Capitolo 9: Demone

22 1 3
                                    

<<Caleb...Caleb...torna da me...svegliati...apri gli occhi...Caleb apri gli occhi>> <<NOEMI>> urlai riprendendo i sensi di colpo, -giuro di averla sentita per davvero la sua voce-, mi guardai in torno e non vidi altro che buio, poi da lontano una voce indistinta e infine una luce si accese e mi accecò per qualche secondo; quando le pupille si furono abituate all'abbagliante chiarore riuscii a capire a pieno la situazione: ero incatenato alla parete, con le braccia stirate verso l'alto trattenute da spesse catene arrugginite che mi laceravano i polsi e facevano colare denso sangue, le caviglie letteralmente inchiodate alla suddetta parete con dei chiudi da ferrovia e conficcate nelle spalle due lance mi bloccavano ogni tipo di movimento. Nonostante questa tortura disumana non provavo dolore, solo rabbia, sete di vendetta, brama di uccidere, di sentire il sangue di quelle bestie scorrere, lento, inesorabile, stavo impazzendo. Poi di nuovo quella voce <<Finalmente ci incontriamo piccolo traditore bastardo>> <<PERCHÈ>> sbraitai verso il carceriere <<...perchè l'ha uccisa? Volevate me non lei...non lo meritava...io...io...io vi...>> <<Tu cosa? Tu non puoi fare niente ora>> sghignazzò il mostro <<marcirai qui finché il consiglio non ti condannerà a morte per alto tradimento, come quella sgualdrina di tua madre e il bastardo di tuo padre>> si girò e se ne andò sorridendo sadicamente; <<NO..fermo, torna qui, TORNA SUBITO QUI HO DETTO, te la farò pagare, la pagherete tutti LO GIURO>> <<Continua a crederci folle>> e ripiombò il buio.

E il tempo passava, inesorabile, mi faceva compagnia solo il suono del mio sangue che a pesanti gocce precipitava sul pavimento, e io rimanevo lì, con gli occhi spalancati, immersi nel buio, fissando il nulla, con la testa buttata in avanti, pensando a lei, al suo volto, al suo sorriso, alle sue parole "sei il mio eroe" "mi hai salvata"... lei credeva in me e io l'avevo tradita e ora era morta mentre a me toccava continuare a vivere in un inferno di ricordi e sensi di colpa.

In quelle tenebre saturate da brividi e lacrime tuonò una voce nella mia testa, una voce profonda, che non avevo mai sentito eppure così familiare <<Sei stanco eh Caleb? Sei stanco di sopportare tutto questo? Te l'hanno portata via ingiustamente...ti hanno tradito, ti hanno abbandonato e ora ti vogliono uccidere...lo sai perché ti vogliono uccidere? Perchè sai la verità e perché hanno paura di te, del tuo potere, come la ebbero per tuo padre prima di te>> <<Tu chi sei?>> interruppi la voce stranito, ma non ottenni nessuna risposta, poi d'improvviso mi si manifestò di fronte una luce accecante, tanto che non riuscii a tenere gli occhi aperti; <<Caleb, apri gli occhi, io sono quello che cerchi, la Vendetta>> ciò che vidi però fu distante da quello che avevo immaginato, uno scheletro alato, completamente avvolto da fiamme nere, rimasi stupefatto nel vederlo così maestoso di fronte a me; poi ricominciò <<Ho un patto da proporti>> <<Continua, ti ascolto>> <<io ti darò il potere che ti serve per vendicarla, per punire chi te l'ha portata via, ma questo ha un prezzo>> <<E sarebbe?>> <<La tua vita, ti donerò il mio fuco, ma questo ti consumerà, lentamente...queste sono le condizioni, le stesse che proposi a tuo padre>> <<Accetto, non ho più nulla per cui vivere ora...d'altronde... tale padre tale figlio>> dissi con voce ormai sconsolata, <<Allora brucia, brucia di vendetta, di rabbia, lasciati ardere>>. Lentamente mi sentivo sempre più infiammare, sentivo ogni mio organo, ogni muscolo, incendiarsi, tanto che si sciolsero le catene e i chiodi che mi trattenevano; avevo i brividi, sentivo tutto quel potere che mi scorreva dentro, <<Ti serve una nuova arma ragazzo, la tua non lo può sopportare, questa viene dritta dall'inferno, è la falce della Morte>> e mi passo l'enorme strumento: la lama, ricurva, argentea, scintillava e la lunga impugnatura sembrava ricavata dalla colonna vertebrale di non so quale creatura. <<Ora vai ragazzo, lasciati andare, lascia che il fuoco prenda il sopravvento>> e si volatilizzò facendo ripiombare l'oscurità, io caddi in ginocchio, respirando affannosamente, mentre, lentamente, la mia mente si andava via via sempre più annebbiando, finché non persi il controllo.

Da quel momento in poi non ricordo più nulla, solo immagini confuse e ricordi di Noemi mischiati confusamente, il tutto circondato da grida di terrore e l'odore pungente del sangue; quando mi risvegliai si era fatta mattina e la brezza mi accarezzava i capelli. Mi rialzai velocemente, chiedendomi se tutto quello che avevo "visto" fosse successo veramente, mi faceva male ogni singolo osso del copro, ogni muscolo, ogni articolazione, era come se fossi stato schiacciato da una frana; lentamente, zoppicando e tenendomi il braccio destro, mi avvicinai a una pozza d'acqua per sciacquarmi il viso, ma quello che vidi mi lasciò attonito: i capelli si erano decolorati fino a diventare bianchi, così anche la mia pelle e gli occhi, quegli occhi che Noemi aveva amato, erano diversi, bestiali, la pupilla color sangue e tutto il resto d'ebano; rimasi scioccato, non mi riconoscevo più, quello non ero più io... non più un uomo ma neppure una belva...ero divenuto un Demone.

CALEB'S INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora