Prologo

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Ero in una piccola città. La luce fievole dei lampioni la illuminava a malapena.

Nonostante fosse tardi, per strada c'erano ancora dei bambini che correvano, gridando ciò che passava loro per la testa.

Dovevano essere così spensierati da non accorgersi dove stavano correndo.

Un liquidò scuro, infatti, arrivava loro alle caviglie, denso come fosse fango. Mi avvicinai per avvertirli, immaginando le loro madri arrabbiate.

Quando capii che non era fango. Era meno denso e color rosso scarlatto.

Sangue.

Soffocai le grida che avevo in gola e cercai di avvisare quei bambini. Ma quando rialzai lo sguardo non c'erano.

Al loro posto c'era una pila di uomini, ammucchiati come foglie in autunno. Uomini morti dai quali usciva un rivolo di sangue scuro. Andai più vicino e notai che la loro pelle era rigata da piccoli capillari neri, come se al posto del sangue nelle vene scorresse petrolio o catrame.

Avevano espressioni spaventate e gli occhi lucidi e senza vita.

Come erano morti?

Sentii un grido dietro di me e mi voltai, aspettandomi di vedere uno di quei bambini, probabilmente spaventato o confuso.

Invece vidi una ragazza che stava affogando nel sangue.

Aveva circa la mia età ma il suo sguardo la rendeva certamente più matura.

Aveva i capelli biondi, tenuti strettamente legati in una treccia e due occhi scuri come la notte

Non l'avevo mai vista, eppure aveva un'aria così familiare... Come potevo pensare di conoscerla se non l'avevo mai vista prima?

Volevo aiutarla ma mi accorsi di non potermi muovere: i miei piedi erano bloccati.

Provai a gridarle qualcosa, ma la voce non usciva; ero inerme davanti a quell'orrore.

La ragazza era ormai immersa fino al collo, ma non lottava per uscire.Per salvarsi .

Anzi, era calma, con gli occhi sgranati che mi fissavano.

"Lo faccio per te" mi disse prima di sprofondare interamente.

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