Capitolo 6: Carnefice

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Erano passati circa sette mesi da quando ci eravamo uniti agli Eretici e ormai ci eravamo completamente adattati; avevamo lasciato qualsiasi cosa ci ricordasse la Chiesa, -tranne le armi visto che gli Eretici non disponevano di una vera e propria officina per crearne di nuove- decidemmo addirittura di bruciare i nostri "distintivi", i lembi di tessuto con la fenice, e le giacche, non volevamo avere più nulla in comune con quelle bestie senza scrupoli.

Nel corso dei mesi Dante e Izzy non solo ci insegnarono a combattere in modo sempre più efficiente ma divennero una vera e propria famiglia; con il tempo Izzy si ammorbidì mostrando una specie di affetto fraterno nei nostri confronti, soprattutto verso Noemi, che prese sotto la sua ala e iniziò ad addestrarla nell'uso dei pugnali, fino a renderla un'arma letale. Io invece venni istruito da Dante nell'uso delle pistole, e dopo un lungo allenamento divenni un vero e proprio pistolero; ci sentivamo inarrestabili e soprattutto parte di una vera famiglia, erano anni che non mi sentivo davvero così bene.

Iniziammo a svolgere anche le nostre prime missioni, nulla di troppo complicato:dovevamo arrivare prima della Chiesa nei punti caldi, evacuare la popolazione, eliminare le bestie e filarsela, tutto molto semplice finché un giorno non andò tutto a puttane.

Le istruzioni erano sempre le stesse e tutto andò per il meglio all'inizio: arrivammo in tempo, facemmo uscire i civili e eliminammo le bestie, tutto nella norma, almeno lo credevamo, ma per qualche strana ragione, mentre tornavamo alle moto, ci trovammo davanti quattro figure, due ragazzi e due ragazze, tutti avvolti in lunghi cappotti e tutti portavano il distintivo della Chiesa cucito sulla manica; loro ci guardavano e noi fissavamo loro, fermi, quasi senza respirare, questo stallo durò per un paio di secondi poi uno dei ragazzi trovò il coraggio di parlare <<V-voi siete cacciatori della Chiesa? Pe-perché vi hanno mandato a fare il nostro lavoro?>>, Noemi mi lanciò un occhiata, poi alzai la testa e tolsi il cappuccio <<Siamo Cacciatori, ma non della Chiesa, vi è andata male ragazzi>> <<Vi conviene tornare da dove siete venuti e non fare parola con nessuno di tutto questo>> aggiunse Noemi, <<Quelli, quelli sono Caleb e Noemi, i traditori>> disse d'improvviso una delle ragazze, <<Non abbiate paura, noi siamo in quattro e loro solo in due>> continuò l'altra, <<Se riportiamo i cadaveri ci ricompenseranno>> finì il ragazzo che ancora non aveva parlato. <<Vi conviene desistere ragazzi, lo dico per il vostro bene>> intervenni cercando di far cambiare loro idea, ma fu tutto inutile, nel giro di qualche secondo, dopo essersi organizzati, iniziarono ad attaccarci; <<Ragazzi davvero, lo dico per il vostro bene, andatevene>> cerco disperatamente di convincerli Noemi, non servì, a ogni nostra parola avanzavano sempre più ferocemente, non avevamo scelta, dovevamo combattere.

In un primo momento cercammo semplicemente di evitare i colpi, impresa che non sarebbe stata complicata se non avessimo da poco finito di lottare con una grossa bestia e i giovani non avessero attaccato in gruppo; fu del tutto inutile cercare di disarmare i Cacciatori, i loro assalti erano troppo furiosi e la velocità delle ragazze unita alla forza dei ragazzi troppo violenta da poter essere sopportata a lungo. Dopo qualche minuto di quella macabra danza, mentre ancora cercavo di separare i due ragazzi dalle loro tremende alabarde, sentii dalle mie spalle un singulto, mi assicurai di essere a una buona distanza dagli assalitori e mi voltai, una delle Cacciatrici aveva trafitto la spalla di Noemi con lo stocco, rimasi sconcertato, impietrito, poi lei mi guardo e con un filo di voce sembrò sussurrarmi <<Spara-le>> ; non esitai nemmeno un istante, sentivo la rabbia che cresceva, sempre di più, l'odore acre del sangue mi riempiva le narici e mi annebbiava la mente, con un movimento fulmineo sfoderai la mia pistola, tirai indietro il cane e bang dritto nella mano che teneva la spada; la ragazza si gettò rovinosamente a terra, in lacrime, tenendosi il palmo dilaniato dalla mia pallottola con l'altra mano, il sangue le scorreva cremisi dalla ferita sino al terreno, mischiandosi con la sabbia e creando una pozza difronte alla giovane Cacciatrice. Mentre la sua compagna le si avvicinava per consolarla e curarle la ferita io mi gettai da Noemi, la abbracciai e rimossi il più delicatamente possibile la lama dalla sua spalla, gli altri assalitori rimasero lì immobili a guardare; l'aria era satura delle grida della Cacciatrice mentre Noemi tratteneva a stento le lacrime mentre le fasciavo il bracco.

CALEB'S INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora