Emell Sande - Read All About It, Part III
Harry si svegliò con dei postumi da sbronza immaginari.
Senza tener conto che la sera prima si fosse concesso solo un bicchiere di vino, la sua testa pulsava a tempo con il suo cuore. Aveva avuto un sonno irrequieto, svegliandosi di soprassalto da sogni in cui gli sparavano e in cui gli sembrava di sentire rintocchi di campane e cani che abbaiavano, come una chiamata alla caccia.
Non era obbligato a farlo. Nessuno lo stava costringendo a fare coming out. In quel momento, era un esercizio teorico. Se avesse chiamato Louis in quell’istante e gli avesse detto di lasciar perdere, non avrebbe mai dovuto affrontare la realtà dei fatti, non avrebbe neanche mai dovuto considerare i possibili scenari. Certo, sarebbe passato per un codardo, e avrebbe deluso Gemma e sua madre. Niall e Zayn, d’altra parte, avrebbero risposto con lo stesso, “Qualsiasi cosa sia meglio per te, fratello,” che era stata anche la loro reazione quando Harry aveva detto loro che forse, molto probabilmente, aveva intenzione di fare coming out.
Ma non era un problema loro, no?
Be’, lo era. In parte. Ma anche no.
Il cervello di Harry stava cercando una via di fuga dalla sua testa. Era quindi arrivato il momento di tirare fuori di nuovo quella lista di pro e contro. Dopo una doccia, del tè, e dopo aver controllato quando sarebbe stato atteso all’ospedale pediatrico per inaugurare il nuovo reparto.
**
Verso l’ora di pranzo regnava il silenzio, tutti erano usciti, eccetto Liam e Louis che erano rimasti in ufficio. Si erano impadroniti della sala riunioni, Louis ad esaminare dei documenti mentre Liam digitava con dita veloci sulla tastiera del suo portatile. Essendo venerdì, un venerdì casual, Liam aveva deciso di presentarsi in jeans sformati e un cappellino con la visiera, più sbottonato di quanto Louis l’avesse mai visto in precedenza, compreso il loro appuntamento fisso per una birra a un pub a caso ogni sabato. Louis non si era preoccupato di nascondere la sua soddisfazione nel vedere la trasformazione di Liam in un tipo da confraternita.
Era un bel cambiamento, comunque – faceva sembrare Liam più giovane, meno come un noioso manager e più come un ventenne che sapeva come divertirsi. Magari Louis si sarebbe persino complimentato con lui prima della fine della giornata.
Prima, però, avrebbe dovuto mettere ordine nel caos di appunti che aveva preso durante il suo recente confronto con James.
“C’è il tuo ragazzo in tivù,” disse Liam all’improvviso, e Louis lanciò un’occhiata alla televisione muta nell’angolo della stanza. Trovò Harry a elargire un sorriso raggiante a lui e a chiunque altro nel Regno Unito che si fosse trovato a guardare la trasmissione. I suoi occhi erano stanchi.
Louis distolse lo sguardo e continuò a riesaminare le domande che James gli aveva sparato a raffica poco prima. “Non è il mio ragazzo,” corresse.
“Ti ha preparato la colazione.”
“Solo perché mi sono rifiutato di accettare i suoi soldi per un piccolo consiglio,” scattò Louis, un po’ più duro di quanto intendesse. “Ti sei dimenticato la parte in cui ha già un supermodello come bambolotto?”
Liam si accigliò. “Non sono proprio sicuro che funzioni così tra loro.”
“Uh.” Louis fermò la punta della penna sul foglio, lanciando un’occhiata apertamente incredula in direzione di Liam. Perché, sul serio? “Non sei tu quello che ha guardato il video? Sono abbastanza sicuro che sì, funzioni proprio così tra loro.”
“Non l’ho guardato.” La sfumatura di rosa sulle guance di Liam era impossibile da non notare. “Cioè, non tutto. Quel tanto che bastava per… essere sicuro che fosse quello che stavamo cercando.”
Louis gli rivolse un sorriso da squalo, pronunciando la parola con lentezza. “Certo.”
“Ma comunque non è quello che intendevo. Dicevo solo che non sono…” Liam sollevò una mano e la lasciò cadere di nuovo. “Innamorati. O esclusivi o cose del genere.”
“Ma perché ti interessa, poi?”
“Non mi interessa.”
“Se lo dici tu,” disse Louis con tono piatto. Il suo palese scetticismo fu accolto da un momento di silenzio, poi Liam sospirò.
“Non fare lo stronzo, okay?” Recuperando il telecomando, alzò il volume quel tanto che bastava per distinguere la voce di un qualche presentatore, fluida e armoniosa, che parlava di beneficienza, donazioni e della famiglia reale. “Perché,” cominciò Liam un attimo dopo, “hai rifiutato i suoi soldi, comunque?”
Lanciando un rapido sguardo alla tivù, Louis trovò Harry circondato da bambini, inginocchiato per trovarsi alla loro altezza, il suo sorriso meno ampio, ma più gentile, più dolce. “Non accetterei mai soldi da chiunque altro mi chiedesse un consiglio. Quindi perché avrei dovuto accettarli da lui?”
“Perché gli hai sputato insulti addosso, la prima volta che l’hai incontrato?”
Non era la prima volta.
Louis se lo lasciò quasi, quasi sfuggire. Si bloccò all’ultimo secondo, rimangiandoselo e scrollando le spalle con indifferenza. “Immagino di aver cambiato idea.”
“Va bene, come ti pare. Non sentirti in dovere di spiegarmi un cavolo.”
“No, tranquillo.”
Per un attimo, si fissarono in silenzio. Liam fu il primo a distogliere lo sguardo, la bocca piegata in un’espressione triste. Louis si morse l’interno della guancia e riportò la sua attenzione sull’incarico che gli era stato affidato. “Ti andrebbe di controllare i miei appunti, una volta che ho buttato giù qualche idea?” gli chiese, puntando a un tono casuale. “E dirmi se hanno senso?”
La risposta di Liam arrivò con un piccolo, ma percettibile ritardo. “Sì, va bene.”
“Va bene,” gli fece eco Louis.
In sottofondo, Harry stava parlando di malattie rare, di ricerca e del coraggio che aveva visto nei bambini, di una bimba in particolare che l’aveva colpito profondamente. “‘Se fossi triste,’” la citò, “‘renderei solo mio papà più triste. E io non voglio che lui sia triste.’ Non è incredibile? Ha otto anni, e sta morendo, e questo è il modo in cui affronta la situazione.” La sua voce si fece più bassa. “Se mai dovessi avere la metà del suo coraggio, un giorno, ne andrei fiero.”
Louis alzò lo sguardo appena in tempo per vedere Harry cacciare indietro qualche lacrima, sorridendo alla telecamera – sorridendo sempre. Poi sollevò una mano per scompigliarsi i capelli, e un paio di giorni prima, Louis l’avrebbe considerata una mossa da idiota, qualcosa mirato ad affascinare il pubblico. In quel momento, lo riconobbe come un gesto rivelatore della sua insicurezza.
Se andrai fino in fondo a questa storia, pensò Louis, dovrestiessere fiero di te stesso. Io sarei fiero di te.
Spinse via quel pensiero e tornò ai suoi appunti. James l’aveva messo al comando, e Louis non aveva alcuna intenzione di deluderlo. E non aveva alcuna intenzione di deludere neanche Harry.
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Avevano avuto una breve chiacchierata quel pomeriggio, la voce di Harry allegra e decisa quando aveva chiamato per chiedere come stessero andando le cose, se Louis avesse bisogno di qualche tipo di aiuto. Sembrava più determinato della notte prima, quasi impaziente, quando Louis aveva temuto che le cose gli sarebbero apparse diverse alla luce del giorno. Sembrava che Harry fosse quel tipo di persona fermo sulle sue decisioni. Una rarità, quella.
