25 di Market street

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La mattina seguente preparammo gli zaini con dentro i nostri pochi averi e ci preparammo al raggiungimento del nostro obiettivo: L'indirizzo 25 di Market Street.

Da quello che diceva internet, non distava molto da dove ci trovavamo in quel momento. Solo un paio d'ore.

-C'è un motivo per questo viaggio?-

-in realtà si- decisi che era il momento di rivelargli una delle ragioni della nostra fuga. Gli spiegai brevemente delle chiavi, della persona in pericolo e del collegamento interrotto.

-Perché pensi di poter aiutare questa persona, la conosci?-

-In realtà no - non ci avevo mai pensato.

-Credo che siamo in qualche modo collegati, ha, come dire, stabilito un legame empatico con me ... - Lui si voltò di scatto.

-Quindi è come noi, o meglio è come te?- chiese stupito.

-esatto, almeno credo ...-

Senza fare altre domande salì in macchina.

-Credi che voglia essere aiutato?-

-Non lo so. Credo lo scopriremo.-

-Non è pericoloso vero?-

-Certo che è pericoloso- commentai con una risata.

Dopo un'ora di viaggio circa trovammo l'indirizzo, chiedendo informazioni in un bar.

-Ci viveva una coppia... sono spariti da diverse settimane - Ci disse un uomo panciuto che indossava un papillon.

-Grazie signore arrivederci. - disse Malcolm con tono gentile.

Risalimmo in macchina e in breve tempo ci ritrovammo davanti a una stradina sterrata che conduceva davanti a una grande casa.

Aveva il tetto spiovente scuro e le pareti erano turchesi. Sembrava così... vuota, disabitata.

-Sicura che sia questo? - chiese Malcolm.

In effetti, mi sentivo stranamente attratta da quella casa, come se all'interno vi fosse un enorme magnete.

-Entriamo - dissi con risolutezza.

La porta era chiusa e Malcolm la sbloccò utilizzando la telecinesi. In casa sembrava non esserci nessuno; forse mi ero sbagliata. Forse non c'era nessuno da aiutare. Forse stavo impazzendo. Mi guardai attorno in cerca di una qualsiasi prova della mia sanità mentale. Il salotto era perfettamente curato in ogni singolo dettaglio. Dal vaso sul davanzale della finestra fino alla foto di famiglia... un momento: c'era una foto di famiglia!

Mi avvicinai e la presi in mano.

Rimasi stupefatta nel vedere quei due. La coppia che avevo visto nel mio legame empatico. Quelli uccisi. Lei sorrideva al neonato che teneva in braccio; lui le cingeva le spalle. Erano vestiti di tutto punto, probabilmente era un'occasione importante.

Era una foto così innocente che mi sentii male per loro. Rimisi la foto al suo posto e controllai i cassetti in cerca di segni recenti.

Non trovando niente cercai al piano di sopra, dove c'erano due stanze: una matrimoniale e una che immaginai essere del figlio.

Guardandola meglio c'era qualcosa di strano in quella camera. Le carta sui muri delle pareti in certi punti era bruciate e strappatae, dando vita ad un susseguirsi di crepe diramate.

"Sei tu?" Disse ad un tratto una voce nella mia mente.

"Dipende, chi sei?" chiesi senza ottenere risposta.

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