Capitolo 1: L'incontro

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"Dai Helen vieni con me! Cosa ti costa? Ci divertiremo", esclama la mia migliore amica Sarah.
"No Sarah, davvero, questa sera non ne ho voglia!", le rispondo stanca, per l'ennesima volta vuole che vada con lei ad una festa, ma io non ne ho proprio voglia, tra il lavoro e la scuola sono stanca, ma lei non lo vuole capire e continua ad insistere ed io non so più cosa fare.
"Cosa ci sarà di così tanto speciale questa sera?", le chiedo alla fine.
"Nulla in particolare, ma hanno aperto un locale nuovo e mi hanno detto che fanno entrare solo se ti tiri un sacco, e noi sappiamo essere bellissime con poco, e tu lo sai, e poi hai davvero bisogno di distratti Helen, e studi troppo, hai 17 anni cavoli devi avere la possibilità anche di divertirti...".
"Non è con il divertimento che posso pagare le bollette e l'affitto!", la interrompono.
"Ok, sì hai ragione, ma...", non sa più che dire, poi le si illuminano gli occhi ed io capisco che non ho più scampo, "... e poi sono giorni che non riusciamo a passare un po di tempo insieme!", mi dice con voce dolce e occhi bassi, non posso dirle di no! Purtroppo ha perfettamente ragione, sono giorni che non ci vediamo.
"Uffa, sei sempre dove premere! Non vale!", urlo.
"Allora verrai?", mi chiede a metà strada tra la felicità e la speranza.
"Sì, verrò però ora lasciami stare e sta pur certa, che prima che uscirò un'altra volta passeranno anni!", le dico facendo finta di essere arrabbiata.
"Grazie!", mi dice mentre mi salta addosso abbracciandomi forte.
"Ora vai a casa ci vediamo più tardi", le dico sorridente.
"Ti va se ci prepariamo insieme?", mi chiede.
"Sì, va bene, a che ora vieni?", dico sospirando.
"Sei un tesoro, vengo per le 9 p.m., a dopo, ciao Lene!", mi saluta utilizzando il soprannome che solo lei ha il diritto di utilizzare.
Sarah ed io siamo amiche praticamente da quando ho memoria, ci siamo conosciute in orfanotrofio, anche lei come me è stata abbandonata appena nata, siamo sempre andate d'accordo, nemmeno quando eravamo bambine litigavano perché abbiamo sempre condiviso tutto senza farci la guerra. Le suore che si occupavano dell'orfanotrofio ci hanno sempre detto che esteticamente eravamo molto diverse, l'una l'opposta dell'altra, ma eravamo anime affini, ci facevamo bene l'un l'altra, quando ci dividevano stavamo male, mentalmente e fisicamente.
Lei è alta con lunghi capelli neri ed occhi verdi, un vero schianto, mentre io quando ero piccola ero bionda, ora invece con la crescita i miei capelli si sono scuriti diventando castano chiari, e occhi color nocciola.
Erano le 9a.m. quando il suono del campanello mi ha svegliata, ed ora guardando l'orologio vedo che sono le 12a.m., decido di prepararmi due uova strapazzate e bacon con un bicchiere di spremuta d'arancia.
Dopo aver finito pulisco tutto e mi metto stravaccata sul divano, finché non mi addormento.

Dlin. Dlon.

Di nuovo il campanello, non è possibile, non mi vogliono proprio far dormire. Mi alzo per andare a vedere chi è. Apro la porta e una furia dai capelli neri entra in casa mia. Guardo Sarah sconvolta. Ma quanto ho dormito? Guardo l'orologio e sono le 9:30p.m.. Ho dormito così tanto? Com'è possibile?
"Helen sbrigati siamo in ritardo...", mi urla Sarah dal bagno. "... Comunque perché non mi aprivi e non rispondevi al telefono?", mi chiede ancora, così le vado incontro. "Che dici? Hai suonato ed ho aperto la porta il telefono non ha suonato!", le rispondo.
"Helen che dici! Ti ho mai mentito per caso?", mi chiede allibita, così mi metto in cerca del cellulare e quando lo accendo noto che ci sono 4 chiamate perse da parte sua.
"Oh mamma, scusami Sarah ero proprio addormentata profondamente e non ho sentito!", le dico dispiaciuta.
"Quindi hai dormito tutto il tempo?", mi chiede sconcertata ed io abbasso lo sguardo rossa in viso ed annuisco. "Fila a farti la doccia!", urla ed io esaudiscono immediatamente.
30min più tardi esco dalla doccia e mi asciugo i capelli, Sarah entra all'improvviso.
"Che fai?", le dico coprendomi al meglio.
"Ma che fai te! Come se non ti avessi già vista milioni di volte nuda!", mi risponde per poi scoppiare a ridere. Mi vestii, indossai una camicetta bianca con sopra una giacca nera, un paio di jeans neri strappati una pochette anch'essa nera, e delle scarpe con il tacco.

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