Prologo

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Quella sera c'era decisamente troppo silenzio, finché in lontananza non si senti il grido di una donna, rumore di passi.
"È inutile che scappi ti ucciderò! Come ho ucciso tua madre prima di te!", urlò un uomo.
La donna non si fece intimorire e continuò a correre, senza rispondere alla provocazione dell'uomo.
Lei correva finché non trovò davanti a se l'unico modo di metterla in salvo. Quello che vide fu l'orfanotrofio dove lei stessa era cresciuta, avrebbe lasciato lì sua figlia, dove qualcuno poteva proteggerla. Lui non avrebbe mai portato scompiglio in un luogo consacrato dalle suore. Lei sarebbe stata al sicuro una volta lì.
Una volta vicina alla porta comincio a tempestarla di pugni in modo tale che qualcuno potesse accorrere.
"Eccoti!", disse l'uomo.
"Dammi la possibilità di dirle addio almeno!", lo scongiurò lei.
"Dammi un buon motivo?"
"È solo una bambina non ti ha fatto nulla! Lasciala vivere!"
"Non ho ucciso te quando eri in fasce solo perché uccidere un bambino è un crimine gravissimo, quindi la risparmierò per ora... Ma arriverà anche il suo momento!", disse lui malefico.
"So cosa ha fatto la mia antenata, ma questo non vuole che anche tutte noi faremo lo stesso errore!", urla lei disperata.
"Ma nulla mi conferma che non lo farete ancora! Dille addio e vieni qui! Facciamola finita una volta per tutte!"
La donna disperata cominciò a piangere, finché un versetto proveniente dal fagotto che ha fra le braccia la distrasse, e un piccolo sorriso affiorò sulle sue labbra.
"Mia piccola Helen, ti proteggeró sempre anche se non sarò più al tuo fianco, ti amerò per sempre".
Detto ciò lasciò la piccola Helen davanti alla porta dell'orfanotrofio, e andò verso la morte certa.
"Sono pronta", disse lei avvicinandosi verso l'uomo.
"Bene!".

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