Capitolo 2: Tu chi sei?

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Passò una settimana, e per l'intera settimana Sarah rimase a dormire a casa mia, in quanto troppo impaurita per andarsene, credeva di trovarsi Max, era questo il nome dell'uomo che aveva tentato di abusare di noi. I miei tentativi di chiarire ciò che era successo quella sera, furono un fallimento, si comportava come quando eravamo bambine, o non ne parlava o sviava il discorso, così alla fine decisi di desistere, l'unica cosa che le dissi fu: "Non ti azzardare mai più a cacciarci ancora in questi guai".
La mia vita riprese il suo quotidiano svolgimento, la mattina andavo a scuola, il pomeriggio studiavo  e la sera lavoravo. Lavoravo in un piccolo pub dalle 7:00pm fino a mezzanotte ma a volte anche fino all' 1:00am; in questo locale stile anni '50 il personale indossava vestiti tipici dell'epoca, le donne portavano una maglietta bianca con il nome del locale, pantaloncini corti rossi e roller anch'essi rossi per spostarsi meglio e più agevolmente tra i tavoli, e i capelli raccolti in una coda alta; mentre gli uomini portavano jeans stretti con risvoltino alla caviglia, anche loro una maglietta bianca con il nome del locale e una giacca di pelle nera in inverno, mentre l'estate portavano solo la T-shirt, e anche loro portavano dei roller invece che un mocassino come si poteva credere. Era una locale molto conosciuto in città anche perché portava il nome dell'omonimo film " Grease".
Nei fine settimana, essendo che la mattina non avevo scuola, venivo chiamata per fare le ore di pulizia settimanali, come extra, non mi pagavano molto di più, ma ne avevo bisogno, non avevo nessuno che mi manteneva, quindi tutto ricadeva sulle mie spalle.

Sabato sera ore 9:00pm.

Ero già al lavoro da 2 ore e stavo seriamente rischiando il collasso, l'estate era alle porte, e quella sera c'era il pienone, tavoli piene e la pista da ballo traboccava di gente. Facevo lo slalom in mezzo ai ragazzi quando il mio sguardo si andò a posare su un paio di luminosi occhi verdi, quegl'occhi li avevo già visti da qualche parte, ma non ricordavo bene dove.
Come li notai sparirono in mezzo alla folla, così ritornati di nuovo al lavoro, ma la sensazione di brivido lungo la schiena cominciò a farsi sentire, la sensazione di fuggire a quello sguardo penetrante, che sembrava ti scrutasse l'anima. Durante la serata la sensazione di essere osservata di nascosto cresceva sempre più, stavo per dare seriamente di matto, cercai di resistere più che potevo finché non chiesi ad una collega di controllare i miei tavoli, perché avevo un assoluto bisogno di staccare 10min.
Appena uscii sul retro mi addetti sugli scalini di pietra vicino alla porta, la prima cosa che feci fu togliermi i roller, poi mi presi la testa fra le mani, ma la sensazione non calava anzi aumentava sempre di più così aprivi gli occhi e mi cominciai a guardare intorno, ed i miei occhi scorsero un ombra vicino all'angolo della strada, mi alzai di scatto in piedi, ma l'ombra sparì, mi infilati i roller la voglia di controllare chi fosse la persona che avevo visto era tanta, ma il buon senso e la sensazione di malessere che cresceva in me, mi spinse a rientrare velocemente nel locale, dove mi rimisi subito al lavoro.

6 ore dopo.

Finalmente gli ultimi clienti lasciarono il locale, i miei piedi urlavano pietà, il mio corpo stava seriamente cominciando a ribellarsi a me.
Una volte terminate le pulizie sommarie, ci dirigemmo agli spogliatoi dove decisi di chiedere un piccolo favore ad una collega.
"Julia potrei chiederti un favore?", chiesi.
"Dimmi pure Helen", mi disse lei sorridente, non so davvero come faceva ad essere così sorridente dopo 8 intense ore di lavoro.
"Potresti darmi uno strappo a casa? Sono veramente stanca questa sera", le dissi ad occhi bassi, mi vergognavo sempre tantissimo a chiederle queste cose, ma quella sera non potevo davvero fare altrimenti.
"Sì, certo però anche Lucy me lo aveva chiesto quindi allunghiamo  un po' per te è un problema?", mi chiese lei gentilmente.
"No, nessun problema".
Una volte pronte ci dirigemmo in macchina, salimmo e partimmo, solo allora la sensazione sgradevole che mi aveva accompagnato tutta la sera, cominciò a dileguarsi.
Arrivammo presto a casa di Lucy, così Julia si mise in viaggio verso casa mia, 20 min dopo, arrivammo davanti alla casa e la prima cosa che feci fu chiedere a Julia se voleva salire per prendere un caffè, ma lei declinò gentilmente l'invito, così la ringraziai e salii in casa, dove vi ritrovai Sarah stravaccata sul divano che dormiva beatamente, almeno questa volta si era ricordata di spegnere sia la luce che la televisione, ma ciò che accadde quando cercai di riaccendere la luce fu che in realtà era tutto spento non perché Sarah aveva avuto la decenza di spegnere tutto ma perché mi avevano staccato la corrente.
<<Merda!>>, pensai; questa non ci voleva proprio, anche perché fino a lunedì non avrei potuto pagare la bolletta, fortuna che quella sera mi avevano pagato così per un po' potevo stare tranquilla. Non mi preoccupai  più di tanto comunque, in quanto in frigorifero non avevo praticamente nulla, quindi il giorno dopo sarei andata a comprare lo stretto indispensabile per sfamarmi.
La settimana, cominciò e passò velocemente, le sensazioni che avevo provato il weekend appena trascorso non si ripresentarono più; così arrivò di nuovo domenica ed io ero a casa a riposare. Sarah era finalmente ritornata a casa sua, un po' perché cercavo di convincerla ed un po' perché alla fine la cacciai via, non perché non la volessi lì con me ma solo perché era abbastanza adulta da capire, che le sue battaglie doveva affrontarle da sola perché se no non avrebbe mai capito realmente qual era la sua colpa.
Stranamente quel giorno non avevo assolutamente voglia di restare a casa, così quando furono le 9:00pm uscii, decisi di indossare una camicia a quadri rossa e blu, un paio di jeans stretti e scarponi, come accessori indossai un anello con un opale e un braccialetto in corda, e un cappellino di lana, perché anche se eravamo a fine primavera la sera non sempre le temperature erano alte.

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