Capitolo quattordici

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Lydia's pov

Erano passati due giorni da quando eravamo andati al cimitero. Ormai erano due giorni che lo sognavo. Sognavo quel tipo, Stiles. Più che altro sognavo dei momenti; lui non riuscivo a vederlo. Sentivo la sua voce, le sue mani sulle mie...ma lui non riuscivo a ricordarlo.

Mi ricordavo che c'era stato un bacio. Le sue labbra erano così morbide e confortevoli. Io l'avevo baciato per aiutarlo, ma c'era dell'altro. Io lo amavo. Io amavo Stiles e non riuscivo a ricordarlo.

Forse eravamo andati al cimitero per cercarlo; forse lui si trovava lì. Dovevo tornarci e scoprirlo.

"Scott, dobbiamo tornare al cimitero" dissi appena lo incontrai a scuola. "Perché?" chiese. "Lì c'è Stiles! Dobbiamo trovarlo!" risposi. "Lydia, non lo conosciamo nemmeno questo Stiles" disse lui. "Si invece. Il problema è che non riusciamo a ricordarlo" dissi. "Come potremmo non ricordarlo? Se fosse stato mio amico, l'avrei ricordato" rispose.

"Forse qualcuno ce l'ha fatto dimenticare" disse Malia sbucando all'improvviso. Io e Scott la guardammo perplessi. "Ho trovato questi fogli nel mio zaino, ma non ricordavo di aver stampato questa roba" disse.

Erano almeno dieci fogli che parlavano di questi Ghost Riders. Rapivano la gente in modo da farla dimenticare ai famigliari e agli amici.

"L'hanno preso" urlai. "E' tutto così strano" disse Scott. "Anch'io lo penso. Però una settimana fa ho sognato degli avvenimenti che non ricordavo. Ho sognato di essere in una macchina con qualcuno. Lui mi parlava e diceva che non mi avrebbe mai lasciata sola. Lui mi voleva bene" disse lei. "E' Stiles, me lo sento" dissi. "Non è possibile" disse Scott.

"Si che è possibile. Scott cerca di ricordare" dissi speranzosa. "In effetti ricordo qualcosa. L'altra notte ho sognato la mia infanzia. Avevo un migliore amico e si chiamava...Stiles" disse.

Non poteva essere sparito! Come poteva una persona sparire in questo modo. Doveva esserci qualcosa. Doveva aver lasciato qualcosa.

Mi voltai ed iniziai a correre per i corridoi della scuola. Non sapevo nemmeno io cosa stavo cercando, ma sapevo che avrei trovato qualcosa.

Ad un certo punto mi fermai. Ero davanti ad un armadietto che non conoscevo.

"Lydia" mi chiamò Scott che nel frattempo mi aveva raggiunta. "Aprilo" dissi indicando l'armadietto. Lui non se lo fece ripetere due volte e forzò la serratura.

Dentro c'erano dei libri ed una maglia da lacrosse. La presi.

"Stilinski. Stiles. Lui è il figlio dello sceriffo" disse Scott.

Mi ricordavo di una partita di lacrosse a cui avevo assistito tre anni prima. Non tifavo per Jackson, ma per Stiles. Ricordavo quella maglia.

"Non riesco a ricordare il suo viso" dissi stringendo la maglia. "Nemmeno io" rispose Scott abbassando lo sguardo.

Riuscivamo a ricordare degli avvenimenti passati insieme a lui, ma non riuscivamo a ricordare lui.

"Dopo scuola torneremo al cimitero" disse Scott. "Dobbiamo andare adesso!" dissi riponendo la maglia nell'armadietto. "No, andremo dopo" disse il mio amico stringendomi un polso.

Non volevo perdere altro tempo, però aveva ragione. Avevamo saltato troppe lezioni a scuola. Avremmo aspettato altre due ore.

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"Ricordi dov'era quel passaggio segreto che avevi trovato?" chiese Malia appena arrivammo al cimitero. Io annui ed iniziai a camminare.

Riuscì a trovare il passaggio segreto in poco tempo, ed era ancora aperto. Tutti e tre entrammo dentro.

"Qui non c'è niente" disse Scott confuso. "Già" dissi. "Forse c'è qualche altro passaggio segreto" disse Malia iniziando a perlustrare la stanza.

"Ieri ho toccato tutti i muri e non ho trovato nulla" dissi. "Possiamo ricontrollare" disse Scott. E così iniziammo a controllare tutti i muri di quella piccola stanza, ma non trovammo niente.

"Sfondiamo il muro" disse Malia. "Cosa?!" chiesi. "Non c'è altra soluzione" rispose lei. Forse aveva ragione, non c'era altra soluzione.

"Uscite" dissi. I miei amici mi guardarono confusa. "Lo abbatto io" dissi. Loro uscirono immediatamente.

Avevo imparato a calibrare la potenza del mio urlo. Sapevo cosa dovevo fare. In realtà non lo sapevo con certezza, non avevo mai buttato giù un muro con il mio urlo.

Appoggiai le mani su una delle quattro pareti. Chiusi gli occhi e riempì i polmoni con tutta l'aria che potevano contenere. E poi, urlai. Urlai così forte da far tremare il pavimento. E ci riuscì, il muro crollò in mille pezzi.

Malia e Scott rientrarono appena finì di urlare.

"E' un tunnel" disse Malia guardando nella direzione del muro abbattuto. "Andiamo" dissi io superando i mattoni che avevo buttato giù. "Ne sei sicura?" chiese Scott. Io gli presi la mano ed annui.

Avremmo trovato Stiles, me lo sentivo.

If you die I will literally go out of my freaking mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora