Soggetto H112

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Aprii gli occhi, ero nella stanzetta dove ero solita passare le giornate.

Le pareti spoglie che mettevano i brividi.

Ero seduta su una sedia di legno piuttosto scomoda.  Mi guardai attorno.

Il Dottor Luster si stava avvicinando con aria preoccupata. Aprì la bocca come per dire qualcosa ma la richiuse velocemente guardandomi in faccia. Ci misi un po' a capire cosa guardasse: ma poi toccai Il mio volto e avvertii il rivolo di sangue che mi usciva dal naso. Capitava spesso.

"Cosa .... cosa hai visto?" Mi chiese il dottore.

Non risposi. Mi stavo ancora riprendendo dallo shock. Il dottore si avvicinò cauto, si inginocchiò accanto a me e alzò lo sguardo.

"Se non te la senti, va bene. Me lo dirai domani. Ora hai bisogno di dormire. " disse con tono falsamente comprensivo che mascherava stento la sua irritazione.

Fece una pausa, poi indicò la porta metallica che avevo sulla sinistra. "Su, vai". È così feci muovendomi a passi lenti e stanchi.

La testa mi pulsava come un cuore. Ogni muscolo del mio corpo rivendicava la stanchezza.

Una volta uscita camminai per il corridoio; alcuni dottori si voltarono a farmi cenno di saluto o ad inchinarsi, cosa a cui non mi sarei mai abituata.

Svoltai l'angolo e aprii la porta della mia camera senza esitare un secondo. La stanza era piccola, con lo stretto indispensabile. La finestra era spalancata e un leggero spiffero mi scompigliava i capelli. Mi avvicinai esausta al letto: la stanchezza ebbe il sopravvento e caddi su di esso. Dopo pochi istanti ero già sprofondata nelle mie fantasie.

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Mi svegliai con un terribile mal di testa.

Non sapevo quanto avevo dormito ma ero felice di sentirmi riposata.

Mi passai le mani tra i capelli e rivolsi uno sguardo alla telecamera che avevano appeso sul lato sinistro della stanza.

Quasi subito alla mia porta si presentò un infermiere giovane, sulla trentina: aveva i capelli accuratamente pettinati all' indietro e la mascella squadrata

- Soggetto H112 buongiorno -. Mi rivolse un mezzo sorriso particolarmente forzato

Io mi limitai a chiedere l'orario e lui si limitò a rispondere con un - Mezzogiorno - . Quindi uscì dalla stanza lasciandomi il tempo di prepararmi.

Mi cambiai solo la maglietta, sostituendola con una altrettanto sgualcita. Ma rossa.

Mi passai ancora una volta una mano tra i capelli in modo da dargli una forma.

E seguii l'infermiere

- Dove stiamo andando? - chiesi dopo aver svoltato l'angolo.

- Non ti devo nessuna risposta - rispose acidamente sfoggiando un sorrisetto compiaciuto.

- Ok - sbuffai. Tanto ormai avevo già compreso dove eravamo diretti: in fondo a quel corridoio c'era lo studio del dottore. C'ero stata più volte e significava solo una cosa: loro avevano bisogno di me.

Entrai nella stanza senza fiatare, mi accomodai su una delle vecchie poltrone sgualcite e attesi l'arrivo del dottor Luster.

Mi guardai attorno sorpresa di sentirmi a mio agio: passai in rassegna tutti i certificati appesi alle pareti e controllai che non fossero stati aggiunti libri nella libreria.

Dopo un quarto d'ora di attesa il dottore arrivò.

- H112! - mi salutò con un sorriso.

- Dottor Luster ... - risposi.

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