Capitolo 8: Cadavere

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Il tragitto dal rifugio alla cattedrale mi sembrò infinito, per tutto il tempo non feci altro che pensare a Noemi, stesa nel suo letto, così innocente, incurante del fatto che stessi per fare una delle cose più stupide della mia vita; la sola cosa di cui mi importava era che fosse al sicuro, nient'altro, io non avevo più nulla per cui vivere se non lei, non provavo più nulla, ero divenuto freddo, apatico, arrabbiato con il mondo per quello che mi era stato tolto, assetato di vendetta e deciso fino in fondo a prendermela. In circa due ore completai il viaggio e mi fermai proprio davanti al grande cancello che un paio di anni prima, ancora ingenuo, avevo attraversato; rimasi lì in piedi per qualche minuto, ascoltando il vento che mi fischiava nelle orecchie, con gli occhi chiusi, cercando di raccogliere tutte le mie forze e preparandomi allo scontro imminente.

D'improvviso aprii gli occhi, estrassi la pesante spada dal fodero e con un fendete squarciai il cancello; poi scattò l'allarme, nel giro di pochi secondi mi ritrovai circondato da cacciatori, nessuna via d'uscita, non mi serviva, avrei combattuto fino alla morte, loro o mia. Lo scontro fu un bagno di sangue: molti, troppi, giovani reclute caddero per mano mia, ma non mi importava, non ragionavo più, non sentivo più nulla, solo l'acre odore del sangue che mi riempiva le narici e mi saliva sino al cervello.

In quella confusione di grida e pianti riuscii a distinguere una voce familiare, <<Che sei diventato?>>, mi voltai di scatto, la lama ancora grondava di sangue e allo stesso modo il mio volto, e mi trovai davanti Gascogne che mi fissava con aria delusa, <<Che cosa sei diventato Caleb? Perchè tutto questo?>>; gli rivolsi un ruggito e mi gettai verso di lui <<Per mia madre, per mio padre, per il fratello di Noemi>> gli urlai <<Dovete pagare tutti per quello che mi avete tolto...TUTTI>> e iniziai a tempestare il mio vecchio maestro di fendenti che venivano però tutti deviati o schivati. Il duello continuò per diverso tempo senza che nulla venisse risolto, lentamente, a ogni colpo, sentivo che perdevo il controllo, la vista si annebbiava, e così anche la mente, riuscivo a visualizzare solo il viso di Noemi, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua innocenza; di quello scontro ricordo solo flash, momenti di lucidità, interrotti da buio e dolore. Infine estrassi la pistola e la puntai verso il vecchio che si era ritirato a distanza, stavo per premere il grilletto quando dalla sinistra tuonò una voce <<Fermati o la uccido>>, non capii immediatamente chi fosse il proprietario ma quando volsi lo sguardo rimasi impietrito: il chierico che mi aveva rapito da casa e portato lì stringeva per il collo la mia Noemi... a quell'immagine rimasi come di pietra, mi mancarono le forze e lasciai cadere le mie armi, poi mi gettai in ginocchio, <<Vi prego, vi scongiuro, lasciatela andare, lei non centra>>, il gigante ridacchio <<Ci tieni proprio tanto a questa traditrice eh? Sarebbe proprio un peccato se le succedesse qualcosa>>, <<NO..vi prego, non a lei...prendete me, ma lasciatela stare>> dissi mentre le lacrime mi correvano lungo le guance e piombavano a terra. L'energumeno iniziò a stringerle la gola e la Corva emetteva strazianti versi, -non lo potevo sopportare-, gettai la testa a terra e me la strinsi con le braccia più forte che potevo, così da non sentire i lamenti della ragazza che si facevano via via sempre più forti; <<ORA SMETTILA>> urlò Gascogne <<lasciala andare, il ragazzo si è arreso, non costringermi a intervenire>> <<Mi stavo solo divertendo un po', non l'avrei uccisa, rilassati un po'>> e lasciò la presa sulla povera ragazza che precipitò rovinosamente a terra tossendo, <<Su forza muoviti, va dal tuo fidanzatino>> continuò quello schifoso; la disgraziata si incamminò barcollando verso di me, si gettò a terra e mi cinse il viso con le mani, mi asciugò le lacrime e mi disse <<Che volevi fare Caleb? Pensavi davvero che ti avrei lasciato solo?>> <<Non ti volevo mettere in pericoli inutili...e invece è capitato tutto il contrario, sono proprio un idiota>> <<No, sei il mio eroe, lo sarai sempre, e mi hai salvata anche questa volta, lo fai sempre>> e mi abbracciò, appoggiando la testa sulla mia spalla, scoppiando subito a piangere; io trovai la forza di alzare le braccia e mettergliele attorno alla testa stringendola a me. <<Perchè sei venuta?>> le sussurrai <<Perchè non ti voglio lasciare solo, noi siamo una squadra, lo saremo sempre...solo mi dispiace di essermi fatta prendere, sono sempre la solita>> disse e si strinse ancor di più a me, <<Ti porterò fuori da qui, sarai salva e al sicuro, te lo prometto>>, la guardai fisso nei suoi occhi, <<Caleb, io ti...io ti...io ti a....>> e un boato dalle mie spalle all'improvviso la interruppe,la ragazza si ammutoli e mi scivolò giù dalle braccia; il sangue le usciva dalla bocca e la soffocava, lei si stringeva forte al mio braccio, io rimasi lì, incredulo, stringendola a me, la vita lentamente la abbandonava e, mentre questo succedeva, ci guardavamo negli occhi, senza dire nulla; infine la sua luce si spense e io crollai sopra il suo petto, dove le mie lacrime si mischiavano con il suo sangue.

Quando ritrovai la forza di rialzarmi notai che non riuscivo a muovere il braccio destro, il sangue, scuro, denso, colava a fiumi da quello che sembrava un foto di proiettile, stranamente però non provai dolore, solo rabbia, molta rabbia; infine mi girai e vidi il maledetto chierico, con un sorriso sadico stampato in viso, impugnare una vecchia e logora colt che ancora fumava dalla canna, allora realizzai tutto, il bastardo aveva sparato a Noemi dritto nel petto attraverso la mia spalla...in quel momento non capii più nulla, ripresi Redemption da terra e gli scaricai tutti i sui otto colpi in piano volto, e, finiti questi, continuai compulsivamente a premere il grilletto, respirando affannosamente, come una bestia ferita che lotta per sopravvivere.

D'un tratto mi sentii una mano appoggiata sulla spalla <<Caleb, ragazzo mio, ora basta, è finita, mi dispiace tanto>> sentii dire da Gascogne, poi, all'improvviso, un forte colpo alla nuca e caddi, privo di sensi, fissando il corpo esanime di Noemi, che a sua volta, con gli occhi vuoti, mi fissava, quasi a volermi dire <<Ti amo>>.

CALEB'S INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora