Rebekka Karijord - Wear It Like A Crown
Il giorno in cui Harry cercò il suo nome su Twitter fu quello in cui si ritrovò all'appartamento di Louis. Alle sette del mattino.
Quando Louis aprì la porta, la vista annebbiata dal sonno, Harry agitò un sacchetto di carta come un'offerta di pace. Sbattendo rapidamente le palpebre, Louis scosse la testa. L'apparizione persistette, quindi, sì, okay. C'era un principe alla sua porta. Un principe con gli occhi rossi e un sacchetto di carta stretto al petto.
Un momento. Cosa?
Un po' della sonnolenza di Louis evaporò. "Harry?" domandò. Il nome uscì più delicato di quanto intendesse. "Cosa ci fai qui?"
"Scusa se non ho... Zayn e Niall non sono a Londra, e avevo bisogno di... e Niall mi ha dato il tuo indirizzo, spero non sia un problema." A seguito dell'equivalente verbale di una caduta in picchiata, Harry tentò con un sorriso che venne fuori distorto, quasi una smorfia. Per qualcuno che doveva essere stato addestrato a sorridere in ogni situazione, era un risultato estremamente scarso.
Un freddo terrore si impossessò dello stomaco di Louis. "Nessun problema, che succede?"
"È solo che... quella cosa che hai detto? Sul fatto che non sia un difetto?" Harry abbassò il sacchetto, evitando gli occhi di Louis. "Tipo, ci sono tutti quei commenti, su, tipo, internet, e... credo di aver bisogno di sentirmelo dire adesso?" Singhiozzò, poi il suo viso si contrasse e scoppiò a piangere.
Oddio, oddio, oh merda.
Tirando Harry dentro l'appartamento, Louis chiuse la porta con un calcio e fece del suo meglio per avvolgere completamente il ragazzo con il suo corpo. Il petto gli doleva per il bisogno d'aria, solo che non sembrava ce ne fosse abbastanza nella stanza, non abbastanza nell'appartamento o nel mondo. Tutto quello che poté fare fu resistere fino a che Harry non si accasciò contro di lui, facendoli incespicare entrambi contro il muro. La guancia di Harry era umida dove poggiava contro la tempia di Louis.
"Va tutto bene," sussurrò Louis. Che stronzata. Che stronzata. "Andrà tutto bene. È solo una situazione temporanea, okay?"
Non era sicuro di crederci neanche lui, ma la tensione nei muscoli di Harry si allentò, e un braccio si strinse attorno alla schiena di Louis. Louis percepì la propria ansia diminuire appena.
"È solo che non voglio che mi odino," disse Harry. Suonava piccolo e smarrito, e maledizione, Louis voleva prendere a pugni chiunque avesse osato fargli del male. Avrebbe anche potuto farlo in realtà, far rintracciare a Liam le persone dietro i commenti e poi girare il Paese in cerca di vendetta, presentandosi alla porta della gente con l'intenzione di scambiare due paroline, un orrendo ghigno e una mazza di legno. O magari uno scacciamosche, ma avrebbe fatto arrivare il messaggio.
Non sarebbe servito a niente. Non avrebbe riportato un sorriso genuino sul volto di Harry in quel preciso istante.
"Piccolo." Louis cacciò rapidamente un lampo di disagio nel lasciarsi sfuggire quel vezzeggiativo. "Le persone non potrebbero odiarti neanche se ci provassero. Credimi. Cioè, io ci ho provato, e guardarmi ora."
Harry scoppiò in una risata rauca che gli rimase bloccata in gola. "Forse non ci hai provato abbastanza."
"Chiedo scusa, ero amministratore di un gruppo su Facebook chiamato 10 Cose che Odio di Harry."
"Davvero?" Harry alzò la testa per guardare Louis, gli occhi lucidi, ma più luminosi di poco prima, una scintilla di divertimento appena accennata.
"No," brontolò Louis. "Non sono ossessionato, grazie tante." Bugiardo, bugiardo, ti sta crescendo il naso. D'altronde, sarebbe stata davvero una bugia se il Louis Adolescente non fosse stato presumibilmente l'amministratore di un gruppo chiamato 10 Cose che Voglio Fare al Corpo di Harry? Gesù, era stato così ridicolo, avvolto in quell'illusione creata dalla sua mente. In un certo senso, era stato altrettanto cieco nel dimostrare il suo disprezzo verso Harry quando l'aveva incontrato di nuovo. La colpa non era stata del Principe, per niente. Come poteva essere, quando erano stati estranei fino a qualche giorno prima?
Non erano più estranei, ormai.
Okay, cazzo. Quello non era d'aiuto.
"Cosa c'è lì dentro?" chiese Louis, tirandosi indietro per osservare il sacchetto ancora stretto nella mano sinistra di Harry.
"Oh." Harry arrossì. "Cupcake? Non volevo venire a mani vuote."
"Avresti potuto," gli disse Louis. "Ma li accetterò ugualmente. Vuoi accompagnarli con del tè? Perché io di sicuro sì."
Facendo un passo indietro, Harry si strofinò gli occhi prima di annuire, il sorriso ancora umido, ma molto più convincente di poco prima. Si guardò attorno con aria curiosa, e Louis realizzò che quella era la prima volta che vedeva dove vivesse, uno scorcio della vita di Louis che andava oltre quel che il piccolo Louis sarebbe stato disposto a condividere. Le scarpe erano ammucchiate in un angolo del corridoio, e attraverso la porta che dava alla cucina scorse piatti sporchi e un cartone vuoto della pizza. Realizzò inoltre di star indossando un paio di boxer di Superman e una maglietta logora che sfoggiava un grande buco sotto il braccio sinistro.
Gesù, non si era soffermato a considerare cosa implicasse, lasciarlo entrare nel suo appartamento – non gli era importato di nulla tranne che di Harry, troppo piccolo e fragile alla sua porta. Louis si rifiutò di esaminare la sua reazione troppo da vicino.
"Scusa per il disordine," disse. "O per non essermi messo il mio vestito migliore. L'avrei fatto, se mi avessi chiamato prima."
Harry si passò una mano sulla nuca. "Scusa per, uhm, l'intrusione."
"Non c'è assolutamente problema," gli disse Louis. "Quando vuoi, Harry."
Si chiese se Harry si rendesse conto di quanto fosse vero. Sperò di no.
**
Fecero colazione in balcone, con il tè a scaldarli contro la fredda brezza mattutina. Mentre Harry si era appollaiato su una sedia traballante, Louis si era seduto su un cuscino sul pavimento, anche se il ragazzo si era offerto di cambiare posto. "Non sono un bruto," gli aveva detto Louis. "Non lascerò che il mio ospite si sieda a terra solo perché non mi sono mai preoccupato di procurarmi una seconda sedia."
Si rese conto che Harry fosse curioso, che si stesse probabilmente chiedendo quanto dovesse essere solitaria la vita di Louis, quando una sedia era abbastanza per lui. Ma alla fine, tutto quello che disse fu, "Grazie."
"Per?"
"Per non avermi trattato come un reale, ma come un ospite."
"Be'." Louis prese un piccolo sorso del suo tè e deglutì prima di continuare. "Vedi, è un po' difficile ricordare di trovarsi al cospetto di un reale, quando Sua Maestà la Regina è regale ed elegante, mentre tu sei veramente ridicolo. In senso buono, intendo." Gli fece l'occhiolino. "Sei proprio sicuro che non ti abbiano scambiato nella culla?"
La risata di Harry si formò come gocce di condensa su una bottiglia d'acqua fredda – e quello era un paragone abbastanza strambo, vero? Louis si sentiva vagamente ubriaco, ma tutto per colpa dello zucchero, dei dolci al cioccolato e del tè caldo. Assolutamente niente a che fare con la compagnia.
"Non credo proprio che sia quella la storia, Lou." Il diminutivo scivolò dalla lingua di Harry con disinvoltura. Harry non sembrava neanche averlo notato, e Louis si ritrovò a fissare la sua bocca, arrossata dai morsi e un pizzico troppo generosa per soddisfare gli standard convenzionali di bellezza maschile.
Louis aveva baciato un sacco di persone, ed era sempre stato un preludio di qualcosa, un passo intermedio; ad alcuni clienti piaceva, e a Louis non importava. Onestamente, non gliene fregava nulla di una qualche regola arbitraria dettata da una commedia romantica, tra tutte le cose. Ma lì, con Harry delicato e vicino, Louis pensò che gli sarebbe piaciuto baciarlo – senza uno scopo, ma come semplice contatto umano, come conforto.
Staccò un pezzo del suo cupcake e lo masticò con cura, osservando un tratto di strada visibile tra le sbarre della ringhiera. La città stava cominciando a svegliarsi. In meno di un'ora, Louis sarebbe dovuto andare a ritirare il solito furgone a noleggio. Dopodiché, sarebbe passato a prendere Stan, che aveva trovato un nuovo posto – il cortile posteriore di un ufficio deserto nei weekend.
Louis non poteva scaricare Harry, però. Sarebbe stata una mossa da stronzi, soprattutto perché Harry era venuto specificatamente da lui. Appariva ancora più piccolo del solito, più silenzioso, un'espressione triste a incurvargli la bocca.
Cazzo, aveva portato cupcake nella speranza che Louis non l'avrebbe mandato via.
"Senti, Principino." Louis portò entrambe le ginocchia al petto e alzò lo sguardo per trovare Harry già a fissarlo – penetrante, quasi intenso. "Ho delle cose da fare tra un po'."
"Oh. Sì, certo. Io... tolgo il disturbo, allora." Harry chinò la testa ed espirò, poi posò la sua tazza e fece per alzarsi. Senza pensare, Louis si allungò per afferrargli la caviglia, le dita a sfiorare la pelle calda e nuda dove terminava il suo jeans.
"Ehi," disse Louis bruscamente. "Perché non mi lasci finire?"
Dopo un breve istante, Harry tornò a sedersi. Le dita di Louis stringevano ancora la sua caviglia, e Harry non si mosse per liberarsi.
"Stavo giusto dicendo..." Louis allentò la sua presa. "Ho delle cose da fare. Il che significa che ti sto dando una scelta: o ti lascio con una brava persona che si godrà la tua compagnia per il resto della giornata, o vieni con me. Ti avviso che è prevista un'effrazione. E che non sei autorizzato a fare domande."
"Niente domande?" Harry afferrò nuovamente la tazza. Il suo sorriso era piccolo, ma sincero. "Proprio per niente? Perché? Quando partiamo? Siamo già arrivati?"
"Spiritoso," disse Louis asciutto. E... oh, dannazione. Solo in quel momento si rese conto delle piene implicazioni della sua offerta. Anche con degli occhiali da sole e una parrucca, era impossibile che Harry non venisse riconosciuto, e bazzicare con un gruppo di ragazzi di strada era esattamente il genere di cose che non avrebbe dovuto fare senza una guardia del corpo. Tuttavia la presenza della suddetta avrebbe fatto scappare i ragazzini, intaccando così la fiducia che Louis e Stan erano riusciti a ottenere nel corso dei precedenti quattordici mesi.
"Un'altra cosa." Louis si voltò completamente verso Harry, la fronte corrucciata mentre ritraeva la sua mano. "Non ti posso garantire che sia del tutto privo di rischi per te. Non penso che ci saranno problemi, ma probabilmente infrangeremo circa diciassette regole del protocollo di sicurezza reale nel farti andare in giro senza una guardia del corpo. È solo che sarebbe... fuori luogo."
"È tutto molto criptico, sai?" Harry si interruppe per studiare Louis, un'espressione pensierosa sul suo viso. Sorrise all'improvviso, intensamente. "Adesso sono davvero curioso. E mi fido di te, quindi se dici che non pensi ci saranno problemi..."
"Non dovrebbero essercene. Credo." Louis si scostò la frangia dagli occhi. "Non che abbia mai portato un principe con me."
"Non stai diminuendo la mia curiosità," gli disse Harry.
Louis agitò una mano prima di staccare un altro pezzo di cupcake. Osservando i jeans firmati di Harry e la camicia a fiori, quasi sicuramente su misura, Louis sospirò e si infilò il pezzo in bocca. Gesù, perché non aveva tenuto la bocca chiusa? Non aveva mai portato nessuno con sé prima d'allora. Persino Liam sapeva solo lo stretto necessario su come Louis trascorreva buona parte dei suoi sabati.
Era una pessima idea. Ma non c'era neanche una via d'uscita, e sinceramente, Louis non ne voleva una. Non voleva lasciare Harry da solo neanche per un minuto, non quando era così... vulnerabile. Non quando era venuto da Louis.
Dio, era un disastro.
Doveva avvertire Stan di evitare qualsiasi commento che avrebbe potuto rivelare troppo. I ragazzini non sapevano abbastanza di Louis da fidarsi ciecamente, ma Stan era stato l'unica costante, il solo ponte di Louis tra la sua vita attuale e quella passata.
"Dovrai prendere in prestito alcuni dei miei vestiti," disse Louis. "Una maglietta di qualche band e un beanie, credo. Non impedirà che qualcuno ti riconosca a dieci miglia di distanza, ma almeno ci possiamo provare." L'idea che Harry indossasse i suoi vestiti gli fece venire un pizzicore sottopelle, lo turbò in un modo che non avrebbe assolutamente dovuto. Già, proprio una pessima idea. L'idea peggiore del secolo, davvero. "Sei sicuro di voler venire? Ripeto, posso accompagnarti da qualcuno."
"Voglio venire. Inoltre," Harry diede una leggera spinta al fianco di Louis con le dita del piede, "Non sono un cagnolino. Sono capace di badare a me stesso."
Per vendicarsi della spinta, Louis rubò un pezzo del suo cupcake. Banana, huh. Non il gusto preferito di Louis, ma a ciascuno il suo. "Non ho mai detto che non lo fossi. Ma," gli rivolse uno sguardo tagliente, "questa è una situazione eccezionale, e ciò significa che non dovresti affrontarla da solo. E io non..." voglio che tu lo faccia. Louis ricacciò indietro il pensiero, sostituendolo con, "Posso dirti solo che te l'avevo detto?"
"Me l'avevi detto?" domandò Harry, e poi allungò una mano per afferrare ciò che era rimasto del cupcake di Louis. Bene, bene. A quanto pare il Principe era uno sporco ladruncolo.
"Ma io volevo mangiarlo," disse Louis.
Harry deglutì e sogghignò, sembrando molto più a suo agio rispetto a prima. "Immagino che non lo farai."
"Derubare i tuoi sudditi è il modo migliore per far nascere una rivoluzione."
"Che mangino brioche. E cos'è che mi avresti detto?"
"Di stare lontano dal web," replicò Louis. Quando i lineamenti di Harry si curvarono nuovamente in un'espressione triste, Louis avrebbe voluto inghiottire la sua presunzione. Se si fosse trovato al suo posto, avrebbe trovato altrettanto difficile starci lontano. "Ad ogni modo," aggiunse rapidamente, "non fa niente. Vediamo di fare qualcosa per il tuo outfit, e poi possiamo andare a piedi a prendere il furgone. È meglio che tu non prenda la metro."
"Meglio di no," gli fece eco Harry. Suonò malinconico, ma non appena incrociò lo sguardo di Louis, modellò la sua espressione in qualcosa di allegro, che però non raggiunse i suoi occhi.
"Non farlo," gli disse Louis.
Il sorriso di Harry svanì, e la sua fronte si corrucciò. "Fare cosa?"
"Costruirti un'immagine. È come se..." Louis indicò il viso di Harry. "È come se indossassi una maschera, ed è inquietante. Non farlo. Non avevamo superato quella fase?"
Harry rimase in silenzio per il tempo necessario affinché un gruppo di adolescenti eccitati passasse sulla strada sottostante, gridando qualcosa a proposito di un'imminente gita scolastica e di tutte le cose che dovevano mettere in valigia, dell'alcool che avrebbero portato di nascosto avvolto nei loro vestiti. Poi espirò, scivolando giù dalla sedia per sedersi accanto a Louis sul cemento, la schiena contro il muro. "È un gesto automatico ormai," confessò. "Niall e Zayn mi prendono a calci quando lo faccio." La sua voce era lenta e bassa, si fondeva con l'aria e quasi si perdeva tra i tipici rumori di una città al mattino. "Immagino che possa farlo anche tu."
"Non credere che non lo farò," lo avvertì Louis.
Questa volta, il sorriso di Harry fu sincero. "Ti prendo in parola."
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Wear It Like A Crown [Larry Stylinson • Italian Translation]
FanfictionCome parte di un team di professionisti assunto per gestire uno scandalo omosessuale a Buckingham Palace, Louis si aspetta che il Principe Harry sia un sacco di cose - soprattutto un viziato moccioso reale. Non importa che lo stesso Principe Harry i...