Louis gli aveva fatto sapere che lui e Liam si sarebbero presentati a casa sua più tardi, per incontrarsi con lui e i suoi fidati compari per formare il Concilio Ristretto – e, tra le altre cose, Louis aveva preteso di essere nominato Primo Cavaliere del Re, a dispetto del rischio per la sua vita inerente a quel ruolo. Con suo grande disappunto, Harry non aveva afferrato il riferimento a Game of Thrones. Seriamente, qualsiasi reale che si rispetti avrebbe dovuto avere una profonda familiarità con i loschi giochi di potere. Come avrebbe potuto Louis fidarsi di un leader che aveva rivelato una lacuna così scandalosa nella sua educazione?
“Meno male che non sono il primo in linea di successione,” gli aveva detto Harry in una risata, e Louis aveva fatto un verso contrariato.
“Sarà meglio trovare un assaggiatore per tua sorella, allora. Non vorrei che questo Paese finisca nelle tue mani incapaci.”
Di nuovo, Harry non aveva colto la citazione. “Qualcuno,” gli aveva detto Louis, “dovrebbe assolutamente aggiornarti. Tutto questo è imbarazzante. Come diavolo fai ad affrontare i rapporti sociali con la tua sconcertante carenza di informazioni?”
“È un’offerta?” gli aveva chiesto Harry.
La domanda aveva colto Louis impreparato. “Forse,” aveva detto dopo un ritardo abbastanza considerevole, e Harry non aveva indagato oltre.
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Harry aveva ordinato cibo sufficiente a sfamare un piccolo esercito. Sulla strada del ritorno dall’ospedale, aveva inoltre cercato cosa fosse esattamente il Concilio Ristretto e aveva quindi considerato l’idea di coprire il tavolo del soggiorno con una tovaglia in broccato rosso e recuperare qualche antico candelabro e calice di vino da sua madre. L’atmosfera era importante, dopotutto. Era in ritardo, però, e quando arrivò a casa ebbe giusto il tempo di ficcarsi sotto la doccia.
Uscì dal bagno, mentre si asciugava, per trovare Niall appollaiato sul piano di lavoro della cucina. Era circondato da cibo, arrivato a un certo punto tra l’inizio della doccia di Harry e quel momento. “Mettiti qualcosa addosso,” gli disse Niall invece di salutarlo. “O siamo tornati di nuovo alla tua idea di intraprendere una carriera pornografica?”
Harry allargò le braccia e fece una giravolta. Quando si fermò, Niall non sembrò per nulla impressionato, e Harry sbuffò. Avvolse il suo asciugamano attorno alla vita e si guardò in giro. “Sei arrivato assieme al cibo?”
“Che tempismo, eh? E se non avessi aperto e se ne fossero andati?”
Harry annuì. “Sarebbe stata una tragedia.”
“Avremmo dovuto mangiare Zayn,” disse Niall. “O Liam. Non sono poi così esili.”
“Troppi muscoli, però.”
“E Louis è piccino. Immagino che avremmo dovuto ripiegare su di te.”
“Grazie per avermi dato del ciccione,” disse Harry.
“Eh, anche tu sei abbastanza magro. Ma quelle tue maniglie dell’amore, quelle mi sarebbero potute andar bene.”
Harry si avvicinò per dare un’occhiata alla teglia che era stata messa in forno. Patate gratinate con un profumo paradisiaco. Solo in quel momento Harry si rese conto di non aver quasi toccato cibo tutto il giorno. “Sono il miglior cuoco che tu conosca,” disse alle sue spalle. “Cucinare il cuoco è una pessima idea.”
“Che ne sai di Louis e Liam? Magari sono cuochi discreti, potrebbero prendere il tuo posto.”
“Ricordami ancora perché stiamo parlando di cannibalismo?”
Scrollando le spalle, Niall balzò sul pavimento e strizzò uno dei capezzoli di Harry. “Mettiti qualcosa addosso, coglione. Io e Zayn potremmo esserci abituati, ma gli altri due no. Non vogliamo spaventarli, vero? O sedurli?”
Il campanello suonò proprio mentre Harry stava per rispondere. Niall sembrò contrariato dall’interruzione della sua indagine, ma andò ad aprire la porta mentre Harry si precipitò nella sua camera per mettersi un paio di pantaloncini e recuperare una maglietta dall’armadio. Era ancora in procinto di infilarsela, con i capelli bagnati a inumidire il tessuto, quando tornò nel salotto giusto in tempo per sentire Louis rivolgersi a Niall con tono leggero. “E tu dovresti essere la guardia del corpo di Harry? Perché amico, non mi convinci mica.”
“È tutta una questione di dedizione e lealtà,” replicò Niall, perfettamente imperturbato. “Aiuterei Harry a nascondere il cadavere, vedi.”
“Mangiandolo,” aggiunse Harry. Il che, uhm, dovette apparire un po’ inquietante alle persone che non erano state presenti al loro precedente scambio di battute. Alzando lo sguardo per valutare le reazioni, Harry trovò Liam a osservarlo con un’espressione vagamente divertita. Louis, d’altro canto, stava fissando intensamente il fianco di Harry, dove un tatuaggio era rimasto in bella vista fino a un momento prima. Harry si bloccò, trattenendo il respiro.
Louis sbatté le palpebre e tornò in sé. “Sento odore di cibo vero,” disse, con voce un po’ lenta. “A tal proposito, non ti ho mica parlato dell’importanza degli assaggiatori? Allora perché non c’è nessuna guardia del corpo?”
Harry sentì sciogliersi il nodo nello stomaco. “Sei preoccupato per me?”
“Difficile.” Louis alzò un sopracciglio. “Più che altro sto progettando di tornare con un passamontagna e rapinarti.”
“Non sono convinto che tu riesca a tenere la bocca chiusa abbastanza a lungo da rimanere in incognito.”
“Ottima osservazione,” gli concesse Louis, togliendosi le scarpe con i piedi e lanciandole accanto all’entrata, Liam a seguirlo a ruota guardandosi attorno con curiosità. Le scarpe di Louis atterrarono a una notevole distanza tra loro, mentre Liam sistemò le proprie in ordine.
“La cucina è da questa parte,” disse loro Harry. “Ci sono birra e vino.”
“E anche cibo,” aggiunse Niall.
“E anche cibo,” annuì Harry. Si voltò per condurli in cucina, parlando oltre le proprie spalle. “E di solito non sono… cioè, non sono sempre circondato da guardie del corpo. Ho deciso che non voglio esserlo più. Johnson faceva la maggior parte della sorveglianza quotidiana, e ora è come se…” Non stava pensando a Johnson, Harry non stava pensando a Johnson, no. Proseguì il discorso. “Ho qualche margine per decidere quando è necessario. Per le apparizioni ufficiali è sufficiente, giusto? E se esco con gli amici, o cose del genere.”
“Avrai bisogno di rafforzarlo quando uscirà questa storia,” disse Louis. “Almeno per un po’.”
Il pensiero non gli andò molto a genio. Non gli piaceva l’idea che qualcun altro seguisse ogni suo passo, che vedesse cose che lui non aveva mai avuto intenzione di rivelare – ma ovviamente, una volta che avesse fatto coming out, il suo segreto più grande sarebbe già diventato di dominio pubblico, rendendo lui meno vulnerabile e qualsiasi tradimento esponenzialmente meno dannoso. Tieni il tuo segreto dietro una corazza, Principino.
“Ci penseremo quando sarà il momento,” disse Harry a Louis.
Qualunque cosa Louis avesse voluto dire fu interrotta da dei passi sulle scale, appena prima che un ritmico bussare con tre colpi secchi provenisse dalla porta. Come Niall, Zayn aveva una chiave, ma a differenza dell’irlandese, aveva la decenza di segnalare la sua presenza prima di fare irruzione in casa. Concedere agli altri la stessa cortesia che si aspettava di ricevere, così l’aveva posta Zayn.
“Questo sarebbe Zayn,” disse Harry.
Liam, più vicino alla porta, incrociò lo sguardo di Harry prima di andare ad aprire. C’era qualcosa di leggermente rigido nella sua postura quando si fece da parte per far passare Zayn.
Quest’ultimo gli lanciò un sorriso, poi borbottò un rapido ‘ciao’ a nessuno in particolare e dichiarò, “Dannati servizi subacquei, cacchio. Ora puzzo di cloro, e non so che cazzo ci sia di sexy in, tipo, tritoni con squame e code di pesce. Spiegatemelo.”
Con un certo divertimento, Harry notò che Liam era rimasto visibilmente a bocca aperta. Ah, be’, Zayn tendeva ad avere quell’effetto sulle persone. Perlomeno Louis sembrava ampiamente impassibile, un sorrisetto nascosto tra gli angoli della bocca mentre gettava uno sguardo da Zayn a Liam e viceversa. Harry si rifiutò di analizzare il sollievo che si radicò nelle sue vene e rallentò il suo battito.
Ma. Comunque. A differenza di Liam, Louis non stava fissando Zayn come se avesse voluto divorarlo – eppure si era gelato alla vista di Harry che si infilava la maglietta pochi minuti prima. Nessuno poteva biasimare Harry per leggere un pochino tra le righe.
“Hai del trucco sul sopracciglio,” osservò Niall. Zayn sollevò una mano per sfregarla su quel punto. Sembrò profondamente irritato, il che era da attribuire al suo solito livello di disprezzo per i pretenziosi artifizi con cui spesso doveva fare i conti nel suo lavoro. L’esperienza insegnava che sarebbe stato meglio dopo una doccia e con una birra fredda in mano.
Harry percepì un sorriso ad arricciargli la bocca. “Ehi. Credi che i tritoni confrontino la lunghezza delle loro code?” domandò.
“O la grandezza delle loro scaglie,” aggiunse Louis, e Harry sbottò in una breve risata. Louis rispose con un sorrisetto, e sì, okay, c’era la possibilità che a Harry piacesse un bel po’. Anche se si fosse rivelato essere un sentimento a senso unico.
**
La prima volta che Louis era stato a casa di Harry, aveva dato solo un’occhiata veloce al bagno. Non aveva notato la vasca a libera installazione dietro la porta. In quel momento, lo fece arrestare sui suoi passi.
Di porcellana bianca e zampe artigliate, un rubinetto fissato al muro, proprio come quello di… di René, così si faceva chiamare. In realtà, probabilmente era un Peter o un John. In ogni caso, era stato uno degli unici due regolari che Louis avesse mai avuto, e gli piaceva lavare Louis in una vasca esattamente come quella, sporcaccione, vediamo di renderti pulito per me, tutto pulito per il tuo daddy. Strofinava il corpo di Louis con un sapone alla vaniglia, e poi lo faceva uscire dalla vasca, ancora grondante d’acqua, e lo piegava sul lavandino per fotterlo con movimenti bruschi e veloci, uscendo da lui appena in tempo per disfarsi del preservativo e venire su tutta la sua schiena. Dopodiché Louis recuperava i suoi vestiti in mezzo al caos e se ne andava. Puntuale come un orologio, davvero.
Non era stato così male, però. Nessun livido, mai nessuna discussione sull’uso di protezioni, e la sicurezza di un appuntamento bimestrale aveva giocato un ruolo fondamentale nella sua decisione di affittare un posto di merda a Lewisham.
Inoltre, la vasca di René aveva le zampe bianche. Queste invece erano bronzee e sembravano più costose. E anche se fossero state bianche, non sarebbe importato. Louis era stato uno stupido all’epoca. Non lo era più.
Voltandosi, fece pipì senza gettare un’altra occhiata alla vasca. Il sapone di Harry sapeva di lavanda e agrumi, e Louis si lavò le mani due volte fino a che il profumo non gli impregnò la pelle.
Il suo stomaco era ancora stranamente leggero quando si riunì gli altri, sparsi per la terrazza. Illuminato dalla luce fioca delle luci soffuse, Harry era sdraiato per terra a pancia in su, Niall e Zayn erano stravaccati sul divano-letto, e Liam si era appropriato di due sedie. In teoria, Louis e Liam avrebbero potuto concludere la serata una volta finite di riesaminare le opzioni e stabilito un piano d’azione approssimativo, ma poi Niall aveva fatto un commento sulla squadra nazionale inglese che Louis non avrebbe mai potuto ignorare, e prima che se ne rendesse conto, si erano ritrovati a discutere sul football zombie, tra tutte le cose. Poi c’era stata altra birra, altro gelato, e improvvisamente, le campane della chiesa avevano battuto le dieci, ed era ormai troppo tardi per fingere che quell’incontro fosse ancora di natura professionale. Louis aveva trovato quasi troppo semplice immergersi nella situazione.
Sedendosi accanto a Harry, incrociò le gambe e contrastò il lieve malessere nel suo stomaco con un deciso, “Ora, Principino. Parliamo di Game of Thrones. E del perché chiunque nella linea di successione di qualsiasi trono dovrebbe guardarlo.”
“Pensavo che fosse una serie di libri,” disse Harry, sbattendo le palpebre in direzione di Louis. Le ombre trasformavano le sue ciglia in polvere di antracite, e Louis fu tentato di allungare una mano e tracciare l’arco del suo labbro superiore.
Strinse le mani in due pugni e le posò sulle proprie cosce. “I libri sono per nerd.”
“Magari io sono nerd.” Harry gli rivolse un piccolo ghigno.
“Sei un principe,” gli disse Louis. “Questo significa che puoi essere eccentrico, ma mai nerd. Mi dispiace.”
Harry ridacchiò, basso e tra sé, troppo piano perché gli altri lo sentissero. “Ne deduco che tu sia un esperto di principi?”
“Certamente,” disse Louis con leggerezza, niente che fosse mai stato anche solo lontanamente vero. Per niente. “Conosci il tuo nemico, giusto?” Per dimostrare che non fosse serio, colpì il fianco di Harry con il ginocchio, e il ghigno di Harry si allargò, l’oscurità non abbastanza fitta da nascondere la fossetta sulla sua guancia sinistra.
“Tieni vicini gli amici ma ancora di più i tuoi nemici. Ha senso.” Annuì Harry.
Liam scelse quel momento per alzarsi in piedi, tenendosi in equilibrio con una mano sul telaio del divano-letto. Aveva diviso una bottiglia di vino con Zayn, e per sommo divertimento di Louis, l’effetto cominciava a farsi sentire; Louis non l’aveva mai visto così brillo. Un bel cambiamento per qualcuno maniaco del controllo tanto quanto Louis.
“Devo andare a pisciare,” annunciò Liam. “Avete bisogno di qualcosa?”
“In che modo la tua pisciata e l’aver bisogno di qualcosa dovrebbero essere collegati? Pisci oro?” domandò Louis, buttando indietro la testa per rivolgergli un sorrisetto.
“Coglione,” Liam diventò tutto rosso, aggrottando la fronte. “Dalla cucina. Tipo birra, o robe del genere.”
“Della frutta, per favore? Dovrebbe esserci della macedonia in frigo.” Harry agitò una mano.
“Niall sbuffò. “Ovvio che tu volessi quello. Per me un’altra birra, okay?”
“Vengo con te,” disse Zayn. Scivolò giù dal materasso e si diresse verso l’interno. Per un attimo, Liam rimase goffamente nella sua posizione, fissando il rettangolo luminoso della porta prima di seguirlo. Colpì lo stipite con il fianco e imprecò, lanciando un’occhiata oltre le sue spalle con un’espressione sofferente.
Appena se ne fu andato, Harry si sollevò con le braccia dietro la schiena, lo stomaco inarcato, la maglietta che tirava attorno al torace. Il suo tono era pensieroso. “Ma Liam è sempre così impacciato?”
“Per niente.” Louis fece una pausa e selezionò le parole successive con attenzione, studiando i lineamenti di Harry per qualsiasi segno di disagio. “Non è strano?”
“Perché dovrebbe?” domandò Harry, e Louis stava giusto per chiedersi se al ragazzo fosse in qualche modo sfuggita la palese infatuazione quando Harry scoppiò a ridere e aggiunse, “È divertente, credo. Cioè, Zayn sa essere così inconsapevole, e Liam è fin troppo discreto per lui.”
“Quella ti sembra discrezione?” gli chiese Louis.
Con una risatina, Niall rotolò giù dal divano-letto e atterrò con la testa sullo stomaco di Harry, mettendosi comodo mentre Harry emetteva un verso contrariato, eppure non si mosse per levarselo da dosso. “Discreto per essere qualcuno interessato a Zayn,” disse Niall. “Harry, ti ricordi quella festa a casa di Nick? Quando Zayn aveva ricevuto cinque offerte di pompini in meno di un’ora?”
“È stato memorabile.” Harry sembrò rallegrato dal ricordo, nessuna traccia di gelosia. Be’, aveva insistito sul fatto che lui e Zayn fossero prima di tutto amici, e nonostante Louis non riuscisse proprio a comprendere questo concetto di scopamicizia… Magari funzionava, per certe persone.
“Harold qui presente,” disse Niall, rivolgendosi a Louis, “aveva ricevuto altrettante offerte, ovviamente. In linea generale un po’ più raffinate, ma l’intento era il medesimo.”
“Perché non sono sorpreso?” borbottò Louis.
Harry si spostò, prendendo un respiro profondo che fece sollevare il suo stomaco, mentre Niall brontolava per il disturbo. “Cuscino cattivo. Stai fermo, brutto stronzo.”
Senza neanche battere ciglio all’insulto, Harry accarezzò la testa di Niall e disse, “Erano solo persone interessate al fatto che io fossi un principe. Tipo, ragazze. Be’, e anche se fossero stati ragazzi, non è che avessi potuto fare qualsiasi cosa al riguardo senza rischiare di… espormi.”
Quindi Zayn era l’unico con cui Harry andava a letto. Doveva essere così. Pur tenendo conto di alcune ragazze con cui Harry avrebbe potuto aver scopato prima di riconoscere la sua sessualità, era così… così totalmente diverso dal passato di Louis. Diverso. Dolce. Innocente.
Louis lo invidiava per questo.
“Be’,” disse ad alta voce. “Non preoccuparti, piccolo Principe. Non appena ci metteremo all’opera, avrai un sacco di offerte. Ti ritroverai sicuramente ad annegarci dentro. Mr. Supermodello là dentro sarà geloso marcio.”
“Zayn non è geloso,” disse Harry in tono piatto, lanciando un’occhiata stranamente spenta in direzione di Louis prima di sdraiarsi di nuovo. Le sue parole successive erano dirette al cielo. “Quante volte devo dirti che siamo amici prima che tu ci creda?”
“A dire il vero,” si inserì Niall, “Siete amici extra. Come una bottiglia di tequila che viene servita con uno shottino in più, tipo, offerta speciale. Io e te, invece, siamo solo una bottiglia.”
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Wear It Like A Crown [Larry Stylinson • Italian Translation]
FanfictionCome parte di un team di professionisti assunto per gestire uno scandalo omosessuale a Buckingham Palace, Louis si aspetta che il Principe Harry sia un sacco di cose - soprattutto un viziato moccioso reale. Non importa che lo stesso Principe Harry i...