Erano passati circa sette mesi da quando ci eravamo uniti agli Eretici e ormai ci eravamo completamente adattati; avevamo lasciato qualsiasi cosa ci ricordasse la Chiesa, -tranne le armi visto che gli Eretici non disponevano di una vera e propria officina per crearne di nuove- decidemmo addirittura di bruciare i nostri "distintivi", i lembi di tessuto con la fenice, e le giacche, non volevamo avere più nulla in comune con quelle bestie senza scrupoli.
Nel corso dei mesi Dante e Izzy non solo ci insegnarono a combattere in modo sempre più efficiente ma divennero una vera e propria famiglia; con il tempo Izzy si ammorbidì mostrando una specie di affetto fraterno nei nostri confronti, soprattutto verso Noemi, che prese sotto la sua ala e iniziò ad addestrarla nell'uso dei pugnali, fino a renderla un'arma letale. Io invece venni istruito da Dante nell'uso delle pistole, e dopo un lungo allenamento divenni un vero e proprio pistolero; ci sentivamo inarrestabili e soprattutto parte di una vera famiglia, erano anni che non mi sentivo davvero così bene.
Iniziammo a svolgere anche le nostre prime missioni, nulla di troppo complicato:dovevamo arrivare prima della Chiesa nei punti caldi, evacuare la popolazione, eliminare le bestie e filarsela, tutto molto semplice finché un giorno non andò tutto a puttane.
Le istruzioni erano sempre le stesse e tutto andò per il meglio all'inizio: arrivammo in tempo, facemmo uscire i civili e eliminammo le bestie, tutto nella norma, almeno lo credevamo, ma per qualche strana ragione, mentre tornavamo alle moto, ci trovammo davanti quattro figure, due ragazzi e due ragazze, tutti avvolti in lunghi cappotti e tutti portavano il distintivo della Chiesa cucito sulla manica; loro ci guardavano e noi fissavamo loro, fermi, quasi senza respirare, questo stallo durò per un paio di secondi poi uno dei ragazzi trovò il coraggio di parlare <<V-voi siete cacciatori della Chiesa? Pe-perché vi hanno mandato a fare il nostro lavoro?>>, Noemi mi lanciò un occhiata, poi alzai la testa e tolsi il cappuccio <<Siamo Cacciatori, ma non della Chiesa, vi è andata male ragazzi>> <<Vi conviene tornare da dove siete venuti e non fare parola con nessuno di tutto questo>> aggiunse Noemi, <<Quelli, quelli sono Caleb e Noemi, i traditori>> disse d'improvviso una delle ragazze, <<Non abbiate paura, noi siamo in quattro e loro solo in due>> continuò l'altra, <<Se riportiamo i cadaveri ci ricompenseranno>> finì il ragazzo che ancora non aveva parlato. <<Vi conviene desistere ragazzi, lo dico per il vostro bene>> intervenni cercando di far cambiare loro idea, ma fu tutto inutile, nel giro di qualche secondo, dopo essersi organizzati, iniziarono ad attaccarci; <<Ragazzi davvero, lo dico per il vostro bene, andatevene>> cerco disperatamente di convincerli Noemi, non servì, a ogni nostra parola avanzavano sempre più ferocemente, non avevamo scelta, dovevamo combattere.
In un primo momento cercammo semplicemente di evitare i colpi, impresa che non sarebbe stata complicata se non avessimo da poco finito di lottare con una grossa bestia e i giovani non avessero attaccato in gruppo; fu del tutto inutile cercare di disarmare i Cacciatori, i loro assalti erano troppo furiosi e la velocità delle ragazze unita alla forza dei ragazzi troppo violenta da poter essere sopportata a lungo. Dopo qualche minuto di quella macabra danza, mentre ancora cercavo di separare i due ragazzi dalle loro tremende alabarde, sentii dalle mie spalle un singulto, mi assicurai di essere a una buona distanza dagli assalitori e mi voltai, una delle Cacciatrici aveva trafitto la spalla di Noemi con lo stocco, rimasi sconcertato, impietrito, poi lei mi guardo e con un filo di voce sembrò sussurrarmi <<Spara-le>> ; non esitai nemmeno un istante, sentivo la rabbia che cresceva, sempre di più, l'odore acre del sangue mi riempiva le narici e mi annebbiava la mente, con un movimento fulmineo sfoderai la mia pistola, tirai indietro il cane e bang dritto nella mano che teneva la spada; la ragazza si gettò rovinosamente a terra, in lacrime, tenendosi il palmo dilaniato dalla mia pallottola con l'altra mano, il sangue le scorreva cremisi dalla ferita sino al terreno, mischiandosi con la sabbia e creando una pozza difronte alla giovane Cacciatrice. Mentre la sua compagna le si avvicinava per consolarla e curarle la ferita io mi gettai da Noemi, la abbracciai e rimossi il più delicatamente possibile la lama dalla sua spalla, gli altri assalitori rimasero lì immobili a guardare; l'aria era satura delle grida della Cacciatrice mentre Noemi tratteneva a stento le lacrime mentre le fasciavo il bracco.
STAI LEGGENDO
CALEB'S INFERNO
FantasyLa storia è liberamente ispirata al mondo di Bloodborne e non è altro che la trasposizione "cartacea" di mille idee che mi girano per la testa... si tratta della prima opera scritta che pubblico perciò chiedo venia se non sarà perfetta, cercherò di...