronto per un altro tentativo oggi? Ricominciamo?"
"Devo farlo e basta, no?" Harry non intendeva dirlo in modo così lamentoso. Rubò un altro sorso di tè dalla tazza di Louis, ma non riuscì ad alleviare il debole brivido nel suo stomaco al pensiero di essere costretto a subire nuovamente una serie di domande a raffica. Il calore e la solidità del peso di Louis contro di sé lo aiutò, anche se solo un minimo.
Questa volta, Louis aveva ceduto il tè facilmente. Quando se lo riprese, le loro dita si sfiorarono sulla ceramica calda, e Louis lasciò che il suo tocco indugiasse per un attimo, voltando la testa per incontrare gli occhi di Harry. "Puoi ancora tirarti indietro. In questo momento, è ancora possibile. Se ti sei reso conto che non vuoi davvero andare fino in fondo a questa storia, è questo il momento." Gli angoli della bocca di Louis si piegarono verso il basso, il movimento a malapena percettibile. "Nessuno ti biasimerebbe."
"Tu lo faresti," disse Harry sottovoce. Erano così vicini, pochi centimetri a separarli. Sembrava come se il mattino stesse trattenendo il suo respiro, tutti i rumori che svanivano pian piano, una fragile immobilità.
Lentamente, Louis scosse la testa. Interrompendo il contatto visivo, si piegò verso la tazza di tè, soffiando sulla superficie. Il vapore offuscò per un attimo il suo viso. "Non lo farei. Non più. Se hai cambiato idea, se non è più quello che vuoi, se pensi che non sia la cosa giusta per te..." Si interruppe, mordendosi il labbro inferiore, abbassando lo sguardo in modo che le ciglia nascondessero i suoi occhi.
Il sangue di Harry vibrò di una strana necessità, le immagini nella sua testa indefinite come fotografie sfocate. Espirò, schiarendosi la mente. "Non voglio tirarmi indietro."
Louis sollevò lo sguardo. "Sei sicuro?"
"Sono sicuro." Venne fuori sorprendentemente convinto, e non appena Harry l'ebbe pronunciato, si rese conto di quanto fosse vero. C'era la possibilità che avrebbe potuto pentirsi della sua decisione, ma se non l'avesse fatto in quel momento, non c'erano dubbi sul fatto che non si sarebbe mai perdonato. "Sono sicuro," ripeté.
Il sorriso di Louis nacque dai suoi occhi e crebbe, luminoso, fino a che non raggiunse tutto il suo viso. Harry deglutì e sorrise di rimando, ogni cosa lenta e radiosa. Si sentiva come se fosse sull'orlo di un precipizio, pronto a cadere.
Se avesse baciato Louis in quell'istante, in quell'istante, in quell'istante...
Louis si raddrizzò e si allontanò di qualche centimetro, abbastanza per sollevare una mano e sfregare il pollice sulla nera 'A' tatuata sulla spalla sinistra di Harry. "Per tua madre?" intuì. "E la 'g' sull'altro lato è per tua sorella?"
Harry annuì e non osò muoversi. Dopo un lasso di tempo che avrebbe potuto coprire un paio di secondi o gran parte di un secolo, Louis ritrasse la mano. Si allontanò maggiormente, sfilandosi da sotto la coperta, e incrociò le gambe, ma il suo corpo era completamente rivolto verso Harry. "Credi che," cominciò, la voce più fievole del solito, "sarebbe più semplice se non dovessi affrontare l'intervista da solo?"
C'era una sfumatura di rosso sulle guance di Louis? Harry non riusciva a capirlo. Harry non riusciva a respirare. "In che senso?"
"Tua madre e tua sorella." Louis avvicinò la tazza alle sue labbra, ma non bevve. "Mi hai detto che ti supportano, e che ovviamente ti fidi di loro. E se facessero l'intervista con te? Potremmo presentare al pubblico un fronte unito. Credi che renderebbe le cose più semplici?"
Harry ci mise alcuni secondi ad elaborare le parole di Louis, come se avesse messo assieme i vari pezzi di un sogno, come se si fosse svegliato e si fosse reso conto di ciò che lo circondava - la brezza mattutina a raffreddargli la pelle, una macchina che passava sulla strada sottostante, l'odore pungente del tè di Louis. Lo stretto nodo di delusione nel suo stomaco.
Stringendosi maggiormente la coperta attorno al corpo, Harry annuì. Non riuscì a trovare la forza per incontrare lo sguardo di Louis.
**
Se Louis era stato sfacciatamente indifferente, persino irrispettoso, la prima volta che aveva incontrato Harry, fu invece la personificazione della correttezza quando incontrò Anne e Gemma. Inclinò la testa in un'impeccabile esecuzione del protocollo, fu educato senza essere deferente, affascinante e divertente, professionale. Harry era allo stesso tempo sollevato e impressionato.
Quando incrociò lo sguardo di Louis, quest'ultimo gli fece l'occhiolino, un accenno di un sorriso a curvare le sue labbra. Un attimo dopo, rispose alla domanda di Anne su come fosse finito a lavorare per James Corden con un racconto divertente su un incontro casuale in un bar, e su come l'abilità di Louis di sottrarre gli snack sotto il naso del barista fosse stato il motivo per cui avesse ottenuto il lavoro. Era possibile che stesse raccontando la verità, o almeno parte di essa.
Si sedettero per discutere sulle domande da porre e sulle risposte che avrebbero avuto bisogno di rivedere. La prima prova fu incerta - benché fosse migliore dei tentativi che Harry aveva fatto da solo - mentre la seconda andò piuttosto bene. La terza, però...
La terza fu brillante. I sorrisi di Harry furono naturali, e le sue parole suonavano fluide e disinvolte, la sicurezza rafforzata da Gemma alla sua destra e Anne alla sua sinistra. Gemma si inserì per parlare di come ormai fosse l'unica responsabile per proseguire la discendenza, e lo fece con vivacità e umorismo. Dopo che Anne ebbe risposto amabilmente a come la sessualità di Harry avrebbe potuto avere un impatto sulle relazioni estere - "La gente tende sempre a dimenticare che la Germania ha avuto Guido Westerwelle, un ministro degli esteri dichiaratamente omosessuale, e che il Paese non è andato in rovina per questo?" - Niall saltò in piedi per un applauso spontaneo.
Di nuovo, Harry incrociò lo sguardo di Louis. Il ragazzo gli stava sorridendo a trentadue denti, felice, e Harry percepì il proprio sorriso scemare in qualcosa di fin troppo tenero e privato.
Louis sbatté le palpebre, si voltò e raggiunse Liam per esaminare il video che avevano registrato. Harry impiegò alcuni secondi per muoversi. Arrampicandosi sulla schiena di Niall, pretese di essere portato a cavalluccio, ma il tutto si concluse con entrambi per terra, mentre Zayn rideva e Gemma dichiarava che fossero due idioti. Anne li guardò con un sorriso gentile.
"Non distruggerlo," disse Louis a Niall. "Potrebbe ancora tornarmi utile."
"Davvero?" domandò Harry, alzando la testa per guardare Louis dal punto in cui era sdraiato sul pavimento. "In che modo?"
Louis sbuffò e non rispose. Harry era sicuro che questa volta, non si fosse immaginato il rossore sulle guance del ragazzo.
Non si era neanche immaginato il modo in cui Louis aveva mantenuto un'attenta distanza tra loro per un po'. Non si rilassò fino a che Anne e Gemma non se ne furono andate e loro cinque si ritrovarono sul pavimento del salotto di Harry, gridando concitati durante un torneo di FIFA. La spalla di Louis premeva contro il braccio di Harry, e Harry non aveva mai incontrato nessuno che lo confondesse così tanto. Non aveva neanche mai incontrato nessuno che lo affascinasse così tanto.
**
Se le circostanze fossero state diverse, Louis avrebbe deriso l'opulenza di Buckingham Palace. Si sarebbe complimentato in modo passivo-aggressivo per i tessuti pesanti e luccicanti, i lampadari scintillanti e le cornici dorate degli enormi specchi, avrebbe persino potuto tentare di portarsi via un elaborato candeliere di nascosto. L'avrebbe anche potuto rivendere per una bella cifra, soldi che gli sarebbero tornati utili se avesse mai avuto la necessità di tirare fuori un ragazzino di prigione.
Ma in realtà, era troppo concentrato sull'onnipresenza delle telecamere, sul calore dei riflettori. James stava parlando con David Dimbleby, ed entrambi sembravano perfettamente a loro agio, ma Louis aveva visto come quel tizio si fosse completamente immobilizzato quando aveva dato una prima occhiata alle domande che avrebbe dovuto fare. Alla fine, Dimbleby aveva dato una pacca a James sulla spalla con un'espressione allegra, poi era andato a prendere posto su una poltrona che era stata sistemata in modo da trovarsi di fronte a uno dei divani in broccato, in attesa della Regina e dei suoi figli.
Occupando lo spazio che Dimbleby aveva appena lasciato, Louis abbassò la voce in modo che solo James potesse sentirlo. "L'hai avvertito di attenersi a quelle dannate domande?"
"Lo farà." Il tono di James era cordiale e sicuro. "Rilassati, Louis. Possiamo sempre fare un secondo tentativo. O un terzo. E approveremo noi il montaggio finale prima della messa in onda di stasera."
"Lo so." Louis lo sapeva, era quello il punto. Ma voleva che il primo tentativo filasse tutto liscio, senza intoppi, così Harry non l'avrebbe dovuto rifare una seconda volta, non avrebbe cominciato a dubitare di se stesso così come aveva fatto dopo le loro prime prove. Louis aveva odiato il modo in cui Harry era diventato tutto piccolo e incerto, e se fosse successo di nuovo quel giorno... Per favore, no. Non aiutava il fatto che né Zayn o Niall fossero riusciti ad essere lì. Neanche Liam era presente, data la sua tendenza a evitare concentrazioni di troppe facce sconosciute.
Solo Louis, quindi.
"Rilassati," ripeté James. Il suo sorriso era gentile. "È un ordine."
Louis annuì rigidamente. Va bene, okay. Doveva darsi una calmata. Calmo, calmo, calmo. Era un tè freddo, un cetriolo ghiacciato, un gelato di Ben & Jerry's. Stava benissimo, nessuno era mai stato così bene nella storia di sempre.
Cazzo, se lui era già un fascio di nervi, poteva solo immaginare come dovesse stare Harry.
Quando l'attività nella stanza cessò per un istante, per poi riprendere nuovamente in modo quasi frenetico, Louis seppe che la Famiglia Reale fosse arrivata. Si voltò, individuando immediatamente Harry, protetto da sua madre e sua sorella. Camminando a testa alta, indossava un completo nero su misura che gli calzava magnificamente, evidenziando le spalle ampie e le anche snelle, avvolgendosi attorno alle sue cosce.
Non appena Louis andò oltre la pura grazia del corpo di Harry per concentrarsi sul suo viso, sentì i propri muscoli bloccarsi. Gli occhi di Harry erano vitrei, la pelle pallida.
Oh, cazzo.
**
Harry stava per vomitare. Avrebbe aperto la bocca per rispondere alla prima domanda - Buon pomeriggio, come sta? - e invece delle parole, la sua colazione avrebbe colpito il pavimento. Sarebbe stata un'esperienza assolutamente terribile per tutte le persone coinvolte.
Mettendo un piede di fronte all'altro, fece del suo meglio per isolarsi dal frenetico ronzio di attività, dalle persone che brulicavano attorno a loro, da sua madre che stava chiamando qualcuno con voce forte e chiara. Piede sinistro. Piede destro.
"Tesoro, ti senti bene?" Era una sincera preoccupazione, e a Harry servì qualche secondo per capire che sua madre si stesse rivolgendo direttamente a lui, e merda, cazzo, era così lontano dallo star bene che c'erano continenti, no, interi universi a renderlo evidente.
Inghiottì la bile che gli stava risalendo in gola e cercò di annuire. "Dammi solo un attimo per... Torno subito, scusami. Tornerò - bagno. Torno subito."
Con ciò, si voltò e si allontanò, compiendo passi rapidi verso l'uscita, tieni le spalle dritte e la testa alta, non guardare nessuno. Gli sembrò che qualcuno lo stesse chiamando, ma questo lo portò solo ad accelerare il passo.
Non appena riuscì ad uscire dalla stanza, svoltando l'angolo e appoggiandosi contro un muro, sentì finalmente la calma cominciare ad avvolgerlo. Inclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi.
Respira.
Enormi boccate d'aria. Espira in fretta.
Ripeti.
Un tocco inaspettato sulla spalla lo fece sobbalzare.
"Harry," disse Louis, "Principino," e poi lo attirò in un brusco abbraccio che lo colse di sorpresa. "Ehi," mormorò Louis, sottovoce, dritto nell'orecchio di Harry. "Ehi, ciao, respira. Respira con me."
"Io..." Harry tossì. Le sue costole gli stavano schiacciando i polmoni, dietro le palpebre vedeva tutto rosso. "Non posso. Louis, non posso farlo."
"Sì che puoi." Louis suonava così sicuro, e da dove aveva preso quella sicurezza se era stato presente durante le prove di Harry, l'aveva sentito balbettare e incespicare sulle sue stesse parole? Se aveva visto tutto? Harry nei suoi momenti peggiori?
"Non posso," ripeté Harry, e Louis rimase in silenzio per un attimo prima di ritrarsi. Entrambe le sue mani rimasero sulle spalle di Harry, forti attraverso il tessuto del suo completo, forti come aspettative, forti come delusioni. Harry si rifiutò di aprire gli occhi.
"Harry." Louis lo stava implorando. "Guardami."
Stringendo le palpebre, Harry scosse la testa.
"Harry." Questa volta, venne fuori come un ordine, e portò solamente Harry a indietreggiare alla cieca e scontrarsi con il muro, continuando a scuotere la testa. Non poteva.
Non poteva, non poteva farlo.
"Non posso."
Per un attimo, la presa di Louis si allentò, e Harry pensò che se ne fosse andato, che si fosse allontanato da quel patetico straccio che era Harry. Louis aveva avuto ragione fin dall'inizio: Harry non si meritava nessuno dei privilegi che la vita gli aveva riservato, non quando non riusciva neanche a controllarsi abbastanza a lungo da essere onesto per una volta.
Poi Louis tornò dritto ad occupare il suo spazio. I loro corpi erano premuti insieme dalla testa ai fianchi ai piedi, il tessuto della giacca di Louis che sfiorava la pelle di Harry. I suoi pensieri si arrestarono del tutto.
"Harry. Harry." Venne fuori delicato, reverente. Louis fece scivolare una mano sotto la giacca di Harry, il palmo contro la sua schiena, per portarli ancora più vicini. "Non farlo. Non buttarti giù. Sei bellissimo, okay? Sei così, così bello, e io non - puoi farcela. So che puoi, perché ti ho visto."
Lo stomaco di Harry si gonfiò con un profondo respiro. Non si azzardò a muoversi. Con gli occhi ancora serrati contro il mondo, non c'era alcun modo per sottrarsi al calore di Louis, al debole profumo della sua colonia, alle sue labbra umide sulla mascella di Harry.
Sbattendo le palpebre, Harry impiegò qualche secondo per mettere a fuoco il suo viso. Erano così vicini che i suoi lineamenti sembravano sfocati. "Cosa... Louis?"
Louis lo stava fissando con una strana intensità, perfettamente immobile. Così vicino, Dio, e Harry era terribilmente consapevole di tutti i punti in cui si stavano toccando, del calore irradiato dalla mano di Louis contro la sua schiena, del tremore nelle sue vene. Da qualche parte in lontananza, una voce stava chiamando il nome di Harry.
Louis trasalì. Il suo sguardo si spostò per un attimo, poi tornò nuovamente su Harry. Con gli occhi sgranati, era come se la sua espressione fosse stata spezzata, una punta di disperazione nel sussurrare, "Voglio davvero baciarti in questo momento. Ho sempre voglia di baciarti. Lo sai questo?"
Oh Dio.
Oh Dio.
Prima che Harry potesse trovare le parole o anche solo la sua voce, prima che potesse anche solo muoversi, Louis si allontanò di scatto. All'improvviso ci fu mezzo metro di spazio tra loro, che sembrò come un chilometro.
Harry stava per sporgersi in avanti e afferrarlo - ti prego, ti prego, sì - ma Louis aveva già fatto un altro passo indietro. In quel momento Gemma spuntò da dietro l'angolo, i capelli color melanzana sciolti dietro di lei. Andò quasi a sbattere contro Louis, limitandosi a un distratto, "Scusa, permesso," e stava già stringendo la spalla di Harry quando Louis annuì. Fu un gesto incerto, e il suo sguardo rimase su quello di Harry per un altro istante prima di distoglierlo.
"Inizia lo spettacolo, nanerottolo," annunciò Gemma, e... un momento. Merda. L'intervista. Harry se n'era quasi dimenticato.
Voleva davvero andare fino in fondo. E l'avrebbe fatto.
Incrociando lo sguardo di Gemma, Harry le rivolse un sorriso, o qualcosa che avrebbe dovuto passare per un sorriso, comunque. Inizia lo spettacolo. "Okay. Facciamolo, allora."
"Facciamolo," ribadì lei, tirandolo verso il corridoio. Per quando Harry si ricordò come ci si muovesse, Louis era già parecchi passi avanti, la schiena dritta, le spalle rigide. Lanciò un'occhiata dietro di sé, però, e quando lo fece, fu per rivolgere a Harry un sorriso rassicurante.
Fu abbastanza perché il petto di Harry si alleggerisse.
Puoi farcela.
**
C'era stato un momento - come stare in equilibrio su una fune, come lanciare una moneta - in cui Louis non aveva saputo quale decisione prendere. Tutto quello che sapeva era che Harry avesse bisogno di qualcosa da lui; una spinta o uno strattone, un calcio o un bacio.
Louis era stato quasi sul punto di attaccarlo verbalmente. C'era andato così vicino, aveva già le provocazioni sulla punta della lingua, chiedendosi se Harry gli avrebbe creduto solo il tempo necessario per raccogliere la sfida. Quindi sei proprio quel codardo che pensavo che fossi. Non so cosa mi aspettassi. Non che tu abbia mai dovuto lottare per qualcosa, eh, Principino? Continua così, allora. Proteggi quella patetica piccola bugia che è la tua vita. Spero solo che tutto l'oro possa compensare la tua gabbia.
E invece poi Louis aveva optato per l'onestà.
Persino in quel momento, riusciva a sentire il suo cuore battere nei polpastrelli, pulsare l'eco delle sue stesse parole; baciarti, ho sempre voglia di baciarti. Ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva lo shock scritto nei lineamenti di Harry. La confusione nel suo sguardo.
Fino ad allora, Louis aveva pensato che fosse abbastanza probabile che Harry avrebbe voluto baciarlo, e forse era così, ma la sua reazione... be'. Potrebbe essere stata la situazione frenetica. In ogni caso, le parole di Louis erano servite al loro scopo.
In disparte, osservò Harry sorridere a Dimbleby, gentile e disinvolto, inclinando appena la testa per evitare il bagliore dei riflettori. La sua voce aveva una nota timida mentre parlava di come un giorno avrebbe voluto una famiglia, avrebbe voluto sposarsi e avere dei bambini, non molto diverso in realtà dal genere di cose a cui un uomo etero avrebbe potuto aspirare.
Era bellissimo, e Louis voleva ancora baciarlo.
Voleva molto più di quello.
**
La prima ripresa dell'intervista era stata tanto vicina alla perfezione come quel genere di cose sarebbero potute essere. Dimbleby ritenne comunque necessario farne un'altra, giusto per essere certi che avessero alternative, e Louis riuscì a vedere Harry deglutire, le labbra stringersi per un attimo, prima di annuire.
Durante la seconda ripresa, Niall apparve dal nulla e scivolò nello spazio accanto a Louis. Per il modo in cui Louis era stato esclusivamente concentrato su Harry, l'improvvisa apparizione di Niall lo fece trasalire. Cercò di camuffare la sua reazione inarcando un sopracciglio, la voce bassa in modo da non interrompere la registrazione. "E tu come sei entrato? La sicurezza fa davvero schifo in questo posto, vero?"
"Potrei benissimo gestire tutto io qui," disse Niall con un ghigno. "Ho sempre voluto essere... come il Maestro dei Sussurri di Game of Thrones? L'uomo ragno che muove i fili sullo sfondo? Il lavoro dei sogni."
"Varys," gli suggerì Louis. "L'eunuco pelato. Mi dispiace, ma non sei abbastanza inquietante. O abbastanza discreto. O abbastanza castrato. O abbastanza nascosto-nell-ombra."
"Mi hai ferito." Il sorriso di Niall non si attenuò affatto. Appoggiò la spalla contro il muro accanto a Louis, lanciando un'occhiata laddove Harry era sistemato tra sua madre e sua sorella, tutti e tre a formare un fronte forte e unito. Com'era giusto che fosse. Persino il padre di Harry, lontano dai suoi figli al punto che Harry aveva detto che si parlavano forse una volta al mese, aveva trovato parole di incoraggiamento quando Harry l'aveva chiamato quella mattina.
Louis era contento che Harry potesse contare sul supporto della famiglia. Pensava che sarebbe stato invidioso, eppure l'unica cosa che provò fu infinita riconoscenza.
"Sopravvivrai," si ricordò di dire a Niall.
Insieme, guardarono il resto dell'intervista. Filò tutto liscio, Harry si impappinò in una risposta solo una volta, e poi rise di sé in un modo che avrebbe conquistato ogni cuore del Paese. Be', ogni cuore che non fosse fatto di pietra. O avvolto nell'omofobia o in pregiudizi anti-monarchici.
Dio. Gesù Cristo, Harry lo stava facendo davvero. Cinque ore dopo, alle sette in punto, l'intervista sarebbe andata in onda sulla BBC One come una variazione speciale del programma senza preavviso, e sarebbe stato lanciato come una bomba. Ogni singolo giornale inglese l'indomani avrebbe gridato quella storia dalla copertina. La maggior parte delle testate internazionali avrebbe fatto lo stesso - e sebbene molti avrebbero ammirato il suo coraggio, alcuni l'avrebbero dipinto come un peccato. Persone che non l'avevano mai conosciuto l'avrebbero odiato solo per la sua sessualità. Sarebbe stato al centro di una tempesta, e nonostante avessero pianificato le conseguenze, si era trattato principalmente di ipotesi. E se la realtà avesse dimostrato che avevano torto?
Louis voleva annullare tutto. Voleva prendere Harry e portarlo fuori da quella stanza, fuori da quella città, nasconderlo dove il mondo non avrebbe potuto toccarlo.
Non era in suo potere.
Nel momento in cui l'intervista finì, Niall si scostò dal muro e fu la prima persona ad avvolgersi completamente attorno a Harry, soffocandolo in un abbraccio. Harry si abbandonò contro il suo corpo. Oltre la spalla di Niall, incrociò lo sguardo di Louis proprio mentre quest'ultimo era riuscito a riprendere il controllo della situazione. Il sorriso di Harry era tutto nei suoi occhi, un caldo bagliore che fece vacillare il cuore di Louis. Ricambiò il sorriso, mostrandogli il pollice in su.
Niall lasciò Harry per fare posto a Gemma, e poi Harry fu improvvisamente accerchiato da persone, come falene attratte dalla luce. Tutti volevano un pezzo di lui.
Louis sgattaiolò fuori dalla stanza senza incrociare nuovamente gli occhi di Harry. Tirò fuori il cellulare e gli mandò un breve messaggio - 'Sei stato fantastico !! Devo occuparmi di alcune cose in ufficio , ci vediamo stasera per la messa in onda ?' - e lasciò il Palace senza guardarsi indietro. Si sentì come qualcuno in fuga dalla scena del crimine.
STAI LEGGENDO
Wear It Like A Crown [Larry Stylinson • Italian Translation]
FanfictionCome parte di un team di professionisti assunto per gestire uno scandalo omosessuale a Buckingham Palace, Louis si aspetta che il Principe Harry sia un sacco di cose - soprattutto un viziato moccioso reale. Non importa che lo stesso Principe Harry i...