La stanza era illuminata a malapena. Di fronte a me c'era una scrivania bianca e sopra di essa un computer e una cartella blu. Era silenziosa, eccezion fatta per le grida che si sentivano in lontananza.
Ora non sono nemmeno del tutto sicura che ci fossero. Forse le stavo immaginando.
Il pavimento era verde e io mi trovavo su un lettino: ero totalmente sdraiata e al braccio mi era stata applicata una flebo.
Comunque in quella stanza non c'era nessuno.
Non vi erano finestre e l'aria era evidentemente artificiale. Lo capivo dalla punta aspra che si nascondeva dietro ogni respiro. Non sapevo che ore erano, ma qualcosa mi diceva che era mattina. Il perché ero lì me lo sarei presto ricordata.
- Signorina, si è svegliata! - Esclamò una donna in camice bianco.
Camice bianco equivaleva alla presenza di un infermiere. Subito una scarica di paura mi percorse tutto il corpo.
- Aaaaaaaah – gridai – dov'è Malcolm? Se gli avete fatto del male me la pagherete! -
- Mey! - nella stanza era entrato Malcolm che con nonchalance si stava avvicinando al lettino.
Io mi staccai la flebo con forza tale da farmi male. La testa mi girava.
- Siamo al sicuro. Non è la base ...- poi si fermò guardando la donna in camice che nel frattempo si era voltata a controllare alcuni schedari.
- Lo schedario! dove è?-
- In macchina. Perché è così importante? -
Già perché era così importante per me? Perché mi sentivo così attratta da questa storia tanto da rischiare la mia vita?
-Le riattacco la flebo signorina ... -. La donna si avvicinò gentile e mi rinfilò il piccoli ago.
Il braccio mi faceva ancora male.
-La ferita si sta rimarginando. Un altro giorno e la potremo dimettere -.
'Un giorno'
-Da quanto sono qui? - chiesi a Malcolm.
Lui mi guardò serio poi spostò lo sguardo verso il basso.
- Due giorni - .
- Ci può lasciare soli? - chiesi alla donna.
-Si certo. Solo un'ultima cosa: avremmo bisogno della firma dei tuoi genitori per il modulo di dimissione, lo sai dove sono? -
'Problema'.
- Io non ho genitori - risposi senza pensare.
- I tuoi tutori allora? -.
Scossi la testa.
La donna parve preoccupata. - Vedrò di risolvere la faccenda con i servizi sociali -.
Poi lasciò la stanza.
- Dobbiamo andarcene di qui - dissi a Malcolm. - Quella donna ci farà riportare nella base appena scoprirà chi siamo -.
Mi strappai nuovamente la flebo.
- Due giorni ... che è successo? -
- Ti hanno sparato al braccio; hai perso molto sangue. Ti ho portata al pronto soccorso e ti hanno operata di urgenza. Hai perso molto sangue. E sei svenuta. Sono così felice che tu sia viva! -
Sospirai.
Poi mi alzai in piedi, mi guardai nello specchio e vidi il mio riflesso.
I capelli castani mi ricadevano sulla faccia e i miei occhi grigi erano contornati da due solchi bluastri. Avevo le guance rosee in contrasto con la pelle verdastra che mi conferivano le luci al neon dell'ospedale. Indossavo un camice a pallini, avevo il braccio fasciato ed ero sporca di sangue nel punto in cui avevo staccato la flebo.
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Soggetto H112
Paranormal"Aver paura non è un problema. Fino a quando la tua più grande paura sei tu". Chiusa in una stanza, H112 vive sospesa tra presente e passato, tra incubo e realtá. Ma come è finita lí dentro? Perché tutti la trattano con timore e deferenz...