Capitolo 19: Le voglio bene

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Passarono tre settimane da quando Sarah si era trasferita a casa nostra, dopo qualche giorno dal suo trasferimento avevamo scoperto che aveva dovuto lasciare il lavoro, soprattutto quando i segni che Robert aveva cominciato a lasciarle addosso erano diventati molto visibili.
Sarah non usciva mai di casa, aveva paura che Robert potesse venire fuori da ogni angolo, soprattutto da quando le telefonate da parte sua erano diventate talmente insistenti e ravvicinate che era stata costretta a spegnere il telefono.
Sarah sapeva di essere al sicuro perché Robert non sapeva dove abitasse Caleb, però sia io che lui eravamo sempre in casa con lei, Caleb durante il giorno (per ovvi motivi) e io la sera, ci chiudevamo dentro finché Caleb non rientrava.
La vita intima mia e di Caleb si era praticamente interrotta, entrambi capivamo quanto Sarah fosse triste in questo momento e non ci sembrava giusto, mostrare il nostro affetto reciproco davanti a lei, ma nemmeno quando eravamo nell'intimità della nostra camera, più volte avevamo tentato, ma tutte le volte sentivamo rumori provenienti dalla cucina, e tutte le volte che andavamo a controllare, trovavamo Sarah in giro che andava alla ricerca delle cose più disparate, una volta doveva bere, una volta credeva di aver perso il telefono, una volta un paio di scarpe, ma tutti e tre sapevamo che Sarah era la persona più ordinata del pianeta quindi tutte le cose che cercava in realtà erano nella sua camera, esattamente dove le aveva lasciate. L'episodio che però ci fece desistere del tutto, fu quando una sera, mentre cercavo qualcosa da sgranocchiare, sentii singhiozzare, la porta della camera di Sarah era socchiusa, così mi avvicinai  e la vidi rannicchiata in quel grande letto che piangeva con una mano sulla bocca per non farsi sentire, da quella sera non dormii più con Caleb ma con lei, lui lo capiva, ma sapevo in cuor mio che non lo accettava completamente, anche se non si era mai lamentato. Una sera mentre stavamo cenando Caleb mi disse che aveva chiamato il suo amico William che alla fine del mese ci avrebbe fatto visita, ero contenta di questa notizia perché sapevo quanto era importante la sua amicizia per Caleb, quindi non vedevo l'ora di conoscerlo, Sarah però non la prese così bene, anzi ebbe una vera e proprio crisi, cominciò ad urlare, ed accusarci che volevamo metterla alla porta proprio ora che aveva più bisogno, che tanto voleva che la ributtassimo fra le braccia di Robert, finché alla fine si andò a rinchiudere in camera sua, sia Caleb che io eravamo allibiti, non riuscivamo a credere alle nostre orecchie, l'unica cosa che mi venne da pensare fu <<che cavolo le è preso?!>>. Caleb per schiarirsi le idee uscì, ed io mi misi a sistemare la cucina per poi provare a bussare alla porta della camera di Sarah, senza ovviamente ottenere risposta, Sarah era sempre stata così, quando si offendeva si rinchiudeva in se stessa finché non si calmava da sola, ma questo richiedeva a volte giorni.
Mi misi seduta sul divano e cominciai a fare zapping finché ad un certo punto mi suonò il telefono, guardai il numero ma era sconosciuto. Decisi di rispondere per pura curiosità.

<<Pronto?>>
<<Lei dov'è?!>>, la voce era quella di un uomo ma non mi era familiare.
<<Scusi chi parla?>>, chiesi.
<<Rispondimi! Non farmi arrabbiare, puttanella! Lei dov'è?>>
<<Come si permette di insultare! Non so di cosa lei stia parlando!>>
<<Dov'è Sarah!?>>, ora avevo capito chi fosse.
<<Robert? Come fai ad avere il mio numero?>>
<<È con te? Dille di accendere quel maledetto telefono! Hanno staccato la corrente! Deve pagare le bollette! Come si è permessa di andarsene così? Se la trova l'ammazzo!>>, decisi che rispondere alla sua provocazione non avrebbe risolto nulla, così appena finì di parlare, semplicemente, chiusi la comunicazione. Il telefono ricominciò subito a suonare ma io non risposi, misi la vibrazione e ricominciai a fare zapping.
"Era lui al telefono.", mi volta i di scatto, non mi ero accorta che Sarah fosse uscita dalla sua camera.
"La tua crisi isterica si è placata.", chiesi di rimando.
"Rispondimi!", mi ordinò, decisi di non assecondarla, anzi le diedi di nuovo le spalle. "Helen!", tuonò.
"Lo sai che quando fai così ti ignoro, ci conosciamo da quando eravamo nella culla eppure non hai ancora imparato! Più alzi la voce più ti ignoro".
Emise un verso di frustrazione, sbatté un piede, ed alla fine mi si avvicinò e mi si sedette accanto.
"Era Robert al telefono?", mi chiese appena fu più tranquilla. Prima di rispondere la guardai attentamente, per capire se avesse potuto avere un'altra crisi.
"Sì, era lui", le risposi semplicemente.
"Di cosa avete parlato?", chiese. Abbassati lo sguardo perché attirato dalle sue mani che si stringevano e rilassavano a scatto.
"Avete? Diciamo che è stato più lui a parlare...", mi interruppi  appena sentì aprirsi la porta, Caleb entrò non ci degnò di uno sguardo ed andò in camera. Qualcosa lo aveva turbato, ed io dovevo scoprire cosa fosse.
"Helen?", mi richiamò Sarah.
"Dimmi", le dissi continuando a guardare la porta della mia camera da letto.
"Cosa ti ha detto Robert?".
"Mi ha detto che hanno staccato la corrente a casa tua, e che devi riaccendere il telefono", risposi guardandola, questa volta, fisso negli occhi.
"Di che umore era?", mi chiese speranzosa.
"Secondo te?", le chiesi ironica.
"Smettila con quel tono saccente Helen, ok? Mi sto stancando! È da quando sono qui che, sembra tu ti stia prendendo gioco di me, e mi fa davvero arrabbiare!".
"Tu hai passato davvero troppo tempo con Robert", dico allibita, non potevo credere alle mie orecchie.
"Mi sono davvero stancata di tutto questo Helen!", disse prima di alzarsi e dirigersi verso la sua camera nuovamente.
Mi alzai anche io dal divano, non volevo e non potevo credere a quello che stava succedendo, Sarah stava cominciando a dare seriamente di matto ed io non sapevo come comportarmi. Non aveva mai avuto reazioni del genere nemmeno quando eravamo bambine, <<che cavolo le stava succedendo, cosa sarà successo che l'avrà fatta impazzire così?>> pensai dirigendomi  verso la mia camera da letto. Ora il mio unico vero problema non era Sarah, ma Caleb, cosa lo aveva disturbato? Cosa lo aveva fatto scattare? Dovevo assolutamente scoprirlo prima che fosse troppo tardi.

Toc. Toc.

Decido di bussare così che sappia che sono io a voler entrare, ma non mi rispose, così alla fine decido di entrare anche se non sono stata invitata. Mi guardo intorno ma di Caleb non c'è traccia, mi avvicino alla porta del bagno e sento il rumore dello scorrere dell'acqua, si stava facendo la doccia. Entro in bagno.
"Caleb?", chiamo, guardo verso il box e lui è effettivamente lì, ma la cosa che mi lascia paralizzata, è che è fermo immobile a fissarmi. Non sapevo bene come reagire così cerco di distogliere gli occhi da lui, il problema fu che inevitabilmente il mio sguardo, è calamitato da un'altra parte della sua anatomia. Caleb era magnifico, il suo corpo longilineo e scolpito, era davvero in forma e il solo pensiero che fosse mio mi accese, mi avviati verso di lui pian piano togliendosi qualcosa di dosso, finché una volta arrivata di fronte a lui, l'ultimo indumento rimasto erano gli slip, il suo sguardo per tutto il tempo non abbandonò il mio viso, era famelico, appena provai ad aprire il box, la sua mano scattò contro il vetro e mi disse:" Pensa bene a ciò che stai per fare, perché non so se riuscire i a fermarmi!".
Non riflettei  nemmeno per due secondi su ciò che mi aveva appena detto, mi tolsi gli slip ed entrai con lui in doccia.
La prima che feci fu abbracciarlo forte, gli diedi un bacio sulla gola e poi pian piano mi spostati verso la sua bocca. Gli diedi un bacio a stampo ma UI non reagì, così mi allontanai un po' e fu in quel momento che mi resi conto che lui non aveva contraccambiato il mio abbraccio, mi staccai  da lui ed abbassai la testa incrociando le braccia al seno, il mio istinto mi diceva di andare via, mentre il mio corpo non riusciva a muoversi.
Guardai il mio corpo e mi accorsi che oltre ai fianchi, anche la pancia era più gonfia. Un pensiero mi colpi come un fulmine a ciel sereno, e mi diede la forza per uscire dalla doccia alla velocità della luce. Appena entri in camera cominciai a vestirmi, l'idea era quella di uscire il più in fretta possibile. Non ritenevo possibile che quel pensiero si fosse fatto strada dentro di me, Caleb non mi aveva mai dato l'impressione di essere il tipo di uomo che da importanza all'aspetto fisico, eppure la paura mi aveva attanagliato.
"Dove vai?", la sua voce mi arrivo chiara e netta, come se mi stesse parlando dritto nell'orecchio, mi voltai di scatto ed affettivamente era proprio dietro di me, aveva notato che mi stavo mettendo le scarpe. Non riuscivo ad articolare la risposta, così continuai con ciò che stavo facendo, quando fui pronta mi legati i capelli, perché mi erano inumiditi. Mi avviai alla porta ma Caleb probabilmente non era dello stesso avviso, mi superò velocemente e chiuse la porta a chiave, non avevo via d'uscita.
"Ti ho fatto una domanda. Dove stai andando?", il suo tono non ammetteva repliche.
"Via", risposi con un filo di voce.
"Via... Dove?".
"Non lo so, ma non qui", risposi ancora piano.
"Vuoi chiuderla", mi chiese con tono basso e quasi rabbioso.
"Chiudere cosa?", chiesi alzando lo sguardo.
"La nostra relazione".
"No, certo che no", dissi, ma nemmeno io sembrava convinta delle mie stesse parole.
"Alla fine ti ha convinta vero è riuscita nel suo gioco", disse Caleb avvicinandosi al letto.
"Di cosa stai parlando?", chiesi.
"Lascia stare, comunque sapevo che prima o poi sarebbe successo. Solo speravo succedesse più tardi, speravo di avere più tempo a disposizione...".
"Che di dici Caleb? Non puoi fare delle affermazioni del genere e poi non spiegarti".
"Sappi solo che ti amo Helen", disse questo poi lasciò la chiave sul letto e tornò in bagno. Non sapevo più  stesse succedendo. Caleb era convinto che volessi lasciarlo, Sarah che non le volessi più bene, tutti i miei equilibri, le mie certezze stavano crollando come un castello di carte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10, 2019 ⏰

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