Capitolo 7

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MARK

«Ti ringrazio Mark. Quello che stai facendo per tutti quei bambini dimostra il grande cuore che possiedi. La chiesa di Rilent Sall e tutte le famiglie bisognose, ti sono molto grati per il tuo aiuto. E il nostro Signore sarà...»

«Padre Jeff, lasciamo stare il Signore. Sapete benissimo che non sono molto cattolico. Non hanno nulla di cui ringraziarmi quelle famiglie, hanno più bisogno loro di quel denaro e aiutare la chiesa non mi pesa, davvero.»

«Lo so. Ti conosco, Mark. Sei un uomo buono e generoso.»

Sorrido. «Generoso sì, buono non credo.»

Posa una mano sulla mia. I suoi occhi mi scrutano attenti. «Lo sei. Perché non ti liberi dal peso che porti dentro, Mark? Ciò che mi dirai in confessione, resterà tra noi e il Signore. Se non ti senti di venire in chiesa, possiamo anche svolgere qui il confessionale. Ti sentirai meglio dopo.»

Vorrei mascherarlo, ma dallo sguardo del padre Jeff, capisco che non gli è affatto sfuggito quello che provo dentro. Rassegnazione, disagio. Credo che non ci sia nulla che possa ripagare i miei errori, nulla che possa darmi l'amore di una famiglia che in sé si è impegnata a negarmelo.

Porto lo sguardo alla finestra oltre alle sue spalle e deglutisco. «Non serve a niente, padre» torno a guardarlo negli occhi ed è comprensibile la tristezza che lo avvolge nel vedermi e nell'ascoltarmi. «Parlarne serve solo a far riemergere ricordi dolorosi. Le cose sono andate come sono andate, e non cambieranno. Non cambieranno mai. Meglio non rivangare certi ricordi.»

«Possiamo sempre fare qualcosa per migliorare, per chiedere perdono e per accettare le scuse. Lascia andare quello che hai dentro, liberati. Il signore non giudica, ascolta e perdona. Potrai sentirti più leggero.»

«Nulla potrà alleggerire quello che è stato, padre. Nulla. E non c'è niente che io debba perdonare. Io non cerco il perdono. Non voglio niente. Assolutamente.»

Padre Jeff mi osserva qualche istante, e poi mi lascia qualche pacca sulla mano. Una smorfia di dispiacere gli accompagna il volto ormai segnato dal tempo. «D'accordo figliolo, non insisto. Sarai tu stesso a cercarmi quando te la sentirai. Ricordati che la casa del Signore è sempre aperta.»

Annuisco con un sospiro. «Grazie. Arrivederci, padre.»

Arnold lo accompagna fuori e una volta ritornato davanti a me, mi guarda con una punta di rimprovero.

«Cosa c'è? Non voglio sentire prediche Arnold. Abbiamo già discusso di questo.» Mi allontano con la sedia dalla scrivania e mi avvicino al carrello dei liquori. Mi verso un bicchiere di brandy e lo ingurgito tutto in una volta osservando senza troppo interesse il cielo.

«Signore, ne abbiamo già discusso sì, ma lei continua a non capire. Il padre ha ragione. Forse confessarsi può aiutarla a...»

Poso il bicchiere vuoto sul carrello e alzo una mano. «Taci! Non un'altra parola su questo. Lo sai benissimo come sono fatto e non mi va di ripetertelo ancora. Credi che parlando con padre Jeff dei miei fottuti problemi possa cambiare la situazione? Credi che lui possa cancellare i miei errori? No. E sai perché? Perché non si torna indietro, Arnold.»

Mi osserva con un espressione desolata e scuote la testa. «Vostra madre non apprezzerebbe il vostro comportamento verso...»

«Cosa hai detto?»

«Avete capito bene. Vostra madre, signore. La conosco molto bene e non apprezzerebbe il vostro comportamento nei confronti della religione.»

«Mia madre?! Davvero dici mia madre, Anold?» Sono consapevole di alzare la voce, ma non m'importa. Non m'interessa niente che possano sentirmi i miei dipendenti.

Sconvolgenti Scoperte (Spin off) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora